Sette casi per il commissario di
polizia giudiziaria Veneruso, del commissariato di piazza Dante a
Napoli.
Siamo a Napoli nel 1884, nei
mesi in cui il colera flagellò la città, uccidendo migliaia di
persone (forse più di diecimila e se ne ammalarono cinquantamila):
tra queste, e non nella finzione letteraria, anche la sorella della
bisnonna dell'autore. La storia di Diego Lama, della sua famiglia,
non sarebbe mai esistita: pur di non rimanere solo, il bisnonno
propose alla sorella, Giuseppina, di sposarlo e questa, così
racconta Diego Lama, fu convinta solo in sogno ..
Il colera però deve aver inciso profondamente sulla mia storia personale, anche se non lo sapevo, non prima dell’arrivo di Veneruso, con i suoi fantasmi, i suoi demoni, le sue paure, i suoi malumori, la sua collera. Il commissario è dunque figlio di quelle vicende tramandate di generazione in generazione
Come ogni personaggio che si rispetti,
quindi, il commissario Veneruso nasce anche dai ricordi
personali dell'autore: nella prefazione viene presentato così
“grassoccio, pesante, stanco, sudicio, invidioso, triste”;
sempre arrabbiato (come se stesse
camminando con delle scarpe troppo strette), col sigaro in bocca e
troppi pensieri che gli fanno compagnia nelle notti solitarie.
Forse quel brutto carattere non dipende
solo dal suo essere grassoccio e nell'avere a che fare coi cadaveri:
sta nel suo vivere da solo, costretto a scambiarsi poche parole tra
se e se pur di avere l'impressione di convivere con qualcuno.
Qualcuno che lo aspetti la sera, che gli faccia il bucato e che lo
carezzi la testa per farlo dormire la notte.
Ma Veneruso è anche un poliziotto che
sa fare il suo mestiere, anche quando deve confrontarsi con le
persone dell'alta nobiltà, lui che viene dal basso. Nessuno scrupolo
a fare domande, anche dirette, per cercare di dipanarsi dalla nebbia
che avvolge i casi all'inizio.
A modo suo sarebbe anche una persona
sensibile, che capisce le cose.
E a cui la verità dei casi, perché
alla fine statene certi, a risolvere i casi ci arriva sempre, fa
male.
Dopo averlo visto all'opera ne “Lacollera di Napoli” e risolvere
un brutto caso di omicidi di bambine, qui lo incontriamo alle
prese con sette casi, nei sette giorni della settimana, da lunedì a
domenica, con degli intermezzi tra caso e caso, quando risolto il
caso, Veneruso è alle prese con le sue notti insonni, i suoi incubi,
il suo rimuginare sui delitti e sugli assassini. E su quella serenata
che sente tutte le sere ..
Sono delitti semplici, di persone
semplici e di persone della borghesia, delitti originati dal
desiderio di vendetta, dall'istinto di difesa, per ignoranza o per
fame.
O per un istinto malsano di voler
rubare i ricordi al prossimo.
Le sorelle Corcione
Lunedì, settembre 1884
Il commissario Veneruso alle sei meno un quarto del mattino era in piedi di fronte alla porta dell’avvocato Francesco Saverio Carusio in via Costantinopoli, nel quartiere di San Lorenzo.
L'avvocato Carusio
ucciso nel suo studio, una stanza chiusa dal di dentro. Chi lo ha
ucciso? Perché quella cassapanca col contenuto rovesciato per terra?
Difficile trovare
l'assassino in quella strana famiglia, dove l'avvocato era l'unico
uomo: una moglie, la sorella della moglie, la suocera e la cameriera.
Ma Veneruso
arriverà all'intuizione giusta, senza porsi troppi riguardi nei
confronti delle persone che si trova di fronte
Veneruso era brusco e poco educato.
Lo sapeva, veniva da una famiglia umile. La carriera se l’era
costruita tutta a sue spese: ci teneva alla maleducazione e al brutto
carattere, erano le tracce della fatica
Tre cose
Martedì, settembre 1884
Il commissario capo Veneruso passò la mattinata di riposo a casa, a letto, a riflettere, a ricordare, a rimpiangere, a tormentarsi con i soliti sensi di colpa.
Una donna trovata morta nella sua
stanza, con un coltello conficcato in pancia. Era una dottoressa, una
delle prime donne ad essersi laureata in medicina.
E una assassina, rea confessa, la
cameriera, che continua a ripetere la stessa frase
— Tu hai preso tre cose a me — disse piano, ma parlando con se stessa — e io ho preso una cosa a te
Cosa sono queste tre cose?
