Intrigo internazionale. Perchè la guerra in Italia: le verità che non si sono mai potute dire.
Il caso Moro, la tragedia di Ustica, il tentato omicidio di Giovanni Paolo II. L'eversione nera e rossa e il terrorismo internazionale: gli attentati dei terroristi palestinesi in Italia e l'inchiesta su Autonomia Operaia.
Questi alcuni dei casi che di cui il giudice Rosario Priore si è occupato.
Inchieste su cui non sempre si è arrivati ad una verità giudiziaria: in questo libro-intervista fatto assieme al giornalista Giovanni Fasanella, si è cercato di ricostruire aspetti poco raccontati e poco conosciuti del terrorismo italiano, andando a rispondere a delle semplici domande? Perchè in Italia scoppiò negli anni '70 (e in modo così violento) la violenza del terrorismo? Chi stava dietro i gruppi, chi li finanziava, chi li armava?
Si è sempre analizzato quanto successo in Italia, la "Strategia della tensione", le stragi, i tentativi di golpe, andando solo a considerare elementi storici e politici interni al nostro paese.
Nel libro si è fatto invece un passo in avanti, anzi, meglio, si cerca di alzare lo sguardo verso l'esterno: se le Brigate Rosse non sono un fenomeno nato nel cortile di casa nostra, serve capire di capire quale ruolo potrebbero avere avuto le potenze straniere e i relativi servizi, sul terrorismo italiano.
E' un discorso ancora poco affrontato eppure è indubbio che, sia i paesi dell'alleanza atlantica, quanto quelli del patto di Varsavia, fossero osservatori attenti della nostre vicende.
Per motivi diversi: molte potenze europee come Francia a Inghilterra temevano la nostra intraprendenza economica, la rinascita della nostra industria, dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale: si fa riferimento all'Eni di Enrico Mattei che andava nei paesi del nord Africa (ex colonie francesi), per comprare petrolio "alla pari" con gli altri paesi.
Il giudice cita l'episodio della “rivoluzione socialista” che portò al potere Gheddafi in Libia: golpe (ai danni dei Re Idris che aveva fin quel momento tutelato gli interessi delle nazioni europee) pianificato in Italia nell'estate del 1969. Priore mette assieme il cambio di equilibri in Libia (e di riflesso nel Mediterraneo), che azzoppavano soprattuto l'egemonia dell'Inghilterra, con i primi episodi stragistici (la bomba di Piazza Fontana). Non a caso il termine “strategia della tensione” nasce su alcuni quotidiani britannici.
Inghilterra e Francia non potevano inoltre tollerare la politica filo-araba portata avanti da Aldo Moro, con l'accordo relativo agli attentati in terra italiana (il lodo Moro), da parte degli estremisti palestinesi.
Enrico Mattei e Aldo Moro:
"Due omicidi ovviamente politici... La coincidenza è impressionante. Non dimentichiamo la lezione della storia: gli uomini politici capaci di iniziative davvero forti generano reazioni altrettanto forti."[pagina 29]
Sotto questa prospettiva troverebbe spiegazione la tolleranza che i francesi hanno concesso ai terroristi italiani: la dottrina Mitterrand, che permise tra gli altri a Cesare Battisti di trascorrere diversi anni di latitanza oltralpe. Si pensi anche alla scuola di lingue Hyperion, a Parigi, punto di incontro e camera di compensazione di tutti i terroristi europei.
Priore cita anche l'episodio, poco approfondito dagli storici, del tentativo di Golpe, progettato dalgi inglesi, nel 1976, quando in Italia si prospettava (o veniva fatto prospettare) il compromesso storico tra i due maggiori partiti, DC e PCI. Golpe fallito per il divieto del presidente tedesco Schmidt.
C'è poi tutto il discorso relativo ai paesi e ai servizi dell'est, in particolar modo la Stasi della Germania orientale che, come racconta Priore a Fasanella, è dimostrato quanto fossero in grado di controllare e infiltrare i terroristi della Raf e, di conseguenza, anche le Br nostrane.
