30 dicembre 2009

La cosa

Ammetto che faccio molta fatica a capire cosa sta succedendo. Le strane alleanze, gli inviti a corte, le armi di distrazione di massa, le guerre sante.

Partiamo dal partito di Casini.
Forse il Partito Democratico ha chiesto a Casini, per le sue alleanze (un po' a destra e un po' a sinistra a seconda della convenienza) di togliere di mezzo esponenti come Cesa (finito in qualche inchiesta calabrese) e Totò Cuffaro, finito condannato in primo grado? No.
E, allora, per quale motivo si permette di dettare la linea politica col suo 6% (definendo addirittura squadrismo politico le lamentela della base di un partito non suo)?

Triste vedere il partito che dovrebbe essere il maggiore dell'opposizione, costretto a far patti con l'UDC, a scegliere tra De Luca (con due rinvvi a giudizio) e De Mita in Campania. Costretto a rispolverare il meccanismo delle primarie dopo che D'Alema le aveva definito inutili.

Le riforme costituzionali.
Ma il compito dell'opposizione non dovrebbe essere quello di fare opposizione, e di attuare una strategia politica che la riporti al governo?
E allora, perché si dovrebbe accettare riforme fatte non per il paese, ma per fare un favore al leader della maggioranza?
Cosa c'è di buono nel legittimo impedimento, perché venga accettato dai (sempre meno) elettori del centrosinistra?
Perchè si deve accettare una legge anti costituzionale dicendo che, tanto poi si cambia la Costituzione?

Armi di distrazione di massa.
Si torna a parlare di terrorismo (come il finto pacco bomba a Malpensa). Meglio rivolgersi al terrorismo, pur di non parlare degli effetti della crisi.
La Lega chiede una guerra santa contro il terrorismo islamico, chiede una nuova Lepanto .
Di quale religione parla, la Lega. A meno che il relativismo religioso non abbia figliato un nuovo cattolicesimo, la religione cattolica che conosco io è quella che fa perno sulla carità. Cristiana appunto.
Quella di cui parla il cardinale Tettamanzi, e che lo fa diventare agli occhi della Lega un Imam, o un “prete mafioso”.
Di che religione parlano?
L'ultimo attrito riguarda un comune vicino a dove abito, Cantù, in provincia di Como. Oggetto di un editoriale critico da parte di Famiglia Cristiana, per le ordinanze comunali contro gli immigrati clandestini.
Forse le radici cristiane di cui si è tanto parlato, non affondano bene nel tessuto padano. Forse Cristo non si è fermato solo fino ad Eboli.

Scrive Famiglia Cristiana:
Chi discrimina non può atteggiarsi a difensore del crocifisso, quasi lottasse per la bandiera di partito. Difficile capire come si può essere a favore della vita, contro la pillola abortiva, e promuovere ridicole e grottesche operazioni, che stanno avvelenando il Paese.

Come la caccia agli extracomunitari con l’operazione White Christmas. O come il proliferare di delibere comunali che alimentano la fabbrica dell’intolleranza. Ormai non c’è più limite alla fantasia. Si va dal divieto di vendere kebab senza accompagnarlo da "polenta, brovada e musetto" in Friuli alla proibizione ai minori di settant’anni di sedersi sulle panchine a Pordenone. Dalla messa al bando del gioco del cricket a Brescia (perché praticato da pachistani), al bonus di 500 euro ai vigili per ogni clandestino scovato. Dal numero verde di Cantù per denunciare i clandestini, ai cartelli stradali di Varallo Sesia che vietano burka e niqab, come fossero un pericolo pubblico. Dal divieto di sposarsi a Cernobbio se prima i vigili non avranno accertato "la pulizia di muri e pavimenti" nell’abitazione degli sposini all’assurdo dell’assegnazione dell’Ambrogino d’oro, a Milano, alla pattuglia di polizia urbana che va a caccia di irregolari, trattenendoli in un bus con le sbarre.

