- l'inchiesta sulle divise delle forze dell'ordine, sul cartaceo e su premium (con abbonamento)
Le divise delle nostre forze dell’ordine non vengono prodotte in Italia ma in Romania. Sembrerà assurdo, ma la delocalizzazione riguarda anche quelle che spesso, con la fierezza del patriota, indossa il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il settore conta poche aziende che da anni fanno incetta di bandi pubblici per le forniture a Polizia, Carabinieri ed Esercito; hanno la sede perlopiù in Lombardia o in Toscana, ma i loro stabilimenti sono più vicini a Bucarest che a Milano o Firenze. Ed è proprio da lì che sfornano centinaia di migliaia di uniformi con costi ben più bassi di quelli che sosterrebbero qui. Solo che il nostro Stato paga quegli equipaggiamenti come se fossero cuciti e confezionati dentro i confini nazionali.
- sul complotto contro Descalzi (FQ online):
Per anni lo hanno considerato come un legale esterno. Anzi: un ex legale esterno. E impiegato solo occasionalmente. Adesso, però, si scopre che lo studio dell’avvocato Piero Amara ha incassato dall’Eni 11 milioni di euro. A raccontarlo è il Corriere della Sera che dà notizia di tre audit commissionati dall’azienda a Kpmg, al penalista Paolo Siniscalchi e al giuslavorista Arturo Maresca e consegnati alla procura di Milano. Nessun commento da parte di Eni. Per i pm guidati da Francesco Greco l’avvocato siciliano fa parte di “un’associazione a delinquere” finalizzata a “concordare un depistaggio” del processo sulle tangenti Eni in Nigeria, tramite “esposti anonimi e denunce nel 2015-2016 alla procura di Siracusa” su un fantomatico “complotto contro l’amministratore delegato Eni Claudio Descalzi”. È la nota storia del dossier creato per fuorviare le indagini sulla maxi-tangente pagata dall’azienda del cane a sei zampe per acquisire il giacimento Opl 245 in Nigeria, in cui figurava indagato proprio Descalzi.
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