28 luglio 2019

Quattro piccole ostriche, di Andrea Purgatori


Incipit

Markus Graf era stato una spia. E da spia aveva tradito. In quel mondo di donne e uomini la cui vita è spesso doppia o tripla e che qualcuno chiama circo, nessuno si è mai scandalizzato per questo. Tradire è uno degli eventi possibili. Come ingannare e uccidere. O essere uccisi.

Una storia di spie, di tradimenti, non solo del proprio campo politico ma anche tradimenti sentimentali.
Una storia di spie cresciute dall'altra parte del muro di Berlino, dentro la Stasi, il servizio segreto della DDR, la repubblica democratica tedesca che si era sgretolata, come il suo muro, nell'arco di poche settimana.

Era il novembre del 1989 e il mondo era diviso nei due blocchi, quello atlantico sotto il controllo americano e quello sovietico, sotto il controllo del russi.
Bastarono quelle parole del portavoce del governo tedesco, Shabowski, nella conferenza in cui annunciava nuove regole per rendere possibile ad ogni cittadini di attraversare i posti di confine, quelli presidiati dai VOPO armati.
Quando verrà applicato questo regolamento, gli chiesero:
«Das tritt nach meiner Kenntnis … ist das sofort, unverzüglich » [Per quanto ne sappia, subito]

Una folla di berlinesi dell'est si riversò in strada, finalmente liberi di poter circolare senza preoccuparsi della polizia, dei check point, liberi di muoversi: tra questi anche il capitano Markus Graf, che aveva appena tradito il paese per cui aveva spiato, interrogato e altro migliaia di berlinesi.
Mescolato nella folla stava scappando verso la sua nuova vita in Svizzera, a Flims nel cantone dei Grigioni con un passaporto nuovo e i soldo del tesoro segreto della Stasi.
Abbastanza per rifarsi una vita nel lusso e lasciarsi il resto alle spalle, la madre malata di Alzheimer e Greta, il suo superiore, con cui aveva (o aveva avuto) una relazione.

Ma ora, passati trent'anni dal crollo del muro, qualcuno lo ha cercato: gli hanno spedito una busta con dentro la copertina di un 45 giri dei Beatles Magical Mistery Tour.
Un messaggio proprio per lui, ex spia, da un'altra spia, proprio Greta: un messaggio che potrebbe essere collegato ad un omicidio appena avvenuto a Berlino, quello del consigliere politico dell'Ambasciata russa in realtà il referente del servizio segreto FSB (erede del KGB).

Per salvare la sua seconda vita e quello che aveva costruito, doveva scoprire perché avessero deciso di tirarlo per i capelli dentro un delitto che anche a distanza di ottocento chilometri puzzava di regolamento di conti tra spie.

Markus è costretto ad abbandonare il suo rifugio e a tornare a Berlino per capire il perché di quel messaggio e forse anche per rivedere Greta, forse l'unica donna di cui si è innamorato.
Abbiamo detto che questa è una storia di spie e di traditori, ma anche di segreti che i personaggi si portano dentro: segreti del loro passato, come quello che lega Markus a Greta.
Segreti come quello di Nina Barbaro, giovane commissario dell'antiterrorismo, sezione scientifica (MEK) che oggi, nel tempo di oggi, deve indagare su quel delitto tanto strano.
L'assassino non ha lasciato tracce e l'unica pista possibile è una vendetta da parte dell'Isis per i bombardamenti in Iraq dei russi.
Ma è una pista flebile che non convince Nina e che invece è ritenuta credibile dal servizio di sicurezza tedesco, ansioso di scavalcare la polizia in questo caso.

Anche Nina ha un segreto, consumato trent'anni prima, che la lega ad un altro personaggio, Peter, oggi addetto presso l'hotel Adlon a Berlino. Un segreto che parla di droga ma da cui ha trovato la forza per riscattarsi e diventare funzionario di polizia, nonostante le sue origini italiane.

