Fossero gli anni della Rivoluzione francese o del Consolato, questo mese a cavallo tra febbraio e marzo si chiamerebbe Ventoso: perché ventoso, dopotutto, lo è. Invece non siamo in Francia, di rivoluzione neanche a parlarne, Napoleone men che meno si è visto: così la moda del tempo, che suggerisce l'uso dell'inglese al posto del francese d'antan, o del più banale italiano, chiama questi giorni wind days.
Il vento soffia su
Taranto, ma non è un vento che spazza le sporcizie, che pulisce
l'aria: è un vento che passa sopra l'agglomerato industriale, si
carica di tutti i veleni della “fabbrica”, l'ex Ilva, per andare
a soffiare su tutti i quartieri, il Borgo, Tamburi e poi sempre più
lontano.
Sono polveri che
passano sopra le scuole:
.. cade sulle aiuole delle scuole nelle quali i cauti dirigenti vietano ai bambini di giocare, per non contaminarsi con le stesse polveri che respireranno usciti da scuola e a casa
Sono polveri che
entrano nelle cellule dei polmoni, che entrano nelle falde acquifere
e che risalgono nuovamente fino a noi dai pesci e dai frutti di mare
venduti al mercato.
Sono polveri
respirate dai protagonisti di questo romanzo a più voci, un noir con
troppe morti e troppi colpevoli perché, come è riportato sulla
copertina, “a Taranto nessuno è innocente”.
A Taranto sono successe e succedono
ancora, cose innominabili, cose che non solo non si possono
raccontare alle persone, al paese. Cose che nemmeno si possono
conoscere.
Succede che un ragazzo sparisca dalla
circolazione mentre stava scrivendo gli auguri di San Valentino alla
sua ragazza, Jessica senza H
“AMORE MIO fino a BUON SANVALE…”
è riuscito a scrive.
Che fine ha fatto Chevin? Di lui si
sapeva che reggeva i traffici di droga al Borgo per la famiglia
Scaringi.
Succede che in vista delle prossime
elezioni comunali, si stia preparando il terreno per la discesa in
campo dell'ennesimo candidato che viene dalla società civile, pronto
a sacrificarsi per il bene comune.
Ma in realtà, dietro questa sigla,
Taranto 2025, si nasconde un mondo di segreti, di piccoli
poteri locali e nazionali (“rappresentanti dell’imprenditoria
nazionale, di Confindustria e Fincantieri, di alcune grandi banche
nazionali”), di persone cresciute al riparo del loro cognome
che dei sacrifici della gente di tutti i giorni nemmeno sa cosa
siano.
Succede che la pax mafiosa, che
aveva garantito un periodo di tranquillità nella città, viene
all'improvviso interrotta perché i giovani ragazzi, gli scaraffoni,
i panarjedde, hanno deciso di scalzare la vecchia mafia,
creando una loro famiglia.
E chi aveva garantito questa pace, il
CEO della cupola criminale, viene addirittura ucciso durante la
processione per la settimana santa. Processione che, di fatto, non ha
nulla di religioso, essendo diventata solo un momento in cui si
celebra chi ha il potere ora in città, conquistato anche con un'asta
in cui si assegnano i ruoli nella processione.
Come se la chiesa fosse tornata ai
tempi della vendita delle indulgenze.
Succede che a Taranto si muore
per la fabbrica, questa città nella città che tutto sovrasta e
tutto domina.
Si vive e si muore per le cokerie, per
i camini, per l'acciaio. Questo boom industriale cresciuto a
discapito della salute delle persone, questo benessere industriale
che è stato possibile solo grazie all'inadempienza delle basilari
norme sulla sicurezza ambientale.
Grazie al ricatto del posto del lavoro,
ricatto subito dagli operai che nemmeno il sindacato, quello delle
lotte e degli scioperi riesce più a rappresentare. Sindacato che ha
già venduto l'anima al diavolo, pur di sedersi allo stesso tavolo di
quei potenti, il candidato sindaco e la sua ombra, i “Tommeggerri”,
Bruno Basile e Carlo D’Amore il vicerè.
Sindacato che aveva firmato
quell'accordo tra le parti “che sanciva l’inizio di un diverso
clima nelle relazioni interne” ovvero “concedeva oltre 20.000
ore di permessi ai delegati sindacali, in cambio del divieto per le
parti sociali di denunciare a enti esterni – ASL, procura...”.
Succede che in questa città dietro le
pubbliche virtù dei cognomi che contano, l'avvocato, il
commercialista, il primario, si nascondano dei vizi ben nascosti.
Succede che un'adolescente, figlia di
uno di questi signori, debba all'improvviso assentarsi dalla scuola e
sparire dalla circolazione. Perché malata, di quella malattia che
dura nove mesi e che, un medico compiacente, deve far cessare prima.
Succede che un insegnante del liceo,
Camillo Gigante, appassionato di letteratura classica, del latino,
venga accusato ingiustamente di essere l'untore della malattia di cui
sopra.
