28 settembre 2009

Presa diretta – oro buttato

Come muoiono i Beni culturali.

In Molise, in provincia di Campobasso, c’è un’intera città romana fondata 2300 anni fa, con tanto di strade, case, foro, anfiteatro e basilica.
Si chiama Sepino e non la visita nessuno.

Del resto non c’è neanche un cartello che indica ai turisti gli scavi, manca il parcheggio e il cartello “museo archeologico” l’ha scritto sul cartone con il pennarello il custode. Qui si e’ scavato solo un terzo della città poi si è smesso per mancanza di fondi: per Sepino, infatti non ci sono neanche i soldi per tagliare l’erba che sta coprendo le antiche strade romane.

La reggia di Caserta è la nostra Versailles: 122 ettari di giardino all’italiana e 25 ettari di giardino all’inglese, 1200 stanze e migliaia di opere d’arte tra tele, sculture e affreschi. Ebbene qui non hanno più neanche i soldi per pagare la bolletta della luce.

Per mantenere la città di Pompei, invece, ci vorrebbero 275 milioni di euro all’anno.
La Soprintendenza riceve solo 20 milioni di euro e con questi soldi deve anche occuparsi degli scavi di Ercolano. Risultato: Pompei sta morendo: ogni giorno, ogni mese ed ogni anno un pezzo della città archeologica piu’ importante del mondo se ne va per sempre.

Non va meglio per la Soprintendenza più ricca d’Italia, quella di Roma: l’Istituto centrale per il restauro, la scuola di restauro più importante del mondo, è “temporaneamente sospeso”… da tre anni!

Da 88 studenti si è passati a 22. E il prossimo anno anche i 22 rimasti prenderanno la specializzazione e la scuola rischia di chiudere.

Nei laboratori di restauro della Soprintendenza di Roma, invece, dove dovrebbero finire tutte le migliaia di reperti che vengono scavati ogni anno a Roma e provincia, sono rimasti a lavorare solo 8 restauratori e quest’anno il ministero , a fronte di una esigua richiesta di 100.000 euro fatta dal dirigente, dottoressa Bandini, ha inviato zero euro.

In compenso nel 2004 è nata Arcus, una spa a capitale pubblico che è stata concepita come una braccio operativo del ministero dei Beni culturali e che è stata finanziata dallo Stato con 60 milioni di euro all’anno. Ha 10 dipendenti e 7 consiglieri di amministrazione, presidente compreso, tutti nominati dalla politica.

Tanto per non sprecare i soldi pubblici, hanno preso i loro uffici nel centro di Roma a via Barberini: un appartamento su due piani che costa solo di affitto 15mila euro al mese, 174mila euro all’anno, quasi quanto riceve ogni anno la soprintendenza del Molise.

A tutto questo bisogna aggiungere i tagli lineari del 20 per cento a tutti i ministeri, chiesti da Tremonti con la scorsa finanziaria, gli stessi che hanno messo in ginocchio la polizia e le altre forze dell’ordine, come abbiamo documentato nella scorsa puntata di Presadiretta.

Oggi i beni culturali producono in Italia
un giro di affari che vale 40 miliardi di euro e il 2.6 per cento del pil.

In Inghilterra, un patrimonio storico e artistico immensamente inferiore al nostro, ne tirano su 73 di miliardi euro, il 3.8 per cento del pil.
Ecco: la puntata di stasera l’abbiamo voluta chiamare “Oro buttato”.


Dalla presentazione della puntata, pubblicata da
Il fatto del 29 settembre 2009.

Nella puntata i si è parlato anche del museo Aragonese a Pozzuoli, miglior museo del 2008. Chiuso perchè non ci sono addetti.
Museo costruito grazie ai fondi europei: un investimento di 321 milioni di euro. Anche questo oro buttato.

Della piscina mirabilis sempre a Pozzuoli, la più grande cisterna romana, di 2000 anni fa. A disposizione della signora Giovanna, un'anziana signora che fatica scendere le scale.
Del progetto costato 2,5 milioni di euro (tramite la solita Arcus) per la ristrutturazione della Pinacoteca alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli a Roma. Un finanziamento ad una struttura dello stato vaticano.
Peccato che la Pinacoteca non ci sia ancora.
E si è confrontato ciò con la cittadina francese di Montpellier: un sito archeologico, un museo di pittura. E attorno un intera cittadina costriuta attorno al turismo, all'accoglienza, alla cultura.
La regione, lo stato e il comune, tutti investono sul turismo culturale. Non ci sono problemi di budget, nè tagli alle assunzioni. Nemmeno in tempi di crisi.

Da noi, invece, l'oro buttato.
"quale è il futuro culturale di un paese? Nessuno .. se non fai ricerche e investimento nella storia" spiegava Renato Sebastiani, della sorpintendenza di Roma.
Il suo problema è trovare dove depositare tutto l'oro (i resti del mercato romano), trovati al quartier Testaccio a Roma.


Il sito del ministero dei Beni Culturali.
Il sito di
Presa Diretta.
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