02 aprile 2018

Il cyborg futuro e i problemi dell'uomo di oggi – le inchieste di Report

Stiamo per entrare nell'era cyborg. Chip sotto pelle sostituiscono chiavi, badge e carte di credito. Google, Amazon e Elon Musk hanno sviluppato progetti sul cervello umano in grado di modificare i pensieri. Quali rischi corriamo? Parleremo anche di come ricostruire un territorio in maniera intelligente attirando investimenti e lavoro per i giovani e dei disturbi del sonno che riguardano dieci milioni di persone.

L'uomo di domani, in cui la tecnologia viene integrata in un corpo umano per, si spera, rendere la sua vita più semplice.
E i problemi dell'uomo di oggi: l'incuria del territorio, la cementificazione, gli abusi edilizi e i costi sia in termini umani che come risorse economiche.
Infine, nell'anteprima, un problema all'apparenza banale ma di cui soffrono molte persone: la qualità del sonno.

L'anteprima della puntata: Sonni d'oro Cecilia Andrea Bacci
La qualità del sonno è fondamentale, sia perché una pessima notte rende più inclinato il piano della giornata che dovremmo affrontare dalla mattina. Sia per tutti i problemi di salute legati: da semplici problemi di concentrazione nel corso della giornata, fino alle apnee notturne che possono diventare un rischio.
"Io? Ma figurati". Non lo vogliono ammettere, ma russano. E sono in tanti: due italiani su cinque, per la disperazione del partner. Complice una vita sempre più frenetica, dormiamo sempre meno e sempre peggio. C’è addirittura chi si sveglia “pronto per andare a dormire”. E dire che passiamo a letto un terzo della nostra vita. Un cattivo sonno, però, influisce negativamente sulle nostre relazioni sociali e mette in pericolo la nostra salute, oltre a esporci maggiormente a incidenti stradali e infortuni sul lavoro. Russare, poi, può essere campanello di allarme di patologie serie come la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, di cui soffre, si stima, il 6% degli italiani. Ma dormire male può essere un pesante costo sociale stimato in 15 miliardi di euro. L’equivalente di una finanziaria. Dormire meglio si può? E quali sono i rimedi a cui affidarsi?

L'era dell'uomo cyborg

Dimenticatevi i cyborg di Blade Runner, esseri indistinguibili dagli uomini, con poteri e forza superiori. L'uomo cyborg del futuro che forse è dietro l'angolo, mette assieme i risultati della micro componentistica, la robotica con l'idea dell'internet delle cose, dove tra le cose ci siamo anche noi.


Si parte dai chip impiantati sottopelle, in un centro di ricerca in Svezia, che diventano dei badge per accedere a luoghi protetti o chiavi per consumare snack o bibite; auto che si guidano col cervello; il primo uomo cyborg riconosciuto da un governo nazionale (che sente le note delle vibrazioni dei colori, avendo una disfunzione che gli fa vedere le cose in bianco e nero); ci sono ricercatori che stanno studiando come controllare i nostri pensieri. L'evoluzione verso l'uomo cyborg è già cominciata, ci stanno lavorando anche i Big di internet: dobbiamo capire però quali sono gli scenari e come controllare questa evoluzione.

Sulla pagina Facebook di Report trovate una serie di anticipazioni del servizio, a cominciare dal progetto dell'Università di Siena per creare una mano con sei dita: si sono ispirati ad un dipinto del pittore Simone Martini che ha raffigurato nell'affresco La Maestà, San Crescenzio con sei dita.

Il professor di robotica Prattichizzo lo ha realizzato, questo sesto dito: è stato pensato per aiutare persone che non hanno più piena funzionalità della mano, un appendice che si muove seguendo gli impulsi della fronte.


