25 aprile 2022

Anteprima inchieste di Report – la rete russa in Europa e le tensioni nei Balcani

Putin come Hitler, Putin il pazzo, Putin che vuole invadere tutta l’Europa, con Putin non si tratta, non si può essere equidistanti tra Russia e Ucraina: questa guerra da una parte sta assorbendo tutta l’attenzione dei media (com’è giusto, sebbene tutti gli altri problemi, dal covid alle disuguaglianze siano ancora lì), dall’altra sta polarizzando la discussione.

Nei servizi di Report, oltre a raccontare le storie dal fronte, si parlerà dell’ipocrisia occidentale, dei conti aperti nei Balcani e dell’importante testimonianza dei sopravvissuti dell’atomica ad Hiroshima.

La rete russa in Europa

Dall’Austria, all’Italia alla Francia (dove ieri si è votato per il ballottaggio tra Macron e Le Pen per le presidenziali), Report racconterà come è stato messo in pratica il soft power del Cremlino che ha investito 420ml di euro per intrattenere attraverso società offshore e società fantasma rapporti coi politici dei governi dei paesi europei. Rapporti finalizzati al condizionamento delle elezioni in questi paesi, anche passando attraverso l’uso delle spie.

Il servizio di Emanuele Bellano racconterà dell’incontro avvenuto nel 2013 in un ristorante di Varsavia tra Bartlomiej Sienkiewicz, all’epoca ministro degli interni polacco, con Marek Belka, allora presidente della Banca Centrale della Polonia.

Il manifesto degli interni polacco manifesta al banchiere i suoi timori per la situazione economica: “abbiamo una situazione pessima del bilancio dello Stato che non fa che peggiorare. La spirale della crisi economica rischia di far affossare tutto il sistema. Mancano i soldi e attualmente i tagli sono insufficienti. ”

Registrato da una cimice sotto il tavolo il presidente della banca centrale polacca promette al ministro un aiuto per far uscire il paese dalla crisi, ma in cambio chiede un sacrificio: “potrebbe essere messa in campo un’azione speciale della banca centrale, però per questa eventualità il governo dovrebbe dire addio al ministro delle Finanze Rostowski. E nominarne un altro che sia gradito alla banca centrale. ”

La conversazione, uscita poi sui giornali, tra il ministro e il governatore della banca centrale ha causato uno scandalo che ha coinvolto il partito Piattaforma Civica di Donald Tusk, allora al governo.

Il primo ministro Tusk – racconta a Report un giornalista polacco - due settimane dopo lo scoppio dello scandalo ha detto che quello era un piano scritto in un alfabeto estero, facendo riferimento alla Russia, suggerendo che tutto lo scenario delle intercettazioni nei ristorando fosse organizzato dalla Russia.

Dalla Polonia ad Ibiza, isole Baleari: in un resort di lusso i due principali esponenti del partito di estrema destra austriaco FPOE incontrano una giovane donna russa che racconta loro di essere la nipote di un importante oligarca russo.

I due uomini sono Christian Heinz Strache, all’epoca capo del partito FPOE: alla donna promette che, in caso di una futura partecipazione al governo, è che la società Strabad che costruisce infrastrutture in Austria non avrebbe più ricevuto commesse dallo Stato: “in questo modo si libera un gran numero di appalti pubblici. Ecco, dille di creare una società come Strabad, così poi tutti i contratti pubblici che ora riceve Strabad, li riceverà lei.”

L’altro uomo nel resort è il vice di Stracche, Johann Gudenus: i due politici nel video sembrano promettere alla donna russa gli appalti pubblici che fino ad allora venivano gestiti dal colosso delle infrastrutture Strabag in cambio del supporto della loro imminente campagna elettorale. Nell’incontro la donna russa sostiene di essere interessata a comprare, per conto di suo zio, il più importante tabloid austriaco, per condizionare in vista delle elezioni, l’opinione pubblica.

Cosa che Strache sembra apprezzare: “se lei riesce a compare il partito per tempo e il giornale spinge il nostro partito per due tre settimane, prima delle elezioni, allora sì, non prenderemo il 27%, ma il 34%.”

Per anni e non solo in Italia, gli oligarchi russi sono stati accolti (e anche i loro soldi) con grande entusiasmo: oggi gli stiamo sequestrando gli averi, per le sanzioni. Ma il loro potere, come quello di Putin, lo abbiamo costruito anche noi quando, per anni, non abbiamo voluto vedere il mostro per quello che era.

