In Italia si dice che siamo bravi a gestire le emergenze: ci commuoviamo sempre di fronte alle immagini degli eroi che salvano le persone sotto le macerie, dalle case sommerse dalle acque, dal fango.. Siamo il paese che ha bisogno degli eroi per compensare l’incapacità di gestire la manutenzione dei fiumi, la pulizia degli argini, evitare che le colline franino addosso alle case, evitare che si costruisca laddove non si potrebbe, perché zona sismica, perché zona a rischio idrogeologico.
Aggiungo anche che
questa retorica degli eroi non solo ha stancato, perché ogni volta
ci tocca contare i morti e i danni: sull’emergenza ci sono troppi
interessi, spesso poco puliti, nella gestione dei fondi. Pensate a
quanto successo a l’Aquila dopo il terremoto del 2009, quando
l’allora governo uso il palcoscenico con le macerie per la sua
propaganda.
Questa sera tornano le inchieste di Presadiretta:
la prima puntata è dedicata alla sfida lanciata dall’alluvione
in Emilia Romagna del maggio passato. Una sfida a noi e ai
decisori politici: il pericolo corso dalla popolazione in Emilia
Romagna è stato estremamente reale, come reali sono i cambiamenti
climatici causati anche dai nostri comportamenti.
Il servizio ha
girato tutta la regione, dai monti sono scesi giù a seguire il corso
dei fiumi, i giornalisti di Presadiretta sono entrati nelle città,
fino al mare per cercare di capire che cosa è successo e cosa
bisogna adesso per rigenerare il territorio visto che si moltiplicano
gli eventi climatici estremi e dobbiamo per forza adattarci,
ritrovare un equilibrio con queste forze della natura che si
presentano così violente.
Ma a Presadiretta parleranno anche
del presente, di quello che sta succedendo nelle città dell’Emilia,
per capire a che punto è la ricostruzione, se i soldi che ha mandato
il governo sono sufficienti. Iacona nell’anteprima ha invitato i
suoi spettatori a scrivere alla redazione, usando i canali social,
Facebook e
Twitter, per
raccontare le loro storie.
“Piogge così le ho viste soltanto in Africa e in Amazzonia però duravamo al massimo 8-9 ore” racconta a Iacona uno dei testimoni dell’alluvione: “ad un certo punto sembrava di essere nell’occhio del ciclone perché le nuvole non si muovevano”. Ci sono diversi video che testimoniano la violenza dell’evento: in uno di questi si sentono le persone gridare aiuto, chiuse nelle loro abitazioni mentre l’acqua nelle strade continuava a crescere, entrando nelle case.
“Se anziché alle tre di notte capitava alle tre di pomeriggio qui c’era una strage” racconta un’altra persona a San’Agata sul Santerno durante il servizio che mostrerà anche le frane, le foreste scivolate lungo il fianco delle colline, fiumi usciti dai propri alvei che hanno diviso terreni a metà.
Durante l’alluvione sono letteralmente esplosi i fiumi e così i luoghi considerati più sicuri come le nostre abitazioni sono diventati delle trappole, tutto è accaduto in fretta e per fortuna di notte, dove c’erano meno persone in strada, altrimenti sarebbe stata una strage.
“Non possiamo rimettere il fiume dove l’avevamo messo” spiega un signore a Iacona “lui vuole star lì ed è tornato lì”: l’impianto di sicurezza dei territori che aveva retto per decenni oggi non regge più.
Presadiretta
racconterà anche delle sedici vittime dell’alluvione: l’unico
modo per onorarne la memoria è cercare di capire cosa dobbiamo fare,
ovvero prendersi cura delle montagne, dei boschi, dei fiumi, sempre
che vogliamo essere sicuri nelle nostre città.
E, va ricordato,
non stiamo parlando di una regione dove c’è abusivismo, ma di una
di quelle meglio amministrate, dove c’è un PIL alto rispetto alla
media: l’Emilia ha sempre convissuto coi fiumi e coi canali, che
attraversano i centri storici delle città come Forlì,
Cesena..
Quelle pianure una volta alluvionali sono diventate
oggi il centro di produzione della frutta al mondo, come il Kiwi.
Questo equilibrio tra natura e uomo, tra natura e centri di
produzione impiantati dall’uomo non funziona più – racconta
Iacona
nella presentazione della puntata a Il filo rosso: la politica
deve essere intelligente al punto di voler cercare gli errori
commessi, dove si è consumato troppo suolo, dove si sono costretti i
fiumi che si sono ripresi i loro spazi con la forza. Dobbiamo far
tesoro di questa tragedia in modo che diventi un piano nazionale di
gestione dell’emergenza: “io mi aspetto dal governo non tanto
la polemica sui soldi, perché parleremo anche di quella, avremo
Bonaccini in diretta che racconterà se il punto di arrivo con
Figliuolo è al punto giusto, ma io mi aspetto che oltre alla
solidarietà parta finalmente l’idea di aprire il grande cantiere
di cura per l’Italia.”