Stiamo scivolando verso il baratro. Pochi alzano la voce a segnalare il pericolo. Un clima di intolleranza si spalma nel Paese. Nell’indifferenza generale. Anche questa è emergenza etica. Al pari delle questioni bioetiche. C’è ancora, per fortuna, un baluardo nella Chiesa. Papa Benedetto XVI ci ricorda, opportunamente, che «Gesù stesso da bambino ha vissuto l’esperienza del migrante perché, per sfuggire alle minacce di Erode, dovette rifugiarsi in Egitto insieme a Giuseppe e Maria».


La cosa.
Passano i mesi e quella cosa che una volta chiamavamo formazione di centrosinistra, si sta man mano svuotando di contenuti. E di conseguenza di elettori.
Via la lotta alla mafia. Dopo l'appoggio esterno a Lombardo in Sicilia (Report, i vicerè), sarà difficile non essere invischiati nel (mal?)governo dell'isola.
Via la questione morale. Solamente Di Pietro ha ricordato chi fosse Bettino Craxi, cui verrà dedicata una strada o un giardino a Milano e che verrà ricordato nell'aula del senato.
A questo punto tanto varrebbe ripristinare il finanziamento ai partiti, abrogato dal referendum del 1993. Meglio che non l'attuale sistema di rimborso elettorale. Dove se spendi 100, prendi 500.
Meglio tagliare i posti di lavoro per l'Ispra. Meglio tagliare i fondi per lo spettacolo (ma non per i cinepanettoni).

A proposito di terrorismo: Ryanair ha sospeso i voli, in attesa che l'Enac tolga le norme che permettono di volare anche senza carta di identità, ma solo con tessere di riconoscimento (come la licenza di pesca).

Allora, Cosa sta succedendo?

29 dicembre 2009

Una giornata particolare di Ettore Scola

Due solitudini si incontrano, per un pappagallino scappato via, in un palazzo di famiglie borghesi, nel giorno in cui Hitler e Mussolini si incontrano a Roma per celebrare il tragico e sventurato “patto d'acciaio”.

Sono una casalinga, Antonietta, madre di sei figli, che non può partecipare alla manifestazione (“nessun romano mancherà allo storico evento”, dice lo speaker della radio) perchè “non ha la serva”. Antonietta la donna fascista per autonomasia: madre premurosa, che passa le sue giornate in casa e che sorvola sulle uscite del marito (che d'altro canto, ricalca il classico maschio italico, borghese, fascista e maschilista).

Gabriele, ex speaker radiofonico, omosessuale e oppositore del fascismo, inviso al regime, che nel film è rappresentato bene tramite la figura della portiera, pettegola e impicciona.
Per le sue idee, Gabriele viene mandato al confino: con Antonietta, lontano da tutti, ma col sottofondo della radio a testimoniare i fasti del regime, vivranno la loro giornata particolare.
Paradossalmente, la casalinga lasciata sola a casa come una sguattera, che non ha studiato, e il radiocronista, che ha letto tanti libri, hanno molto in comune. Sono entrambi vittime, umiliate, senza alcuna considerazione.
Lei, che non parla più col marito che, anzi, le ordina.
Lui, l'inquilino del sesto piano, che è un sovversivo, un antifascista, uno che sputa nel piatto che mangia: ma non è così
“io non credo che l'inquilino del sesto piano sia un antifascista, ma che sia il fascismo ad essere contro l'inquilino del sesto piano”.
Che poi è il tratto comune di tutti i fascismi, di tutte le ideologie dittatoriali.


Wikipedia: Una giornata particolare

Altai di Wu Ming


Ancora un altro romanzo del collettivo Wu Ming: ancora un altra grande storia, raccontata dalla parte degli sconfitti.

Un racconto di una grande utopia, di un sogno, sconfitto dagli eventi.
Dopo le rivolte degli umili raccontate in “Q”.
Dopo la sconfitta degli indiani irochesi da parte dei ribelli americani, in “Manituana”.
Il sogno di Giuseppe Nasi, riunire tutti gli esuli, i sconfitti e gli erranti d'Europa, nel regno di Cipro: ebrei, mori, schiavi.