Da quelle male lingue che oggi usano i
social, come strumento per far allargare le maldicenze, che si
allargano come i cerchi concentrici dell'acqua nello stagno quando ci
lanci una pietra.
Succede che in tutto questo mondo così
marcio, nemmeno allo Stato e ai suoi rappresentanti ci si possa
rivolgere per avere giustizia, per sperare di cambiare le cose.
Si chiama Assente il commissario di
polizia che aveva come referente quel mafioso, garante degli
equilibri criminali e che ora è stato ucciso.
E che troverà nell'indagine di un
commercialista, ucciso, fatto a pezzi e gettato in un sacco, lo
strumento per vendicarsi.
Perché quel commercialista, Catapano,
era uno che conosceva tanti segreti dei potenti di Taranto.
Succede che uno si chieda, ma cosa
rimane ai ragazzi del loro futuro, della loro città?
Cosa rimane loro se nessuno ha voglia
di insegnare loro qualcosa, di dar loro dei valori?
Rimane la scuola, dove lavora Emma
Battaglia, professoressa, una vita da insegnante alle spalle, anche
un amore alle spalle, quel sindacalista che ha firmato il patto col
diavolo e ora, sulle spalle, la bestia.
Quella malattia presa forse presa per
quella fabbrica che avvelena l'aria e che lei ha chiamato bestia, che
le tiene compagnia.
Le professoresse della televisione salvano il mondo sconfiggendo le forze del male, Anna ed Emma svuotano l’oceano col cucchiaino. E comprano i vestiti il giorno prima dell’inizio delle svendite, ..
Ecco, tutte queste cose che succedono
nella sua Taranto, Emma Battaglia le vede e le conosce. Conosce
quell'insegnante così calunniato (perché tante malelingue l'hanno
legato a quell'alunna rimasta incinta), quel dirigente scolastico
così zelante coi signori che contano.
“Il dottor Basile, lei sa, è il
punto di riferimento locale dell’ex ministro, è uno dei principali
costruttori edili ..”
Emma conosce tutti i segreti della
città. Perché aveva frequentato quel giro anni prima, nel lontano
1992: conosceva i due gemelli, il candidato sindaco e il suo vicerè,
i loro amici della Taranto bene che sniffava e che poi sarebbe andata
a curarsi nelle cliniche private di amici, così costose ma così
discrete.
Proprio in quegli anni lontani sono
legati due segreti che legano tra loro, in un gioco di ricatti
(tentati) e silenzi tra i protagonisti della storia, come la morte
della sua migliore amica, Irma, in un incidente d'auto.
Emma si ritrova vittima e testimone di
queste storie, i cui ricordi rivela al commissario Assente, anche lui
giocatore ad un tavolo pericoloso.
Ma altri ricordi, molto più educativi,
sono quelli che tramanda ai suoi studenti, cui fa lezione anche nel
pomeriggio, al di fuori della scuola.
I ricordi di quel giocatore così forte
che stava portando Taranto in serie A, Iacovone.
E poi le storie di altri calciatori
famosi del passato, maestri di calcio sul campo e anche di sport
nella vita.
Come Eusébio il calciatore che portò
il suo Portogallo alla semifinale del campionato del mondo nel 1966,
come Alessandro Mazzola, il gioiellino dell'Inter che sapeva che
doveva impegnarsi sul campo e anche sui banchi della scuola
Anche se era figlio di Valentino, il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, la scuola era una cosa importante, e persino nelle squadre di calcio ti insegnavano a rispettarla.
Le cose innominabili è un noir a molte
voci e che parla di un delitto, quello contro una città, quello
contro una comunità, che non lascia molte speranze per il futuro di
Taranto: vero che ogni riferimento a fatti è puramente casuale, ma è
altrettanto vero che l'autore ha attinto dalla realtà, non solo
dalla fantasia (o dalle canzoni di Lolli), cominciando dalla
citazione dell'articolo di Antonio Cederna, padre di Legambiente, che
nel 1972 scriveva già del capitalismo fatto con capitali pubblici
che stava soffocando la città, “esempio da manuale di che cosa può
produrre il sonno della ragione”.
Un giallo, forse. Ci sono i morti, gli
assassini, i cattivi, i traditori e i traditi.
Girolamo De Michele scrive un poliziesco dalle mille voci, una commedia umana in cui l’indagine si frantuma in un infinito gioco di specchi e la scoperta della verità non coincide col fare giustizia. Racconta di un Sud che continua a dire delle vergogne del Paese intero: del profitto che vale più della vita, della catastrofe ambientale sulla pelle dei poveri cristi, dei gattopardi di sempre travestiti da nuovi padroni, di odiatori da social network, di sindacalisti corrotti, questurini corrotti, politici corrotti. Perché il veleno più subdolo è quello che guasta il cuore e la mente.
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