01 settembre 2008

Blu notte: la mafia al nord

A Blu notte si parlava di Cosa nostra, la ndrangheta e la camorra: ma non in Sicilia a Corleone, Cinisi, S. Giuseppe Jato.
O a Platì in Calabria o a Mondragone, nella terra dei Casalesi.
Lucarelli svelava il segreto di pulcinella: ossia della presenza, e non da poco, delle mafie al nord.
E non parliamo di mafie geneticamente modificate dal clima laborioso delle terre padane: i boss di cosa nostra, le ndrine calabrese e i casalesi qui al nord continuano a fare le cose che facevano prima.
Anzi meglio, visto il giro di denaro e l'economia fiorente presente nelle regioni del nord.Traffico di droga, di armi, estorsione, racket, rapimenti.

E con i proventi illegali dei loro traffici stanno man mano comprandosi pezzi dell'economia sul territorio: un pezzo di economia grigia (bar, ristoranti, imprese di costruzione, imprese di movimento terra), in mano a prestanome sta man mano facendo piazza pulita della concorrenza (perchè gli imprendiori mafiosi quando affari, lo fanno in modo mafioso) facendo degli appalti al ribasso maggiore, creando dei cartelli e delle situzioni di monopolio (come per imprese di movimentazione nei comuni di Buccinasco e Corsico, tutte calabresi).

Non siamo più ai tempi della piovra che pure l'ex sindaco Pillitteri socialista, non voleva vedere (d'altronde non vedeva nemmeno le tangenti del suo partito): dalla piovra siamo passati al pescecane.

La trasmissione spiegava il come è avvenuta questa penetrazione mafiosa: a partire dagli anni 50, 60, con l'arrivo dell'ondata di emigranti al nord (ghettizzati nei quartieri dormitorio attorno alle grnadi città) o con lo strumento del soggiorno obbligatorio.
Tra il 1961 e il 1971, si stima che siano stati circa 100 le persone sospettate di mafia arrivate al nord.

Sono arrivati boss del calibro di Joe Adonis, Luciano Liggio (la primula rossa dei corleonesi, arrestato come una star nel 1974 a Milano), Gerlando Alberti (uomo d'onore di Porta Nuova), Giacomo Riina a Modena e Vittorio Mangano.
Uomo d'onore dei corleonesi, che aveva stretti legami con imprenditori del nord, vivendo a villa Arcore dall'allora costruttore Silvio Berlusconi e avendo stretti contatti con Marcello Dell'Utri.
Proprio seguendo le mosse di Mangano le forze dell'ordine portarono avanti il blitz si S. Valentino del 1983.
"Ma questa è un altra storia, di cui ci occuperemo in una delle prossime puntate". Mangano, Dell'Utri e Berlusconi. Chi vuole sapere le cose, le sa.
Come dell'esistenza di cosa nostra a Milano, come emerso dall'inchiesta Duomo Connection dei primi anni 80.Come della presenza della ndrangheta nell'ortomercato: dove un boss come Salvatore Morabito aveva un pass per entrare e uscire dalla struttura (usata come base per lo spaccio) fornitogli dalla Sogemi.
Ma è un problema che coinvolge anche il Piemonte: Lucarelli ha raccontato dell'episodio del giudice Bruno Caccia ucciso dalla ndrangheta a Torino perchè era uno cui non ci si poteva parlare.
Esiste la ndrangheta in Emilia: a Parma faceva affari nel settore delle costruzioni Michele Zagaria detto Bin Laden.

Togliamoci dalla testa che la mafia sia solo un problema del sud.
Che riguardi solo le aree arretrate del paese: la mafia punta a fare affari e al potere, inteso come controllo del territorio e del mercato.La mafia cerca di interloquire con gli imprenditori (gli uomini cerniera che gli permettono di entrare nei salotti buoni) e con chi gestisce il potere.
Non è solo un problema del sud. E non è solo un problema di classi criminalità organizzata: è un problema economico, sociale, politico e finanziario.Per il momento contentiamoci di svelare questo segreto ..
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