“Quindici anni dopo l'epilogo di Q”: si parte da Venezia, con l'esplosione nell'arsenale del 1569. Attentato di cui viene incolpato un agente dei servizi della Serenissima, Emanuele De Zante, un ebreo che ha rinnegato il suo popolo e la sua religione e che, proprio per questo, ritenuto dal consigliere Nordio, il colpevole ideale.
La sua fuga da Venezia, lo porta prima a Ragusa, e poi a Salonicco, prigioniero prima e consigliere poi di quel Youssef Nasi o Giuseppe Nasi (noto in Europa anche come Juan Micas o Joao Miquez), ritenuto il nemico mortale della repubblica veneziana. Mercante ebreo, errante anch'egli, che ha trovato ospitalità per i suoi affari nella culla dell'impero Ottomano.
Costantinopoli.

Qui inizia un secondo viaggio: Emanuele ritorna ad essere l'ebreo che era, ritrova la sua gente, la sua religione, un nuovo ideale per vivere. Il suo vecchio nome: Manuel Cardoso.

Sposando la causa di Nasi, ne diventa l'occhio lungo nella corte del sultano, per carpirne gli umori, le trame nascoste.
L'idea del mercante è finanziare una guerra contro Venezia che ne strappi l'isola di Cipro, rifugio definitivo per la sua gente in fuga dall'Europa.

- Tu hai mai avuto un sogno, Manuel?
La risposta uscí come un singulto.
- Sí, non essere giudeo. Fu mio padre ad avverarlo.
- Ti capisco piú di quanto non immagini. Perché rimanere deboli quando si può diventare forti?
Ma io non mi accontento di trasformare me stesso. Voglio trasformare un popolo. Da debole a forte. Da diviso a unito. Da ospite mal sopportato a padrone del proprio destino. Da fuggiasco a protettore di chi fugge. Sono millecinquecento anni che scappiamo. È giunto il momento di fermarci.


Nel racconto di Nasi riviviamo lo splendore della corte ottomana; il ruolo delle donne di Corte nelle scelte politiche; la città che “sa di terra bagnata e fatica e sogno”.

Impara “a conoscere i tuoi uomini e le tue donne velate, a cogliere allusioni e doppi sensi, sotto la crosta sporca del tuo turco, e a immaginare occhi e sorrisi, oltre le trame sottili del lino”.

A corte, Manuel si trasforma nel falco Altai di Youssef Nasi:
“- E' un falco molto robusto, fedele e facile da addestrare. Non occorre fare nulla con un altai, e un buon falconiere fa il meno possibile. È la natura del falco che lo spinge in volo e gli fa conficcare gli artigli sulla preda. Se vuoi che lo faccia per te, devi solo mostrargli il suo vantaggio”.

Il piano di Nasi è osteggiato fa parte della corte di Selim II; lo stesso Manuel trova le conferme in una serie di lettere tra Venezia e persone della corte.

Per questa impresa sacrifica tutto, persino l'amore di una ragazza, domestica della moglie del mercante.
Tornano, come reduci di antiche battaglie, vecchi personaggi già incontrati in “Q”: come Ismail, un vecchio tedesco, che ha combattuto tutte le battaglie contro i potenti nel vecchio continente.
A Wittemberg, a Frankenhausen, alla rivoluzione anabattista di Munster. Poi a Venezia: parliamo di Ludovico o Tiziano l'Anabattista.
L'utopia, che avrebbe potuto cambiare il corso della storia, si scontra col duro corso della storia.
L'assedio di Famagosta, che si trasforma in un bagno di sangue; e la battaglia di Lepanto (1571), con la Santa Alleanza di Venezia, dei Savoia, della Francia, in cui per la prima volte, nuove armi vengono utilizzate in una battaglia di mare.
Lo scontro di civiltà, così come lo scontro di poteri tra papato e impero in Q, così come lo scontro tra inglesi e ribelli americani mise fine alla federazione irochese, metterà fine al sogno, all'idea.

Un finale amaro, per una storia raccontata nel classico stile dei Wu Ming: pagine in cui si deve soffermare su ogni parola, che viene usata per evocare idee, emozioni.

Ma un finale che lascia spazio per nuove battaglie: verrà il tempo in cui si potrà ammirare ancora il volo dei falchi sugli altipiani.

