20 novembre 2018

Report – nero come il petrolio

Fiumi di petrolio arrivano dai territorio dell'Isis e dalla Libia, per la più grande evasione della nostra storia, 6 miliardi di euro di tasse inevase.
Poi i comuni indebitati che avrebbero bisogno di una boccata di ossigeno, Torino, Catania, Casinò: non bastano i corni sul tavolo di De Magistris.

Ma prima una bella bevanda energetica.

Energy boom, di Alessandra Borella

Analcoliche, zuccherate, premettono prestazioni esagerate: gli energy drink dalle farmacie sono passati agli scaffali dei supermercati, sono bevute anche dai ragazzini (anche 4 litri al mese, di una bevanda ex farmaco) e questo preoccupa le organizzazioni mediche.

Dentro queste sostanze c'è carnitina, taurina, ginseng e altre erbe stimolanti, caffeina: un mix del genere bevuto da un adolescente che effetto fa?
Il professor Zuccotti ha fatto una relazione per il ministero della salute: non c'è motivo per cui un bambino debba prendere questa bevanda energetica, c'è il rischio di disturbi di ansia, emicrania, insonnia.
Disturbi già registrati dall'università canadese di Victoria: vengono prese per non sentire la stanchezza della nottata, per rendere meglio nello sport e nello studio.
Ma molti di questi poi finiscono al Pronto Soccorso, perché vengono presi assieme all'alcool, ti fanno ubriacare e non te ne accorgi.
L'università di Messina ha fatto studi in tal senso che non sono stati sufficientemente presi in considerazione dal ministero: servirebbe lanciare messaggi chiari ai ragazzi, spiegandone i rischi e proibendo le pubblicità ingannevole.

In Lituania è vietata la vendita degli energy drink ai minorenni, qui il ministero della Difesa fa sponsorizzare da una di queste bevande, Forza Blu, presente sul sito della Marina.

Assobibe è l'associazione dei produttori: non sono preoccupati dall'incremento del consumo, meno degli effetti di queste con l'alcool.
Vedremo cosa faranno.

Nero come il petrolio di Giorgio Mottola

Un'inchiesta delicata, ma anche un consiglio ai ministri Tria, Di Maio e Salvini per recuperare quei 6 miliardi evasi, per il petrolio di contrabbando.
Una norma del governo Monti ha fatto proliferare nel paese le pompe bianche: nessuno controlla l'origine del petrolio e così, si è scoperto poi, che il 30% di quello che troviamo alle pompe, è frutto di contrabbando.
Petrolio che è arrivato anche alla nostra Marina militare, a Q8, Total, Eni.

Facendo il pieno, c'è il 30% di possibilità di finanziare le mafie, il terrorismo, di milizie.
In Siria, mentre infuriava la guerra, si aggirava un broker che cercava del petrolio da vendere alle società di intermediazione di materie prime: il petrolio estratto da Raqqa trova il canale giusto, con un prezzo interessante per arrivare qui da noi.
Il broker, intervistato dal giornalista, racconta che ha comprato il petrolio in Turchia, per aggirare le regole: petrolio pagato in armi e in medicinali, oltre che in denaro.
Grazie all'occupazione dell'isis, le compagnie europee hanno comprato petrolio a prezzi vantaggiosi, anche società italiane: petrolio che le immagini dei satelliti russi hanno mostrato, nelle lunghe code di camion.

Il giornalista di Al Araby intervistato tira in ballo la Saras de Moratti, ma fino ad oggi nessuna inchiesta ha dimostrato questa vendita, ma ci sono state delle operazioni di Saras, passate da UBI, estero su estero. I PM di Brescia che stanno indagando su UNI e Saras hanno aperto delle rogatorie in Turchia per vederci chiaro.

Saras ha confermato di aver acquistato petrolio dal Curdistan e dalla Turchia, ma non ha spiegato perché i soldi sono transitati attraverso dei paradisi fiscali, in operazioni condotte da una banca il cui consiglio di Gestione era presieduto da Letizia Moratti.
In leggero conflitto di interesse.

La certificazione dell'origine del petrolio fa acqua da tutte le parti: Mottola ha raccontato la storia di due broker maltesi, Debono, che si sono avvalsi della consulenza di un boss mafioso legato al clan Santapaola.
Un giro che parte dalla Libia, passa per Malta ed è arrivato passando per Augusta, alla Maxcom Bunker per finire alla marina militare.

Dal 2015 al 2017 nel deposito di Augusta sono arrivate tonnellate di petrolio di contrabbando, poi finite nelle pompe nel nostro territorio ma anche in Germania.
La Finanza ha aperto una indagine, che ha fatto emergere tutta la rete del contrabbando: da Marco Porta, manager della Maxcom.
Poi Ignazio Romeo, referente del clan Santapaola, particolare che Marco Porta conosceva, per via della sua segretaria Rosanna La Duca: “questa è la mala che non si può toccare, la mala giusta”.
Romeo presenta il manager della Maxcom ai broker maltesi Debono, che trovano subito un accordo: nelle intercettazioni si parla di Malem, Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa: Steve Spittaels, coordinatore del dossier Onu del 2017, spiega chi sia questo “Malem”: si tratta di un capo di una delle milizie (simile ad un clan mafioso), uno dei più grandi contrabbandieri libici su cui l'ONU ha indagato di più.
Il suo ruolo era quello di far uscire il petrolio fuori da Zawiya, un importante hub petrolifero.

