Prologo
Ma cu m’u fici fari? Era una notte calma e serena, rischiarata da una luna cinematografica: grande come quella davanti alla quale ET ed Elliott volavano in bicicletta. Amir aveva finito il conteggio serale, di nuovo con un piccolo brivido di freddo alle ossa.
Conoscevo Corrado Fortuna come attore (nella serie del commissario De Luca, ad esempio, dove interpretava il maresciallo Pugliese) e ora ho il piacere di conoscere Corrado Fortuna anche come scrittore, autore di questo giallo che mi è molto piaciuto.
E' stato scritto in questi due anni di pandemia, racconta l'autore nelle pagine dei ringraziamenti: un romanzo nero per questi due anni che sono stati neri per tutti gli italiani e magari anche un auspicio per un futuro migliore.
Un romanzo nero, dunque, che si apre con un pastore sui monti delle Madonie in Sicilia: regione che non è solo mare e sole, ci sono località come Piano Battaglia dove anche nelle sere di agosto senti i brividi per il fresco dalle montagne, ma non solo.
Ci sono i brividi nel trovarsi di fronte l'ultimo lupo, sopravvissuto su queste montagne. E quello che capita ad Amir, uno dei tanti immigrati sbarcati in Italia dall'altra sponda del Mediterraneo che ha avuto la fortuna di potersi integrare, pastore era nella sua terra e pastore è ancora qua in Sicilia.
Tancredi Pisciotta invece è un quarantenne nato e cresciuto tra quelle montagne e poi emigrato su al nord. Il suo ritorno al paese di Piano Battaglia, alla casa del nonno su due ruote è un modo per sfuggire ai suoi pensieri, a quella che lui chiama Camurrìa. Una storia di tensione interna, un “un frizzare tra le tempie”, per uno dei tanti rovelli che capitano ad una persona. E a lui di cose ne erano capitate in questo anno: la difficoltà nell'avere un figlio, dopo i tanti sforzi con la moglie, la morte improvvisa del fratello, per un tumore che nemmeno gli aveva lasciato tempo di accettare la cosa.
E ora il ritorno alla casa del nonno, alla fine di tutti i tornanti della montagna, al limite del bosco, lontano dalla città, dal mondo. In mezzo a tanti ricordi ..
Tancredi Pisciotta faceva lo stesso pensiero arrivando nella sua città natale. Quando l’aereo atterrava a Palermo, prima di toccare la pista, a sporgersi verso il finestrino gli sembrava di vedere una strada fatta di mare.
Purtroppo la Camurrìa non è finita per Tancredi: è lui ad imbattersi nella prima sera nella casa su ruote nel corpo di Amir, steso a terra con evidenti segni di un colpo alla nuca.
Un giallo in quel paese dove vivono quattro anime in croce, anzi sei per la precisione e tutti o quasi anziani? Che significato hanno quelle due parole, pronunciate da Amir, “il lupo”?
Chi poteva avercela col povero Amir, che era un ragazzo benvoluto da tutti?
Il nonno di Tancredi, Adelmo, che poi è anche il cacciatore che ha ucciso l'ultimo lupo su quelle montagne?
Oppure Abele, uno dei vecchi del paese, assieme ad Adelmo e Gaetano, il proprietario dell'ostello dove la sera si ritrovano tutti per bere qualcosa?
Oppure Piero, il figlio di Gaetano e Angela, sua figlia, una bella ragazza bionda ma un po' strana?
Sembra il classico delitto in una stanza chiusa, ma chi allora potrebbe avere il ruolo del maggiordomo? Forse quei ragazzi venuti da fuori ospiti nell'ostello, con tante idee sbagliate per la testa?
No, la soluzione dell'enigma sarà da ritrovare dal passato di quei vecchietti della montagna: in un alternarsi tra passato e presente, l'autore ci porta alla scoperta di un terribile segreto legato ad una brutta storia avvenuta tanti anni prima, giusto l'anno in cui Adelmo raccontò di aver ammazzato l'ultimo lupo, con grande rammarico del piccolo Tancredi e del fratello Ruggero.
Una storia di amore e di violenza e di un dolore rimasto dentro a covare, giorno dopo giorno, fino a farne una malattia.
.. non si può vivere coi mostri dentro, Angela, non si deve. Perché i mostri dentro di noi sono più pericolosi di quelli lì fuori. Ci cambiano piano piano, ci mangiano la felicità, la leggerezza. Ci logorano lentamente. Ci logorano lentamente. Ci addolorano. E con noi addolorano le persone che abbiamo intorno.
L'ultimo lupo è un romanzo nero che parla di lupi (immaginari, poiché in Sicilia questo predatore non esista più) ma anche della nostra vita, dei ricordi belli e brutti che ci portiamo dentro e di come, a volte, sia importante lasciarli scorrere via, questi ricordi, perché la vita è come un fiume che continua a scorrere nonostante le nostre preoccupazioni, le nostre paure, “a volte travolgendo tutto quello che trova, come un fiume esondato. A volte accarezzandolo ..”.
La scheda sul sito di Rizzoli e il pdf del primo capitolo.
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Mi raccomando, siate umani