Report farà un grande viaggio nel mondo di questi oligarchi, partendo da Alisher Usmanov, premiato dall'Italia come Commendatore, Ordine al Merito della Repubblica Italiana, oggi sotto sanzioni Ue.

Il secondo personaggio chiave è Sofia Trotsenko, nome di primo piano nella scena culturale di Mosca, è la proprietaria della quota di maggioranza dell'aeroporto civile di Grosseto, che però è ospitato dentro un aeroporto militare, quello del 4o stormo dell’hAeronautica militare, da cui decollano gli Eurofighter per la ricognizione del nostro spazio aereo.

Si tratta di un aeroporto strategico, è posseduto dalla Seam, una società mista pubblico-privata: ik privato ILCA SRL ha il 35% e nomina il presidente del CDA, la regione ha il 7% delle quote mentre la provincia il 25%. Chi è il proprietario di ILCA? Il presidente della provincia di Grosseto nell’intervista a Report, ammette di non conoscerne il nome, è una società che fa capo ad altre società, al cui capo c’è Aeon: il proprietario è il russo Roman Trotsenko che proprio per questa acquisizione ha preso dal nostro ambasciatore l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia. MA forse l’ambasciata italiana doveva premiare qualcun altro: Report è andata a Cipro dove ha sede legale la Plutoworld (che a sua volta possiede la Aeon) assieme ad altre società, tra cui la Lukoil la più grossa società petrolifera russa.

A Nicosia si trova l’AD della società Plutoworld che possiede l’aeroporto tramite la Ilca SRL, l’armeno cipriota Aristakesyan: la società Plutoworld è intestata a Roman Trotsenko oppure alla moglie? Sono informazioni che l’amministratore non è autorizzato a dare. Alla fine Report ha scoperto che la quota di maggioranza dell’aeroporto è intestata alla moglie Sofia Trotsenko che si occupa di arte contemporanea e musei.

Il nome di Roman era presente sulle carte solo tra il 2014 e il 2015, nei mesi dell’invasione della Crimea, prima delle sanzioni: forse intestarlo alla moglie è un modo per salvare le quote dalle sanzioni.

E’ a Cipro che troviamo i protagonisti di questi affari, come Nicos Anastasiades: è il presidente della Repubblica di Cipro e negli scorsi anni ha fatto molte pressioni per allentare le sanzioni contro la Russia. Cipro è l’isola degli affari e dei soldi: qui il segretario al commercio dell’amministrazione Trump aveva quote nella banca di Cipro, un istituto noto per le misure di antiriciclaggio molto lasche e di cui era azionista anche il magnate russo Vekselberg vicino a Putin. Ma qui troviamo anche gli oligarchi ucraini amici di Zelenski: anche il presidente ucraino ha una società a Cipro con cui detiene una villa da 4 milioni acquistata in Versilia. Il governo cipriota ha concesso quasi 8000 passaporti europei a investitori stranieri, cinesi, russi, ucraini, dietro cui si nascondono parecchie ombre.

L’ex presidente della Corte Suprema dell’isola ha raccontato di averne revocate almeno il 53%, ma ammette quanto non sia facile revocare tutte le nazionalità concesse illegalmente. L’anno scorso è stato chiamato a guidare una commissione di indagine sui passaporti facili: l’inchiesta si è chiusa puntando il dito anche contro lo studio legale del presidente Anastasiades.

Davanti la commissione il presidente ha spiegato di non aver più un ruolo nello studio, dove però lavorano le sue figlie. Nella lista analizzata dall’ex presidente della Corte Nicolatos erano presenti anche molte posizioni criminali. Anche il revisore generale di Cipro ha voluto indagare ma ha trovato parecchi ostacoli: il portavoce dell’ufficio del Revisore, Marios Petrides, racconta di una nota del ministero degli Interni, che diceva che ci potevano essere alcune questioni legate al riciclaggio di denaro, candidati di alto profilo a rischio, frode, evasione fiscale e così via.

Al revisore generale sono arrivate pressioni e minacce per questo lavoro di controllo, sui giornali è uscita la notizia che il governo stava pensando di licenziare il Revisore Generale dalle sue funzioni.

