La nuova indagine del commissario
Kostas Charitos
Incipit (o quasi)
All'improvviso, una mattina, Adriana si è svegliata con la nostalgia delle sue radici epirote. Dato che veniamo entrambi dall'Epiro, mi ha subito contagiato. E così ci è venuto il desiderio di andare a visitare il suolo patrio. Da quando siamo andati via dall'Epiro ci siamo tornati solo due volte, per due funerali.Il primo è stato quello della madre di Adriana, e il secondo quello di mio padre. Entrambe le voltei insieme a Caterina: la prima da neonata, la seconda da bambina già cresciutella.Questo, il pretesto del nostro viaggio a Pàpingo. Ora sono seduto alla tavola da pranzo della foresteria “To Rodi” con quattro signore, una delle quali è mia moglie.
La nuova indagine del commissario
Kostas Charitos comincia da una vacanza del commissario greco
più famoso nel mondo nella sua terra d'Epiro, con la moglie e con le
tre nuove amiche (le “tre grazie”), alle prese con le delizie
della cucina greca (come la Souvlàkia) e ai tedeschi volanti che si
lanciano dalla cime del monte Astraka.
Tornato ad Atene, scopre di dover
prendere il posto del suo capo, il direttore centrale della polizia
di Atene, perché il suo superiore Ghikas sta per andare in pensione.
Da commissario capo gli tocca assumere
il ruolo di primus inter pares coi suoi collaboratori: un
ruolo scomodo vista la sua intenzione di non apparire come un
superiore che comanda e che tratta gli altri dall'alto in basso.
Ma nemmeno le persone con cui ha
lavorato per anni sono molto inclini a trattarlo come capo: dopo la
nomina, gli rivelano il suo soprannome, gli altri poliziotti della
centrale lo chiamano
“Sai come ti chiamano in centrale?” mi chiede Zonaràs.
“Come?”
“La formica. Charitos la formica.”
Karambetsos scoppia a ridere. “E' stata la prima cosa che ho sentito quando ho messo piede qua dentro.”
Tutto mi sarei aspettato, fuorché mi dessero un soprannome, e per di più di un insetto. “E perché mi chiamano formica?”
“Perché sei sempre lì a cercare, scavi dappertutto, non lasci niente al suo posto. D'accordo indagare a fondo tra tutti i cadaveri che ti appioppano. Ma se cominci a fare la formica anche con noi, allora siamo fritti. In effetti mancò poco che il vicecomandante precedente non schiacciasse la formica sotto la suola, ma te la sei cavata.”
Potrebbe sembrare come un'offesa, ma
così non è:
“Comunque, se io fossi in lei, non mi arrabbierei. Anzi, probabilmente ne andrei fiera.”
“Fiera? E perché? Ci sono formiche da collezione?”
“No, ma dove dominano i pachidermi, la formica è una specie rara, signor commissario.”
Forse per la piccola formichina potrebbe aprirsi lo spiraglio per una promozione.
Perché Charitos è un poliziotto
tenace, di quelli capaci di muoversi in un ambiente difficile come la
polizia della capitale greca, in un momento storico difficile,
andando a scontrarsi anche coi suoi superiori nel passato.
Ma non ci sarà molto tempo per
abituarsi al nuovo ruolo: nella sua abitazione viene trovato il
cadavere di Clearco Rapsanis, ministro per la riforma
dell'amministrazione, con un passato da professore universitario. E'
stato avvelenato con una torta consegnata da una ragazza, arrivata in
motorino e poi scomparsa.
L'assassino o gli assassini conoscevano
il suo vizio, la sua passione per i dolci che sfiorava la bulimia.
Che piste seguire per questo omicidio
che tocca sia il mondo politico che quello accademico?
É stato un attentato di un gruppo
terroristico oppure è un delitto passionale (il veleno è l'arma
delle donne ..)?
La rivendicazione, fatta arrivare ai
giornali, sembrerebbe far propendere verso la pista del terrorismo:
Ieri abbiamo giustiziato Clearco Rapsanis, colpevole di alto tradimento. Clearco Rapsanis ha tradito la sacra missione del Maestro. Ha sacrificato i suoi studenti, li ha privati delle sue conoscenze, per entrare in politica e assicurarsi l'incarico di ministro...
Ma.. ci sono tanti
ma e il commissario Charitos è un poliziotto molto esperto, per
farsi prendere dalla fretta delle conclusioni.
La rivendicazione
manca delle basi ideologiche presenti in altri comunicati di
terroristi.
Investigando nella
vita privata del ministro e nella sua vita da accademico, mettono in
luce alcuni aspetti di questa molto interessanti: gli assassini
conoscevano il professore e i suoi vizi, il vizio del cibo e anche la
sua ambizione politica, che qualche tensione aveva creato nel mondo
universitario
“Quel che credo che nessuno le abbia raccontato è che Rapsanis non era insaziabile solo riguardo al cibo, ma lo era anche all'interno dell'università: era voracissimo nell'accaparramento dei fondi per la ricerca. L'unica cosa che lo interessava era la sua carriera personale.”
