22 gennaio 2019

Presadiretta – la guerra dei dazi (e l'intervista a Cantone)

Il nuovo codice degli appalti, i provvedimenti del governo contro la corruzione: queste le domande di Iacona al giudice Raffaele Cantone, presidente dell'autorità anti corruzione, in una puntata dove si parlerà della guerra dei dazi diTrump. Cosa può fare l'Europa per non finire stritolata?

L'intervista a Raffaele Cantone

La corruzione è una malattia che rischia di distruggere il paese: tutti i partiti si schierano contro la corruzione, ma a che punto è la lotta alla corruzione?
Ci sono chance di ottenere dei risultati, non si può eliminare, ma riportarla entro valori fisiologici. Oggi siamo migliorati negli indici di Transparency, per la maggiore consapevolezza della corruzione da parte dei cittadini.
Il codice degli appalti non va nella direzione giusta, come anche l'affidamento diretto degli appalti (come era già emerso in mafia capitale): la norma del governo parla di tre preventivi ma non dice come vengono acquisiti, non c'è pubblicità per invitare nuovi concorrenti.
Il rischio è che queste cose sperimentali (il nuovo codice) poi siano usate dalle persone disoneste.

Di Maio ha attaccato il codice degli appalti, come nemmeno Conte: ma non sono regole e codici a frenare l'economia.
LA corruzione è sabbia nel motore, non olio nel motore.

La manina che ha introdotto nel decreto spazza corrotti, per trasformare il peculato in malversazione.
Nello spazza corrotti ci sono cose buone, come l'agente infiltrato: gli avvocati nei processi per peculato hanno provato a far applicare la nuova legge, non riuscendoci.

Le gare al massimo ribasso continuano ad esserci e il codice degli appalti è ancora monco.
Il codice è entrato in vigore solo per un terzo, mancano il DPCM che avrebbe creato la qualificazione delle stazioni appaltanti, ovvero non tutti gli enti possono fare appalti, tipicamente i comuni piccoli.
La rivoluzione che doveva portare è che tutti gli enti possono fare appalti, perché si crea una nuova cultura, c'è meno confusione nelle regole, i tecnici sono preparati ed efficienti.
Invece dove c'è inefficienza c'è corruzione.

Sulla prescrizione Cantone pensa che non sia sufficiente toglierla per rendere più veloci i processi: ho stima nel ministro Bonafede, ma ho sentito tanti ministri parlare di riforme epocali, ma poi è cambiato poco.

Cosa pensa di questa Italia che chiude i porti e considera le ONG come gli scafisti?
Non mi riconosco in questa Italia, l'accoglienza è nel nostro dna, ma delle regole vanno messe e devono coinvolgere tutta l'Europa. L'Italia deve essere il porto dell'Europa: ma pensare che non si vada a salvare qualcuno in mare dopo un sos, è qualcosa di agghiacciante.

La guerra dei dazi.

Dalla guerra dei dazi dipende l'export del nostro made in Italy: la guerra è stata aperta da Trump nel 2018, per difendere le aziende e i posti di lavoro americani.
Ha alzato dazi contro i produttori di pannelli fotovoltaici, poi sulle importazioni di acciaio e alluminio: una guerra che ha colpito tanti paesi nel mondo, col risultato che poi altri paesi come la Cina hanno a loro volta alzato i loro dazi.
L'Europa ha firmato trattati di libero scambio col resto del mondo: col Giappone e col Canada (il CETA che abbatte del 98% i dazi doganali dei prodotti scambiati tra Europa e Canada).

Ma i partiti europei, non solo i sovranisti, sono contrati a questi trattati bilaterali: c'è paura di essere invasi da merci e prodotti stranieri, per il peso delle multinazionali che non garantiscono gli stessi standard di sicurezza.
LA leader canadese del movimento NoCeta (Barlow) si dice contraria al trattato: è pensato per le multinazionali, che usano il glifosato nei campi e gli ormoni nella carne.
Quando ci saranno delle controversie tra le multinazionali e i paesi, per poter vendere questi prodotti a bassa qualità, il loro peso varrà molto più delle nostre tutele della salute.

