04 gennaio 2018

Sulla raccolta firme dei radicali

In Italia prima si fanno le leggi pensando ai pochi e all'interesse personale e non ai molti, scrivendo così leggi piene di buchi e di magagne.
Poi, quando vengono fuori i problemi, si cerca di mettere una toppa che spesso è peggio del buco.
E, alla fine, si butta tutto in caciara, si alza il polverone sperando che così ci si dimentichi di tutto.

Non mi riferisco alla (inutile?) polemica sugli shopper biodegradabili per la frutta e verdura: si tratta di pochi centesimi per sacchetti che poi usiamo per l'umido, nulla in confronto agli aumenti delle tariffe per l'energia (ho letto che sarebbero legati agli sgravi concessi alle imprese energivore per rimanere in Italia) o agli aumenti per le tariffe autostradali (dei piccoli monopoli dove i concessionari fanno quello che vogliono).

Ce lo chiede l'Europa, si sono difesi nel PD.
Come ci chiedeva il reato di tortura, una legge contro il riciclaggio e tante altre cose. Come la situazione delle discariche italiane: per la mancata bonifica di 44 di queste, la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Ue.
E poi ci sono le discariche non ufficiali o quelle chiuse: come a Pavia, nel capannone che sta bruciando da ieri, era in disuso ma i residenti raccontavano di aver visto recentemente camion entrare e uscire scaricando materiale.

E poi la polemica legata all'obbligo di raccolta firme per i nuovi partiti, non presenti in Parlamento, per uno in particolare, ovvero il partito di Emma Bonino.
Colpa del Rosatellum, legge nata da qualche mese i cui obblighi erano noti da tempo: chiedere un'interpretazione ad hoc per la Bonino non è una scorrettezza nei confronti di altre formazioni con gli stessi obblighi?

Potevano pensarci prima per evitare queste inutili polemiche.
A meno di non volerci campare su queste in campagna elettorale.

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