Dal sesto dito, agli arti artificiali: all'istituto di Biorobotica della scuola Sant'Anna di Pisa hanno realizzato la mano artificiale per un ragazzo, rimasto vittima di un incidente; oggi stanno lavorando a prototipi di gambe per persone che hanno subito l'amputazione di questo arto.
Immaginate di avere dei sensori come quelli che sono presenti nel cellulare, che avvertono il movimento del corpo e informano così la protesi, che così capisce che movimento deve fare.
Nel futuro stanno lavorando anche ad esoscheletri, robot che si indossano, per potenziare o migliorare i movimenti del corpo umano.
Per esempio persone tetraplegiche o con difficoltà a camminare, potranno iniziare a camminare. O, magari, consentire di correre più velocemente ..


All'IIT (Istituto italiano di tecnologia) lavorano al perfezionamento delle protesi robotiche: al momento è loro il modello più sofisticato di mano bionica al mondo.
E' una mano che si collega al sistema nervoso dei muscoli del braccio: quando si stringono i muscoli per muovere la mano, questi impulsi arrivano alla mano robotica.

La scheda della puntata: Essere umani di Giorgio Mottola con Alessia Marzi

Sta per iniziare l’era dell’Uomo Cyborg. La tecnologia non sarà più intorno a noi ma dentro di noi. Già oggi chip sottopelle consentono di sostituire chiavi, badge e carte di credito. Con la sola forza del pensiero, grazie a sensori a contatto con il cervello, è possibile far muovere oggetti e guidare automobili. E c’è anche chi non si accontenta di avere solo cinque sensi, e attraverso modificazioni del proprio corpo è in grado di percepire i terremoti e avvertire i cambiamenti meteorologici. Ma sull’Uomo Cyborg non scommettono solo la medicina e le università: Google, Facebook, Amazon e Elon Musk da tempo sviluppano progetti per integrare computer e cervello umano. Quali rischi corriamo se una tecnologia in grado di modificare il corpo e la biologia umana risponde alle logiche del marketing?

La resilienza – per non piangere lacrime di coccodrillo

Ad ogni terremoto, scossa, inondazione, frana, assistiamo alle stesse scene: la macchina della protezione civile che si mette in moto, i soccorsi, le lacrime della popolazione, l'eroismo dei vigili, dei volontari che sopperisce ad anni di incuria, cattiva gestione del territorio, speculazioni edilizie.
Ogni evento sismico è occasione per le solite passeggiate dei politici con tanto di codazzo di giornalisti, imprenditori con pochi scrupoli (quelli che dopo la scossa de l'Aquila del 2009 ridevano a macerie ancora fumanti): dobbiamo ripensare tutto il modo con cui oggi gestiamo i territori, le città, i fiumi, le colline.
Dobbiamo essere resilienti, ovvero dare forma alle costruzioni, alle infrastrutture affinché dopo un sisma siano ancora lì, ancora funzionanti. Per evitare le scene di spopolamento che oggi vediamo a l'Aquila e in Abruzzo, nelle Marche dopo il sisma del 2016.

Dopo il Sisma del 2009, l'OCSE ha indicato ne l'Aquila la città europea della conoscenza, così è nato il “Gran Sasso science institute”, una università che attira studenti da tutto il mondo, che studieranno onde gravitazionali, onde sismiche e che andranno ad abitare nelle case del centro storico, affittate ad un prezzo conveniente.
In questo modo si sono attratti studenti e ricercatori di livello internazionale, come Marica Branchesi: “qui ho trovato l'entusiasmo nel veder rinascere un territorio”.

Anche la farmaceutica Dompé ha costruito a l'Aquila il nuovo edificio, antisismico e all'avanguardia, con l'obiettivo di garantire la produzione anche dopo il terremoto.

Anche nelle Marche ci sono imprese che hanno deciso di investire in resilienza senza aspettare lo Stato: Enrico Loccioni ha preso in gestione un tratto del fiume Esino, che esondava vicino alle sue strutture e alle case. Oggi, dal fiume ricava 1 GW di energia l'anno, per l'impresa e il territorio.
Alla Loccioni si occupano di questo: produrre energia e distribuirla, in modo resiliente, isolati dalla rete nazionale.

