08 gennaio 2010

Annozero - Che sarà?

Scopo della puntata (almeno nelle intenzioni) il punto della situazione: siamo fuori dalla crisi? Cosa ne sarà nel 2010 del sistema industriale italiano?
I lavoratori che salgono sui tetti (Ispra, Innse, Yamaha a Lesmo), che occupano le fabbriche (Eutelia, Omega) o che bloccano i loro dirigenti in cerca di un confronto (Omnia Network) sono solo casi sporadici, o indice di una crisi più profonda e su cui poco si sta facendo?

Le azioni del governo sono state sufficienti, a garantire la tenuta del sistema?
In studio Niki Vendola, il sottosegretario Castelli, Alba Parietti e Enrico Mentana.
Se le intenzioni della puntata erano quelle di cui sopra, putroppo lo scopo non è stato raggiunto: dopo l'introduzione (col ritorno in video di Grillo, dedicato agli incentivi all'industria dell'auto) si è parlato di elezioni, alleanze, dei partitini di centro che vogliono fare da ago della bilancia.
Da una parte le parole di Vendola, che testimoniano la sua passione politica, accusato forse ingiustamente di non essere in grado di suscitare più interesse nelle masse che lo hanno votato : "il politicismo ha portato al divorzio tra la discussione politica e la realtà".
Ovvero, discutiamo nelle trasmissioni solo di alleanze, dei pesi dei vari partiti,e non dei temi per cui ci si allea.

Vendola ci ha provato: parliamo delle energie rinnovabili, degli investimenti in pannelli solari, fatti in Puglia.
Per quale motivo Casini ha posto in veto su Vendola? Quali sono i programmi dell'UDC in Puglia, e nelle altre regioni?
Perchè Vendola non si puù ricandidare? Per gli scandali nella sanità: ma sono capitati anche in Calabria (e pure Loiero è sempre là), in Lombardia (e nessuno si permette di discutere Formigoni), nel Lazio.

Le veci del governo sono state fatte da Roberto Castelli, che ne ha difeso le azioni: abbiamo difeso le banche (ma non chi ha depositato i conti), l'indutria dell'auto con gli incentivi (ma non i lavoratori di Pomigliano e Termini) e stiamo investendo nelle infrastrutture.
I famosi 17 miliardi di euro nel cemento per costruire TAV, il Ponte sullo stretto, le strade.
Peccato che nessuno si ricordi come le grandi opere in Italia costino smepre troppo e non si ripettio i tempi.
Che mentre si inaugura il Freccia Rossa, il paese è bloccato dalla prima neve, il paese frana con le prime pioggie invernali, interi comuni sono alluvionati dallo straripamento dei fiumi.

Forse si invertita la tendenza sulla crisi economica, ma ora rischia di scoppiare la crisi sociale.
Notizia di oggi il +311% della richiesta di Cassa Integrazione nel 2009: soldi messi dal governo, si dice.
Perchè, come ricordava Castelli stesso, in Italia non si è finita come in California, con la gente sotto le tende.
Sulle tende no, ma nelle strade e nelle piazze a protestare sì.

E il rischio, come il caso Omnia (Voicity) racconta, è che di fronte alla non risposta dei dirigenti delle imprese (quelli che le spostano come scatole vuote), all'attendismo dell'esecutivo, all'isolamento del resto del paese, le azioni possano diventare sempre più ecclatanti.

In situazione come queste fa male sentire Travaglio che parla delle spese de "La Casta": la Corte dei Conti ha sancito come i partiti recuperino molto più di quanto spendono in campagna elettorale.
Si tagliano fondi e spese per sanità, ricerca, scuola e nel frattempo si legge dei 24 ml di vaccini comprati per la suina.
Si legge del pellegrinaggio ad Hammamet, in ricordo di Craxi: quello del debito pubblico e del Caf.
Con la legge sui rimborsi elettorali tutti i partiti intascano più di quanto spendono (eccetto i Radicali): 200 ml di euro all'anno.

E dire, come fa Castelli, che cita pure Giolitti, che così su permettte anche a chi non ha soldi di fare politica, è solo demagogia.
Perchè oggi, specie con questa legge elettorale, chi fa politica e chi no, lo decidono le segreterie dei partiti.
Le candidature proposte di veline alle passate europee, i condannati e inquisiti in Parlamento, parlano chiaro.

Cosa sarà il futuro? Grigio, come il tempo di questi giorni.

A proposito, ieri alla trasmissione, sempre Castelli ammoniva i giovani in studio ad applaudire all'idea di Grillo di congelare il debito. Perchè significava bloccare i titoli di stato.

E come ieri raccontava benissimo MF, il Tesoro si accinge ad aumentare la scadenza media del debito con emissioni a 15 e 30 anni. Va ricordato che oggi la durata media del debito è di 7 anni, con una media di scadenze annuali pari a circa 250 milioni. Tremonti intende diminuire la dipendenza annuale dal mercato, allungando la durata del debito. Nei paesi latinoamericani, abituati a situazioni di debito molto critiche, si direbbe che il Professore sta "spingendo il problema con la pancia".
Ovvero, lo rinvia non solo senza affrontarlo, ma anche senza sfiorarlo.


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