01 febbraio 2020

Fermare l'odio di Luciano Canfora


Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre 
Primo Levi

Le parole di Primo Levi guidano la lettura di questo saggio dello storico Luciano Canfora che ci parla dell'odio di ieri, quello che ha portato al genocidio degli ebrei (e degli omosessuali, degli zingari, delle vite indegne di essere vissute), come siamo arrivati alla dittatura fascista, quella del Mussolini che ha fatto cose buone, secondo la narrazione assolutiva che è sopravvissuta fino ai nostri giorni.
E dale pericolo di ieri, ai pericoli di oggi: perché anche nella nostra società l'odio contro i diversi attraversa tutti gli strati sociali, tra quelli che mettono le scritte contro gli ebrei, quelli che compiono aggressioni contro coppie omosessuali colpevoli solo di esistere, quelli che compiono raid contro strutture di accoglienza per i migranti.
E quelli che di fronte a queste storie, fanno finta di non vedere, girano la testa dall'altra parte.

Perché ancora oggi si deve parlare del regime fascista, che ha governato l'Italia dal 1922 fino al luglio del 1943? Non è una storia passata?
Ci sono forti legami tra il fascismo di ieri e i sovranisti di oggi: c'è il tema dell'identitarismo prima di tutto, lo stato nazionale, la religione di stato che deve fare da spalla alla politica (che è poi il motivo degli attacchi a Bergoglio). Prima gli italiani, dicono i sovranisti oggi, American First dicono i seguaci di Trump.
Difendere la razza italiana dai rischi del meticciato, la “rovina delle nazioni” era scritto nel libro Il primo libro del fascista.

Ma dove sono le squadracce nere che picchiano le persone col manganello? - si chiedono i benpensati, quelli che sostengono che il pericolo fascista non esiste.
Esiste però la violenza negata: le violenze contro le persone di colore (nell'estate del 2018 venivano bocciate come semplici scherzi), le scritte “Juden Heir”, esistono i gruppi fascisti che oggi si sentono legittimati (grazie alle gesta di un ex ministro dell'interno) ad usare in pubblico i loro slogan e le loro bandiere.
Anche il fascismo non si è imposto subito come dittatura: arrivato al potere grazie all'appoggio dei liberali (come Einaudi e Croce), in funzione di contenimento del socialismo e del comunismo, ha occupato tutti gli spazi nello stato col tempo, ha eliminato gli spazi di libertà un passo alla volta.
Sempre con l'appoggio dei liberali e perfino con l'apprezzamento delle democrazie straniere: dall'America all'Inghilterra di Churchill e Chamberlain.

Nell'indifferenza della violenza contro le opposizioni, contro gli arresti e le persone mandate al confino: perfino l'omicidio del deputato Matteotti suscitò una reazione unitaria contro Mussolini e il suo governo (in fondo, quel socialista se l'era cercata, con le sue denunce in Parlamento).
Nemmeno le leggi contro gli ebrei del 1938, che cacciavano dall'amministrazione pubblica, dall'insegnamento, le persone di religione ebraica.

Perché il fascismo era il partito dell'ordine, che aveva nei comunisti il suo nemico.
Quello che ieri erano gli ebrei, il nemico esterno da additare e a cui addossare tutte le colpe, è oggi l'immigrato di colore.

Ci sono i decreti sicurezza (che colpiscono sia chi fa integrazione sia chi si permette di fare manifestazioni di protesta), le campagne d'odio contro gli immigrati definiti clandestini (non persone portatori di diritti) dunque criminali. Ci rubano il lavoro, ci rubano il welfare, non rispettano i nostri valori, non rispettano le leggi.
..migliaia di meridionali ogni anno invadono la città di Torino".
La Stampa 16 febbraio 1957

