09 settembre 2019

Nessuno uccide la morte, di Leonardo Palmisano



Incipit
Qualche mese prima Durante l’estate precedente, il boss di Carovigno Antonio De Guido, sovrano indiscusso della Commissione (la cupola della Sacra Corona Unita), è stato neutralizzato dallo Stato grazie all’intervento del bandito Carlo Mazzacani. Approfittando dell'occasione, Oronzo Senese, boss di Fasano e storico rivale di Antonio De Guido, ha complottato contro le cosche joniche della 'ndrangheta per sottrarre Taranto all'egemonia di Elia Colucci, un camorrista vicino a De Guido e amico di lunga data del bandito Mazzacani.

In questo secondo romanzo, con protagonista Carlo Mazzacani, ex rapinatore della banda dei Santi, Leonardo Palmisano ci fa un ritratto di quanto sta succedendo in Puglia, degli scontri all'interno delle mafie che si sono suddivise la regione e che vivono in un fragile equilibrio.
Forse, se non avete letto il precedente romanzo, Tutto torna”, alcune dinamiche di questo romanzo potranno sfuggirvi: torna allora utile l'incipit che riassume tutta la storia passata, quando Mazzacani fu chiamato ad investigare su un rapimento di una ragazzina, la nipote del boss De Guido, capo della commissione della Sacra Corona Unita, all'interno della guerra tra le due famiglie.

Scoperto il responsabile del rapimento aveva contribuito alla cattura del boss sacrista De Guido, aveva assistito all'assassinio di un poliziotto corrotto della Dia e aveva ottenuto una sorta di libertà in cambio della promessa, da parte della procuratrice Buonamica (dell'antimafia pugliese), di rimanere tranquillo in Sardegna.

Ma a Taranto, a Bari, l'equilibrio tra le famiglie si regge su una tregua instabile: ci sono le mire degli ndranghetisti su Taranto, la città di Elia Colucci, amico di Mazzacani, ci sono le ambizioni del boss Senese, che cerca di far fuori i camorristi della famiglia di Laura Delli Russi, camorrista in affari con gli albanesi.
Per cercare forse un accordo, proprio Colucci, decide di andare a Crotone a parlare coi calabresi, nonostante la malattia di cui soffre, la Sla.
Era lì per mettere fine alla sanguinosa guerra tra i suoi e le ’ndrine joniche decise a prendersi Taranto a ogni costo.

Ma ad un certo punto Colucci sparisce, assieme alla persona che lo ha accompagnato, Matteo Maltempo, il suo compagno, legato ad una comunità hippie e ad una specie di santona, comunità che fa da copertura per il traffico di alcolici in una zona franca tra le famiglie mafiose.

Quella di Colucci è una scomparsa che fa rumore: fa rumore nello Stato, perché tutti (al Viminale, al DRAP, la direzione antimafia) sanno delle mire espansionistiche degli ndraghetisti.
All'interno della criminalità, perché ora Taranto è nelle mani del reggente Vittorio Peluso, il vice di Elia Colucci, che però in assenza del corpo del capo non può rivendicare nulla.

Poco dopo, viene ritrovato il cadavere di un ragazzo, ucciso e torturato in modo atroce: è proprio Maltempo, il compagno di Colucci. A questo punto parte la macchina delle indagini, che unisce sia la procuratrice calabrese Daniela Vadalà, che il capo della procura antimafia, Teresa Buonamica e il suo aiutante, l'agente Carlucci.
Cosa sua succedendo in Puglia, a Taranto e a Bari, nelle zone a confine?
Ci sono le mire espansionistiche del boss Senese, in contatto coi calabresi.
Che sta facendo fuori i camorristi della famiglia Delli Russi, facendo sequestrare i carici di erba che arrivano dall'Albania, per lasciare i tarantini a bocca asciutta.