Facendo le domande giuste, a volte
colpendo nel mucchio, Veneruso riuscirà a far girare le cose nel
modo giusto, a trovare l'intuizione giusta per la soluzione.
L'impiccata
Mercoledì, settembre 1884
— Buongiorno, commissario — disse l’agente Rocco aprendo la porta della stanza, ma senza entrare.
— C’è un morto nella campagna del Vomero: sono venuti a chiamarci due postali. Che facciamo, ci andiamo?
Una donna morta, in una casa di
campagna: è una donna trovata impiccata ad una trave. Una donna
incinta che si sarebbe suicidata.
— Era incinta, Mimì — disse lui a Rocco. — Ma una donna incinta, secondo te, s’impicca a una trave di legno?
No, per uccidersi in quel modo deve
esserci dietro una brutta storia, dentro questa famiglia di tre
fratelli tutti uguali, di poche parole, di amori imposti dalla
famiglia e il desiderio di scappare all'America..
La signora Silvana
Giovedì, settembre 1884
L’agente Serra aspettava il commissario Veneruso in piazza Trinità Maggiore, di fronte alla grande insegna verticale della pasticceria Il Cigno.
Il racconto è un omaggio a Silvana e
al suo personaggio ne l'Oro di Napoli: una famiglia felice, vista da
fuori, un marito innamorato della moglie che però è malvista dalla
contessa madre perché viene da fuori.
Alla fine dell'inchiesta, fatta come al
solito con delle domande ficcanti, l'amara verità
Possibile che il suo lavoro dovesse essere tanto stupido e tanto increscioso?, si domandò. Possibile che ogni indagine gli lasciasse solo sapore amaro in bocca?
Veneruso e lo scuoiato
Venerdì, settembre 1884
Era ora di pranzo e il commissario capo Veneruso, seduto alla scrivania del suo ufficio, sentì un leggero dolore allo stomaco dovuto forse alla fame.
Il pranzo a base di spaghetti e
polipetti è destinato a saltare, per un cadavere trovato scuoiato in
un lupanare, vicino al porto.
L'assassino? Una persona che amava
strappare le storie e i ricordi alle sue vittime.
Zezolla
Sabato, settembre 1884
Una volta al mese il commissario Veneruso si recava alla Casina Rosa, in via Speranzella, tra i Quartieri Spagnoli e Chiaia
Sabato è la giornata in cui, una volta al mese, Veneruso si concede i piaceri della carne, in compagnia di Annarella, in una casa di tolleranza molto discreta.
Un rapporto quasi tra marito e moglie, visto che i loro incontri fatti anche di tenerezze, vanno avanti da anni.
Ma questa è una settimana particolare e anche questa parentesi di felicità è interrotta dalla scoperta di un cadavere, nella casa di fronte che, tra l'altro, è un bordello di terz'ordine.
— Chi è? — chiese alla donna. — E io che ne so? — Non era ospite tuo? — È venuto con Zezolla. — E chi è Zezolla? — Una che prende la camera in fitto, ogni tanto.
Con chi era salito il morto? Con Zezolla, una signora coi capelli bianchi con un cappellino in testa - gli viene risposto.
Ma la soluzione del caso gli arriverà dall'osservare quel paio di scarpe particolari sotto il letto.
La serenata
Domenica, settembre 1884
Veneruso non aveva mai visto una donna tanto brutta e tanto grassa: affondava nella poltrona come un’imbarcazione impantanata per metà nel fango.
Un omicidio proprio nel palazzo sotto cui si era imbattuto, seguendo la serenata che aveva accompagnato le sue notti.
Una signora anziana trovata morta nella sua stanza e a fianco le sue sette figlie, di cui una colpevole, a detta delle sorelle.
Tutt’intorno, nel buio pesto, c’erano le ragazze. Dovevano essere le figlie: sette. Tutte e sette in camicia da notte bianca, tutte scalze. Sette fantasmi.
Una storia che sembra quella di Cenerentola, dove però nulla è come sembra e dove il carnefice si trasforma in vittima.
La settima notte
L'ultima notte del commissario, dopo l'ultimo caso, quando
finalmente, dopo una settimana pesante, senza nemmeno la consolazione
della sua Annarella, la Sorrentina, perché nel mentre si è dovuto
occupare di un delitto, Veneruso riesce finalmente ad addormentarsi,
senza troppi pensieri.
La scheda del libro sul sito di Gialli
Mondadori e qui
potete leggervi il primo capitolo.
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