I Debono caricavano il petrolio dall'Hub in Libia e con le loro navi lo portavano nelle acque di Malta: qui il petrolio era portato da una nave ad un'altra, veniva cambiata l'origine del petrolio falsificando i certificati di origine.
Tutto questo grazie al fatto che Malta ha una legislazione permissiva, troppo permissiva per poter contrastare il contrabbando.

Un rapporto dell'Onu del 2016 indicava Darren Debono come uno dei trafficanti più importanti: il suo nome è scomparso dai rapporti però, per i suoi rapporti coi servizi segreti spagnoli.

Del ruolo di Malta nel contrabbando di petrolio nel Mediterraneo ne aveva parlato già Daphne Caruana, prima di essere uccisa: oggi Debono si difende dicendo di essere solo uno che vende pesce.

Mottola ha cercato un'intervista anche con Ignazio Romeo, ora ai domiciliari.
Ci sono altri cartelli che operano nel Mediterraneo: il 30% del carburante prodotto in Libia e molto di questo contrabbando passa per le milizie, che però non si occupano solo di petrolio ma anche di traffico di esseri umani e poi ci sono molti politici connessi ai contrabbandieri – sono le parole del presidente del NOC Mustafa Sanalla.
Che, continua nell'intervista, l'Unione Europea non si è mai occupata seriamente di questi traffici, perché per i paesi europei (Italia in primis) l'unico problema è quello del traffico degli esseri umani, ignorano o fingono di non vedere il traffico di petrolio, che però è uno degli elementi che minano di più la stabilità del paese libico.

Eppure il mar Mediterraneo è il più militarizzato: aerei elicotteri navi eppure le navi dei fratelli Debono portano il petrolio qui da noi, tutto questo non ha una logica.
Questo petrolio alimenta i terroristi, le milizie che destabilizzano la Libia, favoriscono le migrazioni dei disgraziati.

Eppure la commissione europea e il governo italiano non hanno in agenda il contrasto a questo traffico: il petrolio sporco di sangue è entrato qui in Italia.
Petrolio acquistato da Tamoil, Q8, fino a quando non è scattata l'inchiesta della Finanza.

Gordon Debono è a capo di una holding, legata a società italiane: la KB Petrols era una società maltese che avrebbe avuto tra i soci Danilo Angarella. Al giornalista ha raccontato come, dopo il crollo del prezzo del petrolio del 2015, molte aziende hanno preferito acquistare piccole quantità di petrolio e non passare più dalle grandi petroliere.
Debono era già accreditato presso le grandi società: riforniva la Q8, la Tamoil e l'API che hanno smesso di rifornirsi da questo broker solo dopo l'inchiesta della Finanza.
Debono vendeva il petrolio a prezzi bassi, molto vantaggiosi: il tutto perché c'era un'evasione dell'IVA per una somma pari a 6 miliardi di euro.
Non pagando l'iva le società del mercato parallelo stanno mettendo fuori mercato le pompe dei distributori ufficiali.

Di chi sono le società del mercato parallelo: una di queste è di un imprenditore romano, Giovanni Temibile. Sempre a Roma altre due società, la Finsel e la Car fuel, che in due anni non hanno versato un euro di tasse. Il proprietario è stato arrestato a seguito di una inchiesta sui clan di Ostia.

Dalle società del mercato parallelo del Veneto sono partiti bonifici verso la Cina ma anche verso una società nel napoletano, che facevano da prestanome per delle fatture false.
Soldi ritirati cash dalla banca, senza che nessuno dicesse niente.

Chi erano i registi di questa operazione, di broker, mafiosi, società cartiere, prestanome, società di distribuzione parallelo con prezzi bassi?
Forse la puzza di petrolio non ha fatto sentire la puzza di contrabbando.

In questa rete si trova dentro anche Loris Rossato, ex consigliere di Forza Italia, e Bellan, primo proprietario di una pompa bianca, con delle società che fanno numeri strani, come fatturazione.
C'è un nome che rincorre, Maloa, in questo sistema di frode sui carburanti: diverse procure stanno indagando su Maola e anche dalla Banca d'Italia

Il meccanismo della fattura elettronica e della fattura solidale è un tentativo del governo per cercare di tappare il buco della frode dell'Iva, ma senza successo.
Ancora oggi ci sono società che offrono a prezzi bassi, troppo bassi, del petrolio, come quella del bridisino Russi, che riesce a piazzare carburante ad un valore inferiore al suo costo di produzione.

Basta essere solo un committente e non l'acquirente: Russi tira in ballo la Max Petroli, società romana. Come fa la Max Petroli, i cui camion arrivano dalla Slovenia e dalla Croazia, a fare dei prezzi così competitivi?

Ci sono tanti camion che arrivano dalla Slovenia all'Italia: un flusso enorme che è aumentato in questi anni. Ma il carburante non è conveniente, se si rispetta la legge.
Se si rispetta la legge si è fuori dal mercato: come possiamo definirci un paese civile?

Chi non partecipa alle spese di un paese, lo rapina del suo futuro.
Di questa rapina sono complici quei governi che non si sono accorti di questa situazione, che oggi poi con la “pace fiscale” rischia di finire anche depenalizzata.

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