Il sito di Wu Ming Foundation; la sezione dedicata al libro.
La scheda sul sito di Einaudi, e il pdf dei primi due capitoli.
La recensione di Simone Sarasso sul blog Confine di stato.
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Technorati:

27 dicembre 2009

That's amore

Il presidente parla del suo partito come "il partito dell'amore".
Il papa, durante l'omelia di S Stefano, parla di civiltà dell'amore.
Ci manca solo Fini che canta "mettete dei fiori nei vostri cannoni" ..
In attesa della ripresa del 2010 che, dicono, dovrebbe atenderci dietro l'angolo, appena il tempo di bruciare la giubiana, godiamoci questo momento di amore.
Non pensiamo ai cinesi che ci stanno comprando il debito (e poi anche l'economia).
Non pensiamo alla Fiat che chiude al sud (e ai tanti disoccupati cui non è chiaro come veranno ricollocati nel mondo del lavoro).
Non pensiamo al TFR usato per tappare le spese correnti.

26 dicembre 2009

La parola di Cristo contro la mafia

Nel maggio del 1993, papa Wojtyla davanti ai templi di Agrigento lancia il suo anatema, inascoltato, contro la mafia.
"Convertitevi! Verrà una volta il giudizio di Dio".
Non mi ricordo altre parole così nette e definite contro Cosa Nostra.

Dio ha detto una volta: non uccidere!
Non può l'uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione? mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!?

Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civilta contraria, civiltà della morte!

Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto,
di questo Cristo che è vita, via, verità e vita.
Lo dico ai responsabili: convertitevi!
Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!


Anche oggi, dove l'accento si è spostato sulla televisione dai toni violenti, alla concordia in politica, si parla d'altro.

E noi qui, sempre a chiederci per chi debbano valere i 10 comandamenti.
Se la carità cristiana, il rispetto per i più deboli, per la vita (che è spezzata anche per la mafia, per la droga messa in commercio dalla criminalità organizzata) sono concetti passati di moda, oppure debbano trovare concreto riscontro nelle parole del Cardinal Tettamanzi.


Un'altra vittima del clima di odio

Mal comune mezzo gaudio .. a sentire il telegionale di Rai 1 sembra che anche il papa, dopo il premier, sia stato vittima di un aggressione, frutto del clima di odio.
Chissà cosa voleva fare, la ragazza italo svizzera, che già prima aveva provato ad avvicinarsi al Pontefice (e che era stata ferata prontamente dal sistema di sicurezza).
Il servizio del TG1 continuava parlandi dei gruppi su Facebook, del clima di odio, con le parole del premier, che esprimeva vicinanza a papa Ratzinger.

La maggioranza andrà avanti, nonostante il clima di odio, montato dal terrorista Travaglio, dal gruppo eversivo Espresso Repubblica, da Di Pietro.
Anche contro le persone che, lo scopriamo sempre dal TG1, hanno tracciato quelle scritte contro il ministro La Russa. Cosa avrà detto il ministro? Giorgino non lo dice: erano le parole di elogio ai repubblichini della X Mas.
Altri eroi, come Mangano, come Graviano (Filippo).
Come avranno reagito i parenti delle vittime della mafia, dei rastrellamenti dei repubblichini?

23 dicembre 2009

Alta velocità - il giorno dopo

Oggi, bis di disagi sui binari della bassa velocità dei treni per pendolari.
Col blocco dell'elettricità dei treni delle Ferrovie dello Stato, tutti i viaggiatori si sono riversati sui treni delle Ferrovie Nord, come il mio.
Trasformato da diretto in treno locale (e dunque costretto a fermarsi a tutte le stazione anche se già pieno), e arrivato a Milano con 35 minuti di ritardo.
Con le persone che si accalcavano per entrare, in compartimenti già ben stivati. Gente che urlava, che spintonava, che aveva un malore per la mancanza di aria e di spazio.
Aveva ragione Moretti (l'Amministratore delegato, non il regista): meglio portarsi dietro cibi e vivande, col gelo e la neve.

Un articolo interessante sullo stato
dell'Alta Velocità sul Fatto.