Nell'anticipazione che trovate su Raiplay, Giulio Valesini è andato in California, dove attendono da decenni il “big one”, per vedere come hanno fatto: come intendono proteggere strade, ponti, infrastrutture da un sisma di proporzioni eccezionali.


Nei cantieri, il giornalista ha incontrato ingegneri giapponesi, che sostituiscono vecchie tubature d'acqua con tubi di ultima generazione, più duttili, perché in caso di terremoto sono in grado di estendersi e contrarsi, testati per onde fino al nono grado.
I responsabili della Water & Power considerano strategico mettere in sicurezza di queste strutture, energia e acqua, per la sopravvivenza della gente, per evitare che dopo un sisma, centinaia di migliaia di persone rimangano senz'acqua (come successo già nel 1994, per un sisma durato “solo” 10 secondi).
Per rendere “resilienti” le tubature d'acqua stanno spendendo 50 ml di dollari e nei prossimi 120 anni dovranno sostituire 120mila miglia di tubi in totale.
Il tutto è coperto da una voce in bolletta, per i cittadini californiani, che copre queste voci di spesa.

Le previsioni degli scienziati parlano di una scossa da 7,8 gradi, che potrebbe devastare tutto il sud dello Stato: su questa previsione è basato il piano di resilienza del comune di Los Angeles si basa su uno studio scientifico della sismologa Lucy Jones: a lei è stato affidato il piano di coordinamento di resilienza della città (non un politico, ma una scienziata). Un piano che ha come obiettivo il far rimanere sul territorio la popolazione colpita, evitando esodi di massa. Ma c'è anche un obiettivo economico: ogni dollaro speso in prevenzione ne fa risparmiare sei.

Questo piano coinvolge le istituzioni ma anche le imprese e i comuni cittadini, che devono essere preparati all'emergenza: comunicazione del rischio, piani per la ricostruzione, piani per tenere attivi i servizi pubblici durante l'emergenza.
La società dei trasporti metropolitani riceve un centesimo per ogni transazione fatta in California per gli investimenti in resilienza, si incoraggiano i proprietari vicini alla rete a fare interventi di adeguamento sismico, per evitare crolli.
Ogni attività, poi, deve avere un piano di emergenza: anche al Getty Museum, il centro della vita culturale, è stato costruito per tenere al sicuro le opere d'arte, esiste un piano di evacuazione in caso di scosse dove, lo stesso museo, potrebbe anche trasformarsi in un rifugio antisismico, con magazzini pieni di riserve di cibo e acqua.
Ogni cittadino deve sapere cosa deve fare in caso di terremoto: il dipartimento per la sicurezza sta lavorando ad un sistema di avviso che parta 30 secondi prima dell'arrivo di una scossa.
Si possono salvare vite umane anche con piccole operazioni, così: fermare gli ascensori al piano più vicino, allontanare persone da composti chimici pericolosi, fermare una operazione chirurgica per evitare danni.
Non basta dire, attenzione c'è un terremoto: va insegnato alle persone cosa fare, come reagire e cosa non fare, per questo entro la fine del 2018, sarà pronta una app.

La scheda della puntata: La resilienza di Giulio Valesini con Cataldo Ciccolella e Simona Peluso.

Negli ultimi settant’anni l'Italia ha registrato diecimila vittime e 290 miliardi di danni a causa di disastri e sismi. La media è di un terremoto distruttivo ogni cinque anni, i territori a rischio sono l'83% dell'intero Paese. Invece di parlarne a catastrofe avvenuta, e sempre in emergenza, è arrivato il momento di prepararsi, rendendo comunità, case e aziende più resilienti. Significa fare ricostruzione in modo intelligente, attraendo giovani e investimenti. Report ha girato l’Italia e ha registrato piccoli esempi di resilienza. Ancora poco però in confronto alla California dove da decenni si preparano al Big One. E hanno trasformato la paura della catastrofe in una grande opportunità che, oltre a salvare vite ed edifici in futuro, fa girare l’economia.

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