Lo avevano guardato salire le scale, dalle telecamere, e si chiedevano cosa potesse volere da loro un ragazzino. Il casco in mano, il giubbotto aperto su un maglioncino leggero. Informale ma elegante, scattante, giovane. Aveva esitato un po’ sul pianerottolo, ma questo l’aveva visto solo Oscar Falcone, dallo spioncino.
Poi avevano fatto la trafila normale: una referenza credibile e controllabile, che il ragazzo aveva fornito, come se fosse preparato alla richiesta. La Sistemi Integrati non ha numeri di telefono o indirizzi online: se suoni il campanello lì vuol dire che qualcuno ti ha dato indicazioni.
I nostri clienti sono i nostri migliori amici, eccetera eccetera.
Il mio amico Basilio, per descrivere quest’ultimo romanzo dello scrittore milanese Alessandro Robecchi, ha scritto che se Shakespeare e Scerbanenco (il famoso giallista considerato uno dei padri del noir) si fossero incontrati in un varco temporale avrebbero scritto una storia simile: da una parte la tragedia umana dei tanti personaggi della storia, dall’altra sullo sfondo la Milano di oggi con le sue luci, le sue ombre.
A far da filo conduttore in tutto il libro il tema dell’amore: per amore Stefano Dessì, giovane aspirante ingegnere si rivolge alla Sistemi Integrati, l’agenzia investigativa di cui Carlo Monterossi è socio, per ritrovare la donna che ama. Dice proprio così, senza provare alcuna vergogna, lui ama quella donna, Ana Petrescu, di origini rumene, molto più grande di lui.
Una storia che colpisce Carlo Monterossi, abituato alle storie d’amore pettinate per il programma di Flora de Pisis di cui lui è, in fondo, il padre, ora si trova dentro qualcosa di nuovo, una storia di un Romeo che cerca la sua Giulietta o forse, come dice Carlo con un pizzico di malizia, la zia di Giulietta, vista la differenza di età. Bisognerà ragionarci su questo sentimento, possibile che esista veramente?
«Neo ho visti a decine di uomini innamorati di Ana,pazzi, persi, erano tutti gradini della sua scala, ma giusto così, erano tutti dei coglioni che pensavano di comprarsi una bambola, e la bambola li fregava alla grande»
Quando si dice la franchezza, pensa Carlo Monterossi.
Un oggetto
misterioso questa Ana, un ex marito alle spalle, qualche sacrificio
per sopravvivere in Italia, era passata dal frequentare un piccolo
delinquente e, quando lui si è fatto beccare, si era messa in
proprio. Come una libera professionista del mondo del crimine, perché
Ana ci sapeva fare, non si faceva spaventare dal nuovo mondo del
crimine che in questo momento viveva anche un momento di spaccatura
tra i vecchi e i nuovi. Perché non ci sono solo i calabresi coi loro
problemi del traffico di droga, le bische clandestine, gli appalti
grazie alle entrature nei palazzi del potere. Ci sono anche criminali
nel mondo della finanza che campano prestando soldi a strozzo ad
imprenditori in difficoltà, per la crisi, per i loro vizi, e che per
convincerli a pagare bastava mandare loro uno che gli spezzasse i
pollici.
Dall’altra parte c’è il nuovo, la criminalità
2.0, quella che ti si presenta in giacca e cravatta, nemmeno li
distingui da uno dei tanti liberi professionisti sul mercato. Hai
bisogno di soldi e non sai come rientrare, nessun problema, io mi
prendo le quote delle tue società.
Questa è gente nuova, che
sa come far girare i soldi, anche in modo discreto nei paradisi
fiscali, che finanzia start-up, che magari compare anche su qualche
copertina delle riviste dei vip, che stacca anche assegni generosi
per opere di beneficenza, perché va bene il crimine, ma l’immagine
conta in questa Milano locomotiva del paese.
Carlo Monterossi vive questa indagine come spettatore (ma alla fine si conquisterà il suo posto in prima fila, sebbene non avrebbe mai voluto farlo): spettatore delle vite degli altri, quasi come quando fabbricava le storie per Flora per la grande “fabbrica della merda”, definizione calzante per quella televisione che campa sul dolore, sul falso, sulla morbosità delle persone. Solo che questa volta sono vite vere: l’amica di Ana che diversamente da lei ha scelto i sacrifici al mondo del crimine con un marito che ripete solo “noi non vogliamo guai”, le ragazze che danzano seminude avvinghiate ad un palo per la soddisfazione degli avventori “svogliati” dei locali notturni. E poi questo ragazzo ventiduenne, figlio di un avvocato di successo, che si può permettere persino di pensare all’amore. Quanto contrasti in questa storia, così assurda ma così reale.
