La gestione dei migranti, l’emergenza dei migranti, l’allarme
sbarchi e l’allarme per la violenza dei migranti che bivaccano a
spese nostre nelle piazze delle città italiane .. tutto questo fa
parte del materiale di propaganda della destra italiana (e non solo
visto che i decreti Minniti con gli accordi con la guardia costiera
libica li ha fatti il PD).
Questa destra non potrebbe vivere
senza i migranti a cui deve molto: le leggi che ha sfornato nel corso
dei vari governi non servivano a gestire i flussi, a governare le
migrazioni dal sud del mondo di persone in fuga da carestie o dalle
guerre (a cui pure noi occidentali abbiamo preso parte). Dalla Bossi
Fini ai decreti Salvini, tutte le leggi servivano a rendere i
migranti che arrivano in Italia più ricattabili, più sfruttabili
dalle mafie, dai caporalati.
Questa è la destra che sa mostrare
la faccia dura contro i più deboli, specie se con la pelle di un
colore più scuro, quella del blocco navale, della caccia agli
scafisti su tutto il globo
terracqueo, delle barche da affondare. Una destra (ma con molti
apprezzamenti anche al centro) che da una parte difende i valori
cristiani dall’altra volta la testa dall’altra parte quando ci
sono le vite da salvare, quando ci sono persone in mezzo al mare da
andare a salvare.
Gli ultimi decreti di questo governo hanno
imposto alle Ong di fare viaggi più lunghi per la ricerca di un
porto dove far sbarcare i migranti, comportando per loro maggiori
costi e rendendo di fatto più difficile salvare le persone.
Di fronte ad un
fenomeno globale, quello delle migrazioni, legato ai vari conflitti
nel mondo, ai cambiamenti climatici (come ha raccontato la scorsa
puntata di Presadiretta alla fine), si pensa di risolvere tutti
costruendo muri, usando tecnologie sofisticate per dar la caccia ai
migranti alle frontiere, finanziando nazioni che non rispettano i
diritti civili affinché facciano per noi i gendarmi del
Mediterraneo. Si è arrivati perfino a criminalizzare chi salva vite
umane in mezzo al mare.
Eppure nonostante questo
dall’inizio dell’anno sono arrivati in Italia più di 100 mila
migranti, mandando al collasso il nostro fragile sistema di
accoglienza. Il nostro mare è diventato un enorme cimitero delle
persone che non ce l’hanno fatta. Come un cimitero sono diventate
le spiagge della Tunisia, l’ultimo paese con cui il governo Meloni
ha stretto un accordo per la gestione dei migranti (ovvero teneteveli
da voi).
Uno di questi si chiamava Lhazar: la madre è andata fino in Sicilia per cercare il suo corpo, sparito in fondo al mare. Solo una ripresa video che mostra un corpo, che non potrà più essere restituito alla madre, nemmeno una tomba su cui piangere: “la Tunisia manda i suoi figli a morire” racconta alla giornalista di Presadiretta.
Secondo le organizzazioni umanitarie da gennaio ad agosto 2023 sono morti in mare 2300 migranti che tentavano di arrivare in Europa, ma sono numeri sicuramente sottostimati, molti barchini che salpano verso le coste europee affondano senza che nessuno se ne accorga.
In Italia sono
arrivati in 115 mila, il doppio rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno, nonostante un governo come questo, soltanto i tunisini
sono stati 10.200, il 9% di tutti gli sbarchi, un numero in continua
crescita.
Il sud del paese è diventato un enorme cimitero di
tombe senza nome, come a Zarzis
dove un pescatore ha iniziato a seppellire i cadaveri dei migranti
che il mare portava a riva. Sulla tomba solo l’indicazione del
sesso e del giorno del ritrovamento.