C'è un filo comune che lega assieme l'odio, il razzismo, dell'altro ieri, da quello di ieri a quello di oggi, non solo per i legami storici e politici tra i fascisti di ieri e i neofascisti di oggi.
Luciano Canfora elenca diversi esempi di questi legami: l'uso di un nemico esterno da additare per arrivare ad una guerra tra poveri, il ricorso ad un finto stato sociale che non dia fastidio alle classi egemoni (la casa agli italiani, per esempio), l'uso di un linguaggio povero, il ricorso a slogan semplici, facili da comprendere.
Umberto Eco aveva parlato non a caso di Ur-Fascismo, per descrivere questo fascismo sopravvissuto nei decenni: la fine dei partiti, quelli nati dall'antifascismo come la DC, il PSI, il PCI, ha di fatto rotto l'argine per l'ingresso in Parlamento e al governo di queste forze, ha sdoganato l'uso di un certo linguaggio, di certe manifestazioni (avreste mai detto che un ex ministro dell'Interno se ne sarebbe andato a citofonare a dei cittadini per chiedere loro, “scusi ma lei spaccia”?).

Dopo i partiti, rimane solo la scuola, come argine di cultura e di conoscenza: cultura e conoscenza di cosa sia stato il fascismo, di come è nato e di cosa ha prodotto.
Ecco spiegata l'ansia di certe forze di destra nel voler mettere mano alla scuola, con l'autonomia regionale: sottoporre ad un controllo politico locale l'assunzione e l'insegnamento delle scuole.
Ansia che lega assieme anche certi politici della presunta sinistra (vedi il caso Lombardia ed Emilia Romagna).
C'è, da parte di questa destra, la caccia ai testi troppo di sinistra, la caccia agli insegnanti di sinistra: storie come quella dell'insegnante di Palermo sospesa perché i suoi alunni si erano permessi di accostare i decreti sicurezza con quanto successo negli anni '40.

E cosa è successo negli anni 30-40? La notte dei cristalli, le leggi sul sangue e sulla razza e poi la vicenda della nave S. Luis, piena di famiglie ebree provenienti dall'Europa il cui attracco fu negato dai governi cubani e americani.
Cosa c'è di diverso coi respingimenti fatti oggi dalle motovedette italiane e libiche?
Dalle frontiere presidiate col filo spinato in Ungheria (che qualche leghista vorrebbe avere anche in Italia)?
Tocca al pontefice in carica ricordare, agli immemori e agli ignari, che «gli odierni sovranisti parlano come Hitler nel 1934 : noi, noi, noi..

Che fare allora? Come fermare l'odio?
Prima di tutto con la conoscenza di cosa sia stato il fascismo ieri. Riconoscerne il linguaggio e i modi.
Non girare la testa dall'altra parte.
Un ruolo importante lo avrà la sinistra e le sue forze:
La xenofobia sovranista sa quello che vuole e si illude che la soluzione sia «alzare il ponte levatoio». Saprà una risvegliata sinistra tornare a svolgere un ruolo adeguato alla sfida ineludibile del mondo unificato? C'è chi già lo fa, limitatamente al proprio raggio d'azione: lo fa il sindacato, che tenta di spezzare la «guerra tra poveri» (tanto cara ai nuovi fascistoidi) unificando gli obiettivi di lotta e integrando i migranti; lo fanno le chiese, nella temperie favorevole e molto contrastata, determinata dall'orientamento dell'attuale capo della più importante di esse (quella cattolica).

L'Europa ha un ruolo fondamentale nel poter mettere un argine ai neo fascismi, dei vari Orban: pensare di fermare le migrazioni coi blocchi navali e gli eserciti, in un modo sempre più asimmetrico e preda dei cambiamenti climatici è assurdo.
.. l'utopia deve sposarsi col realismo e adare a lezione dalla storia. Il Mediterraneo – oggi cimitero a cielo aperto -, che l'imperialismo europeo per lungo tempo ha diviso in colonizzati e colonizzatori, era stato molto prima, e per un tempo non breve, un'area politico culturale unitaria. Può tornare ad esserlo se sapremo ripensare radicalmente la troppo angusta, arroccata e qua e là incrinata, unione europea.

La scheda sul sito di Laterza
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