11 febbraio 2020

Presadiretta – tutti spiati

Due servizi: l'utilizzo dei nostri dati da parte di società private che sanno tutto di noi e la moneta parallela usata, oltre all'euro, in Sardegna.



Una moneta per amica

In Sardegna si sono inventati una moneta parallela, il Sardex, moneta virtuale che si basa sullo scambio di servizi da parte di utenti e imprese del circuito.

Gli euro si usano per bollette e affitti: le medie imprese lavorano in rete e i dati della fatturazione, cresciuta del 15% in alcuni casi, hanno dato conferma della bontà del progetto.

Questa rete è nata in una delle zone con maggiore disoccupazione, il Medio Campidano: con questa rete si sono aiutate le imprese, che vengono esaminate per poter aderire, che vengono messe in contatto tra loro e con gli utenti.



Sardex si basa sui principi della circolazione della moneta, sulla moderazione dell'offerta dei servizi (non possono iscriversi troppi avvocati in una stessa zona per non creare eccesso di offerta): in dieci anni ha contribuito allo sviluppo di aziende sane e competitive, che ora attraggono maggiori investimenti dalle banche.



La rete include servizi complessi: una mensa compra il cibo per la mensa e i genitori pagano in Sardex per la retta; si pagano in Sardex le sponsorizzazioni di una squadra di calcio che ora è passata in Promozione.



Sardex cresce insieme alle storie delle imprese e delle persone che la usano: “Una moneta chiamata fiducia” è il titolo di un libro dedicato a questa moneta virtuale molto radicata sul territorio e che oggi è studiata anche all'estero.



Tutti spiati (?) di Danilo Procaccianti



Un'altra moneta di cui parlerà Presadiretta sono i nostri dati: siamo spiati tutti i giorni, tutte le ore, da tutti i device che abbiamo in casa. I nostri dati, che arrivano gratis alle aziende, vengono comprate dai data broker per influenza perfino la politica e non solo i nostri gusti.



Danilo Procaccianti è partito dalla casa di Matteo, appassionato di smart-home, una casa dove i device comandano tapparelle, antifurto, aspirapolvere.

Peccato che il tracciato della casa, registrato dall'aspirapolvere, arrivi alla società che lo produce che può anche usarlo: Matteo è costretto a concedere dei suoi dati per usare un prodotto che ha pagato.



Amazon per Alexa, Samsung per la smart TV, Google per Android: sanno tutto di Matteo e incrociando i dati, possono fare previsioni sui suoi prossimi acquisti che gli arrivano come suggerimenti.

LA casa di Matteo lo spia, ne prende le parole, le usa: siamo connessi sempre a internet grazie a device che paghiamo anche meno del prezzo di produzione, perché si ripagano coi dati che ci catturano.



Anna Maria Mandalari è una scienziata che lavora a Londra: ha dimostrato che molti dei dispositivi che usiamo, anche quelli per la sicurezza, ci spiano.

Mandano pacchetti a diversi siti fuori dall'Italia, usando anche traffico criptato: c'è una telecamera che fa port-scanning, mentre è attiva, per capire se ci sono altri dispositivi da cui estorcere dati.



LA telecamera di Xiaomi invia i dati raccolti, l'ora, il video ripreso, in modo non criptato in Cina: meno costano e più spiano di fatto.

Se non si accettano i termini di utilizzo di questi dispositivi, non si possono usare: la smart TV per esempio si collega a Facebook, anche se al suo interno non c'è installato Facebook e lo stesso vale per Netflix.



Ci sono dispositivi che si indossano, come la giacca di Levi's dove, nel suo polsino si può inserire un device che si collega ad una app. Tocchi il polsino e puoi comandare lo smartphone, farti un selfie e ascoltare musica.



Ci sono termometri social dove, ti registri la temperatura e i dati finiscono online.

Ci sono sex toys che mandavano all'azienda produttrice i dati di utilizzo del vibratore.



A cosa servono questi dati? Per creare un nostro profilo, che identifichi il singolo, anche non solo per nome e cognome, ma come persona che fa delle operazioni, che ha dei gusti e che in futuro potrebbe voler comprare o fare qualcosa.



Tracciature che avvengono tramite i cookie: etichette che raccontano le nostre abitudini su internet, usati anche per monitorarci in tempo reale, vedere i siti che abbiamo visto in modo molto intrusivo.



E' come se girassimo ogni giorno con un braccialetto elettronico, che traccia quello che facciamo: è quanto fa oggi Google, con la sua timeline, i luoghi visitati, per quanto tempo, i mezzi di trasporto usati per spostarci.

E sono informazioni che abbiamo dato noi a Google.



Alcuni giornalisti del NY Times sono entrati in possesso delle informazioni sugli spostamenti di centinaia di persone: tra queste anche un agende dei servizi segreti americani, uno di quelli adibiti alla sicurezza di Trump.

Nemmeno il presidente degli USA è al sicuro, figuratevi come lo siamo noi.



Lo sa Google e lo sanno le altre App collegate, senza che noi lo sapessimo: anni fa era emerso che delle App raccoglievano informazioni sulle mestruazioni e sulle abitudini sessuali delle donne che si erano registrate. Informazioni che poi erano inviate a Facebook.



Tik tok è stata scaricata da più di 1 miliardi di persone, compreso Salvini: si creano video con della musica in sottofondo, in modo semplice.

Dietro questa App c'è l'interesse dei brand, dei marchi, ma c'è anche un'azienda cinese: i garanti della privacy di tutto il mondo hanno lanciato l'allarme, contestando il fatto che l'azienda non ha protetto minori di 13 anni dall'uso di questa app.



