Sigfrido Ranucci, presentando il servizio, spiegava che non avremmo più visto il mondo del calcio con gli stessi occhi di prima: a pochi giorni dagli Europei, dopo il fallimento del progetto della super lega, un nuovo scandalo sta per arrivare e che coinvolgerà squadre di calcio e federazione.
Il mondo del calcio professionista è un sistema in cui girano centinaia di milioni di euro che passano per le mani degli agenti dei calciatori per la compravendita dei giocatori di serie A, ma alle loro spalle – racconta l'anteprima del servizio – prolifera una rete di corruzione e riciclaggio sulla quale l'UEFA ha lanciato l'allarme.
Tutti i ragazzi sognano di diventare calciatori di Serie A, alle loro spalle si trovano i fabbricanti di idoli, gli uomini che scrivono i destini di Ronaldo, Messi e Ibrahimovic e che danno le carte negli affari miliardari dei grandi club.
Report ha intervistato alcuni di questi agenti: Mario Giuffredi è stato accusato di riciclare i soldi della camorra col suo lavoro, ma sono indagini archiviate – ha precisato Giuffredi – che ha 30 giocatori italiani per un valore di mercato di oltre 200ml di euro.
E' nato nel quartiere di Ponticelli e questo, secondo lui, ha influito sulle chiacchiere a vuoto fatte contro la sua persona.
Donato di Campli è l'agente che ha scoperto Marco Verratti quando aveva 14 anni e lo ha portato fino al Paris Saint Germain con un contratto da 17 milioni. Oggi che ha perso tutti i suoi campioni ha deciso di ricominciare investendo in un resort a pochi da Pescara.
Quante sono diffuse le regalie nel mondo del calcio? “I giocatori non diranno mai di aver ricevuto soldi, oppure qualche Rolex, o una macchina oppure di aver comprato qualche esame.. sono prassi comunissime.”
Racconta Daniele Autieri, autore del servizio, che “l'azienda calcio sembra un autocarro con le gomme bucate”, negli ultimi 5 anni ha perso 1,6 miliardi di euro e ogni anno si indebita sempre di più.
Ne parla Giorgio Pavesi, un giornalista che segue gli aspetti finanziari delle squadre di calcio: “su circa 3,8 miliardi di fatturato per l'azienda calcio italiano, i debiti sono 4,6 miliardi di euro.”
Se fosse un'industria normale sarebbe fallita da tempo, avrebbe portato i libri in tribunale: “la voce importante che aiuta a limitare i danni sono le famose plusvalenze dei giocatori, cioè il calciomercato. Nel campionato 2018-19 l'ultimo prima del Covid, su quei 3,8 miliardi di fatturato, le plusvalenze sono valse per 800ml di euro.”
Soldi che passano di mano tra procuratori, in una scia che la federcalcio dice che non è in grado di seguire: a Lugano nello stesso palazzo dove ha sede la società del procuratore Morabito si trova la Futura 2 SA, società di scouting fondata da Antonino Imborgia, ex giocatore del Genoa e legato a doppio filo col presidente Preziosi. Il figlio del presidente, Matteo, risulta socio di Imborgia e direttore della stessa Futura 2 SA, un enorme conflitto di interessi che trova conferma in una chat tra Imborgia e un mediatore intenzionato a chiudere una operazione col Genoa.
Gli scambi dei giocatori sono vitali per il Genoa di Preziosi che proprio alle plusvalenze del mercato lega la sua stessa sopravvivenza, come scrivono i revisori dei conti del bilancio del club.
Sempre Pavesi spiega cosa sta dietro: “lui chiude il bilancio a dicembre e a gennaio fa il calciomercato, spesso fa plusvalenze, con questo meccanismo riesce a tamponare bilanci che altrimenti andrebbero sempre in perdita.”
A gennaio è la Juve che soccorre i bilanci di Preziosi acquistando dal Genoa Nicolò Rovella al prezzo di 18 ml di euro, una quotazione altissima per un centrocampista di 19 anni, ma quanto ha pagato la Juve?
“Non c'è stato scambio di denaro” commenta Pavesi “perché il Genoa l'ha venduto alla Juve per 18ml contemporaneamente la Juve ha girato due cartellini di due giocatori giovani per il valore di 18 ml, quindi le due cifre combaciano e anche in questo caso non c'è nessuna entrata di denaro ma c'è solo una scrittura contabile.”
L'operazione che salva il bilancio del Genoa viene portata avanti dal procuratore Giuseppe Riso che da un lato tutela gli interessi della Juve che lo incarica della mediazione, dall'altro quelli del calciatore, di cui è l'agente, in un conflitto di interessi dichiarato dallo stesso Riso, come emerge dal mandato siglato tra la squadra e l'agente, in cui la Juve riconosce a Riso un compenso di 1,7ml di euro per la mediazione coi pagamenti spalmati in cinque anni.
