Arcadipagine, scansati il tesserino e una moneta da venti centesimi, riconosce sotto le dita l'ultimo dei sucai comprati da Elsa il giorno prima. Con cura lo estrae, elimina la lanuggine del fondo tasca, lo mette in bocca e aspetta l'istante in cui i granelli di zucchero della superficie saranno un ricordo e la liquirizia all'olio d'arancio realtà. Roba di tre secondi, quindi scende, chiude con la chiave la sua Alfa 33 e si avvia tagliando il cortile verso la porta a vetri installata il mese scorso per volere delle alte sfere.
Spinto dalle recensioni positive e dal lancio di Einaudi, ho preso in mano questo romanzo dello scrittore torinese Davide Longo e ho cominciato a leggerlo.
Partire dall'ultimo romanzo di una serie non sempre è una buona idea, spesso ti mancano dei perché, dei tasselli del passato del protagonista (il commissario della Questura Centrale di Torino Vincenzo Arcadipane).
Ma se l'autore è bravo nell'imbastire la trama, mettendo qua e là dei punti di raccordo tra il passato e il presente, si può fare.
Provare a conoscere questo commissario ormai ben oltre metà cammin di nostra vita, appesantito dalle tante storie nel suo passato, come le indagini fatte assieme al suo maestro, Corso Bramard, che gli ha insegnato il mestiere. Il matrimonio finito con una separazione. Un'Alfa 33 a cui è molto affezionato e un cane, malconcio pure lui, di nome Trepet e delle caramelle sucai sempre in tasca.
Ci troviamo a Torino, città ex industriale oggi in cerca di una nuova dimensione, di una nuova anima, ma dove quel passato (che sa di industria, di casermoni, di gente che si alzava all'alba per il turno) ha lasciato una bella impronta
Arcadipane guarda il carcere con la sua forma anomala da palazzo popolare in mezzo al niente, solo la rete e nemmeno troppo alta intorno a distinguerlo dagli altri palazzi del quartiere per cui gli immigrati venuti nei 60 a incastrarsi nella Fiat avrebbero dovuto leccarsi i baffi. Case costruite per loro, dieci piani di morbidezza
Lui questa città l'ha conosciuta bene, avendola girata in lungo e in largo, non solo con la sua 33, in questi ultimi trent'anni. Ogni luogo, un reato, a volte un delitto, un corpo rimasto per terra. Un ricordo non sempre piacevole, non sempre facile da dimenticare:
Ecco che cos'era la città per un poliziotto della sua età: una mappa di posti dove erano successe cose sgradevoli e, se sei fortunato, qualcuna da riderci su. Lui tutto sommato non era di quelli messi peggio
Lo incontriamo alle prese con un ragazzo, Luca, accusato di aver picchiato una donna in metropolitana. Le prove? Schiaccianti, il ragazzo andava in giro con un kimono e con gli anfibi, che sono stati immortalati dagli occhi delle telecamere.
Lasciato il ragazzo a macerare, non sono stato io, ero in giro col kimono per una scommessa fatta con la mia ragazza, seguiamo Arcadinape nel suo giro mensile alla ex moglie.
Ex perché, gli aveva detto un giorno, il nostro rapporto non ha nessuna evoluzione.
All'improvviso, nella sua casa, di fronte alla ex moglie, scopre tutto il vuoto della sua vita.
Essersi perso la carriera del figlio, calciatore professionista con cui una volta andava a mangiar la pizza assieme dopo gli allenamenti.
Essersi persi gli esami della figlia...
Che hai fatto Arcadipane in questi anni?
E allora perché non è tornata a vedere giocare suo figlio? Perché non sa che Loredana fa spinning e non si ricorda il nome dei suoi esami? Che altro ha da fare a parte lavorare ricordarci queste cose?
Dove finiscono le ore che non passa sui casi?
Torniamo al caso della metropolitana. All'apparenza sarebbe tutto semplice: un ragazzo con dei precedenti, una famiglia difficile, una fidanzata che invece è di buona famiglia e che ha visto in lui qualcosa di buono.
Ma Luca si ostina a non confessare, arriva perfino a tentare il suicidio.
Il che porta Arcadipane a cercare un'altra soluzione, un'altra via.
E trovare così il vero responsabile del pestaggio che, caso strano, prima di confessare davanti ai poliziotti aspetta i sei rintocchi della campana, alla sera.
Peccato pensa perché a parte l'aver messo dentro innocente, Mariangela che se la spassa con un collega di cinque anni più giovane, una figlia che lo considera un babbeo, un figlio disperso, una psicopatica che lo costringe a prostituirsi in rete, l'aver scoperto che l'unico amico ha deciso di non tentare l'operazione che gli darebbe il 30 % di possibilità di continuare a cantare in questo cortile.. a parte tutto questo pensa non è stata una cattiva giornata
Ma è destino che la sua malinconia non trovi soluzione, in questa primavera che stenta a partire.
C'è il vuoto dentro lasciato dalla fine del matrimonio, che lo spinge a tornare dalla psicopazza, quella specie di psicologa che vive in una mansarda e che lo costringe a frequentare un sito di incontri, per trovare il perché di quel vuoto. La ragione dello scioglimento del suo “permafrost”, come i crateri che il riscaldamento climatico sta causando in Siberia.
E poi c'è la confessione del caso della metropolitana che non convince: è come se gli fosse rimasta in mano un'ultima tessera di un puzzle che non vuole infilarsi da nessuna parte.. E allora vuol dire che il disegno non è ancora completo.
L'unica cosa è affidarsi ai pochi amici che sono rimasti: il suo mentore Corso Bramard e Ilsa, una poliziotta ora alla stradale di Vercelli che una volta lavorava in centrale con Arcadipane.
Saranno loro a trovare la pista giusta, laddove il vecchio commissario probabilmente non sarebbe arrivato.
Menti abituate a ragionare in fretta, quelle di Corso e di Ilsa, capaci di arrivare subito alla meta quando lui è ancora alle prese coi primi passi.
Arcadipane non ha capito molto, ma è abituato. Sa che quando parla con quei due le cose prima o poi in qualche modo prenderanno la forma giusta per la sua testa, con il risultato che saprà cosa fare. O almeno lo sapeva, adesso è tutta una novità, come quando ti togli per la prima volta le mutande davanti una donna o sali sulla macchina rimasta tutta la notte al gelo. In teoria il motore c'è, la sera prima funzionava, hai messo l'antigelo, la benzina ghiaccia solo a meno 48, ma poi nei fatti …
Sarà un'indagine che li porterà nel deep web, la parte nascosta di internet, come lo è la parte immersa di un iceberg, non visibile e per questo molto più pericolosa.
Una pista che percorreranno assieme ad un ex poliziotto, strano poliziotto anche lui, che racconterà loro una strana teoria: quella di un gioco, con un assassino che ha scelto di non condividere il dolore delle sue vittime, come se fosse il banco del casinò.
Non mi ha preso del tutto questo romanzo a cominciare dallo stile in cui è scritto, a volte prolisso, che secondo me rende la lettura non sempre scorrevole. E' come se l'autore si compiacesse del suo sentirsi parlare, portando il lettore a spasso, ma facendogli perdere la trebisonda della storia.
La scheda del libro sul sito di Einaudi
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