02 ottobre 2005

Il mio nome è nessuno, Global Novel

Quattordici scrittori, da tutto il mondo, si sono alternati nello scrivere questo rimanzo, che si ispira all'Odissea di Omero, nel raccontare la storia di una figlia alla ricerca del padre.
Siamo in un paese dell'America centrale, può essere Guatemala, Honduras ..., alla vigilia delle nozze tra il figlio del presidente Salaberry, Juan Marino e la figlia di un vecchio rivoluzionario Teresa Almedros. Il padre di Teresa è scappato dal paese venti anni prima: il dittatore costringe Teresa ad andare alla ricerca del padre: è l'inizio di un viaggio che la porterà in Europa dalle persone che lo hanno conosciuto e che gli sono state a fianco nelle lotte rivoluzionarie combattute. Prima in un'sola, che non viene nominata ma può essere le Baleari da Calypso, poi in Grecia da Aghis, ad Amsterdam da Laura, in Italia dal misteriose Herr Hermann, in Israele nel manicomio a trovare Joachim. Infine in Spagna a Madrid, Londra e in Scozia, nel finale.


L'obiettivo degli autori era quello di narrare, attraverso le avventure di Maria Teresa, i suoi incontri le dittature e le rivoluzioni avvenute o mancate (le rivoluzioni tradite) in Europa: da quella in Grecia del 1975, all'invasione della Cecoslovacchia del 1968. Sulle tracce di Teresa il capo dei servizi segreti, il colonello Marongo, ha messo un suo ufficiale (il tenente Garcia Fuentas), che diventerà il suo angelo custode, e uno sgherro, l'orrido Pedro Hundo: devono proteggere Teresa, ma in realtà l'obiettivo mascherato è stanare il vecchio rivoluzionario fuggitivo, che ora è diventato l'idolo di tutti i diseredati, per eliminarlo.

Maria Teresa è cresciuta nel ricordo molto romantico del padre, che non ha mai conosciuto: ogni persona che incontra invece le da una diversa visione. Qualcuno lo presenta come un rivoluzionario, un idealista, amico e avanguardia del popolo; per altri, al contrario, un traditore e un profittatore del popolo. Addirittura, di aver avuto col dittatore Salaberry, quando erano piccoli, un amicizia molto intima. “Un liberatore, un hippie, un bandito, un terrorista, un bandito, un uomo senza amore e un dongiovanni, una checca.”

La storia termina al capitolo 21, con Ammaniti: l'ultimo è, in realtà, dedicato al personaggio di Hugo Almendros, il rivoluzionario che si ribella agli scrittori che ne hanno tracciato l'immagine: è lui che, parlando in prima persona, vorrebbe ammazzare i suoi scrittori, perchè nessuno è stato capace di raccontare come è realmente. Ma si rende conto “quegli sporchi quattordici tutti dovevano scrivere delle rivoluzioni tradite, così come fecero, ognuno dal suo punto di vista, con la sua cultura e storia, ognuno con la sua etica e il suo stile letterario, ognuno con la sua diversità. Per questo si sono incontrati, non per asservire la loro personalità o per cancellare la loro specificità, ma al contrario, per realizzare l'osmosi, e non lo scontro, delle civiltà ... Continuate a immaginarmi, a diffondere per sempre il mio nome, il nome di chi è Uno e Nessuno.

Le differenti voci che si alternano nel libro se, da un lato, contribuiscono a disegnare le diverse facce di Almendros (anche in modo discorde l'une dalle altre come si è detto), dall'altro denotano poca variazione stilistica. Voglio dire che, a parte Ammaniti, Faber e Japin, i cui capitoli emergono per originalità e brio, gli altri risultano lenti e appiattiti su uno stesso copione, e questo influisce negativamente sulla scorrevolezza della lettura.

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