12 marzo 2022

La chiamata alle armi

Chi manda armi alimenta il conflitto - Sergio Romano in una conversazione con Radio Popolare.

Anche Sergio Romano, per queste parole, è finito in una lista di proscrizione di Repubblica.

Chi è equidistante sta con l'aggressore - rispondono gli opinionisti, giornalisti, in risposta alle parole dell'ex ambasciatore, confondendo l'invio delle armi (ovvero un ruolo attivo in un conflitto) con la necessità di rispettare le regole che ci siamo dati (come Italia, come paese nell'Unione Europea) e che ci dovrebbero distinguere dai regimi.

Pur di appoggiare l'invio delle armi si sono riesumati i partigiani (non più cattivi comunisti) e i paragoni (stiracchiati) con Hitler e l'annessione dei Sudeti.

La guerra in Ucraina, per cui dobbiamo prepararci ad una economia di guerra, sta avvelenando il paese, sta annullando ogni posizione che non è chiaramente schierata: si sono censurati corsi universitari, sono stati messi giornalisti e intellettuali nelle liste pro-Putin. Abbiamo cancellato la Russia dal nostro paese, identificando una nazione e la sua cultura col suo presidente, Putin. Presidente con cui giornalisti, politici, gruppi industriali, erano culo e camicia fino a poco tempo fa. Ipocriti.

Mandiamo armi, dunque, senza sapere a chi le diamo, essendo consapevoli che questo significherà nuove morti e nuovi profughi. Sapendo che per portarle useremo dei contractor, dei mercenari che se terranno una parte.

Mandiamo le armi perché le sanzioni non stanno funzionando, perché i negoziati non stanno portando risultati importanti, perché l'Europa non potrà  sedersi ai tavoli di pace. 

Perché ci siamo accorti troppo tardi della pericolosità di Putin (e vale quanto scritta prima), della tensione tra Ucraina e Russia (e guai a parlare del Dombass).

Mandiamo armi perché oggi non sappiamo fare altro.. o forse non è vero. Migliaia di volontari stanno portando viveri e medicinali in Ucraina. Perché tante persone, oltre alle istituzioni, stanno accogliendo i profughi.

Si può essere contro Putin, contro il suo regime (non oggi, da sempre), contro l'aggressione e l'invasione in Ucraina pur non tifando per le armi.

E a chi chiede, ma allora tu cosa proponi? Non esistono risposte semplici a domande complesse e a problemi complessi come questi.

Schierarsi, di qua o di là, riducendo il pensiero a bianco e nero, serve solo ad impoverire il pensiero.

Per dare risposte a questi problemi sono stati creati l'Onu, le diplomazie tra i paesi, l'Unione Europea.

Stiamo facendo un bel salto indietro nel tempo: la guerra, i dazi, le sanzioni, l'autarchia, il ritorno al carbone, l'economia di guerra, la minaccia nucleare, l'austerità (e quanti propongono di abbassare i riscaldamenti..), la corsa al riarmo, l'accelerazione all'esercito europeo.

Consigli di lettura, dunque: La Russia di Putin della giornalista Anna Politkovskaja edito da Adelphi (scritto nel 2005)

Con il presidente Putin non riusciremo a dare forma alla nostra democrazia, torneremo solo al passato. Non sono ottimista in questo senso e quindi il mio libro è pessimista. Non ho più speranza nella mia anima. Solo un cambio di leadership potrebbe consentirmi di sperare.



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