Quando il lavoro è stato terminato, la commissione Nicolatos ha dovuto cancellare i nomi degli imprenditori coinvolti: dentro c’erano molti russi con molti soldi – ricorda oggi Nicolatos. Report ha ottenuto a Londra una copia della relazione senza la censura dei nomi, dalle mani di un collaboratore di uno stesso oligarca. Nella lista sono presenti i due soci di Abramovich

Report ha incontrato a Cipro un top manager di Evraz, il conglomerato minerario russo da 13 miliardi di dollari che ha raccontato alla trasmissione perché Cipro piace così tanto ai paperoni russi.

La scheda del servizio: LA GRANDE IPOCRISIA

di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella e di Lidia Galeazzo, Eva Georganopolou, Ilaria Proietti

Ricerche di Alessia Pelagaggi

Per rispondere alla guerra in Ucraina, l'occidente ha cercato di colpire l'establishment russo nelle sue finanze. Oltre a banche e prodotti russi, a finire sotto sanzioni sono stati i cosiddetti oligarchi. Cioè quegli uomini d'affari, spesso con un passato nelle forze di sicurezza o nel KGB, che hanno fatto le loro fortune appropriandosi dei beni pubblici russi grazie alla loro lealtà a Putin. Report racconterà come questi oligarchi sono però un prodotto in buona parte occidentale. Così sono diventati ancor più potenti e intoccabili in patria. Sino a due mesi fa i ricconi di Mosca e San Pietroburgo facevano girare un sacco di soldi e i colletti bianchi di mezzo mondo facevano affari d'oro fornendogli consulenze milionarie. Alcuni Paesi come Cipro o il Regno Unito, con leggi fin troppo favorevoli e avvocati specializzati, hanno dato a questi uomini - e ai loro familiari - un passaporto europeo e la possibilità di costruire impenetrabili schermi che rendono difficilissimo attaccarne le ricchezze. Altri Paesi come l'Italia hanno corteggiato per anni il turismo di lusso dei russi e i loro investimenti in Sardegna e in Toscana. Oggi rischiamo di danneggiare la nostra stessa economia e non riuscire nemmeno a scalfire gli interessi degli oligarchi, proprio perché grazie all'occidente hanno da tempo preso precauzioni. La caccia al tesoro è iniziata. Ma chi è il vero pirata?

Dal fronte ucraino

Luca Bertazzoni ha seguito i soldati ucraini che si muovevano verso Malaya Rohan, un piccolo paesino appena liberato dall’occupazione dei russi, a 20 km da Kharkiv dove si è combattuto per giorni: sul terreno i resti dei carrarmati e dei blindati russi testimoniano la violenza della battaglia.

Le donne che, dopo mesi sottoterra, sono uscite all’aria aperta, mostrano al giornalista i pezzi delle bombe russe cadute attorno alle loro case, in un paese dove non c’erano forze ucraine, solo civili.

La scheda del servizio: CORRISPONDENZE DALL’UCRAINA: IN FUGA DA MARIUPOL

Di Luca Bertazzoni – Carlos Dias con la collaborazione di Giulia Sabella

Gli inviati di Report in Ucraina sono arrivati a Zaporizhzhia, a 200 km da Mariupol, la città martire della guerra in Ucraina. Qui hanno incontrato le persone che sono riuscite a scappare dal centro abitato da mesi assediato e bombardato, ormai nelle mani dei russi. Un audio della Croce Rossa Internazionale e le testimonianze dei profughi raccontano le drammatiche condizioni di quel che resta della città che affaccia sul Mar d’Azov.

I conti aperti col passato – I Balcani

Cosa sta accadendo nei Balcani dopo l’invasione dell’Ucraina?

Qui, nei primi anni 90, dopo la caduta del muro di Berlino e a dieci anni dalla morte di Tito, si è consumata una delle più gravi guerre civili a due passi dai nostri confini.

Anche in quella guerra c’erano di mezzo nazionalismi, milizie paramilitari e a pagare il prezzo più alto furono i civili uccisi dalle armi o per vendetta tra le tante etnie che costituivano la vecchia Jugoslavia. Culmine di questi massacri fu la strage di Srebrenica, oggi ricordata dal memoriale a Potocari con le migliaia di croci bianche a testimoniare le 8000 vittime bosniache di religione musulmana: uomini che avrebbero dovuto essere protetti dai caschi blu dell’Onu e che invece furono sterminati dalle milizie serbe e seppelliti in fosse comuni.


Il più grave genocidio avvenuto in Europa. Sotto i nostri occhi.

