25 aprile 2024

Il rischio fascismo

Il fascismo non è morto: non è solo una questione dei non pochi nostalgici che ripetono a pappagallo pezzi della propaganda del regime che fu. È qualcosa di molto più profondo che ha a che fare con la sua nascita, con quanti lo usarono o pensarono di usarlo, per dare una risposta politica al momento storico che viveva l’Italia dopo la prima guerra mondiale.

Il fascismo fu un colpo di stato delle classi egemoni, dagli agrari, agli industriali, contro le classi povere, che chiedevano diritti, salari, dopo aver combattuto nelle trincee.

Quelle cause storiche non si sono esaurite e ne vediamo le tracce anche oggi, dove le disuguaglianze, le miserie, la povertà non sono scomparse , dove il dissenso non trova mai una sponda politica, viene criminalizzato.

A questo la politica risponde con l’uomo forte al comando, che da Palazzo Chigi decide tutto, che azzera il ruolo del Parlamento, relegato ad un ruolo di comparsa e del Presidente della Repubblica.

Dietro questo modello politico ci sono tutte le condizioni che portano il nostro paese lontano dal modello istituzionale che i nostri padri costituenti avevano in mente.

Basta separazione dei poteri, basta con la sovranità che appartiene al popolo, noi cittadini dovremo solo mettere una croce e basta. Come un televoto.

Dimentichiamoci del controllo democratico dell’attività parlamentare, del controllo delle leggi da parte della magistratura, del controllo del potere da parte del giornalismo libero e indipendente.

Ci si ricorda dei nostri diritti, delle nostre libertà, quelle che la guerra di liberazione e la Costituzione ci ha dato, solo quando mancano. Sottratte a noi cittadini un pezzo alla volta. Come la scuola, l’accesso ai livelli più alti dell’istruzione, le cure sanitarie, un salario dignitoso..

I fascisti ci sono ancora, non sono solo quelli che rispondono “e allora le foibe”, “e allora le atrocità dei partigiani”: a loro basta rispondere con le parole di Calvino

Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, chè di queste non ce ne sono”.

Il fascismo c’è ancora perché i capisaldi della nostra democrazia sono ancora sotto attacco, in questo paese dove esponenti di governo fanno fatica a dichiararsi antifascisti (che non significa essere comunisti). Perché l’esperienza politica del fascismo non è finita nel 1945, le stragi politiche negli anni 70, fino alla strage di Bologna ce lo ricordano.

Il rischio fascismo c’è ancora perché ci ricordiamo della nostra storia, della fortuna di vivere in una democrazia, seppure incompleta, solo a sprazzi. Perché i fan dell’uomo forte, che fa rispettare l’ordine, che qui non si discute di politica ma si lavora, sono ancora tanti..

Peccato che lo spettacolo teatrale basato sul libro di Aldo Cazzullo “Mussolini il capobanda” sia andato in onda su La7 e non sulla Rai.

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