Prendono i nostri dati e ci costringono anche a fare degli spostamenti: è quello che succede ai giocatori di Pokemon Go, una app di realtà aumentata, che indirizza i giocatori verso certi edifici, verso certi locali che magari pagano la società produttrice per far arrivare un certo numero di persone.

Persone che sono considerate come marionette: si parla di capitalismo della sorveglianza, racconta la sociologa Zuboff, perché in questo mondo l'ultimo prodotto da sfruttare siamo noi.

Paghiamo per farci dominare, per orientare i nostri comportamenti, siamo ad un passo dal grande fratello: per i capitalisti della sorveglianza noi siamo solo utenti anonimi.



La nostra democrazia è a rischio, perché abbiamo perso la nostra sovranità e i nostri comportamenti sono influenzati dalle società della rete: lo ha raccontato l'inchiesta sullo scandalo Cambridge Analytica.



Attraverso gli algoritmi, che incrociano i dati che lasciamo sui social, le società della rete sanno tutto di noi, la nostra personalità, i nostri gusti, le nostre scelte in campo politico.

Il referendum sulla Brexit è stato condizionato da questi meccanismi: Cambridge Analytica ha usato i dati 8 milioni di profili di Facebook per influenzare il voto di milioni di elettori, non solo in Inghilterra ma anche in America, bombardati con messaggi ad hoc personalizzati.



Presadiretta ha intervistato Brittany Kaiser, ex dipendente di questa società fondata da Steve Bannon, braccio destro di Trump e ideologo della destra sovranista: la vittoria di Trump ha influenzato la vittoria di Trump, “questa è la tragedia della nostra democrazia nel 2016”. Messaggi per condizionare potenziali elettori di destra e per scoraggiare al voto elettori di Hillary Clinton.



Fake news, notizie false, che hanno perfino nascosto la realtà di tutti i giorni: il numero dei rifugiati che sarebbero arrivati in Inghilterra, del costo del rimanere nell'Unione, tutto grazie ad annunci che sono apparsi su Facebook per poi sparire, annunci visibili solo dai singoli utenti.



Il fondatore Zuckerberg ha sempre negato rapporti con Cambridge Analytica, non ha mai sospeso annunci a pagamento anche dopo lo scandalo.



Era in piedi una vera e propria infrastruttura per condizionare elezioni nel mondo e che coinvolgeva governi e servizi segreti: anche partiti italiani hanno contattato C.A., uno di questi avrebbe forse fatto un progetto pilota.



Di certo il Movimento 5 Stelle si è mosso in anticipo: ha profilato i propri utenti su Facebook ben prima che lo facesse C.A. E' questo quello che raccontano ex dipendenti della Casaleggio Associati come Nicola Biondo o Marco Canestrari.



Casaleggio Associati ha avuto in mano i dati personali di 30mila persone, che nel 2013 hanno dato consenso positivo all'uso di una App per le primarie.

E' partita un'inchiesta del garante della privacy sull'uso dei dati personali, alla Casaleggio Associati e alla piattaforma Rousseau e vedremo come procederà: di certo Casaleggio jr ha incontrato nel 2018 Steve Bannon e anche Farage.



Come funziona la piattaforma Rousseau



“Io ho creato degli Avatar in carne e ossa” sono le parole di Gianroberto Casaleggio, confidate a Nicola Biondo. Gli avatar sono i profili degli utenti profilati e ben noti da Casaleggio e che poi sono diventati i deputati a 5 stelle.

I dati segreti della Casaleggio sono poi finiti nella cassaforte dell'associazione Rousseau che ha dentro Davide: un partito politico, di governo, ha di fatto un unico fornitore per i servizi informatici, che non potrà mai essere cambiato.



Noi eleggiamo i deputati del movimento, ma che ruolo ha Casaleggio?

Tutta la comunicazione del movimento passa per Casaleggio e per Rousseau, dopo il 2016: erano i messaggi contro il PD, contro i suoi esponenti locali, che le associazioni locali dovevano usare a scatola chiusa.



Come a scatola chiusa è la piattaforma stessa, sviluppata a codice sorgente chiuso, come fosse un segreto aziendale.

Quanto sono sicuri i dati dei sostenitori e degli attivisti del M5S dentro la piattaforma, visto che nessuno può controllarne la sicurezza?

Possono avvenire violazione di dati privati?

Il voto sulla piattaforma è tracciabile?



Cosa è successo durante i tilt registrati ai tempi delle elezioni del 2018 per le parlamentarie? Per la scelta del capo politico, Di Maio?

Gli unici che parlano sono i fuoriusciti o persone che sono state cacciate dal movimento.

Il movimento 5 stelle non fa congressi, non ci sono elezioni interne pubbliche, non c'è tutta questa trasparenza di cui si parlava all'inizio.

Una sola persona, Davide Casaleggio, ha in mano un potere enorme che ha declinato la richiesta di intervista di Presadiretta.

Presadiretta ha raccontato dei rischi di tracciatura quando si va in palestra (le nostre informazioni fisiche, i dati del nostro corpo), quando si usano le tessere fedeltà nei supermercati (sanno quanto e quando spendiamo).

I dati oggi valgono più del petrolio - racconta il data analyst di Oracle, una dele società che oggi fanno data broker.
Prendono dati raccolti da milioni di device e che son venduti per pubblicità.
Sono dati personali che escono dai nostri device, siamo noi che li concediamo gratis a queste società e che poi vengono salvati in CED super sicuri come il SuperNap a Vicenza.  

Riuscirà il regolamento GDPR a porre un freno a questa situazione?

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