IVAN CICCONI
“VI SPIEGO IL DISASTRO DEI TRENI ITALIANI”
di Sandra Amurri

Freddo. Pioggia. Neve. Visto che non è estate, le stagioni, almeno quelle, sono normali. A differenza delle Ferrovie, amministrate da un manager da un milione di euro l’anno: in tilt e in un silenzio imbarazzante e bipartisan.
“Moretti fa solo comunicazione e propaganda” sentenzia l’ingegnere Ivan Cicconi, uno dei massimi esperti di infrastrutture. “Nel processo di liberalizzazione del servizio le funzioni sono state separate: la gestione dell’infrastruttura a RFI: il servizio ferroviario a Trenitalia. Due società con due Cda, due amministratori ben retribuiti. Ma nessuno risponde di nulla”.

Ma Moretti, è presidente della holding del gruppo delle Fs, che controlla, per conto dello Stato, l’attività delle 59 società che sono state costituite, tra cui Rfi e Trenitalia al 100% di Fs.

Sì, e poi dice che negli altri paesi sono state cancellate più corse che in Italia. Omettendo che si tratta di cancellazioni programmate di cui gli utenti vengono informati per tempo. Il 70% delle cancellazioni effettuate in Italia sono state annunciate dopo l’orario di partenza del treno. Addirittura, posso testimoniarlo personalmente, accade che un treno venga annunciato in arrivo con ritardo. Uno oblitera il biglietto, poco dopo il treno viene soppresso e non si ha diritto al rimborso perché il biglietto è stato obliterato. Negli altri paesi quando i treni vengono cancellati esiste il rimborso cash. Qui nessun rimborso e se va bene un buono del 50% ma solo per ritardi che superano i 30 minuti. La Corte dei Conti un anno fa ha messo per iscritto parole di fuoco contro il management di Fs, Rfi e Tav. Moretti è il maggior responsabile di questo disastro, ma resta al suo posto, anzi è stato promosso. Merito? Fare parte della casta dei manager lottizzati super pagati e non controllati dalla politica. Non a caso oltre a ricoprire quattro incarichi in Fs, ha anche il tempo per fare il sindaco, come il ministro Matteoli, anche lui sindaco e di Orbetello.

E che dire delle Frecce Rosse, d’Argento che allo stesso costo hanno viaggiato come treni normali?

E nessuno sa che due giorni dopo l’inaugurazione, la galleria dell’Alta velocità Bologna-Firenze, è stata chiusa per problemi di sicurezza e non aveva ancora nevicato. Lo Stato dal 1992 ad oggi ha speso per l’Alta velocità quasi 48 miliardi di euro. Un terzo è venuto dalle varie leggi finanziarie, un terzo da quello che hanno spacciato come finanziamento privato mentre era debito a carico dello Stato, 13 miliardi di euro; il restante dai trasferimenti che ogni anno lo Stato dà a Fs per la sola gestione dei servizi universali che sono stati dirottati sull’Alta velocità in maniera illegittima. Si tratta di circa un miliardo di euro ogni anno da 15 anni a questa parte.

Dicevano che con l’Alta velocità si sarebbero liberate le linee storiche e il servizio potenziato.

Di fatto è successo che gli Espressi e gli Intercity a lunga percorrenza sono diminuiti, sono aumentati i tempi di percorrenza e i prezzi dei biglietti: gli utenti sulla lunga percorrenza infatti sono costretti a prendere una delle due Frecce pagando il doppio. Gli utenti vengono truffati perché pagano sulla loro pelle le inefficienze e i disservizi e tutti i cittadini si ritrovano sulle spalle 4,5 miliardi di euro l’anno, l’equivalente dei trasferimenti dello Stato alle Ferrovie per gestire il servizio in cambio di un servizio pessimo per il 95% dei passeggeri che non prende l’Alta velocità. Su 600 milioni di biglietti staccati ogni anno, infatti, solo 26 milioni sono Freccia Rossa e d’Argento.

