La proposta trova appiglio nella realtà: tra i Paesi dell’Unione europea, l’Italia è quella che ha il monte ore annuo mediopiù alto, 1723 ore lavorate per addetto contro le 1514 di Gran Bretagna e Francia, le 1546 del Belgio o le 1356 della Germania. I contrari ricordano sempre che cosìsi riduce la produttività del lavoro (inrealtà si aumenta il costo unitario per u-nità lavorativa), ma se si investisse in tecnologia, capitale e organizzazione del lavoro, il saldo potrebbe essere inalterato.A salutare positivamente la propostadi Tridico è stato solo il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, mentre la Cisl rimanda tutto alla contrattazione tra le parti. Però è una proposta rilevante, soprattutto per l’autorevolezza del proponente. E magari meriterebbe ben altra accoglienza, soprattutto a sinistra.So quello che pensano in molti, ma ci sono i fancazzisti, ma la produttività in Italia è bassa: la media però parla chiaro, le aziende preferiscono spremere il limone e pagare straordinari (che magari finiscono in monte ore o in welfare aziendale) piuttosto che assumere.
Sono numeri che, assieme al dato sui salari italiani (tra i più bassi in Europa, altro primato poco piacevole) ci danno una indicazione su cui puntare, per alzare la domanda interna e per ripartire la crescita.
Tassare gli straordinari (e non detassarli), spingere per abbassare le ore lavorative (e magari aggiungere la flessibilità negli orari, per coprire più fasce) e compensare le ore in meno con maggiori investimenti nella tecnologia.
Investimenti pagati dalle imprese, magari: quelle che chiedono riforme, grandi opere e poi detassazioni, finanziamenti e un occhio di riguardo su evasione e nero.
Tra l'altro, lavorando meno e meglio magari riusciamo a diminuire anche il numero di morti sul lavoro.
Prima che i populisti completino l'assalto al palazzo d'inverno, vogliamo provare a fare qualcosa di sinistra?
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