23 gennaio 2018

Presa diretta – medici in prima linea

Il sistema sanitario è tenuto a garantire, per tutti gli italiani, i livelli essenziali di assistenza: dovrebbe essere un vanto del nostro sistema sanitario.

Eppure ci sono zone dove i livelli minimi, i LEA, non sono garantiti: come a Bagnoli dove si muore di tumore più che nel resto della città. Proprio qui sono stati tagliati presidi sanitari col risultato che, le persone devono aspettare mesi per una visita.

Qui, proprio qui, il servizio pubblico sanitario dovrebbe essere rinforzato: invece tutti i servizi sono stati concentrati in una sola ASL.



Secondo i dati ISTAT la Campania è ultima per il rispetto dei LEA e dunque ultima per aspettativa di vita: è difficile anche capire di che malattia devi curarti.

Mesi per le ortopediche, mesi per le visite cardiologiche: si aspettano in media 111 giorni per una risonanza magnetica e quasi lo stesso per una mammografia. E le donne devono andare nelle strutture private, dove si paga per un controllo.



La dottoressa Tommasielli a Soccavo fa parte di quei medici che tengono in piedi il sistema pubblico, in una zona di frontiera: strutture depotenziate, code lunghissime, macchinari che non funzionano.

La gente o va dal salumiere o dal medici – racconta.



Così la dottoressa si è inventata la giornata dei controlli, una volta al mese: Giuseppina Tommasielli è un medico di prima linea, combattono una guerra a mani nude.



A persone come lei è dedicata questapuntata di Presa diretta: e pensare che se i medici italiani fossero messi in condizione di operare in modo produttivo, potrebbero ottenere risultati straordinari..



Sulle ambulanze per Napoli.

1 milione di abitanti, che diventano 1,5 milioni la mattina: di giorno girano 17 ambulanze, di notte solo 13 (dovrebbero essere per legge 24).

E la gente esasperata dai ritardi se la prende col loro, con gli operatori del 118, sfogando su di loro la rabbia: su infermieri vecchi, su paramedici ai limiti della pensione.

Poche ambulanze che spesso sono dirottate dove non serve e così succede che persone che ne avrebbero bisogno ci muoiono.



Nei Pronti Soccorso ci sono persone che attendono il turno, perché sono stati tagliati i posti: è la regione con meno posti la Campania.

Al San Paolo le formiche avevano invaso il reparto di medicina generale: l'ospedale necessitava di essere pulito e di essere ristrutturato: il direttore sanitario Vito Rago spiega che i tempi per ricevere i fondi per la ristrutturazione sono lunghi, ora l'ospedale è in ginocchio per tutti i tagli subiti.

Pochi medici, pochi macchinari, mentre i malati sono in crescita: il presidente De Luca ha deciso di ridimensionare gli ospedali nel centro storico, ospitati in palazzi poco sicuri, per concentrare tutte le specialità in una struttura grande e nuova.

LA struttura di Ponticelli però, è avveniristico solo sulla carta: i costi per la sua realizzazione sono così lievitati che è intervenuta la magistratura, dopo dieci anni l'Ospedale del mare è stato inaugurato nel 2015.

Oggi l'ospedale lavora solo ad un terzo delle sue capacità: è una struttura che ha bisogno di altro personale ma non si possono assumere perché la regione è sotto un piano di rientro, per il suo debito sulla sanità.



I medici campani, laureati e specializzati in questa regione oggi devono andare a lavorare fuori regione: è un vero peccato.

Peccato che finché ci saranno tagli, i livelli minimi di assistenza non potranno migliorare e così la regione non può uscire dal commissariamento. Un controsenso.



La regione Campania è in cima alle classifiche per morti evitabili, come quella di Antonio Scafuri: è morto in una notte di agosto del 2017, dopo essere stato 4 ore in attesa nell'ospedale Loreto Mare.

Su una barella, in codice rosso, per essersi rotto il bacino e la spalla.

Al Loreto Mare mancava il macchinario per fare quel controllo che serviva ad Antonio, mancava l'ambulanza col rianimatore per trasferirlo.



Loreto Mare è anche l'ospedale dei furbetti del cartellino, dove la direzione dell'ospedale non si era accorta di questo personale che non lavorava, provocando un danno erariale che pagheremo noi.

Gli ispettori del ministero hanno portato alla luce la disorganizzazione in questo ospedale: è stato questo sistema che ha ucciso Antonio, lo scaricabarile, l'assenza di responsabilità, l'assenza di interesse nel volersi occupare del paziente.

I giudici stanno ora indagando sei medici della struttura, vedremo come andrà avanti.



MEVI calcola in 53mila le morti evitabili in sanità, per lo più al sud.



Ignazio Brasile è nato a Trabia, qui si è sposato con Emanuela: il figlio soffre di una grave malformazione cardiologia, dalla nascita.