Le tensioni in questa regione dell’Europa non si sono mai sopite, come non è passato in Serbia il ricordo dei bombardamenti Nato: al governo ora c’è una maggioranza di destra di cui fa parte il partito di estrema destra Dveri il cui leader Bosko Obradovic su questa vicenda ha idee molto dirette: “Crediamo che la Nato dovrebbe pagare i danni di guerra alla Serbia per tutto quello che è stato fatto nel 1999 durante i bombardamenti”

L’integrità statale della Bosnia è invece minacciata dal leader secessionista della Repubblica Srpska Mirolad Dodik, spalleggiato da Putin: a proposito di queste tensioni, Shida Abdurahmanovic, una sopravvissuta al genocidio di Srebrenica, racconta al giornalista di Report: “Abbiamo paura. Se in Ucraina non finisce come vuole la Russia, in Bosnia potrebbe succedere di nuovo qualcosa”.

La scheda del servizio: POLVERIERA BALCANI

Di Walter Molino

Collaborazione Federico Marconi

A trent’anni dall’inizio dell’assedio di Sarajevo, il conflitto in Ucraina alimenta la tensione nell’area balcanica. L’integrità statale della Bosnia Erzegovina è minacciata dalle mire secessioniste di Milorad Dodik, leader della Repubblica Srpska spalleggiato da Vladimir Putin. In Serbia il conservatore Aleksandar Vučić è stato appena rieletto Presidente della Repubblica con quasi il 60% delle preferenze e in Parlamento sono entrate nuove formazioni della destra radicale. Adesso è chiamato a sciogliere l’equivoco che ha attraversato la campagna elettorale e riguarda il futuro del Paese: da un lato gli interessi commerciali e la richiesta pendente di entrare nell’UE, dall’altro il tradizionale legame con la Russia e il revanscismo nazionalista. Nessuno però ha dimenticato i bombardamenti NATO del 1999 e la condanna unanime di un intero popolo che sente di avere ancora molti conti aperti con il passato.

I sopravvissuti dell’atomica

Mi sorprende ogni volta la leggerezza con cui, i potenti della terra, parlano dell’arma nucleare:

non solo Putin, di cui conosciamo bene il cinismo e il suo essere spietati nei confronti dei nemici.

La guerra fredda si è retta per anni sull’equilibrio del terrore, la paura che l’avversario usasse l’atomica e scatenasse una guerra che avrebbe portato alla fine del mondo. Almeno per noi umani.

L’uso o la minaccia dell’uso dell’atomica ha sollevato l’indignazione dei sopravvissuti all’atomica di Hiroshima, noti come Hibakusha: “tutti gli Hibakusha e la maggior parte dei giapponesi hanno provato indignazione di fronte alle dichiarazioni di Putin circa la possibilità di usare le armi nucleari” – racconta a Report l’ex sindaco di Hiroshima Tadatoshi Akiba – “siamo rabbrividiti e come ex sindaco di Hiroshima ho voluto fare un appello a Putin e al mondo di abbandonare questa folle idea.”

La scheda del servizio: HIBAKUSHA TESORI VIVENTI

di Pio D’Emilia

collaborazione Umberto Caiafa

Quando ho sentito che c’è di nuovo qualcuno, in questo nostro mondo, che pensa seriamente di ricorrere di nuovo alle armi nucleari sono rabbrividito. E ho deciso di agire”. Tadatoshi Akiba, storico sindaco di Hiroshima, dopo le minacce di Putin di ricorrere a un bombardamento nucleare, si è dato da fare e nonostante i suoi 80 anni ha lanciato una campagna di firme e un appello a tutti i leader delle potenze nucleari di riunirsi a Hiroshima per un vertice “pacifista”. “Per esperienza so che chiunque abbia visitato il nostro museo della bomba è rimasto inorridito. Voglio che i nostri leader lo visitino, e vediamo se poi qualcuno avrà il coraggio di premere di nuovo quel maledetto bottone”. Le immagini conservate nel museo sono ancora scolpite nella memoria degli HIBAKUSHA, i sopravvissuti della bomba. Ce ne sono ancora circa 130 mila, di prima, seconda e addirittura terza generazione. Report ha raccolto la testimonianza degli ultimi sopravvissuti di Hiroshima sugli effetti della bomba atomica. Dopo di loro, non ci sarà memoria di cosa quella bomba ha significato.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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