30 luglio 2010

Tanti saluti

Quasi quasi mi spiace, abbandonare per un pò il blog per le ferie.
Cosa accadrà nei prossimi giorni al governo? Chi seguirà Fini tra deputati e onorevoli (nel nuovo gruppo Nazione e libertà)? Cosa farà il Partito Democratico, riuscirà a trovare un leader autorevole e capace di unire, per le prossime elezioni?
E ancora, meglio votare adesso o aspettare? Se si andasse a votare si rischierebbe un altro 1924, con tanto di Aventino. E allora?

Non lo so.
Di certo è che nessuno può sfiduciare il presidente della Camera. Nessuno lo può cacciare.
Di certo è che ogni giorno in più di questo governo ci allontana sempre più dal ritorno ad un paese normale, dove chi governa pensa al paese e non ai suoi affari.
Perchè una cosa deve essere chiara: il nemico non sono più gli ebrei, come si diceva nella Germania di Hitler. Non sono le demoplutocrazie, come diceva il cavaliere Mussolini. I nemici non sono più ad est (anzi, ad est si possono fare ottimi affari). Non sono i comunisti, come si diceva nella prima repubblica. E non sono nemmeno i rom, i romeni, i clandestini, come negli anni passati ci han fatto credere. Nemmeno i giustizialisti, la gente che scende in piazza per manifestare le sue idee.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Martin Niemöller, ripreso su Metilbaraben)

Il nemico è dentro di noi: quando le istituzioni tollerano rapporti con la criminalità organizzata, quando si decidono promozioni e carriere dietro ad un tavolino in stile massonico, quando tollerano corruzioni e arricchimenti personali. Quando mortificano il merito e governano (nelle università) col meccanismo del clan (in Rai, nel CSM, in Parmalento, nelle ASL), della chiamata, del cane non mangia cane, ecco queste istituzioni fanno il male del paese.
E non si può sempre dare la colpa agli elettori.

Chissà cosa ci aspetterà al ritorno delle ferie. Minzolini nel suo editoriale apprezzava la cacciata di Fini, perchè dà chiarezza all'azione di governo e della maggioranza. Chiarezza non vuol dire autoritarismo. Il paese, lo Stato non è un'azienda privata.

Da commissariare con il sottosegretario per le emergenze, o con il comando della Guardia di Finanza, come sento dire ora da Tremonti a proposito della sanità in Calabria. O per la Puglia di Vendola ("non faremo diventare la Puglia come la Grecia", dice Tremonti, con a fianco l'ex governatore rinviato a giudizio Fitto).

Sebbene anche nelle società private bisogna rispondere agli azionisti. Chi sono allora, viene da chiedersi, gli azionisti di riferimento del PDL?

Mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa della strage alla stazione di Bologna ("la storia di una valigia, una bomba e 85 morti" come disse Carlo Lucarelli a Blu Notte). L'ultimo colpo della stagione delle bombe e della strategia della tensione oppure (per l'ennesima volta) si deve seguire la pista internazionale (come dice Priore nel suo libro)?

Vi lascio con le parole di Guccini su Il fatto ("Guccini: bomba di destra, basta con tarallucci e vino"):

Tornando al 1980, Guccini non può non pensare ai tanti depistaggi che nel corso degli anni attribuirono a qualunque entità la responsabilità dell’eccidio: “In Italia il mistero è una religione. Ogni tanto un politico parla e rivela un pezzo di verità apparente. L’unica cosa certa è l’immobilità del Paese, il ripetersi ciclico degli eventi, la commistione tra pezzi dello Stato e strutture criminali, come la vicenda delle trattative dell’inizio dei ‘90 tra Stato e mafia spiegano più esaurientemente di qualunque trattato”. Quindi ritrovarsi a ricordare, esorcizzando come in un coro greco il ripetersi dell’orrore, a Guccini pare importante. “Importantissimo. A chi mette in dubbio il valore della memoria, revisiona ogni angolo del nostro passato e denigra la Resistenza, rispondo che ci sono ambiti del nostro vivere che mettere in discussione è miserabile. I nostri sono tempi cupi. Tetri e anche ridicoli. Come sempre, come diceva Flaiano, su ciò che avviene in Italia gli elementi tragici e farseschi nuotano insieme. Ma cedere all’oblio, equivale riscrivere la Storia. Finire nella nebbia indefinita del tarallucci e vino, vista la tragedia che colpì Bologna, rappresenterebbe un non senso assoluto. Offensivo. Volgare”.

Mi porterò dietro due libri da leggere (per il momento):
1984 di George Orwell (ibs)
Il filo che brucia di Jeffery Deaver (ibs)

Qualche cinguettio, lo farò qui.
Saluti.

2 commenti:

Mi raccomando, siate umani