27 gennaio 2018

La giornata della memoria

Credevamo di aver imparato la lezione, il perché dei sei milioni di morti nei campi di concentramento nazisti, dove oltre agli ebrei sono morti zingari, omosessuali, comunisti, nemici del popolo.
Non abbiamo imparato niente.

Non basta una sola giornata della memoria, con tanto di filmati e foto in bianco e nero fatti passare velocemente nei TG.
Serve anche spiegare il perché si è arrivati allo sterminio a livello industriale di un intero popolo: Auschwitx Birkenau non è capitata per caso, ma è il punto di arrivo di una cultura anti-ebraica molto presente in Europa. Anche in Italia, con i suoi ghetti per i figli di Abramo.

Si è arrivati alla Shoa quando si è iniziato a vedere un popolo, una comunità, non come a delle persone, con una religione, usi e costumi diversi, ma come a delle cose.
“Pezzi”, così venivano chiamati i detenuti con la stessa gialla nei lager dalle SS al termine dell'appello.
Pezzi e non persone con tanto di numero di matricola tatuato sull'avambraccio.
Alla Shoa si è arrivati passo dopo passo, quando si è fatto finta di non vedere che sparivano gli indesiderati: persone con problemi mentali, persone con tare fisiche.
Quando a scuola, ai bambini, si davano compiti come quello, citato da Paolini in Ausmerzen, in cui si chiedeva quanto si poteva risparmiare sopprimendo le persone non produttive per la grande Germania.
Quando si è tollerata la violenza contro gli ebrei, le vetrine dei loro negozi spaccate.

Quando si è iniziato a cacciarli dallo Stato, dall'insegnamento, dai luoghi pubblici.
La Shoa, le leggi razziali, varate anche in Italia nel 1938, la caccia all'ebreo, i rastrellamenti e le deportazioni (sotto il governo fantoccio di Salò) nei campi di sterminio, sono una colpa che ci porteremo per sempre addosso.
Un qualcosa che ancora oggi viene minimizzato. Mussolini ha fatto anche cose buone …

Non abbiamo imparato niente.
Non abbiamo imparato niente quando vediamo i lager in Libia, con dentro persone come noi in fuga da fame e miseria, torturate e imprigionate.
Non abbiamo imparato niente quando stringiamo accordi con trafficanti di esseri umani per non far sbarcare qui da noi i migranti.
Non abbiamo imparato niente quando vediamo le baraccopoli e facciamo finta che non ci siano. Anche quando bruciano, come a San Ferdinando in Calabria. Dove quegli immigrati erano costretti a vivere e sfruttati nella raccolta degli agrumi.
Distruggere l'uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice.E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno.Se questo è un uomo Primo Levi - Pag 188

Non abbiamo imparato niente quando plaudiamo ai respingimenti, in nome della difesa di razza. Quando innalziamo muri o il filo spinato, per difenderci da un nemico che non c'è.
Quando deleghiamo a dittature più o meno palesi il ruolo di gendarme dell'Europa.
Quando neghiamo una mano, un aiuto e poi ci consoliamo con “aiutiamoli a casa loro”.
Oggi, come negli anni 30, le grandi democrazie non vogliono vedere. 

Usa, Canada, Gran Bretagna e altri Paesi avrebbero potuto accogliere i rifugiati ebrei già alla fine degli anni Trenta, ma si rifiutarono. Nel 1938, alla conferenza sui rifugiati ebrei che si tenne a Evian-les-Bains, in Francia, parteciparono 32 Paesi. Nessuno, tranne la Repubblica Dominicana e la Bolivia, rivide le proprie quote d’immigrazione. Una colpa grave, accusa oggi il Centro Simon Wiesenthal, organizzazione ebraica internazionale per i diritti umani. Non solo: nel 1939, 900 ebrei, tra cui molti bambini, salparono da Amburgo sul transatlantico di lusso St Louis alla volta di Cuba, sperando di raggiungere così gli Stati Uniti. Giunti all’Havana, furono rispediti in Europa. Almeno 250 di loro sono morti nell’Olocausto
[Dal Fatto quotidiano del 26 gennaio 2015].

Il Sant Louis

Intervista dal TG1, Sami Modiano, uno dei pochi superstiti italiani ai campi di concentramento, ha detto che non si possono dimenticare le violenze, le torture, per queste non c'è alcun colpo di spugna che possa spazzar via tutto. Perché una parte di lui è rimasta a Birkenau.
Dimenticare non si può.

Testimoniare e ricordare, affinché non accada, è un dovere.

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