“C'è una nuova generazione di agenti che diventa il referente delle squadre di calcio” è l'opinione di Pippo Russo, sociologo e giornalista, “che tesse relazioni diplomatiche, che di fatto ha preso in appalto un segmento dell'economia delle società di calcio.”
Uno dei procuratori più influenti rimane Mino Raiola, che ha costruito un impero economico costruito tra l'Italia e l'Olanda che però ha il suo baricentro tra Montecarlo, dove risiede, e Malta dove ha sede la sua società Three Sports: gli edifici di nuove aziende che hanno spostato la sede a Malta spuntano come funghi, racconta il servizio, complice la fiscalità agevolata.
Oggi a Malta esistono 100mila aziende su 500mila abitanti e nonostante l'isola abbia stretto le maglie e aumentato i controlli sono ancora tantissimi i furbi che aprono un'azienda senza avere mai messo piede sull'isola.
Avere un'azienda a Malta e non in Italia è un vantaggio competitivo importante, perché significa godere di una tassazione al 5%, ma bisognerebbe andare ad indagare su come si svolge veramente l'attività societaria: capire cioè se la società di Raiola che ha sede a Malta, è solo di facciata, mentre il lavoro è fatto altrove, in ambito internazionale.
A Malta la Three Sports ha uffici e dipendenti che lavorano su questi scambi di giocatori? Nel registro delle imprese la sede è dentro un palazzo d'epoca: Daniele Autieri si è presentato alla sede, cercando di incontrare qualcuno dei responsabili, ma non ha trovato nessuno.
Daniele Autieri ha intervistato Salvatore Buzzi, l'uomo della terra di mezzo e del business dei migranti, condannato nel processo di “mafia capitale”: racconta dell'acquisto da parte della Roma di Ante Coric dalla Dinamo Zagabria presentato come giovane promessa ma che nella Roma ha giocato solo poche partite per essere poi venduto all'Almeria.
Per questo acquisto fu pagata una commissione da 1,2ml di euro che la Roma paga a Giuseppe Cionci: su questa operazione la procura di Zagabria ha aperto un'inchiesta in cui Cionci è stato sentito come persona informata sui fatti.
Salvatore Buzzi racconta il passato di Cionci: era un mediatore, era l'uomo che lo chiamava quando c'erano delle campagne elettorali da finanziare, perché aveva rapporti con tutto il mondo politico e imprenditoriale capitolino. Anche con Parnasi, il costruttore romano.
Cionci è stato coinvolto anche in una indagine sul faccendiere Maurizio Centofanti per una serie di fatture false e inoltre sui suoi conti, nel 2015, vengono trovati due versamenti che fanno riferimento a Luca Parnasi, l'imprenditore che avrebbe dovuto costruire lo stadio della Roma: i magistrati ipotizzano che anche l'intermediazione per Coric sia legata all'approvazione del progetto stadio da parte della regione Lazio ovvero che Cionci fosse il collettore tra la società Roma, il costruttore dello stadio e i politici che avrebbero dovuto dare l'ok alla costruzione.
Cionci al giornalista nega queste ricostruzione e anzi spiega di aspettare ancora dei soldi dalla Roma e di aver dovuto fare un decreto ingiuntivo.
C'è anche un altro calcio, di cui se ne sente parlare poco: è il calcio della nazionale composta da ragazzi che hanno subito una amputazione, di cui Report ha seguito gli allenamenti.
Ragazzi per cui poter giocare ancora, indossando quella maglia azzurra, vuol dire tanto: ragazzi che hanno perso una gamba a seguito di un incidente o di una malattia e che hanno dovuto convivere con questa situazione. Imparare a giocare a calcio con le stampelle ha dato loro una nuova possibilità.
Giovano senza prendere soldi, il loro allenatore Renzo Vergnani, spera che le federazioni diano loro una mano, FIGC o FISPES, “questi ragazzi si meritano un aiuto perché son calciatori a tutti gli effetti, forse più di qualcun altro”.
La scheda del servizio: I
PADRONI DEL CALCIO di Daniele Autieri con la collaborazione di
Federico Marconi
Il crollo repentino del sogno della Super Lega, la competizione che avrebbe dovuto ospitare solo i migliori e più ricchi club di calcio del Vecchio Continente, apre una voragine sulle condizioni finanziarie delle squadre più blasonate, in Italia e in Europa.
In Serie A, con la sola eccezione del Napoli, tutti i grandi club hanno bilanci in profondo rosso, aggravati dai contraccolpi del Covid-19. Ma perché i conti non tornano? Qual è la ragione di passivi di bilancio da svariate centinaia di milioni di euro?
