19 gennaio 2020

La città senza ebrei, di Hugo Bettauer



La legge antisemita

Una sola muraglia umana assediava dall’Università a Bellaria il bell’edificio tranquillo ed elegante del Parlamento. Sembrava che tutta Vienna in quel giorno di giugno si fosse raccolta alle dieci del mattino là dove si sarebbe svolto un evento..

Una città senza ebrei, un paese senza ebrei e, chissà, un mondo senza più ebrei .. il sogno di Hitler fu immaginato e romanzato da uno scrittore austriaco nel 1922, in un libro che è rimasto sconosciuto per anni e che oggi viene pubblicato da Chiarelettere.

Il libro si intitola “La città senza ebrei”, l'autore è Hugo Bettauer, viennese di origine israelitica e trasferitosi per un lungo periodo in America. In esso si immagina una un paese – l'Austria e la sua capitale Vienna – in cui le fantasie perverse antisemite vengono messe in atto: agli ebrei, accusati di aver soffocato l'economia austriaca, viene imposto di abbandonare il paese.
Ai proprietari di imprese viene concessa una vendita forzosa, i proprietari di altri beni, come case, auto, devono disfarsene e non è difficile immaginare chi ne trarrà maggior beneficio.

Il romanzo, molto feroce nella sua satira contro l'antisemitismo, ci racconta di come, dopo qualche mese di grandi festeggiamenti per la cacciata dell'oppressore ebreo, che si arricchiva alle spalle del paese che lo ospitava, sprofondi nella più grande miseria.
Il signor Zwickerl faceva parte di quei molti piccoli commercianti che con la legge antiebrea erano d’improvviso saliti in alto. Con l’aiuto della Länderbank divenuta improvvisamente più cristiana di Cristo, lui, un piccolo commerciante dozzinale, aveva potuto rilevare il grande magazzino

I commercianti incapaci di gestire le loro imprese, coloro che avevano preso le imprese ad ebrei non sapevano come gestirle, mancavano i finanziatori perché le banche cristiane che avevano garantito il sostegno al paese erano sparite.
Nei negozi scompaiono i capi di lusso che nessuno comprava e iniziano ad apparire capi più a buon mercato, gli uomini vestiti alla tirolese, con giacche di fustagno e le donne col Dirndl
Sembrava che ormai la moda degli abiti tirolesi e da turisti si fosse diffusa ovunque, per quanto spingesse lo sguardo non vedeva che vecchi e giovani in loden, pantaloni al ginocchio e con quei cappelletti della Stiria sulla testa.[..] E le signore! La maggior parte portava il Dirndl, uno di quei costumi tirolesi che all’aperto in verità sono molto graziosi e piacevoli,

Persino le ragazze viennesi rimpiangevano gli amanti ebrei, così generosi nei regali, così attenti alle loro esigenze.
Le casse del paese, che si sarebbero dovute rimpinzare grazie al fatto che le risorse non venivano più drenate dagli ebrei, si erano prosciugate, per concedere sussidi ai disoccupati, per sostenere la crisi, per scongiurare una certa nostalgia del nemico semita.

E così gli ebrei rientrano in Austria e a Vienna sempre a furor di quel popolo che li aveva cacciati.
Fa quasi sorridere, in alcune sue parti, questo breve romanzo distopico, ma se si pensa a quello che è successo veramente in Germania e in Europa, il sorriso si trasforma in smorfia.
Specie se si inizia a riflettere alle parole usate dai cristiano sociali e dal loro leader, Karl Schwertfeger per la sua propaganda: lo slogan con cui è stato eletto, “Fuori gli ebrei dall’Austria!”; le accuse rivolte agli ebrei di voler snaturare lo stile di vita dei cristiani
.. noi non ebrei non possiamo continuare a vivere vicino e tra gli ebrei, perché ciò che non si piega si rompe: o noi rinunciamo al nostro modo di essere e alla nostra natura cristiana o gli ebrei alla loro. Nobile Assemblea!

Quante vole le abbiamo già sentite queste parole, in questi anni: rivolte contro i clandestini, gli immigrati accusati di rubar lavoro, il welfare, di volerci colonizzare.
E come suonano sinistre e attuali, le accuse fatte nel libro, sempre agli ebrei, di gozzovigliare alle spalle degli austriaci?
Chi viaggia in automobile, chi gozzoviglia nei locali notturni, chi affolla i caffè, i ristoranti eleganti, chi si ricopre, lui e sua moglie, di gioielli e perle? L’ebreo!

Al bando antiebraico si era arrivati senza troppe violenze, senza pogrom, ma semplicemente mettendo un vestito legale ai propositi antisemiti, una cornice che desse un minimo di parvenza legale alla cacciata: una legge che teneva conto del valore delle aziende ebree, tener conto degli figli di ebrei e dei figli di matrimoni misti.

Potrà sembrare bizzarro e non lo è, ma quando nel gennaio del 1942, diversi gerarchi nazisti furono radunati a Wannsee, sulle sponde di un piccolo lago vicino Berlino, per affrontare la messa in atto della soluzione finale, proprio degli stessi ragionamenti discutevano.

La ricerca e la difesa di una propria identità razziale, il furore contro i diversi considerati non uguali a noi e con meno diritti, l'antisemitismo che diventa uno strumento di propaganda in momenti di crisi, dove è facile addossare all'ebreo (o all'immigrato, o al diverso) tutte le colpe sulla nostra condizione.
Ebreo (o clandestino, o immigrato) a cui addossare anche le accuse più abbiette, come quella di violare la virtù delle giovani ragazze ariane.
Da tutto questo, dal sonno della ragione, nascono i mostri: nel 1920, queste parole sinistre venivano pronunciate durante l'assemblea costituente dall’austriaca, dal leader dei cristiano sociali Kunschak
Richiediamo perciò che gli ebrei – nella misura in cui non possano essere espulsi e non se ne vadano volontariamente – siano immediatamente internati in campi di concentramento

Non erano ancora i campi di sterminio, ma un altro austriaco di Linz, qualche anno dopo, avrebbe realizzato il proposito.

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