11 settembre 2022

Anteprima Presadiretta – Sole vento uranio

Qual è la ricetta per chiudere coi combustibili fossili, come richiesto da tutti gli esperti per evitare che gli effetti dei cambiamenti climatici? Puntare sulle rinnovabili, sul nucleare o su un mix di entrambe?

In questa puntata di Presadiretta si parlerà sia delle rinnovabili (una scelta irrinunciabile la definisce nell’anteprima Riccardo Iacona) che del nucleare, una soluzione di cui tanto si sente parlare, specie ora che siamo in campagna elettorale.
Dobbiamo fare come il Portogallo che ha iniziato anni fa una politica energetica verde che puntava sulle rinnovabili e che ora non deve sottostare i ricatti del gas russo perché l’energia la produce dal sole e dal vento?

Questo paese è il secondo produttore di energia pulita dal vento dopo la Danimarca: le turbine sono state realizzate lontano dalla costa, non visibili, le quali generano più energia rispetto a quelle sul territorio, più impattanti.

L'impronta green la si vede anche nelle città: piste ciclabili, zone a basso impatto di emissioni dove le auto devono circolare a bassa velocità, parcheggi con centraline per la ricarica.

Il paese arriverà all'80% di energia rinnovabile entro il 2026, quattro anni prima dell'Europa: tutto il paese si muove in questa direzione, grazie ad una precisa scelta politica.

La decarbonizzazione e la transizione energetica sono state una opportunità per risollevarsi dalla crisi economica che questo paese ha avuto qualche anno fa, hanno riconquistato la loro libertà.

Oppure dobbiamo tornare oggi come possibile alternativa al gas: oggi ci sono 441 reattori operativi al mondo e più di 50 sono in fase di costruzione – racconta Mattia Baldoni di Agenzia Nucnet?

Presadiretta è andata in Germania, nella regione di Sleswig-Holsteen al nord che confina con la Danimarca e si affaccia sul mare del nord: nel piccolo paese di Brokdorf vivono mille persone in mezzo al verde: in questo paese è ospitata una delle 18 centrali nucleari tedesche, si trova a poche centinaia di metri in linea d’aria dal paese. Il 31 dicembre 2021, dopo 36 anni di attività la centrale è stata chiusa definitivamente e staccata dalla rete elettrica, insieme ad altre due centrali, di cui una in Baviera. La chiusura è arrivata dopo che la Germania ha deciso di uscire definitivamente dal nucleare. Ma il nucleare continuerà a costare sulle casse pubbliche dello Stato ancora per decine di anni: le centrali vanno smantellate, a Brokdorf la proprietà ha comunicato che il cantiere sarà terminato nel 2040, tra 18 anni. Un reattore non si può spegnere come il motore di una moto, prima di intervenire occorre che il livello di radioattività si abbassi sotto una certa soglia, e ci vogliono anni. Poi una centrale si smonta pezzetto per pezzetto, si provoca polvere radioattiva, che va aspirata per evitarne la fuoriuscita e le procedure di autorizzazione sono meticolose, tutto questo richiede decenni.

Poi in Germania, come in Italia, occorrerà trovare il deposito dove stoccare le tonnellate di materiale radioattivo delle 18 centrali che verranno smantellate.


In Finlandia c’è una centrale in via di costruzione da 12 anni, a Olkiluoto, a nordest di Helsinki, su un’isola che è anche un’area protetta: i due reattori di prima generazione sono stati costruiti tra il 1979 e il 1982, ognuno produce circa 900 MgW di energia. C’è anche un reattore EPR, di tecnologia francese, di terza generazione, capace di produrre 1600 MgW/ora ancora in fase di test. Quando entrerà in funzione coprirà circa il 15 % del fabbisogno energetico della Finlandia. Questo EPR doveva iniziare a produrre energia 12 anni fa, Presadiretta era stata già qui nel 2010, quando il cantiere era ancora lontano dall’essere terminato. Alla fine sono serviti 17 anni per completare la centrale e i costi sono saliti alle stelle. La TWO, una società privata finlandese, avrebbe dovuto pagare ai francesi 3 miliardi di euro, per comprare la centrale ma il prezzo è quasi raddoppiato.

