31 ottobre 2019

Le cose innominabili, di Girolamo De Michele



Fossero gli anni della Rivoluzione francese o del Consolato, questo mese a cavallo tra febbraio e marzo si chiamerebbe Ventoso: perché ventoso, dopotutto, lo è. Invece non siamo in Francia, di rivoluzione neanche a parlarne, Napoleone men che meno si è visto: così la moda del tempo, che suggerisce l'uso dell'inglese al posto del francese d'antan, o del più banale italiano, chiama questi giorni wind days.

Il vento soffia su Taranto, ma non è un vento che spazza le sporcizie, che pulisce l'aria: è un vento che passa sopra l'agglomerato industriale, si carica di tutti i veleni della “fabbrica”, l'ex Ilva, per andare a soffiare su tutti i quartieri, il Borgo, Tamburi e poi sempre più lontano.
Sono polveri che passano sopra le scuole:

.. cade sulle aiuole delle scuole nelle quali i cauti dirigenti vietano ai bambini di giocare, per non contaminarsi con le stesse polveri che respireranno usciti da scuola e a casa

Sono polveri che entrano nelle cellule dei polmoni, che entrano nelle falde acquifere e che risalgono nuovamente fino a noi dai pesci e dai frutti di mare venduti al mercato.
Sono polveri respirate dai protagonisti di questo romanzo a più voci, un noir con troppe morti e troppi colpevoli perché, come è riportato sulla copertina, “a Taranto nessuno è innocente”.

A Taranto sono successe e succedono ancora, cose innominabili, cose che non solo non si possono raccontare alle persone, al paese. Cose che nemmeno si possono conoscere.

Succede che un ragazzo sparisca dalla circolazione mentre stava scrivendo gli auguri di San Valentino alla sua ragazza, Jessica senza H
“AMORE MIO fino a BUON SANVALE…” è riuscito a scrive.
Che fine ha fatto Chevin? Di lui si sapeva che reggeva i traffici di droga al Borgo per la famiglia Scaringi.

Succede che in vista delle prossime elezioni comunali, si stia preparando il terreno per la discesa in campo dell'ennesimo candidato che viene dalla società civile, pronto a sacrificarsi per il bene comune.
Ma in realtà, dietro questa sigla, Taranto 2025, si nasconde un mondo di segreti, di piccoli poteri locali e nazionali (“rappresentanti dell’imprenditoria nazionale, di Confindustria e Fincantieri, di alcune grandi banche nazionali”), di persone cresciute al riparo del loro cognome che dei sacrifici della gente di tutti i giorni nemmeno sa cosa siano.

Succede che la pax mafiosa, che aveva garantito un periodo di tranquillità nella città, viene all'improvviso interrotta perché i giovani ragazzi, gli scaraffoni, i panarjedde, hanno deciso di scalzare la vecchia mafia, creando una loro famiglia.
E chi aveva garantito questa pace, il CEO della cupola criminale, viene addirittura ucciso durante la processione per la settimana santa. Processione che, di fatto, non ha nulla di religioso, essendo diventata solo un momento in cui si celebra chi ha il potere ora in città, conquistato anche con un'asta in cui si assegnano i ruoli nella processione.
Come se la chiesa fosse tornata ai tempi della vendita delle indulgenze.

Succede che a Taranto si muore per la fabbrica, questa città nella città che tutto sovrasta e tutto domina.
Si vive e si muore per le cokerie, per i camini, per l'acciaio. Questo boom industriale cresciuto a discapito della salute delle persone, questo benessere industriale che è stato possibile solo grazie all'inadempienza delle basilari norme sulla sicurezza ambientale.
Grazie al ricatto del posto del lavoro, ricatto subito dagli operai che nemmeno il sindacato, quello delle lotte e degli scioperi riesce più a rappresentare. Sindacato che ha già venduto l'anima al diavolo, pur di sedersi allo stesso tavolo di quei potenti, il candidato sindaco e la sua ombra, i “Tommeggerri”, Bruno Basile e Carlo D’Amore il vicerè.
Sindacato che aveva firmato quell'accordo tra le parti “che sanciva l’inizio di un diverso clima nelle relazioni interne” ovvero “concedeva oltre 20.000 ore di permessi ai delegati sindacali, in cambio del divieto per le parti sociali di denunciare a enti esterni – ASL, procura...”.

Succede che in questa città dietro le pubbliche virtù dei cognomi che contano, l'avvocato, il commercialista, il primario, si nascondano dei vizi ben nascosti.
Succede che un'adolescente, figlia di uno di questi signori, debba all'improvviso assentarsi dalla scuola e sparire dalla circolazione. Perché malata, di quella malattia che dura nove mesi e che, un medico compiacente, deve far cessare prima.