Anche Coldiretti si è mobilitata contro il CETA: anche in questo accordo sono riconosciuti decine di prodotti DOP, non difende a sufficienza i nostri prodotti in Canada.
I prodotti con “italian sound” continueranno ad essere venduti e poi, continua coldiretti, la lista è troppo corta, sono poche le 41 DOP riconosciute.

Ma sono prodotti di nicchia, si difendono i sostenitori del Ceta.

Contro il Ceta si sono incontrati anche politici come Salvini e Di Maio: i funzionari italiani che sostengono il CETA saranno rimossi, ha minacciato Di Maio davanti i delegati della coldiretti.

Ma ci sono associazioni favorevoli a questo accordi, come Confagricoltura e Cia fino a Confindustria: dobbiamo aprirci agli altri paesi per mantenere questo livello di export, per non rimanere schiacciati dai due giganti, Cina e America.
Grazie all'industria noi esportiamo 442 miliardi: con questo accordo ci siamo difesi dai paesi a basso costo di manodopera, spiega il presidente Boccia.

Di diverso avviso i partiti di destra, come FDI, in nome della tutela dei più deboli; dello stesso parere anche Sinistra Italiana, perché c'è poca chiarezza sugli arbitrati internazionali.
Nel campo del centrodestra è rimasta solo Forza Italia a difendere il CETA: le esportazioni verso il Canada sono cresciute dell'8% l'anno scorso.
Il Partito Democratico è sostenitore dell'accordo: Gentiloni ha elogiato l'abbattimento dei dazi, la tutela dei nostri prodotti, noi siamo i paesi che ne trarrà maggior beneficio.

Cosa ne pensano i produttori, in Italia? E cosa sta succedendo in Canada coi nostri prodotti?

Iacona e i suoi giornalisti hanno girato il paese per capire cosa ne pensano i nostri produttori: a Sassari è andato da un pastore che produce il pecorino DOP.
Il 60% della superficie della Sardegna è dedicato alla pastorizia, qui nasce il famoso pecorino romano, un marchio di qualità riconosciuto nel mondo grazie ad un consorzio che produce 1,2ml di forme l'anno che poi finiscono nei mercati del mondo.
I produttori di formaggio hanno investito in tecnologia e qualità, hanno lavorato sui sistemi di stoccaggio del latte, i sistemi di lavorazione all'avanguardia, tutti i processi sono sottoposti a controlli, fino alle analisi chimiche finali.
C'è infine un legame forte tra prodotto e territorio: il pecorino romano è fatto solo con latte di pecore sarde.

Salvatore Palitta, presidente del consorzio, riconosce che nel trattato col Canada ci sono aspetti innovativi perché riconosce quel marchio sul mercato canadese, i volumi di export sono cresciuti del 61% in un anno.
L'aspetto negativo è il costo del latte, troppo basso per garantire un giusto guadagno ai pastori: Palitta non dà la colpa alla globalizzazione, ammette che è colpa dei produttori, che spesso si muovono in modo diverso, ognuno fa un prezzo diverso, magari ci si fa la guerra uno con l'altro con un prezzo più basso.
Si vende al 10% di meno del costo del pecorino: perché non si fa una sola politica dei prezzi tra i produttori, per arrivare ad una situazione in cui tutti ne traggono beneficio.

Anche il Provolone, il gorgonzola, il montasio, la mozzarella, il grana padano e il parmigiano reggiano hanno aumentato le esportazioni: crescite a doppia cifra a volte.
Crescita confermata anche da Assolatte, associazione dei produttori di latte: pur con qualche problema, è meglio di una situazione senza accordi e senza regole, come era prima.

Il comparto del latte cuba circa 15 miliardi di euro l'anno: ma i benefici non sono solo per i prodotti DOP, ma anche per prodotti di nicchia.

Basile è un imprenditore agricolo calabrese: i suoi formaggi sono venduti anche in nord America, nella sua Fattoria della Piana, un sistema ad economia circolare, non si butta via niente, gli scarti delle aziende agricole sono usate per creare energia.
Carmelo Basile continua a pagare il latte ai produttori il 10% in più del valore di mercato, mantenendo il fatturato: con lo sfruttamento non si ottiene niente, risponde ad Iacona.
A questi numeri ha contribuito il CETA: l'export in Canada è aumentato del 65%, un ottimo risultato, anche se il pecorino calabrese non è nella lista dei 41 prodotti DOP.