In Sicilia manca un centro per curare il piccolo, così la coppia è stata costretta a spostarsi fuori regione e a loro carico tutti i costi dello spostamento, del vitto e dell'alloggio. Sono loro che devono pagare le falle del sistema ospedaliero siciliano.



Perché un'ospedale pediatrico di eccellenza a Palermo doveva esserci dal 2010. Il cantiere è ancora lì, però. Due aziende fallite e 58 ml già spesi, per uno scheletro di cemento.

La regione ha così firmato una convenzione con un ospedale privato, Il bambin Gesù, per un costo di 7ml il primo anno, altri milioni negli anni successivi.

Ma non ci sono posti per tutti i bambini della regione: 12 posti letti e solo 4 per la chirurgia intensiva, per tutta la Sicilia e la Calabria.



I coniugi Brasile si sono spostati al San Donato a Milano: soldi pubblici viaggiano con loro dalla Sicilia (che paga l'operazione) alla Lombardia: dove sono abituati agli emigranti per le cure.

Al San Donato hanno macchinari all'avanguardia, grazie al miliardo che arriva dalle regioni del sud per far curare i loro cittadini e i 18 miliardi del fondo sanitario.

Punto di forza è però l'organizzazione del team, che si riunisce tutti i giorni per discutere i casi, un'organizzazione che ruota attorno al paziente.



L'intervento di Manfredi è andato bene e così dopo dieci giorni il piccolo è potuto tornare a casa.



Il servizio di Sabrina Carreras parla di due paesi, nord e sud con un divario in crescita che forse non è più colmabile.

Del divario ne ha parlato Iacona col dottor Ricciardi, dell'IIS: il divario è cresciuto nel 2001 con la riforma costituzionale.

In questi 15 anni è cresciuto il divario tra sud e nord: al sud ci sono le aspettative di vita peggiori. Le donne del nord si ammalano di più di quelle del sud, ma possono curarsi meglio rispetto a quelle del sud.

In molte regioni le persone anziane vorrebbero curarsi a casa ma non possono, solo l'Emilia riesce a farlo, mentre al sud c'è alta ospedalizzazione.

La peggiore zona in cui nascere è la regione metropolitana di Napoli – spiega Ricciardi.

C'è un circolo vizioso tra riduzione dei servizi e debiti di queste regioni: serve cambiare governance, aspettando un miglioramento ogni anno.

Lo Stato centrale non può aiutare le regioni in crisi, servirebbe un nuovo assetto nel rapporto Stato regioni oggi bloccato dalla Costituzione.

Va messo in sicurezza il sistema sanitario nazionale, al nord ma soprattutto al sud: l'attuale assetto non funziona, servono persone competenti, specie nei posti di frontiera.



La sanità non si può migliorare a costo zero: ospedali rinnovati, personale preparato, pazienti che non si trovano stressati in ospedale.



Ci sono ospedali ben gestiti (anche politicamente) dove i risultati si ottengono: all'ospedale pubblico di Santo Stefano si addestrano ogni settimana per il parto infermiere, anestesiste, ostetriche.

Le lesioni per Distocia di spalla sono state ridotte in modo drastico, un solo caso all'anno: tutto grazie all'affiatamento del personale.

Grazie a strutture pensate per le emergenze e anche per le operazioni ordinarie: strutture ergonomiche, le persone non si devono spostare, una control room monitora la situazione per ridurre i rischi clinici.

Qui, in Toscana, non ci sono carenze di personale, che viene addestrato a ridurre il rischio clinico che significa meno rischi per la salute dei pazienti.



Gli ospedali in Toscana, specie quelli per i bambini come il Meyer, sono all'avanguardia: si usa la musico terapia e la pet terapy. Una scuola dentro gli istituti, per non far perdere le lezioni ai bambini.

Qui i manager della sanità non si occupano solo dei conti, che sono in ordine, ma del paziente, delle cure, del personale (che qui è stato stabilizzato ed ha pure un'età media bassa).



Tocca smentire l'ex presidente Monti, quando, anni fa si chiedeva se ci potevamo ancora permettere un sistema sanitario pubblico.

Si può fare sanità pubblica di qualità, coi conti a posto.

Come a Prato, come a Forlì e in altre strutture di eccellenza.

In Emilia hanno spostato le cure in prossimità delle persone, nelle case della salute, dove le persone possono fare esami, prenotare esami, fanno medicina attiva, il tutto per evitare che la gente affolli gli ospedali.

E invece cosa succede, che i giovani medici non trovano occupazione stabile in Italia e se ne devono andare via dal nostro paese.  
Oppure a cur
Con tutto il bisogno di medici che abbiamo.. 
Di questo dovremmo occuparci, anziché continuare a discutere di vaccini e no-vax, di immigrati che ci rubano il lavoro, di posti di lavoro creati o da creare.

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