Due vecchie spie, una poliziotta giovane, un addetto di un hotel di lusso, uno spione russo ucciso.
C'è tanta pressione sulla polizia tedesca, a breve arriveranno a Berlino i capi di Stato delle maggiori potenze mondiali, compreso lo zar delle Russie, ex spia del KGB tra l'altro, per l'anniversario della caduta del muro...

Una guerra di spie non è tale se non ci sono segreti da nascondere a qualunque costo: in questa storia il segreto dietro il delitto dello spione russo è legato ad un progetto del KGB tenuto nascosto per anni, il progetto Walrus, così chiamato in onore della canzone dei Beatles I’m the Walrus («Io sono il tricheco» dell’album Magical Mystery Tour).
Un progetto in cui l'ipnosi viene usata per addestrare degli assassini inconsapevoli (), da attivare grazie ad una parola chiave pronunciata da uno psichiatra che ha cresciuto questi quattro ragazzi, chiamati semplicemente Uno, due, tre, e quattro, un qualcosa che ricorda Il candidato della Manciuria di Richard Condon.
«Li abbiamo svuotati e poi trasformati in macchine per uccidere. Abbiamo rubato le loro vite, Markus. In nome di un ideale fallito.»

Un progetto delirante, tenuto in vita dal KGB (e da questo psichiatra) anche dopo il crollo del comunismo, anche perché l'allora ispiratore di questo piano a Berlino ora siede sulla poltrona più importante della Russia.
Ma nessun progetto, per quanto ben congegnato, può tener conto di tutte le variabili esterne: per esempio la reazione di Markus a quella lettera da Berlino che lo richiama in azione.
Che proprio uno di questi quattro assassini contravverrà agli ordini tassativi di non innamorarsi.
E che il commissario Barbaro non si fiderà della finta pista dell'Isis ...

In un continuo avanti e indietro nel tempo riviviamo quasi in presa diretta le settimane di quel novembre 1989, il crollo del regime comunista, la paura della caccia all'uomo, la fretta nel bruciare tutti gli archivi degli informatori, degli agenti, delle persone che nel corso di decenni erano stati spiati, messi all'indice e imprigionati.
Per poi tornare al tempo presente, dove sempre in presa diretta, seguiamo la caccia agli assassini del funzionario dell'ambasciata, sia da parte della squadra dell'antiterrorismo di Nina, sia da parte dei due agenti della Stasi, dove le indagini si mescoleranno con le vicende personali dei protagonisti.

«Speriamo non finiscano come la quattro ostriche col tricheco» se ne era uscito Kasprik una domenica, alzando all'improvviso gli occhi da un libro che stava leggendo nel soggiorno. 
«Quali ostriche?» chiese Greta, anche se sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. 
«Quelle del poemetto sul Tricheco e il Falegname di Lewis Carrol, quello di Alice nel paese delle meraviglie». E cominciò a citare a memoria: «”Ostriche, unitevi a noi!” fece il Tricheco con foga latina. “Parliamo, facciamo due passi, vicino alla spiaggia marina: non possiamo accettarne che quattro, per tenervi la mano piccina”» 
«E come va a finire?» domandò Greta. 
«Le ostriche seguono il Tricheco e lui se le mangia.» 
Kasprik sorrise. Ma seguì una lunga pausa di silenzio. E di gelo. 
«Cosa stai cercando di dirmi, Leo?» 
«Niente» rispose Kasprik. «Niente» 
E su quel “niente” riprese a leggere.

Quattro piccole ostriche è un thriller che ci porta dentro il mondo delle spie, dentro la lotta al terrorismo: un romanzo che tiene legato il lettore alle pagine..
Ma perché Purgatori, che avevo già apprezzato anni fa nel romanzo-fiction A un passo dalla guerra, non ha scritto altri thriller?

La scheda del libro sul sito dell'editore Harper Collins
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