La notizia della scomparsa di Colucci arriva fino in Sardegna, dove Mazzacani e l'amico Luigi Mascione sono ospiti di un capo dell'anonima sequestri, Pantaleo Uda.
Mazzacani non dimentica quando Colucci lo aiutò a sfuggire alla vendetta dei sacristi, a quando lo aiutò a liberare Mascione. Deve tornare a Taranto, e cercare di capire come stanno le cose.
Non vuole farsi ammazzare ne entrare nelle guerre tra le famiglie.
Vivere, Lui’. Vogghjiu campare senza farmi fottere da li calabresi. Senza farmi fottere da nessuno. Facimo ’nu giro e vidimo se troviamo Elia. Va bueno?”, disse Mazzacani guardando il suo secondo.

Ancora una volta, devono fare una indagine per una sparizione:

Stiamo diventando esperti in sparizioni, Carlo”, disse Mascione. 
Tre mesi fa cercavamo una bambina ed Elia ci ha aiutato a trovarla. Adesso cerchiamo lui.” 
Elia può essere morto, Lui’. Dobbiamo scoprire che è successo.

Un'indagine che è tenuta d'occhio, molto da vicino, dalla procuratrice Buonamica e dalla Dia, anche per un fortuito “incidente” che coinvolge la compagna di Mazzacani: quest'ultimo si trova costretto a lavorare con la procuratrice e con lo Stato.
Che fine ha fatto Colucci?
Chi lo ha fatto sparire?
Quanti ci metteranno gli ndranghetisti, che stanno mettendo le mani non solo sulla droga, ma anche sui terreni degli ulivi, che dopo la Xylella sono svenduti, per conquistare Taranto e un pezzo della Puglia?
I calabresi intendevano metterci le mani per convertirli a coltivazioni di altro genere. “Se voi sacristi non aveste fatto casini, adesso potremmo piantarci distese di marijuana.

Cosa nasconde la santona che comanda la comunità da cui veniva Maltempo?

E' una strana indagine, quella di Mazzacani, fatta a colpi di minacce e colpi di pistola, con la sua colt Python: un'indagine complicata in cui dovranno andare a scavare indietro nel tempo, fino ad arrivare ad un vecchio sgarro tra due famiglie ndranghetiste.
Da allora il crimine italiano si è evoluto. Il Lussemburgo è diventato un porto franco per capitali di provenienza italiana”.

La verità, su tutti questi misteri, li porterà fino in Lussemburgo, la piccola nazione in mezzo all'Europa diventata una sorta di centrale di riciclaggio per le ndrine, che qui hanno impiantato molte imprese e fatto molti investimenti dal commercio alla sanità.
Il senso del titolo di questo romanzo “Nessuno uccide la morte”, diverrà chiaro solo alla fine:
Carlo, ricorda questa cosa, ma ricordala per sempre: nessuno uccide la morte. Nessuno, nemmeno noi”.

Ma è tutto vero quello che ci racconta Leonardo Palmisano in questo giallo di criminali e del senso di amicizia tra criminali, pieno di azione tra Puglia, Algeria e il Lussemburgo?
Palmisano ci racconta di un pezzo del nostro Stato nelle mani dei boss, di faccendieri e di avvocati che parlano per conto dei clan e che possono disporre di uomini dello stato, far arrivare messaggi a detenuti, disporre alleanze e ordinare omicidi come meglio credono.

Per combattere questa guerra occorre sporcarsi le mani, accettare un male minore per raggiungere un obiettivo strategicamente più importante.
Non può venire in mente, leggendo le pagine sul bandito Mazzacani, che non è un eroe ma solo un bandito con delle regole, il personaggio dei romanzi di Massimo Carlotto, l'Alligatore e la sua banda, Max la Memoria e Beniamino Rossino (“uno degli ultimi rappresentanti della malavita vecchio stampo”).
Buona lettura!

Il precedente romanzo con Mazzacani, “Tutto torna”.

La scheda del libro sul sito di Fandango
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