21 dicembre 2019

Il lupo nell'abbazia, di Marcello Simoni


Prologo 
Anno Domini 832, giorno sesto del mese di dicembre 
Abbazia di Fulda 
Gli armigeri varcarono le cinta dell'abbazia ai rintocchi dell'ora prima. Sferzati dal turbinio della bufera, attraversarono la corte innevata fino allo spiazzo davanti al complesso claustrale e là si fermarono, muti come anime di trapassati condotte al loro estremo giudizio. Le folate biancastre erano così dense da rendere impossibile stabilire il numero esatto di quegli uomini, e pure se la stanchezza che gravava su di loro fosse dovuta a una lunga marcia o a una recente battaglia.

Una serie di delitti all'interno di una abbazia, avvolta dal freddo e dalla neve, non può che far venire in mente il celebre romanzo di Umberto Eco, Il nome della Rosa.
Delitti che evocano il maligno, che non sembrano spiegabili con l'uso della sola ragione, delitti su cui devono indagare dei giovani monaci, la cui sete di conoscenza è superiore al rispetto delle regole monastiche.
Marcello Simoni, lo scrittore di gialli ambientati in epoca medioevale, parte da questo contesto, per raccontarci un enigma ambientato nell'abbazia di Fulda, in Germania, nell'anno domini 832, ben cinquecento anni prima dunque del romanzo di Eco.
Abbazia dove, in una giornata di inverno, arriva un gruppo di armigeri dell'imperatore Ludovico il Pio, comandato da un generale in sella ad un cavallo dalle “proporzioni spaventose.. Totalmente coperto di ferro e di pelliccia bruna”.

L'arrivo di questi soldati suscita la curiosità di un gruppo di monaci miniaturisti, quattro ragazzi arrivati qui per arricchire la biblioteca con le loro opere.
Adamantius da Tours, Walfrido l'alemanno, Lupo di Borgogna e il ribelle Gotescalco figlio di un nobile, al momento in punizione per aver disubbidito ad una delle regole: la sera decidono di uscire dalle mura per andare a vedere coi loro occhi i soldati, le loro armature e magari anche a bere della birra al villaggio, chiamato Villa Fuldensis.

Tutt'altra reazione è quella invece suscitata nell'abate Rabano di Magonza e nel priore: come se l'arrivo di quei soldati dell'imperatore, in un momento così critico per la stabilità dell'impero, costituisse un problema.
Come se la presenza degli armigeri e del loro generale, in giro per l'abbazia, rischiasse di emergere qualche segreto che è bene che resti celato.
Walfrido, così terrorizzato da non riuscire a proferir parola, si limitò a sollevare i palmi. Che alla luce della lanterna si rivelarono rossi di sangue. 
«Ti sei ferito?» intervenne Adamatius. 
Per tutta risposta, l'amico puntò lo sguardo verso il basso, su ciò che a prima vista pareva un grosso fagotto abbandonato nell'angolo di poppa.Un fagotto da cui spuntava un volto ancor più bianco dei fiocchi di neve che, proprio in quel momento, iniziavano a cadere in piccoli turbini dal cielo.

La calma apparente all'interno delle mura è destinata a cessare: Adamantius, assieme a Gotescalco e Lupo, nella loro fuga fuori dall'abbazia, si imbattono in un cadavere, quello del loro confratello Ratgar. Per salvare i propri amici in fuga verso l'abbazia, Adamantius rimane accanto al cadavere, dove iniziano ad accorrere i famigli del villaggio e anche i soldati.

Il delitto di un monaco suscita una profonda reazione: Adamantius viene rinchiuso nelle cripte, al buio, mentre il priore scatena una caccia agli altri monaci visti vicini al cadavere, ritenendoli assieme a quest'ultimo, responsabili della morte del monaco, guardiano della porta meridionale.
Ma la reazione nasce anche dal come il monaco è stato ucciso: tre squarci gli hanno squarciato il busto e reciso la carotide.
Come i segni di una belva feroce. O come i segni del maligno, per l'erborista che viene incaricato di pulire il cadavere.

Non sarà l'unico morto di questa storia: altri monaci troveranno la morte nelle mura dell'abbazia, ucciso con gli stessi segni sul corpo.

Che bestia si annida all'interno delle mura? E' veramente opera del maligno, il Werwulf, il mostro crearo dalle Parche, secondo la leggenda?
E cosa hanno a che fare queste morti coi segreti che l'abate sembra custodire e di cui forse i soldati imperiali sono alla ricerca?

Il lupo nell'abbazia è un un thriller serrato, con molti rimandi al romanzo di Eco (l'erborista, le morti misteriose, i libri..) e che si basa su precisi eventi storici, realmente avvenuti: la dieta di Worms, le tensioni all'interno del Sacro Impero Romano tra Ludovico il Pio e i figli, come reale è l'abbazia benedettina di Fulda e il abate Rabano Mauro, che la guidò negli anni 822 e 842.
Come in tutti i romanzi di Simoni, realistica la ricostruzione del contesto storico in cui si muovono i personaggi, l'abate i soldati e i quattro monaci (anche loro realmente esistiti) cresciuti in mezzo ai libri con una forte curiosità per il mondo esterno.
La scheda del libro sul sito dell'editore Mondadori
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