Da dove arriva l’uranio per le (eventuali) nuove centrali? Uno dei maggiori produttori di uranio naturale al mondo è il Kazakhstan: i giornalisti di Presadiretta sono andati fino alla capitale di questo paese, Nur-Sultan, una città in piena espansione, ovunque si vedono gru per nuovi cantieri. Con i suoi 3ml di metri quadrati, il Kazakhstan è il nono paese più grande al mondo, otto volte la Germania. Fino al 1991 faceva parte dell’Unione Sovietica ma ora che è una repubblica autonoma gioca una sua partita geopolitica contando sua sua posizione strategica, tra Asia e Europa, e sul fatto che è uno dei paesi più ricchi di materie prime, preziosissime oggi. Gas, petrolio, terre rare e anche uranio naturale. A gestire questo patrimonio è l’azienda di Stato Kazatomprom. Presadiretta ha intervistato il suo portavoce, Askar Batyrbayev: “il Kazakhstan rappresenta circa il 46% di produzione di uranio nel mondo, nel 2021 abbiamo venduto il nostro uranio a 21 diversi clienti in otto paesi diversi, in Asia, Europa, Cina, ma abbiamo venduto uranio anche alla Russia. Perché il nucleare non è stato toccato dalle sanzioni.”

Qual è il peso dell’uranio nel mercato di vendita delle materie prime?

“Il mercato dell’uranio vale circa 9 miliardi di dollari l’anno, se lo paragoniamo col mercato del petrolio è circa 250 volte inferiore, ma in termini di sicurezza energetica è molto importante perché con l’attuale situazione geopolitica i prezzi dei combustibili fossili che salgono e scendono, tutti riconoscono che dovrebbe esserci una fonte di energia sostenibile, pulita e stabile. Molti paesi come gli Stati Uniti, la Cina ma anche l’Europa hanno riconosciuto il nucleare come energia pulita e questo ha permesso l’accesso a finanziamenti per costruire le proprie centrali nucleari. Si stima che il mercato del nucleare crescerà nel prossimo futuro del 2% circa. E dopo il 2030 l’aumento sarà anche significativo.”

Ma le alternative al nucleare esistono, come dimostra il caso portoghese. Nella stessa Germania si trovano anche storie interessanti dal punto di vista della sostenibilità: Riccardo Iacona è andato visitare una una energetica dove si combinano energia ed agricoltura verde.

Si tratta della Dirkshof di Dirk Ketelsen, un’azienda dove al parco eolico sono affiancati campi coltiva e zone dedicate all’allevamento: le pale eoliche producono energia per 1 milione di persone per un anno e hanno un’aspettativa di vita di anche 30 anni. Tutto infinitamente meno costoso del nucleare, almeno finché vento e sole non costeranno un euro. L’intera comunità partecipa al parco eolico: sono le 350 persone che vivono attorno al parco e che adesso sono diventati soci.

Perché tutto questo non lo si può replicare in Italia? Perché i tempi per ottenere i permessi da noi sono molto più lunghi, anche 14 anni, tempo in cui la tecnologia rischia di diventare già obsoleta. È successo a Renexia, dove hanno aspettato tutto questo tempo per un parco tra permessi e ricorsi, ma che ora stanno già lavorando per un nuovo parco eolico nel mare di Sicilia, di 2800 MGW, con 190 aerogeneratori. Ma l’assemblea regionale siciliana ha dato per ora parere negativo sul progetto Med Wind, questo impianto a 60km dalla costa, con la stessa tecnologia flottante come in Portogallo. Ancora una volta un no, un altro no che impedisce all’Italia di crescere nelle rinnovabili.

L'Associazione nazionale dell’Eolico (@AnevEolico) ha calcolato che se dessimo le autorizzazioni agli impianti in lista d'attesa potremmo produrre già adesso 80 TWH di energia eolica, il 20% del nostro fabbisogno energetico totale, e stiamo parlando solo di eolico. Ma cos'è allora che frena questa rivoluzione in Italia?

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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