Il grande fratello

Un paio di articoli sui casi di spionaggio avvenuti in Italia (e non nella Russia comunista o in Cina): il dossieraggio del Sismi e di Telecom. Come sono andati a finire quei casi che tanto rumore avevano fatto?
Berlusconi salva Pollari & Pompa: segreto di stato sulle schedature illegali
Schedare e spiare giornalisti, magistrati e politici di opposizione è fra le attività “indispensabili alle finalità istituzionali” dei servizi segreti, dunque il reato è coperto dalla “speciale causa di giustificazione” che, secondo la legge 124 del 2007, “si applica quando le condotte sono poste in essere nell’esercizio o a causa di compiti istituzionali dei servizi di informazione per la sicurezza” e “indispensabili e proporzionate al conseguimento degli obiettivi dell’operazione non altrimenti perseguibili”.
Il secondo, un articolo di Giuseppe D'Avanzo su Repubblica:
Cipriani, l'uomo del dossier Telecom "Tronchetti sapeva quel che facevo"
"Spiavo per il Sismi e per Telecom, e l'allora presidente Marco Tronchetti Provera sapeva tutto delle mie attività". Lo dice Emanuele Cipriani, l'uomo dei dossier Telecom, in una intervista a Repubblica. Cipriani: "Spiavo per Telecom e Sismi Tronchetti Provera sapeva tutto".
Emanuele Cipriani, 49 anni, è "l'uomo dei dossier Telecom" o, come più gli piace definirsi, "un imprenditore della sicurezza privata".

Buon Natale

Prima di tutto, buon Natale ai pendolari lombardi.
Perchè farli penare un solo giorno, quando c'è la neve? Perchè non concedere il bis di una giornata di disagi annunciati?
Treni
fermi in Lombardia causa una improvvisa ghiacciata sui bonari.
Improvvisa perchè? non basta la fisica a spiegare che l'acqua, sotto zero, diventa ghiaccio?

Buon Natale anche ai comuni scelti per il nucleare, la cui lista sarà resa ufficiale solo dopo le regionali.
Segno di come questo governissimo ci creda al nucleare, tanto da (ri)metterci la faccia.

Buon Natale ai lavoratori Fiat di Termini Imerese, ritenuti non competitivi e troppo costosi.
Qualcuno dovrà restituire gli incentivi.

Buon Natale ai parlamentari, costretti allo stress per salvare il soldato Silvio (lodo, legittimo impedimento, processo breve). Il quale ha perdonato l'aggressore, in un gesto di clemenza, ma ha chiesto alla giustizia e ai giudici comunisti di non avere clemenza.
Ad affrontare i pericoli della rete, i terroristi di Facebook (dove i militanti PD si chiedono se veramente il partito intende fare l'inciucio con l'avversario politico).


Buon Natale ai terremotati dell'Abruzzo, agli alluvionati di Messina, che si possono però contetare col la posa della prima pietra del Ponte sullo Stretto. Peccato sia solo una mossa di propaganda.

Buon Natale ai ricercatori Ispra, ai lavoratori della Yamaha a Lesmo, tanto per citare due casi tra i tanti di lavoratori a rischio.

22 dicembre 2009

Compensi a pioggia

Nel consiglio dei ministri di oggi si è parlato dei siti nucleari: quali i criteri per l'individuazione dei siti e quali compensi.
Mi ha colpito una cosa:
Benefici economici "a pioggia" per le province ed i comuni che ospiteranno i prossimi impianti nucleari, ma anche per i comuni limitrofi in un'area di 20 chilometri dal perimetro dell'impianto.

Poichè le malattie legate all'inquinamento ambientale colpiscono anche dopo anni, mi chiedo chi godrà di questi finanziamenti "a pioggia".

Le ultima parole famose

Chi si deve mettere in viaggio per lunghe percorrenze, come dal Nord alla Sicilia o viceversa, farebbe bene a munirsi di panini e coperte, o almeno di un maglione in più "nel caso in cui dovesse saltare la rete elettrica e quindi il treno fermarsi"
Ma dove siamo finiti? Sembra uno dei dialoghi con Mezzacapa, nel film di Totò, in "Totò Peppino e la malafemmina":
Per andare a Milano ci vogliono quattro giorni di mare, a meno di non andare a piedi.

Qualità cortesia e convenienza


Il sito delle Ferrovie Nord.

