Prologo
Anno Domini 832, giorno sesto del mese di dicembre
Abbazia di Fulda
Gli armigeri varcarono le cinta dell'abbazia ai rintocchi dell'ora prima. Sferzati dal turbinio della bufera, attraversarono la corte innevata fino allo spiazzo davanti al complesso claustrale e là si fermarono, muti come anime di trapassati condotte al loro estremo giudizio. Le folate biancastre erano così dense da rendere impossibile stabilire il numero esatto di quegli uomini, e pure se la stanchezza che gravava su di loro fosse dovuta a una lunga marcia o a una recente battaglia.
Una serie di delitti all'interno di una
abbazia, avvolta dal freddo e dalla neve, non può che far venire in
mente il celebre romanzo di Umberto Eco, Il nome della Rosa.
Delitti che evocano il maligno, che non
sembrano spiegabili con l'uso della sola ragione, delitti su cui
devono indagare dei giovani monaci, la cui sete di conoscenza è
superiore al rispetto delle regole monastiche.
Marcello Simoni, lo scrittore di gialli
ambientati in epoca medioevale, parte da questo contesto, per
raccontarci un enigma ambientato nell'abbazia di Fulda, in Germania,
nell'anno domini 832, ben cinquecento anni prima dunque del romanzo
di Eco.
Abbazia dove, in una giornata di
inverno, arriva un gruppo di armigeri dell'imperatore Ludovico il
Pio, comandato da un generale in sella ad un cavallo dalle
“proporzioni spaventose.. Totalmente coperto di ferro e di
pelliccia bruna”.
L'arrivo di questi soldati suscita la
curiosità di un gruppo di monaci miniaturisti, quattro ragazzi
arrivati qui per arricchire la biblioteca con le loro opere.
Adamantius da Tours, Walfrido
l'alemanno, Lupo di Borgogna e il ribelle Gotescalco figlio di un
nobile, al momento in punizione per aver disubbidito ad una delle
regole: la sera decidono di uscire dalle mura per andare a vedere coi
loro occhi i soldati, le loro armature e magari anche a bere della
birra al villaggio, chiamato Villa Fuldensis.
Tutt'altra reazione è quella invece
suscitata nell'abate Rabano di Magonza e nel priore: come se l'arrivo
di quei soldati dell'imperatore, in un momento così critico per la
stabilità dell'impero, costituisse un problema.
Come se la presenza degli armigeri e
del loro generale, in giro per l'abbazia, rischiasse di emergere
qualche segreto che è bene che resti celato.
Walfrido, così terrorizzato da non riuscire a proferir parola, si limitò a sollevare i palmi. Che alla luce della lanterna si rivelarono rossi di sangue.
«Ti sei ferito?» intervenne Adamatius.
Per tutta risposta, l'amico puntò lo sguardo verso il basso, su ciò che a prima vista pareva un grosso fagotto abbandonato nell'angolo di poppa.Un fagotto da cui spuntava un volto ancor più bianco dei fiocchi di neve che, proprio in quel momento, iniziavano a cadere in piccoli turbini dal cielo.
La calma apparente all'interno delle
mura è destinata a cessare: Adamantius, assieme a Gotescalco e Lupo,
nella loro fuga fuori dall'abbazia, si imbattono in un cadavere,
quello del loro confratello Ratgar. Per salvare i propri amici in
fuga verso l'abbazia, Adamantius rimane accanto al cadavere, dove
iniziano ad accorrere i famigli del villaggio e anche i soldati.
Il delitto di un monaco suscita una
profonda reazione: Adamantius viene rinchiuso nelle cripte, al buio,
mentre il priore scatena una caccia agli altri monaci visti vicini al
cadavere, ritenendoli assieme a quest'ultimo, responsabili della
morte del monaco, guardiano della porta meridionale.
Ma la reazione nasce anche dal come il
monaco è stato ucciso: tre squarci gli hanno squarciato il busto e
reciso la carotide.
Come i segni di una belva feroce. O
come i segni del maligno, per l'erborista che viene incaricato di
pulire il cadavere.
Non sarà l'unico morto di questa
storia: altri monaci troveranno la morte nelle mura dell'abbazia,
ucciso con gli stessi segni sul corpo.
Che bestia si annida all'interno delle
mura? E' veramente opera del maligno, il Werwulf, il mostro
crearo dalle Parche, secondo la leggenda?
E cosa hanno a che fare queste morti
coi segreti che l'abate sembra custodire e di cui forse i soldati
imperiali sono alla ricerca?
Il lupo nell'abbazia è un un thriller
serrato, con molti rimandi al romanzo di Eco (l'erborista, le morti
misteriose, i libri..) e che si basa su precisi eventi storici,
realmente avvenuti: la dieta di Worms, le tensioni all'interno del
Sacro Impero Romano tra Ludovico il Pio e i figli, come reale è
l'abbazia benedettina di Fulda e il abate Rabano Mauro, che la guidò
negli anni 822 e 842.
Come in tutti i romanzi di Simoni,
realistica la ricostruzione del contesto storico in cui si muovono i
personaggi, l'abate i soldati e i quattro monaci (anche loro
realmente esistiti) cresciuti in mezzo ai libri con una forte
curiosità per il mondo esterno.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Mondadori
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