03 dicembre 2020

Arrigoni e il caso del delitto in redazione di Dario Crapanzano

 


Nell’anno 1957, da poco concluso, gli affari erano andati a gonfie vele per la Leonardo Bruni & C., la casa editrice fondata un decennio prima da colui che le aveva dato il suo stesso nome.

Leonardo Bruni, nato a Milano nel 1912, dopo aver frequentato il liceo classico si era laureato in Giurisprudenza all'Università Statale. Attratto dal mondo dell'editoria, vi era entrato iniziando come impiegato nell'Ufficio Vendite di un importante operatore del settore.

Un carriera brillante quella di Leonardo Bruni, editore di una casa editrice milanese molto importante e influente, che pubblica libri di vario genere, dalle collane per bambini, alle storie di divi dello spettacolo ma anche classici, le “opere immortali” di autori stranieri e opere teatrali.

Il successo gli aveva consentito di reclutare nella sua casa giovani collaboratori tra cui il redattore capo Alberto Masserini, che aveva scoperto un romanzo distopico in cui “si immaginava che gli sconfitti della Seconda guerra mondiale fossero stati invece i vincitori, con tutte le inevitabili conseguenze, in un’Italia dominata pertanto dai nazifascisti”.

E' lui la vittima in redazione di questo ultimo giallo scritto da Dario Crapanzano (ultimo per la morte dello scrittore avvenuta il 21 ottobre scorso.

In una fredda notte invernale, per la precisione quella di venerdì 31 gennaio 1958, il giovane era seduto alla scrivania nel suo soggiorno, ma non stava né leggendo né scrivendo: sembrava dormire con la testa appoggiata sul ripiano di fronte a lui..

Ma il giovane Alberto Masserini è in realtà stato ucciso da un colpo alla gola, nello stabile della sua abitazione in via Settala a Milano.

Del caso se ne occupa il commissariato di Porta Venezia, il commissario capo Arrigoni e il suo giovane pupillo, l'ispettore di fresca nomina De Pasquale.

Come tutti i gialli che si rispettino, le prime indagini si muovono partendo dall'osservazione della scena del crimine: la vittima aveva fatto entrare l'assassino, che evidentemente conosceva per averlo ricevuto a quella tarda ora serale. I due investigatori notano alcuni dettagli: l'assenza dell'agenda, dove segnare scadenze e appuntamenti e della cenere nel posacenere. I due, o forse solo uno dei due, avevano fumato prima di ..

Dalla casa della vittima, l'indagine si sposta all'immancabile portinaia, per avere notizie sulla vita del morto: fortunatamente per gli investigatori, è una donna ciarliera la signora Voltini.

E anche una che nota i dettagli delle persone che facevano visita al Masserini: una signora che entrava quasi senza volersi far vedere con un “foulard in testa e un paio di occhiali da sole”.

E un signore anziano, elegante “con i capelli brizzolati e con un sigaro sempre in bocca”. Un avvocato con gusti particolari, aggiunge con malignità.

E, infine, la passione per le scommesse sui cavalli: il morto incontrava spesso un allibratore, un bookmaker per le sue scommesse, con cui aveva spesso litigi, per debiti non pagati.

Quale la causa del delitto dunque?

Un debito non pagato, un litigio con questa persona anziana, che si scoprirà essere poi un avvocato oppure la causa potrebbe ritrovarsi nella passione della vittima per le belle donne?

Il Masserini era un bell'uomo e aveva l'abitudine di selezionare le collaboratrici esterne anche in base alla loro avvenenza. Delitto passionale allora? Magari un marito che aveva scoperto la relazione della moglie col bel redattore capo?

Sembra un caso semplice all'inizio per Arrigoni e i suoi collaboratori, ma arriverà alla soluzione del delitto solo grazie ad una delle sue intuizioni (e nonostante la dietta ferrea a cui vorrebbe sottoporsi).

Mi mancheranno i libri di Crapanzano, i gialli col commissario Arrigoni: sebbene le trame non siano complesse, nei suoi romanzi si racconta della Milano di fine anni sessanta che si preparava al boom e che stava vivendo una prima trasformazione.

Dalla città delle osterie, dei tram “gamb de legn” sarebbe diventata nel corso di pochi anni la città dei grattacieli, della metrò e con le strade intasate dal traffico delle auto.

Nelle case avrebbe fatto definitivamente irruzione la televisione coi suoi programmi e i volti dei primi presentatori (come il giovane Mike Bongiorno).

La svolta, che fece schizzare in alto le vendite dei televisori, avvenne con il varo del programma a quiz Lascia o raddoppia, partito nel novembre del 1955 su proposta del presentatore italo americano Mike Bongiorno.

Come nota di cronaca, aggiungo che in quella Milano e in quell'Italia, dove si cantava sulle note di Mike Bongiorno e nelle strade giravano poche auto ancora, esistevano ancora le case chiuse, che sarebbero state “chiuse” definitivamente nel febbraio del 1958.

Se alcune tradizioni, alcuni mestieri, luoghi (le osterie col flipper e il biliardino), sono spariti, altre tradizioni di quella Milano sono rimaste, come quella di mangiare il panettone avanzato il 3 febbraio:

La tradizione popolare – forse alimentata dagli stessi produttori del dolce natalizio, Motta e Alemagna in primis – sosteneva che mangiare il panettone nel giorno di San Biagio teneva lontane le malattie tipicamente invernali

La scheda del libro sul sito di Sem libri

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