Usare le immagini dell'assalto al Congresso americano per risolvere beghe italiane, è sintomo del provincialismo di cui soffrono molti giornalisti e opinionisti senza titoli in Italia.
Le persone che hanno forzato le transenne, attaccato i poliziotti, arrivando a farsi i selfie nelle stanze dei rappresentanti al congresso non erano poveracci: molti sono professionisti, alcuni sono personaggi cresciuti all'interno del sottobosco razzista e suprematista bianco che Trump ha difeso e coccolato.
Come aveva detto Marx, la storia si ripete, la seconda volta in farsa: nel corso di un secolo siamo passati dall'assalto al palazzo d'Inverno da parte dei comunisti, all'assalto del palazzo da parte dei ricca borghesia.
Ma questo non vuol dire che dietro la vittoria di Trump ci siano solo questi personaggi vestiti da vichinghi o da sciamani.
Trump ha vinto perché l'alternativa non aveva convinto l'elettorato democratico, e qui tocca tirare in ballo quanto scritto dall'ex ministro Barca su Twitter, sul peso delle disuguaglianze, che estremizza il discorso politico spostando elettori a votare per quello che a loro sembra diverso.
Se a destra nessuno vuole ammettere che quella destra, illiberale, razzista e poco amante delle leggi, è la loro destra, nel campo progressista (per modo di dire) non si vuole ammettere che anche nel centro sinistra (o quello che è rimasto) si hanno delle colpe per queste disuguaglianze.
Parlo delle politiche del lavoro portate avanti in questi anni, del precariato diventato bandiera a sinistra, di interi capitoli di spesa spostati da istruzione, sanità, ricerca verso le grandi opere (tutte utili?), gli armamenti, bonus dati senza discriminazione.
In Italia dobbiamo preoccuparci dell'abbandono scolastico, dei pochi laureati e di quanti finiti gli studi vanno all'estero, di una sanità che non ovunque dà stessi livelli e che col covid ha mostrato le sue fragilità anche qui al nord.
Anziché pensare alle case per chi ne ha bisogno, si pensa al nuovo stadio a Milano, secondo un modello di shopping, uffici luminosi, ormai fallito (se prenderà piede lo smart working tutto quel cemento per ricchi non servirà).
Quanto successo in America dovrebbe farci riflettere, specie a sinistra, sui nostri errori.
E invece tutto fa brodo per le polemiche di giornata. E ggli ultimi rimarranno sempre in fondo, dimenticati, anche ora che dobbiamo decidere come spendere i 200 miliardi e passa dall'Europa.
PS: ancora oggi, anche nell'editoriale di Travaglio, sento parlare di censura su Trump.
Twitter e FB hanno delle regole, poche ma ci sono e l'account di Trump le ha violate, non mi risultano che ci siano delle deroghe nel regolamento di questi social per i presidenti degli Stati Uniti.
La censura è un'altra cosa: è quando la Rai ti blocca il servizio, quando un direttore di giornale blocca un pezzo.
Quando ad un giornale arrivano querele temerarie per fargli tenere la bocca chiusa.
RispondiEliminahttps://medium.com/@MMFlint/the-terrorist-attack-is-not-over-381e857f07ed
Quelli che hanno invaso la Casa Bianca sono ancora tutti a Washington, con l'intenzione di attaccare di nuovo dal 17 gennaio. L'allarme che lancia Michael Moore è quello che se non li arrestano in massa potrebbero provocare di peggio.