Corruzione, riciclaggio, conflitti di interesse: sarebbero questi i mali che affliggono il calcio italiano ed europeo. Report ricostruisce le anomalie dello sport più amato, approfondendo le dinamiche che muovono la voce di spesa più significativa: la compravendita dei campioni. Qui giocano la loro partita i procuratori, dai grandi come Mino Raiola, ai meno conosciuti, che si muovono nel mercato intermedio.
Nel 2020 le squadre di Serie A hanno pagato ai procuratori 140 milioni di euro come diritti di intermediazione. Una spesa che si giustifica solo attraverso il rapporto malato messo in piedi tra procuratori, presidenti e direttori sportivi degli stessi club. Un rapporto spesso alimentato da conflitti di interesse e dove anche le mafie si muovono per giocare la loro partita.
Una guerra per i soldi in cui le prime vittime sono proprio i club.
Dopo i processi sul doping ai giocatori, Calciopoli, e l’inchiesta Infront sulla spartizione dei diritti televisivi, un nuovo scandalo sta per investire il mondo del calcio?
Il marchio Kamut
Che cos'è Il Kamut? E' prima di tutto un marchio registrato, non è una qualità di grano, spesso si confonde (volutamente ) il nome di questo marchio “privato” con la specie varietale, un po' come quando si riferisce al nastro adesivo e si dice “passami lo scotch”.
Kamut è un marchio che utilizza il grano Khorasan, un grano antico, ma noi in Italia continuiamo a dire “il kamut” e questo fa capire quanto sia diventato potente questo marchio nell'immaginario del consumatore.
C'è cascata anche l'Europa in questo equivoco, racconta Bernardo Iovene nel servizio: nel 2011 tra i cereali che possono provocare intolleranze, parliamo di glutine, l'UE ha inserito tra grano,orzo, segale, avena anche il Kamut, il nome del marchio commerciale.
Successivamente un documento del 2014 ha fatto errata corrige, ma nel frattempo nella gente è passato il fatto che Kamut fosse una qualità di grano.
Un equivoco che ha contribuito alla fortuna del prodotto, tra i più costosi sugli scaffali di farina e pasta derivati da un grano biologico voluto dal fondatore della Kamut International, l'americano Bob Quinn.
L'azienda è oggi gestita dal nipote, Trevol Blyth, che assicura che il loro grano non è ibridato né OGM.
Ma è un grano coltivato nel Montana e in Canada, perché il loro scopo è cercare di aiutare i coltivatori locali.
Ma Report è venuta in possesso di un documento che parla di contaminazione col glifosato, il pesticida che l'UE ha vietato, ma solo dopo il 2022.
La scheda del servizio: IL
KAMUT NON ESISTE di Bernardo Iovene con la collaborazione di
Greta Orsi
Kamut non è un tipo di grano, ma un marchio statunitense che designa una varietà selezionata di una particolare sottospecie di grano coltivato in Canada. L’Italia rappresenta il 75% del mercato di questo marchio. Per anni si è confuso il marchio con il grano, che è una varietà antica coltivata anche nel nostro paese, essenzialmente biologica. Anche il grano a marchio Kamut è rigorosamente biologico, ma ultimamente uno dei principali produttori di pasta lo ha declassato a convenzionale. Come mai? Documentazione riservata di cui Report è venuto in possesso dimostra la contaminazione da glifosato di vari container di grano a marchio Kamut. La notizia è rimasta segreta, ma Alce Nero ha deciso di dismettere il marchio Kamut, che era il prodotto più venduto e NaturaSi ha espresso davanti alle nostre telecamere analoga intenzione.
Gli immobili del sindacato
Terzo capitolo delle inchieste della giornalista di Report Claudia Di Pasquale sul sindacato CISL, dopo quelle sulla trasparenza degli stipendi e quella sui distacchi.
Questa volta tocca alla vendita di un palazzo a Milano di proprietà del sindacato.
La scheda del servizio: IL
MINIMO SINDACALE di Claudia Di Pasquale con la collaborazione
di Federico Marconi e Giulia Sabella
Che cosa accomuna la vecchia sede milanese di un sindacato con una società campana che si occupa di carburanti? Per capire questa storia, bisogna risalire indietro di qualche anno quando il sindacato decide di vendere i suoi gioielli di famiglia, circa 1000 metri quadri in un palazzo vicino la stazione centrale di Milano. A quanto vengono venduti gli immobili? E chi compra? Al centro di questa compravendita c'è lo studio di uno dei consulenti di fiducia del sindacato, un commercialista finito sotto la lente della procura di Milano per alcuni presunti reati tributari. È la sua società di consulenza che prima compra gli immobili del sindacato e poi li rivende. Ma chi beneficerà alla fine dei soldi ricavati dalla vendita degli immobili?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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Mi raccomando, siate umani