Una tromba nera di fumo sozzo e filaccioso saliva da un ammasso di vecchi pneumatici in fiamme. Ovunque c'erano un mucchi di letame, spazzatura e carcasse di elettrodomestici. Il fetore era insopportabile. I due pitbull pezzati di Pietro Lu Sorgi comparvero in silenzio da dietro un troncone da autocarro arrugginito e gli si disposero attorno raspando nella polvere, pronti a sferrare l'attacco. Nico sentì accanto a sé Lupone, il suo enorme pastore tedesco, sollevare maestoso il capo e prepararsi alla lotta. Poi, dalla baracca rivestita da lamiere d'amianto, Pietro strillò agli animali di farsi da parte.No jè aria, stamattina, sbirro .. vabbanni a casa! Gracchiò il vecchio eremita, affacciandosi a guardarlo con l'espressione di un'unghia incarnita.
Cos'è il sud, quell'espressione
geografica che racchiude la parte meridionale del nostro paese?
Un'espressione che racchiude dentro
tanti significati: arretratezza, assenza dello Stato e della legge,
abbandono, criminalità che prende il posto dello Stato.
Nel romanzo di Omar di Monopoli
ci troviamo in questo sud, in un ipotetico paese che si chiama
Languore, nella zona del Salento. Ma potrebbe essere un qualsiasi sud
dello Stivale. Dove non esiste legge, comunità, ma esiste solo la
disperazione, la lotta per sopravvivere giorno per giorno.
Alla miseria, alla fame, ai soprusi.
Uomini e cani è un
racconto con più protagonisti, né buoni né cattivi, ma persone
plasmate da questo sud: Nico, la guardia di questo parco, ex
ambientalista che ora si trova da solo a dover gestire un enorme
territorio, che è un parco solo sulla carta.
Che le persone hanno trasformato in un
immondezzaio.
L'ex militare Buba figlio
dell'unica commerciante di Torre Languorina, che sogna qualcosa di
diverso per sé, di scappar via, magari coi soldi dell'indennizzo a
seguito del congedo (con disonore). Dopo essere cresciuto a Torre
Languorina, nella su vita c'era stato l'esercito
Milena, ritornata al paese per
aiutare il padre, uno dei tanti contadini condannati ad una vita di
inferno che si è pure vista recapitare la lettera di sfratto dal
comune.
«S'inoltrò sulla sabbia abbandonando gli stivali a terra. Il fragore delle onde coprì ogni altro suono e quello fu il momento in cui la vide. Era di spalle, nuda. La pelle chiara come il latte. Una cascata di capelli sciolti e bagnati che le si appiccicavano sulla schiena. Buba si bloccò, pietrificato. Lei si portò i capelli davanti al viso, si piegò e li immerse nel mare. I seni ricchi, morbidamente lambiti dal dondolio della corrente sul pelo d'acqua. Poi, con un movimento brusco, tirò la testa all'indietro e i capelli scuri percorsero nell'aria un arco picchiettato da mille goccioline che luccicarono al sole. Prese a cantare, una canzone che lui non aveva mai sentito prima, e quando finalmente si voltò, non fece altro che continuare a cantare. Raccolse le braccia attorno al petto e rabbrividendo uscì dall'acqua, lo sguardo di sottecchi.»«Passami quell'asciugamano, disse.»
Era scappata su, in altitalia, a
Bologna, per sfuggire alle mire e alle violenze dei Minghella, gente
da cui è meglio stare alla larga, con la passione dei combattimenti
dei cani.
Mariuccio Minghella gli riversò allora una scarica micidiale di frustate sul testone, e il rottweiller, dopo averle incassate con un vagito, si scagliò con indicibile aggressività sul suo aguzzino, restando appeso a mezz'aria, la catena tesa allo spasimo, un chiostra di denti forcuti che mulinavano furiosamente a un palmo della faccia dell'uomo.Visto? L'àve intru lu lu sangu, l'àve, l'istinto assassino.
Don Titta, il boss del paese,
uscito indenne da tutte le inchieste per i suoi molteplici agganci,
sia nel mondo della politica, che in quello della criminalità.
E che ora sta costruendo un ben
villaggio turistico a fianco al parco, perché va bene essere
ambientalisti, ma si deve essere anche pragmatici.
Così spiega a Nico il sindaco,
Enrico: figlio di un ambientalista che per anni si era battuto
per la creazione del parco, per la salvaguardia dell'ambiente da
parte dell'ignoranza delle persone e dell'avidità dei criminali in
giacca e cravatta.
Non stiamo a raccontarci palle, ragazzo. Cedi che non sia sotto gli occhi di tutti quello che si nasconde dietro all'improvvisa coscienza ambientale di molti dei tuoi compari, mazzettari che negli ultimi decenni hanno contribuito a cementificare la provincia svendendo al miglior offerente fior di licenze edilizie?Quando io e pàtrita rischiavamo la pelle ogni giorno denunciando i cantieri abusivi che all'epoca spuntavano ovunque nel giro di una notte, quelli non facevano altro che assoldare qualche fottuto principe del foro perché gli trovasse il modo di far fessa la magistratura. Teppaglia, Enrì, gente che non si è fatta scrupoli a deturpare la costa con le loro orride palazzine del cazzo. E ora te li ritrovo in comune ad atteggiarsi a paladini del bene mentre l'unica domanda che gli si legge in faccia è «dov'è che si mangia, adesso?»