Iacona ha incontrato gli esperti
nelle accademie: geologi, scienziati climatici, scienziati idraulici,
quelli del CNR, con loro ha fatto il giro del territorio. Esistono
mappe del territorio valle per valle, fiume per fiume: già si
sapevamo le fragilità del territorio e sappiamo anche quello che
dobbiamo mettere in campo. Certo oggi non si può più chiedere ai
contadini che non ci sono più di mantenere una montagna: ecco perché
è così importante che intervenga lo Stato, per recuperare le cose
più preziose che abbiamo.
Adattarsi ai
cambiamenti climatici costerà sempre meno degli otto miliardi di
danni e delle vittime dell’alluvione: entreremo in un meccanismo
dove non si può più ricostruire, perché a momenti di siccità
seguono le stagioni con gli alluvioni che spazzano via tutto, come
sta già avvenendo in Africa.
C’è poi il tema del
negazionismo climatico: esiste una cultura condivisa su questo,
dobbiamo iniziare seriamente a diminuire le emissioni e tutti le
altre buone pratiche (come la diminuzione delle plastiche, altro tema
affrontato da Presadiretta).
Sono passati tre mesi dalla
catastrofe, dalla passerella del governo, cosa vogliamo fare?
Vogliamo costruire come prima o iniziamo a prenderci cura del
territorio, prima della prossima tragedia?
Il
Resto del carlino ha intervistato Riccardo Iacona sulla nuova
stagione di Presadiretta e su questa prima puntata:
Come avete trovato le persone colpite dall’alluvione?
"Sotto shock per una cosa che non pensavano potesse capitare in città. Interi quartieri senza luce, il telefono che si spegne e poi vedi gli elicotteri che iniziano a volare sopra, con l’acqua che sale sempre più e sembra non volersi fermare. Questa è una cosa che mi ha colpito tantissimo. Ti fa toccare con mano come la sicurezza delle città sia saltata rispetto ai fiumi che, soprattutto in pianura, sono stati regimentati come corpi idraulici, ma corpi idraulici non sono".
Dopo oltre tre mesi la Romagna si sta riprendendo?"Siete persone che non stanno certo con le mani in mano, tutti hanno fatto quel che si poteva e anche di più. Anche i Comuni. Ora serve il Governo, servono i finanziamenti grossi, quelli per ricostruire, ma anche ripensare tutto l’equilibrio del territorio. Con noi ci sarà in collegamento anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Cercheremo di capire se quanto previsto può bastare, ma anche come si dovrà ripensare il territorio, la montagna e la sua manutenzione in futuro. Sperando questa volta di aver imparato la lezione e che non succeda come con il Covid".
La scheda del servizio:
PresaDiretta torna in onda lunedì 4 settembre, alle 21.20 su Rai 3, per un nuovo ciclo di inchieste e reportage di PresaDiretta, 9 grandi appuntamenti con l’approfondimento.
Nella prima puntata della stagione, la squadra di Riccardo Iacona torna a occuparsi di cambiamento climatico con un viaggio drammatico nei territori colpiti dall’alluvione emiliano-romagnola, dalla montagna alla pianura. Intere città finite sott’acqua, decine di fiumi straripati, centinaia di frane, migliaia di chilometri quadrati con case, aziende e terreni agricoli, allagati. Centinaia di feriti, sfollati e purtroppo, 16 vittime. A più di tre mesi dall’alluvione in Emilia-Romagna, i soldi stanziati dal Governo sono sufficienti? E come si può ricostruire per mettere davvero in sicurezza il nostro territorio dai fenomeni climatici estremi che stanno diventando sempre più ordinari?
PresaDiretta ha attraversato le zone appenniniche coinvolte nell’alluvione di maggio scorso, dove in poche ore è piovuta la quantità d’acqua che cade in sei mesi. Le montagne si sono spaccate con centinaia e centinaia di frane che hanno portato via tutto quello che incontravano: boschi, strade, case: perché è successo?
Un viaggio nelle città e nei piccoli Comuni colpiti, per incontrare i cittadini e gli amministratori locali, i tecnici e tutti gli interlocutori coinvolti, raccontare non solo cosa è accaduto, ma di che cosa il territorio ha bisogno oggi. E come far fronte alla ricostruzione.
La gigantesca alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna ci ha fatto capire che non basta intervenire sui fiumi, bisogna intervenire sui boschi, sulla manutenzione della montagna, sul consumo di suolo, se vogliamo salvare le città. I dati ci sono, la conoscenza tecnica e gli studi scientifici pure. Adesso il contrasto al cambiamento climatico deve diventare centrale nell’agenda della politica.
Ospite di Riccardo Iacona, Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, per capire insieme di cosa hanno bisogno popolazione civile e imprese e come mettere in sicurezza il territorio per far fronte al cambiamento climatico.
"Stato di calamità permanente" è un racconto di Riccardo Iacona, con Elisabetta Camilleri, Cecilia Carpio, Sabrina Carreras, Marianna De Marzi, Alessandro Macina, Cesarina Trillini, Alessandro Marcelli e Massimiliano Torchia.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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Mi raccomando, siate umani