20 novembre 2019

La maledizione del numero 55, di Massimo Tedeschi




Un'indagine del commissario Sartori a Salò.

Latte macchiato 
Il solito, Alfio.” 
Fra il commissario Sartori e il barista bastavano queste poche parole. Alfio rientrò nel suo locale senza chiedere altro e prese ad armeggiare dietro il bancone, mentre Sartori si insaccò sempre più nell'impermeabile chiaro imbottito che ormai faceva corpo unico con la sedia autarchica, di alluminio scintillante, all'esterno del caffè.

Salò, primavera 1938: Italo Sartori è il commissario di Polizia presso la caserma di Salò, con giurisdizione su un bel pezzo di lago di Garda, lo stesso dove il vate ha deciso di trascorrere i suoi ultimi anni della sua vita all'insegno del culto di sé stesso.
Ma non divaghiamo.
Nel suo ufficio capeggiano, anziché le foto del Duce e del Re sciaboletta, le foto di Alida Valli e una riproduzione del quadro “Nu couchè” di modigliani.
Il quarantenne Sartori è scapolo e una relazione discreta con la vedova Anna Arquati, anche lei abitante del lago, bella e anche libera, con la sua passione per auto.

E proprio le auto saranno protagoniste della vicenda che coinvolgerà il commissario andando ad increspare la placida quiete della viga lacustre.

Perché siamo nel marzo del 1938, anno XXVI dell'era fascista, ancora anni ruggenti e non anni dolenti per i dolori che la guerra porterà al nostro paese.
Sono gli anni in cui gli italiani, almeno una buona parte, inseguono le gesta del duce che ha dato splendore all'Italia, sono appassionati dal cinema, dei calciatori e anche dei corridori delle corse per le auto.
Come i corridori della Mille Miglia, la corsa che proprio da Brescia parte e che, per un pezzo, si snoda attorno al lago.

Le auto sono ancora un desiderio lontano per gli italiani (“se potessi avere, mille lire al mese..” raccontava una canzone), abituati a muoversi in bici quando va bene, oppure coi mezzi o a piedi. LE corse automobilistiche sono un'occasione per le marche dell'epoca di mettersi in mostra, Alfa Romeo, BMW, Talbot. Sono un'occasione per le varie nazioni per aumentare il loro prestigio coi vicini di casa.

Ci sono le invidie tra i paesi e le invidie tra le case automobilistiche.
E però ci sono anche le rivalità tra i piloti, tra i team, e perfino le piccole superstizioni: proprio su quest'ultime l'ingegner Tarquini, il direttore della squadra francese della Delahaye, chiede aiuto al commissario. Aiutarlo a fare luce su una maledizione: due suoi piloti sono andati a farsi prevedere il futuro da una maga famosa, la signora Stroppa in arte Nefertari.
Dall'incontro con la maga sono uscito molto scossi.

Qualcuno ha imboccato la maga per spaventare i piloti?
Anche perché questa maga ha come clienti personaggi importanti, sia ora che si trova sul lago di Garda, sia nel passato quando “lavorava” a Roma: ministri, personalità del regime, il re Savoia e un futuro papa.
Tutte persone influenti di cui la maga aveva carpito molte confidenze e per cui il regime fascista
Una veggente cara al regime, l'inspiegabile minaccia contro una scuderia straniera che non era amata ma andava protetta, un sottile gioco politico che si disputa a attorno alla corsa automobilistica, l'apparente cavalleria ei sicuri colpi bassi che i piloti si scambiavano. Erano davvero ben assortiti gli ingredienti di quella bizzarra indagine..

Ma quella che era solo una questione di superstizione, diventa ben presto un'inchiesta su un incidente: quello in cui perdono la vita pilota e tecnico della prima auto della casa francese.
Un incidente sulla via panoramica sopra il lago, battezzata dal Vate la strada del meandro, un po' strano, tanto da far sospettare un sabotaggio sull'auto.
Ma da parte di chi? Una scuderia avversaria? Oppure è stato solo un incidente?

La morte della maga, Luigina Stroppa in arte Nefertari, non è stato un incidente di sicuro: qualcuno l'ha sorpresa alle spalle e l'ha strangolata con una corda di violino.
Un ladro? Oppure uno dei suoi clienti, magari uno dei tanti che aveva chiesto aiuto alla maga ricevendo risposte poco gradite ..
E come mai il ladro del paese, lo Zanza, il ladro gentiluomo, lo aveva chiamato quella mattina, come se avesse qualcosa di importante da raccontagli?

Sfruttando la sua empatia con le persone che deve incontrare nel corso dell'indagine (i familiari della maga, il personale della scuderia francese..) il commissario Sartori riesce ad individuare quelle piccole tracce che gli consentono di risolvere i due casi, l'incidente e la morte della maga e di tornare a quel suo placido equilibrio quotidiano e perfino di risolvere i suoi problemi di cuore.

La scheda sul sito de La nave di Teseo
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