04 luglio 2010

Ghe pensi mi

C'è l'afa che non ti fa dormire? Ghe pensi mi
Le zanzare non ti danno tregua? Ghe pensi mi
Mare o montagna quest'anno? Ghe pensi mi
La tua fidanzata ti ha lasciato? Ghe pensi mi (alla fidanzata)

In quelle tre parole, il cui suono parte dal profondo della gola, c'è tutto il concetto della politica, della cosa pubblica, del nostro premier.
Il rispetto per pesi e contrappesi su cui si poggia la nostra democrazia; il rispetto dell'opposizione; delle idee di chi non la pensa come lui.
Soprattutto, emerge una concezione di stato che deve essere gestito come una piccola fabbrichetta della (ex) ricca brianza. Concetti già sentiti più e più volte, per cui privato è bello (specie se riceve fondi pubblici) e pubblico è male (specie se non fa arricchire i pochi).

Bersani ha trovato la pronta risposta: sono 7 anni che "ghe pensa lu", e mi dovete spiegare dove questo paese è cambiato (in meglio).
Metterà d'accordo le regioni e i comuni con Tremonti? Oppure assisteremo all'ennesimo refuso, dopo pensioni e tredicesime?
Cosa succederà con le intercettazioni: cercherà di forzare la mano lo stesso, o farà il solito bluff del male (chiedere 1000 per ottenere 100): forse si, visto che anche il Partito Democratico ha deciso di votare gli emendamenti dei finiani, per rendere meno porca la porcata.

Se Berlusconi ha usato il dialetto milanese per esprimere il suo pensiero, noi possiamo rispondere con un altro pezzo, sempre tratto dalla cultura popolare napoletana.
De Filippo 'o pernacchio


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