Il flusso dei finanziamenti, il flusso delle armi verso l'Autonomia, Potere Operaio e le Br: ecco un aspetto che all'epoca si studiò e indagò poco.
Le armi arrivavano tramite i contatti con i palestinesi, dai paesi del blocco orientale. Controllando armi e denaro, si poteva così condizionare l'attività, il potere reale, di questi gruppi.
Sono diversi gli episodi oggi poco ricordati, che mettono in luce “l'intrigo internazionale” di cui l'Italia era una pedina a limitata autonomia:
L'attentato a Enrico Berlinguer a Sofia nel 1972, per opera dei servizi bulgari (si cercava di togliere di mezzo un leader molto critico nei confronti della linea del PCUS).
Il lodo Moro (il patto con gli estremisti palestinesi); la protezione che gli Usa hanno concesso all'Italia prima e ad Israele poi.
Il rapporto tra Autonomia, Br e Hyperion: la rete Feltrinelli, il Superclan sdi Simioni, il progetto Metropoli, l'egemonia di Potere Operai sugli altri gruppi; i finanziamenti dall'estero e le armi. Quanto erano autonomi (e impermeabili) i gruppi del partito armato, rispetto alle influenze dei servizi esteri: la Stasi, il Mossad, la Cia ...
Il caso Ustica: gli scenari di guerra in quella estate del 1980. I progetti per far fuori Gheddafi da parte della Francia e degli Stati Uniti. I depistaggi, la ragion di stato, le perizie.
L'ultimo capitolo di questo interessante libro, riguarda il rapporto tra giustizia e Ragione di stato: rapporto spesso conflittuale con cui spesso Priore ha dovuto scontrarsi. Un muro, una porta chiusa, che sbarra la strada alla verità giudiziaria.
Se l'Italia è la patria dei “misteri” che non riescono mai a chiarirsi, delle storie che non riescono mai a finire (l'odissea dei parenti della vittime della stragi di Ustica, di Piazza Fontana, di piazza della Loggia ..), è anche colpa della nostra fragile democrazia. Democrazia di un paese che ancora non si sente unito:
Se l'Italia è la patria dei “misteri” che non riescono mai a chiarirsi, delle storie che non riescono mai a finire (l'odissea dei parenti della vittime della stragi di Ustica, di Piazza Fontana, di piazza della Loggia ..), è anche colpa della nostra fragile democrazia. Democrazia di un paese che ancora non si sente unito:
“Negli altri paesi, lo Stato è uno nel senso più lato possibile, è una vera e propria entità storica e politica. Da noi, invece, è percepito esclusivamente come una'entità territoriale, senza memoria storica e senza progettualità per il futuro: insomma, parafrasando Metternich, una pura espressione geografica.[..]Pensi a come i francesi si comportarono di fronte al caso Ustica: ci risposero picche sia il tempo del moderato Giscard d'Estaing sia all'epoca del socialista Mitterand. A Parigi la tenuta del segreto è assoluta. In Italia invece persistono le nebbie sull'indicibile. Ma di tanto in tanto emergono dei brandelli di verità secondo l'andamento delle vicende della politica corrente [..]. Brandello di segreti che vengono utilizzati come strumenti di lotta e di ricatto tra le varie fazioni, senza che ci sia un disegno alto, complessivi ..” [pag 187].
Una stato giovane, immaturo, dove la ragion di stato è spesso vittima della nostra non autosufficienza in quanto a risorse e dove l'interesse nazionale è determinato dalle necessità economiche e dai detentori delle ricchezze. E non dai cittadini.
Dove si custodiscono oggi le carte dei segreti? Sostiene Priore, che non esistono cassetti che, se aperti, diano la risposta a tutto.
E continua chiarendo
“.. che i veri segreti sono quelli determinanti dalle grandi linee storiche e politiche degli stati. In altre parole, la chiave per capire cosa è successo è nei grandi conflitti geopolitici al centro dei quali l'Italia si è trovata”.
Technorati: Rosario Priore, Giovanni Fasanella
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