6 aprile 2009, dopo una serie di scosse premonitrici (di uno sciame che andava avanti da giorni) che la commissione grandi rischi aveva catalogato come non gravi, alle 3 di notte l'Aquila una scossa del sesto grado della scala Richter a l'Aquila provocò uno dei più gravi terremoti mai registrati.
Crollarono edifici nel capoluogo, crollò la casa dello studente uccidendo diversi ragazzi che dormivano in quella sede. Interi paesi fuori dalla città come Onna venero spazzati via.
309 vittime, migliaia di sfollati e di feriti, una città distrutta. Poi la solita scia di polemiche: per le costruzioni non a norma, per lo sciacallaggio di quanti ridevano a macerie ancora fumanti, per i soldi della ricostruzione.
E poi ancora lo show mediatico messo in piedi dal governo Berlusconi, con la protezione civile come braccio armato e le televisioni pronte a propinare la bugia agli italiani.
Il progetto CASE (le case di Berlusconi) con le persone deportate in queste new town e poi dimenticate, le persone lasciate in tenda coi militari a dire che fare e cosa non fare.
Ogni anno abbiamo ascoltato le solite frasi di circostanza: basta tragedie come l'Aquila, mettiamo in sicurezza il paese. Anno dopo anno le macerie erano ancora lì a testimoniare l'incuria, l'incoscienza, l'incapacità di avere una visione su come costruire, su come proteggere le persone.
Se non avessimo la memoria del pesce rosso che abbiamo, non ci saremmo dimenticati di questo, delle passerelle dei politici, dei soldi spesi male, delle lacrime degli aquilani: di quando il movimento delle carriole cercò di forzare la mano all'inerzia dei politici e furono invece fermati dalla polizia dall'allora prefetto Gabrielli.
L'Italia trema, l'Italia crolla, l'Italia viene sommersa dal fango, dalle acque che sfuggono dagli argini mal curati dei fiumi.
Perché per buona parte della politica non conviene investire in sicurezza, molto meglio le lacrime e poi spendere miliardi in ricostruzione, magari facendo ricorso ai vari modelli Genova, le short list, gli appalti dati senza gara.
Come verranno usati i soldi del recovery plan, per una vera transizione green, per la messa in sicurezza del territorio?
Visti gli attori, al governo, dentro le regioni, c'è poco da sperare.
L'Italia tremerà ancora.
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