Cronaca di un disastro annunciato


Sveglia ore 6.00
Scarponi, sciarpa e cappello. E tanta buona volontà, perchè la voglia di rimanere a letto è tanta.
Sono almeno 40 i cm di neve caduti a casa mia: o le catene, o le gomme da neve, o tanta fortuna.
Le strade comunali sono ancora sporche: da ieri sera è passata solo la pala a togliere il grosso. Ma niente spargisale o sabbia.
In stazione arrivo alle 7.45
Il treno precedente, il 7.37 da Arosio (Ferrovie Nord) è partito con 9 minuti di ritardo e arriverà con molto ritardo a Cadorna.
Il treno delle 8.09 è indicato con un ritardo di 20 minuti.
Ma prima si ferma alla stazione di Erba, poi viene sopresso.
In stazione, assieme ad altri pendolari, regna la rassegnazione, la voglia di stemperare la stanchezza, un pò di rabbia, con l'ironia.
"non ci sono i treni di una volta"
Il treno delle 8.37 viene soppresso.
Il treno delle 8.07, finalmente parte da Asso: è la capostazione a darci qualche informazione.
Perchè il sito delle FN è giù.
E l'unico numero di assistenza è a pagamento.

Come Dio vuole, alla fine un treno passa, per Milano: sono le 9.10 quasi e nell'ora e passa di attesa, non uno spargisale.
Arriva il treno, è un TAF.
Sarebbero quelli nuovi, ma sono anche quelli che in inverno si rompono prima.
Infatti si sale e ti accoglie l'aria condizionata. Fredda.
E io come le racconto queste cose? Come fa la gente a crederci, se non sei un pendolare?

Dopo un fermo di 5 minuti in prossimità dei binari di Cadorrna, alle 10.10, sono arrivato.
E questo è solo il principio di una giornata lunga e faticosa.

21 dicembre 2009

Neve come chicchi


Inizia a nevicare a Milano: con un -4, più che neve, si parla di chicchi di neve che, cadendo sull'asfalto, danno l'impressione di chicchi di riso ad un matrimonio.

Gli eroi della Yamaha

No, non parliamo di Valentino Rossi.
Ma dei lavoratori, sui tetti dei capannoni a Lesmo, in Brianza. In difesa del proprio lavoro.
Working class heroes.

Alta velocità


Basterebbe saperlo.

Nevica? E allora te ne stai a casa.

Il posto migliore da cui godersi tutti i proclami falsi su alta velocità, grandi opere e sindaci sceriffi capaci solo di parlare di ronde, writer e prostitute.


Sono 3 giorni che i tele giornali fanno una specie di terrorismo mediatico sul gelo, sul freddo e sul rischio neve.

Treni bloccati, strade intasate, marciapiedi ancora ingombri di neve. E oggi un altro "allarme" neve, come se la neve in inverno fosse una catastrofe.

Ora, non essendo noi animali che vanno in letargo come molti plantigradi, come la mettiamo?

Fronde argentate




Le fronde degli alberi


scheletriche per l'inverno


e argentate per la neve


sono le dita di mani che


tese al cielo terso


ne implorano una grazia


una preghiera


una speranza

20 dicembre 2009

Modello Torraca

Se a Copenaghen sono arrivati ad un accordo che scontenta in tanti, consoliamoci con le eccellenza italiane. Come il comune di Torraca, a Salerno: primo comune ad "illuminazione intelligente":

L'impianto di illuminazione pubblica, infatti, di Torraca, cittadina della provincia di Salerno, con 1.200 abitanti, è costituito non da normali lampade ad incandescenza, ma da circa 700 Light Emitting Diode (LED).
I numeri dell'investimento dell'amministrazione comunale: 280.000 euro, grazie all'utilizzo di fondi regionali, che dovrebbero essere ammortizzati in circa 6 anni.
I risultati dell'investimento?
- risparmio energetico valutato intorno al 65%
- riduzione dei costi legati alla manutenzione dell'impianto di illuminazione del 50%
- riduzione dell'inquinamento luminoso del 90%.


Risparmiare si può, investendo nelle tecnologie giuste (nucleare? no grazie), il che porta anche allo sviluppo di nuove imprese e posti di lavoro.

Padania , no grazie!