Un ex studente del professor e ministro
Rapsanis racconta altri aspetti del mondo accademico, profondamente
provato dalla crisi economica (e anche etica, va aggiunto)
“Voglio dirle ancora qualcosa, signor commissario, per farle comprendere qual è la mia posizione. La prima è che non ho nulla in contrario al fatto che qualcuno passi dalla carriera accademica alla politica. Basta che dia le dimissioni e si dedichi al nuovo lavoro, se lo interessa maggiormente. Purtroppo, Rapsanis e molti altri entrano in politica ma continuano ad occupare la cattedra in università in modo che, una volta finita con la politica, recuperano il loro posto... ”
Chi è l'assassino (o gli assassini)?
Una persona che proviene dallo stesso mondo del ministro, uno
studente, un professore invidioso? Oppure un nemico che si è
costruito nella sua carriera politica?
Mentre l'indagine avanza con mille
difficoltà, con Charitos costretto a riferire ai superiori, al
ministro e anche alla stampa, viene ucciso un altro professore:
Aristotele Archontidis viceministro istruzione – colpito alla nuca
mentre faceva jogging.
Era un professore con la passione per
la poesia ionica che aveva studiato in Italia, dove aveva avuto dei
contatti col mondo dell'estrema sinistra, come Lotta continua.
Gli sforzi della squadra di Charitos si
intensificano, ma dalle indagini, dentro l'università, nella vita
privata, nel mondo politico (su cui ci si deve muovere con calma) non
emerge nulla di importante.
Se non lo scoprire le mille difficoltà
del mondo universitario in Grecia: coi posti di professore scoperti
anche per colpa di quanti passano alla carriera politica pur
conservando la cattedra (mettendo in difficoltà le stretture e gli
studenti).
Il mondo in Grecia è cambiato e le
università risentono di questi cambiamenti:
“Gli studenti si dividono in due categorie: quelli che vogliono studiare e quelli a cui basta la laurea.”
“Che differenza fa?” chiede Askalidis.
“Quelli a cui basta la laurea sono quelli della vecchia scuola, dell'epoca in cui davi gli esami per superare il numero chiuso, riuscivi ad entrare da qualche parte, ti laureavi e andavi a lavorare nel pubblico.Ora tutto questo è finito. Molti di quelli che perdono tempo con le occupazioni e le proteste varie appartengono a questa categoria. A un certo punto si svegliano e capiscono le lalaurea non li porterà da nessuna parte, quindi rompono qualcosa per farsi passare l'arrabbiatura. Restano gli altri, quelli che hanno voglia di studiare. Anche noi vogliamo laurarci ma per continuare a studiare, possibilmente all'estero e avere così qualche prospettiva in più.”
Quando i morti salgono a tre, per
l'omicidio di un ex ministro economia tornato all'insegnamento dopo
aver perso il posto nel governo, la situazione si fa veramente
difficile, per le pressioni che gravano sulle spalle del commissario,
da parte del ministro e della stampa.
Cosa vogliono veramente questi
assassini?
Sarà quasi per un colpo di fortuna, o
forse per la tenacia da formichina di Charitos, che l'indagine
prenderà la piega giusta, fino alla scoperta del colpevole..
L'università del crimine è il
mio primo libro di Markaris (e di Charitos), che scopro per la prima
volta: confesso che lettura è stata un viaggio che mi ha un po'
spiazzato. Non conoscevo la storia personale di Charitos (e della sua
famiglia) e questo ha costituito un gap.
Mi ha spiazzato anche la forma
narrativa scelta dall'autore, distante anni luce da molti dei romanzi
noir oggi in voga. Tutta la storia è raccontata in prima persona,
con gli occhi del protagonista, che vediamo muoversi nel mondo delle
indagini, tra interrogatori e cadaveri, e anche nel mondo familiare
che costituisce per lui una bolla da cui proteggersi e rilassarsi.
I paragoni con Maigret non sono così
azzardati, per le scene in famiglia e a tavola di Charitos: ma manca
la capacità di descrivere luoghi e persone in poche semplici parole,
che fanno di Maigret uno dei più grandi scrittori al mondo.
Mi ha convinto poco la trama, poco
brillante, con un intreccio non del tutto credibile e con un ritmo
narrativo che avrebbe potuto essere più serrato. Spero di rifarmi in
una prossima indagine.
Da apprezzare il racconto dal di dentro
del mondo accademico, la ricerca del posto comodo in politica e il
fallimento del ruolo degli intellettuali greci, che viene raccontato
a Charitos da un professore emerito, Sefèroglou:
“Gli studiosi sono uomini e donne che vivono nelle biblioteche, studiano e producono lavoro scientifico. Gli intellettuali sono specialisti in generalizzazioni e, soprattutto, sono convinti di possedere un sapere esteso a tutto lo scibile umano. Gli studiosi hanno conoscenze; gli intellettuali hanno opinioni che amano esprimere in ogni occasione. ..”
La scheda del libro sul sito
dell'editore
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Mi raccomando, siate umani