Le copie dei prodotti italiani, dice Carmelo Basile, sono un qualcosa che ti riconosce di avere qualcosa in più: oggi il modello della Fattoria della Piana è osservato, studiato anche dai giapponesi, da altri paesi europei.
“Oggi è finita l'epoca dello sfruttamento, il futuro è l'economia circolare: non c'è impatto per l'ambiente”: Carmelo non ha paura del Ceta, degli arbitrati, del peso delle multinazionali. Non bisogna chiudersi, dobbiamo essere più bravi noi degli altri, non avere sempre paura.

Iacona è andato a visitare i prosciuttifici del San Daniele: alla Prolongo producono questo prodotto secondo le norme rigide (solo sale marino, niente conservanti).
Anche questo marchio è oggi riconosciuto in Canada, come anche il Prosciutto di Parma, che ha combattuto negli anni passati per poter vendere il loro prodotto con la denominazione “Parma”.
Questo prosciutto veniva venduto con un nome inventato, perché prosciutto di parma era registrato da un'azienda canadese. Questo prima del Ceta.

Per esportare con questi livelli, gli stabilimenti visitati da Iacona devono mantenere alti standard di qualità, di pulizia, di igiene, spendendo molta parte del guadagno per realizzare impianti all'avanguardia.
Senza export queste aziende non avrebbero fortuna, perché il mercato italiano ristagna da anni: puoi anche essere bravo nel fare il tuo prodotto, ma se poi non riesci a venderlo, sei rovinato.

E' la storia degli orafi italiani: i migliori al mondo, ma i dazi hanno chiuso i mercati di questa industria, perché spesso i costi di questi dazi erano superiori al valore del prodotto.
Come per il settore del latte, anche questi orafi si sono salvati grazie agli accordi come il CETA, che hanno aperto nuovi mercati.

Il viaggio in Canada: cosa sta succedendo ai nostri prodotti in Canada, è veramente tutt'oro quello che luccica?
E poi, corriamo veramente il rischio di importare grano col glifosato o carne con gli ormoni?
Sul mercato canadese troviamo prodotti italiani affiancati da prodotti locali, con nomi simili che richiamano il nostro paese. Ma sulle etichette c'è sempre scritto made in Canada, mentre sui nostri prodotti sta scritto made in Italia.
E' tutto nelle mani dei consumatori che ricercano i marchi DOP, che sono ancora garanzia di qualità.

In Canada è andata l'assessore della regione Emilia Romagna, come testimonial dei 12 prodotti emiliani dop riconosciuti dal CETA: si difendono i prodotti e anche i lavoratori che stanno dietro.
Non solo nel settore alimentare, ma anche nel settore del vestiario: Loro Piana, Zegna, Armani, Cucinelli sono marchi molto apprezzati dai canadesi. Lo stesso discorso vale per le scarpe italiane e dei gioielli italiani.

L'Italia esporta in Canada tre volte di più di quanto importa: ora le tonnellate di formaggio europeo sta causando problemi sui produttori canadesi, che non ricevono sussidi dallo Stato e lamentano un crollo delle vendite.
I perdenti del CETA sembrano essere i piccoli formaggiai del Quebec, gli agricoltori che producono il grano (l'export del grano canadese è crollato proprio per il glifosato, non per il CETA).

La carne dei bovini canadesi cresce con l'aiuto degli ormoni, ammessi dagli standard di questo paese: con gli ormoni la bestia cresce più in fretta e i produttori sono più competitivi – dicono.
Ma il CETA vieta l'esportazione della carne con ormoni: così gli allevatori per esportare da noi devono allevare gli animali secondo un disciplinare precisi, in recinti separati, sottoponendosi a controlli periodici.

Il CETA, a quanto abbiamo potuto vedere, non ha abbassato gli standard sulla salute, non ha danneggiato i produttori, ha consentito a molte aziende di poter continuare ad andare avanti.
Cosa farà ora il governo del popolo?

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