Succede che un insegnante del liceo, Camillo Gigante, appassionato di letteratura classica, del latino, venga accusato ingiustamente di essere l'untore della malattia di cui sopra.
Da quelle male lingue che oggi usano i social, come strumento per far allargare le maldicenze, che si allargano come i cerchi concentrici dell'acqua nello stagno quando ci lanci una pietra.

Succede che in tutto questo mondo così marcio, nemmeno allo Stato e ai suoi rappresentanti ci si possa rivolgere per avere giustizia, per sperare di cambiare le cose.
Si chiama Assente il commissario di polizia che aveva come referente quel mafioso, garante degli equilibri criminali e che ora è stato ucciso.
E che troverà nell'indagine di un commercialista, ucciso, fatto a pezzi e gettato in un sacco, lo strumento per vendicarsi.
Perché quel commercialista, Catapano, era uno che conosceva tanti segreti dei potenti di Taranto.

Succede che uno si chieda, ma cosa rimane ai ragazzi del loro futuro, della loro città?
Cosa rimane loro se nessuno ha voglia di insegnare loro qualcosa, di dar loro dei valori?

Rimane la scuola, dove lavora Emma Battaglia, professoressa, una vita da insegnante alle spalle, anche un amore alle spalle, quel sindacalista che ha firmato il patto col diavolo e ora, sulle spalle, la bestia.
Quella malattia presa forse presa per quella fabbrica che avvelena l'aria e che lei ha chiamato bestia, che le tiene compagnia.
Le professoresse della televisione salvano il mondo sconfiggendo le forze del male, Anna ed Emma svuotano l’oceano col cucchiaino. E comprano i vestiti il giorno prima dell’inizio delle svendite, ..

Ecco, tutte queste cose che succedono nella sua Taranto, Emma Battaglia le vede e le conosce. Conosce quell'insegnante così calunniato (perché tante malelingue l'hanno legato a quell'alunna rimasta incinta), quel dirigente scolastico così zelante coi signori che contano.
Il dottor Basile, lei sa, è il punto di riferimento locale dell’ex ministro, è uno dei principali costruttori edili ..”

Emma conosce tutti i segreti della città. Perché aveva frequentato quel giro anni prima, nel lontano 1992: conosceva i due gemelli, il candidato sindaco e il suo vicerè, i loro amici della Taranto bene che sniffava e che poi sarebbe andata a curarsi nelle cliniche private di amici, così costose ma così discrete.

Proprio in quegli anni lontani sono legati due segreti che legano tra loro, in un gioco di ricatti (tentati) e silenzi tra i protagonisti della storia, come la morte della sua migliore amica, Irma, in un incidente d'auto.
Emma si ritrova vittima e testimone di queste storie, i cui ricordi rivela al commissario Assente, anche lui giocatore ad un tavolo pericoloso.
Ma altri ricordi, molto più educativi, sono quelli che tramanda ai suoi studenti, cui fa lezione anche nel pomeriggio, al di fuori della scuola.
I ricordi di quel giocatore così forte che stava portando Taranto in serie A, Iacovone.
E poi le storie di altri calciatori famosi del passato, maestri di calcio sul campo e anche di sport nella vita.

Come Eusébio il calciatore che portò il suo Portogallo alla semifinale del campionato del mondo nel 1966, come Alessandro Mazzola, il gioiellino dell'Inter che sapeva che doveva impegnarsi sul campo e anche sui banchi della scuola
Anche se era figlio di Valentino, il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, la scuola era una cosa importante, e persino nelle squadre di calcio ti insegnavano a rispettarla.

Le cose innominabili è un noir a molte voci e che parla di un delitto, quello contro una città, quello contro una comunità, che non lascia molte speranze per il futuro di Taranto: vero che ogni riferimento a fatti è puramente casuale, ma è altrettanto vero che l'autore ha attinto dalla realtà, non solo dalla fantasia (o dalle canzoni di Lolli), cominciando dalla citazione dell'articolo di Antonio Cederna, padre di Legambiente, che nel 1972 scriveva già del capitalismo fatto con capitali pubblici che stava soffocando la città, “esempio da manuale di che cosa può produrre il sonno della ragione”.

Un giallo, forse. Ci sono i morti, gli assassini, i cattivi, i traditori e i traditi.
Girolamo De Michele scrive un poliziesco dalle mille voci, una commedia umana in cui l’indagine si frantuma in un infinito gioco di specchi e la scoperta della verità non coincide col fare giustizia. Racconta di un Sud che continua a dire delle vergogne del Paese intero: del profitto che vale più della vita, della catastrofe ambientale sulla pelle dei poveri cristi, dei gattopardi di sempre travestiti da nuovi padroni, di odiatori da social network, di sindacalisti corrotti, questurini corrotti, politici corrotti. Perché il veleno più subdolo è quello che guasta il cuore e la mente.

La scheda del libro sul sito di Rizzoli e il PDF col primo capitolo
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