Sandro, un poliziotto che oggi è assegnato a Palazzo Chigi e, all'epoca, montava in Piazza della Minerva, ricorda bene quel ragazzo sempre allegro e sorridente aò quale gli agenti domandavano qualche favore quandoc apitava che tornasse un pò più tardi a casa, dopo una serata trascorsa con gli amici o qualche ragazza: magari solo un pezzo di pizza per alleviare la noia dei lunghi turni di guardoa. Festeggiati i diciotto anni e superata la visita di leva, Andrea fa subito domanda. Anzi, ne fa due, una inidirzzata alla polizia, l'altra ai carabinieri. Lo scelgono questi ultimi e il giovane viene arruolato. E con i primi stipendi acquista pure la macchina, una Polo di colore blu.
Questo era Andrea.
Ha le idee chiare il ragazzo, si arruola nei carabinieri partendo prima di fare il servizio di leva e diventa subito effettivo. Ha un animo sensibile e un fisico snello e atletico, distribuito lungo un metro e novanta di altezza. Gli piacciono gli animali, soprattutto i cani, anche se a casa c'è una gata siamese che vivrà quasi vent'anni.
Quando Alessandro parte per il servizio militare, Otello che è già carabiniere, prende la macchina e si spinge fino ad Udine per vedere come se la passa il fratello e se in caserma ci sono episodi di nonnismo. Trascorre un pò di tempo con lui e, quando ha la conferma che è tutto a posto, riprende la machcina e torna a Roma. Questo era Otello.
Prima di presentare domanda ai carabinieri, che lo arruolano nel 1990, appena ventunenne, e lo inviano al campo di addestramento a Campobasso, fa anche il muratore. C'è la sua mano in alcune rifiniture della nuova casa. Del resto, Mauro è quello che da parenti e amici viene definito il classico ragazzo d'oro, senza grilli per la testa. Sta bene in compagnia degli amici e della sua findanzatina e pensa a costruirsi un futuro solido.
Questo era Mauro.
Divise forate pagina 151, 152 e 153.
Andrea Moneta, Otello Stefanini, Mauro Mitilini, i tre carainieri uccisi nella strage del Pilastro, il 4 gennaio 1991, dai criminali della Uno bianca.
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