06 marzo 2018

La situazione è liquida

Se la società è liquida, anche la politica che dovrebbe rappresentare questa società (o una sua parte), lo è.
Così, in queste ore frenetiche stiamo assistendo ad un riposizionamento delle correnti e dei capi e capetti nei partiti e anche nel poco di poteri forti rimasti.

Berlusconi vuole le mani libere, nel senso il liberale in senso lato non ama altri competitor nel campo del centro destra (leggi Salvini).
Confindustria scarica PD e Berlusconi, togliendo di mezzo eventuali tabù ad un governo a 5 stelle: che ingrati, dopo tutti i miliardi che vi abbiamo dato.
Non solo la società è liquida, ma i partiti tolte di mezzo ideologie, apparati locali, riferimenti politici, diventano spa scalabili come tutte le aziende private.

Non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c'è. Domani mi vado ad iscrivere al @pdnetwork. https://t.co/5Jem2aDZfO
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) March 6, 2018
Renzi e il senso dello Stato: altro che rituale degli incontri con Mattarella (altro ingrato), io me ne vado a sciare.

Infine, il senso de Il foglio per il ridicolo: pur di non ammettere errori e cappellate, ci si arrampica sugli specchi. L'attuale crisi del PD e di FI (che di quello stiamo parlando) è figlia della stagione di Mani pulite.

E’ l’onda lunga del 1993, l’anno in cui i partiti politici italiani furono messi in gattabuia, e la chiave buttata via insieme con la credibilità delle istituzioni. Berlusconi all’inizio fu una reazione di equilibrio, era un rivolgimento totale, si parlò di Seconda Repubblica, ma era anche un lascito sghembo del pentapartito, l’eversore brillante e pop di un sistema di cui aveva fatto parte.

Quando si dice aver capito tutto del paese.

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