Ogni giorno leggiamo nuovi dettagli sull'omicidio di Willy Monteiro a Colleferro: è una notizia che sta riempiendo pagine di giornali e spazi sui Tg.
Ma quanti di quelli che ne parlano conoscono quella realtà, della provincia italiana?
A meno che non vogliamo fermarci alla superficie del problema, tirando in ballo razzismo e fascismo (o peggio ancora, tirando in ballo le palestre e le arti marziali, cosa che non c'entra nulla).
Oggi, i giornalisti di Radio Popolare, hanno scelto di intervistare Mino Massimei, attivista che ieri era presente alla fiaccolata per Willy a Paliano: Mino ha raccontato della mancanza del welfare nei piccoli comuni, del degrado culturale sul territorio, della questione dello spaccio della droga.
Tutto questo è responsabilità di sindaci, di associazioni locali e anche del mondo dell'informazione che racconta del territorio magari da lontano.
Dai microfoni di Radio Popolare, Mino spiegava come la morte di Willy non si spiega semplicemente con razzismo, che pure esiste e fa parte della nostra società, ma non è al centro del problema: chi sono le persone che hanno partecipato al pestaggio, con che cultura sono cresciuti?
Sono persone che hanno subito una fascinazione dei modelli della criminalità, del disprezzo della vita, che fanno soldi con lo spaccio droga, col recupero crediti da parte degli strozzini, questo è il loro universo.
Un universo dove lo Stato, dove le leggi, dove le istituzioni forse, sono assenti.
E dove le persone sono abituate a girare la testa dall'altra parte quando vedono una rissa, quando vengono persone violente minacciare, picchiare, fare violenza.
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