La Tunisia sta attraversando una crisi spaventosa che tocca quasi tutte le classi sociali – racconta alla trasmissione l’economista Layla Rihai, il paese ha un enorme problema di debito, solo per le sovvenzioni sui beni di prima necessità lo Stato spende 2 miliardi di euro, il 6% del PIL.
Questa economista fa parte della Piattaforma delle alternative, ha studiato l’economia del suo paese per cercare soluzioni per la crisi: una di queste è alzare i salari, il salario medio in Tunisia è di circa 432 dinari, circa 135 euro e la moneta del paese ha raggiunto una svalutazione forte nei confronti delle monete forti e a pagare di più sono ovviamente i giovani e le donne che vivono questa depressione economica sulla loro pelle e non hanno più speranza.
I giornalisti di Presadiretta sono saliti a bordo della nave GeoBarents della Ong Medici senza Frontiere per capire quale sia la reale situazione nel Mediterraneo: hanno seguito le procedure di recupero e salvataggio dei barchini che partono dalle coste del Nord Africa per cui la nave della Ong è il primo posto sicuro dopo tanti giorni di mare.
La scheda del servizio sul sito della Rai:
Il flusso dei migranti che arrivano sulle nostre coste continua senza sosta. Nonostante le restrizioni imposte alle imbarcazioni delle Ong che svolgono soccorso in mare, nonostante il Memorandum firmato con la Tunisia, gli arrivi del 2023 hanno già battuto tutti i record degli ultimi anni.
PresaDiretta, in onda lunedì 11 settembre alle 21.20 su Rai 3, ha navigato sulla nave Geo Barents di Medici senza frontiere, per capire cosa sta succedendo in mezzo al Mediterraneo, ha partecipato ai salvataggi e assistito a un respingimento illegale secondo il diritto internazionale, da parte della Guardia costiera libica. Ha viaggiato da nord a sud, da La Spezia a Catania, per raccontare le gestione degli sbarchi, la fatica degli hot spot, l’impegno della Croce Rossa e quello dei volontari delle associazioni umanitarie, fino all’isola di Lampedusa, sempre in prima linea e in stato di cronica emergenza. Ha visitato le strutture che accolgono i migranti, i campi improvvisati e ha ascoltato le testimonianze dei sindaci, che denunciano la mancanza di soldi, di strutture e il collasso del sistema dell’accoglienza. Di cosa hanno davvero bisogno?
Non sarebbe meglio affrontare i fenomeni migratori – usando le parole del Presidente Mattarella – come “movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”?
PresaDiretta è andata in Tunisia, alla ricerca delle cause dell’instabilità di un Paese che è diventato il principale punto di partenza dei migranti verso l’Italia. Un viaggio dentro la crisi economica e politica tunisina: il problema della disoccupazione tra i giovani che amplifica la spinta a lasciare il paese; le politiche autoritarie del presidente Saied e l’insofferenza crescente nei confronti dei migranti che arrivano dalle rotte subsahariane; il Memorandum di intesa firmato tra l’Europa e la Tunisia.
Infine, l’importanza economica delle “rimesse” degli stranieri verso i loro paesi di origine, un enorme flusso di denaro, 800 miliardi di dollari, più di quanto si spende in aiuti allo sviluppo. Soldi che rappresentano un aiuto fondamentale allo sviluppo economico di quei paesi. PresaDiretta ha scelto di raccontare la Comunità senegalese, con un viaggio tra Italia e Senegal dove le rimesse costituiscono il 10% del Pil nazionale. Gli immigrati senegalesi di Pisa, integrati nel territorio e nella società, che lavorano e producono in Italia, qui pagano le tasse e lì contribuiscono a creare servizi per la loro Comunità: scuole, ospedali, raccolta dei rifiuti. Gli immigrati integrati si aiutano da soli. Anche a casa loro.
Ospite di Riccardo Iacona: Matteo Villa ricercatore dell’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, esperto di politiche migratorie per fare chiarezza sulla situazione delle migrazioni in Italia e in Europa.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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