Ma il nuovo sindaco non ha preso questa
“purezza” dal padre. Né quell'idealismo che lo portava a
respingere ogni compromesso al ribasso, quella puzza sotto il naso
nei confronti di chi ha soldi e con quei soldi pensa di potersi
comprare tutto.
Io ho scelto di fare il politico di mestiere non perché sia meno idealista di voi. Ma certo àggiu superato un bel po' della puzza sotto il naso che serpeggiava nel movimento, il «vostro» movimento.
Così, superata la puzza ha imbarcato
in giunta i vecchi speculatori e cementificatori delle coste
trasformati in ambientalisti oggi per ridarsi una verginità, come
insegna il Gattopardo.
In un mondo di uomini e cani, dove
spesso è difficile distinguere chi tra i due faccia la vita da
animali e chi da “cristiano”, non poteva mancare il personaggio
mitologico: l'eremita Pietro Lu Surgi, che vive da solo da sempre,
anche lui in mezzo ai suoi cani che ringhiano agli estranei, alle
carcasse d'auto, ai rifiuti, al letame
Lacero, sporco, e con una luce folle negli occhi. Sempre armato. E sempre in lotta con il mondo. Non c'erano parole. Nessuno avrebbe potuto mai sciogliere il suo rebus, né indovinare chi o cosa diavolo lo avesse forgiato, perché Pietro Lu Surgi era Pietro Lu Surgi da sempre..
Proprio da questo
personaggio parte la storia, e dalla decisione della la giunta
comunale di istituire un parco naturale nella zona paludosa vicino al
fiume, con relative lettere di sgombero per gli abitanti delle case
che si trovano dentro il suo perimetro, come il padre di Milena e
come Pietro Lu Surgi. Una decisione che che è la miccia che fa
esplodere tutte le tensioni che sono rimaste a covare sotto la
cenere.
... Quello che non vi entra in testa, dotto’, continuo’ l’altra in tono dimesso ma fermo, è che la gente di qua non riuscirà mai a digerire l’idea che ci si possa preoccupare tanto per un paio di uccelli e qualche albero, dotto’, mentre ci stanno cristiani che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, mentre ai contadini basta una brutta grandinata per vedersi sfumate un anno di fatica sciancaossa, mentre la conclusione dei lavori allo stadio comunale passa più di dieci anni di giunta in giunta senza soluzione, e intanto in paese non esiste una biblioteca, un cinema, un circolo ricreativo, ne’ un diavolo di bar dove i giovani possano incontrarsi senza pagare il pizzo a qualcuno.
Uomini e cani è un romanzo che non
nasconde e non risparmia nulla al lettore, stupri, omicidi,
sopraffazioni, angherie. Dove ogni pagina è densa di storie, di
sensazioni, di immagini che raccontano di questo sud, abbandonato da
Dio, forse. Dallo Stato, sicuramente.
Un sud che diventa territorio di
frontiera, popolato da animi senza speranza, esacerbati, rabbiosi
come i cani che questi uomini si portano appresso e che viene
raccontato in modo originale, in una lingua che mescola italiano e
dialetto e che in alcuni passi sembra veramente poesia...
Alle prime avvisaglie del giorno, mentre il sole risaliva dall'estremo ciglio del creato come la testa divampante di un gigantesco totem vermiglio, accendendo pallide strisce di luce colata eppoi allargando in un immenso fiotto bianco e ocra sugli scorciati angoli aguzzi delle antiche abitazioni di Languore..
Su Illibraio
potete leggere l'intervista all'autore dove parla del libro e di
questa riedizione con Adelphi
Saccheggiando in maniera più o meno plateale dai modelli di riferimento, con Uomini e cani fui in grado quasi all’impensata di mettere a fuoco quella che (piaccia o meno) è diventata oggi la mia cifra, una sorta d’impalcatura letteraria per la costruzione della quale ho fatto miei una geografia, uno sguardo e una voce che hanno saputo consegnare nuove coordinate al mio lavoro, spalancandomi un mondo: ho cominciato a rielaborare la mia terra, la Puglia, immaginandola come un posto non troppo dissimile dall’America dei grandi romanzi southern-gothic su cui mi ero formato e, grazie all’ausilio di alcuni accorgimenti stilistici (il ricorso al dialetto e alla iperaggettivazione, ma anche all’uso in chiave espressionista di un certo lirismo), sono riuscito a convogliare in un personale afflato narrativo alcune istanze che mi stavano a cuore: il sud come campo di battaglia omerico, i lacerti di un crimine organizzato duro a sconfiggere, la disfunzionalità di certi rapporti umani, la violenza e l’incanto di una terra indomita.
La scheda del libro sul sito di Adelphi
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Mi raccomando, siate umani