«Lo vedi? Ti piacciono tutte le vite in cui non hai responsabilità. Ti siedi come al cinema, o allo stadio, ma se devi giocare cambi discorso. Va a finire che sei più cinico di Flora, anche se hai ragione, non pettini le storie, ti vanno bene così come sono.»
E poi questa
avventuriera, in fuga da qualcosa, forse per uno sgarro ad uno di
quei personaggi che sguazzano nella zona grigia tra affari e
criminalità di cui sopra, forse uno sgarro per un errore che aveva
fatto nel suo ultimo servizio.
Carlo, assieme agli altri
membri della Sistemi Integrati, la ex poliziotta Cirrielli e Oscar
Falcone, riescono a portare a termine l’incarico, a ritrovare la
Giulietta per il suo Romeo. Ma .. c’è un ma. Si, quello che vede
Carlo tra la bella Ana e il giovane Stefano è amore. Lo capisce da
come si sono abbracciati, da come si sono cercati, da come si sono
guardati. Ma il loro incarico non è finito, ora è Ana che chiede
loro di aiutarla a portare un messaggio di pace a chi la sta
cercando, perché lei di quella vita non ne vuole sapere più.
E Ghezzi e Carella? Pure loro sono alle prese con le loro questioni di cuore. Una ragazza accanto per Carella e un matrimonio lungo vent’anni ma che ancora funziona per Ghezzi.
I due poliziotti
vengono incaricati dal capo di seguire, in modo non ufficiale e senza
farsi notare, l’indagine sull’omicidio dell’enfant prodige
della finanza milanese, un certo Bastiani, presente in mille società,
investitore in start-up di successo, esperto in mediazioni e
salvataggi di aziende, uno capace di seminare denaro e di passare poi
a riscuoterlo quel raccolto, anche a costo di chiuderle quelle
aziende, “perché per contadini così la siccità non c’è mai
.. Uno di quelli che vanno alle serate di gala e di beneficenza”.
Uno che si è fatto ammazzare però dentro un anonimo
appartamento in corso Lodi: dell’indagine se ne occupano i
carabinieri ma il prefetto ha chiesto anche alla polizia di dare
un’occhiata, perché non si sa mai, metti che viene fuori qualcosa
di imbarazzante per i suoi legami con la politica..
Le due
indagini, entrambi non ufficiali, saranno destinate ad incrociarsi,
con qualche difficoltà per le tante divergenze tra i due gruppi, tra
lo sbirro Carella e quel Monterossi che si improvvisa investigatore
per sfuggire alla noia della vita.
Come andrà a finire la
storia di Giulietta e Romeo? Chi ha sparato al “fenomeno della
finanza”, rischiando anche di scatenare una guerra tra i gruppi
criminali?
Forse ha ragione il mio amico, c’è la tragedia, c’è l’amore, che in questa storia spunta sempre fuori. L’amore che cresce anche tra persone così distanti, come il giovane studente e questa dark lady in cerca di una vita nuova. Ma c’è anche l’amore della gente semplice, quelli che lavorano tutti i giorni, senza troppe ambizioni davanti se non arrivare a sera, un po’ di tranquillità domestica, una casa, dei bambini.
E quello che Carlo prova per Bianca Ballesi, anche lei dentro il mondo della TV, cos’è? E’ amore questa voglia di stare accanto a lei aspirando quel suo bel profumo, trovare pace dentro quello spazio comune tra loro due?
Nemmeno i verso del poeta Bob Dylan aiutano a risolvere l’enigma
The same thing I want from you today.
I would want again tomorrow
(Booths of Spanish leather)
Ma, attenzione, c’è anche Scerbanenco, la Milano nera, non più quella della ligéra, questi appartengono ad un mondo di intoccabili, dove ci sono i soldi che generano soldi e che aprono molte porte. La Milano dei contrasti e delle distanze siderali tra questo bel mondo, appartamenti grandi come campi da calcio, macchine di lusso, il giro giusto delle relazioni che contano. E, lontano, l’altro mondo, dei Ghezzi e della loro onorevole onestà, dei Carella sempre più incazzati perché nemmeno le sberle bastano a raddrizzare il mondo. Del ceto medio che, parlandone da vivo, deve aggrapparsi con le unghie alla vita per non scivolare in basso.
La scheda del libro sul sito dell'editore Sellerio
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