Qualcuno mi spiegherà un giorno in cosa consiste questa Padania.
E per quale motivo in questa regione, che ha accolto negli anni passati molti meridionali (gentilmente chiamati terroni) come mio padre, cui venivano negate le case in affitto, debba oggi riversare tanto odio nei confronti degli immigrati.
Negando loro persino i diritti sanciti dalla Costituzione, come mostrato nel servizio di Formigli ad Annozero.
Islam, no grazie (come indica il cartello esposto nel mio comune, nella brianza comasca)
? E le aziende lombarde, chi ci lavora?
E il cemento per le case, chi lo impasta? Gli ex muratorini della Loggia P2?

E questo il federalismo della Lega? O forse, anzichè il federalismo, i eghisti vogliono i prefetti Federali: zelanti esecutori delle peggiori leggi vergogna contro sinti e immigrati (vedi la cacciata del prefetto di Venezia da parte di Maroni).

Altre segnalazioni:
- Dalla legge ad personam, la leggina ad personam. Peccato che D'Alema sia stato trombato in Europa.
- Cosa sta succedendo in Sicilia? Non solo a Palermo, nelle strade, ma nel palazzo della Regioe.
- Meno male che Marco Pannella c'è: nell'intervista a Che tempo che fa riesce a spaziare dalla partitrocazia, al rimborso elettorale dei partiti, ai diritti universali.
- Se 1015 vi sembran pochi: sono i morti del lavoro. Emergenza nascosta, dietro quelle su Rom, immigrati, prostitute, intercettazioni, pentiti di mafia
- Il ponte dei desideri: manifestazione contro il ponte a Reggio. Tanta rabbia, per la grande inutile opera, e un morto. Non per mano dei terroristi, ma per colpa di una ambulanza che non c'era. Tanti poliziotti e una sola ambulanza.

18 dicembre 2009

Delitto e castigo fiscale

Fisco, nel 2009 evasioni record oltre 30 mld di redditi non dichiarati
Il bilancio della Guardia di finanza. Oltre 5 miliardi di Iva evasa. Inoltre denunciati 8 mila evasori totali e paratotali. Nel settore dei reati e delle frodi fiscali sono stati denunciati 9.517 soggetti (+28,7%), di cui 114 arrestati

Scudo fiscale, proroga in due tappe
Lo scudo fiscale, accorciato a tre soli mesi contro i sette inizialmente annunciati, è stato riaperto ieri ed esteso di quattro mesi, tornando così alla sua durata originale.

Commenta Giannini, sull'ottimismo di Tremonti per l'esito dello scudo:
lo Scudo, secondo lui, è "una colossale manovra di potenziamento della nostra economia". Ci permettiamo di dubitare, purtroppo. Vorremmo essere informati su quanti dei capitali illeciti tornati in Italia sono e saranno reinvestiti nelle imprese, nelle attività professionali, negli investimenti produttivi, e quanti invece rifluiranno nella rendita, mobiliare o immobiliare. Purtroppo non lo sapremo mai. Il vero "motore" di questo Scudo è l'anonimato. Tu, cittadino, hai evaso. Io, Stato, non voglio neanche sapere chi sei. Paga un obolo, e amici come prima.

La questione morale lombarda

L'arresto dell'ex assessore lombardo Prosperini è già stato archiviato?
Credo sarebbe interessante un approfondimento di quanto sta succedendo a Milano e in Lombardia, considerata una volta capitale morale (e palestra politica di molti leader del PDL).

La questione del muro sul lago a Como, col sindaco Bruno e l'ex assessore Caradonna.
Lady Abelli e fondi neri a S Giulia.
La penetrazione della ndrangheta nelle imprese del milanese, attorno all'Expo.
L'inchiesta sulla spoil System della Moratti e gli incarichi d'oro, finita con la condanna della Corte dei Conti.

Le inchieste per l'inquinamento e gli avvisi di garanzia.

Annozero - i mandanti

Tanti auguri!
Nel consueto spazio iniziale della puntata , Santoro ha voluto fare gli auguri di Natale.
Al premier, perchè anche lui detesta la violenza, anche quando c'è dietro un presunta ragione di stato (la guerra nella striscia di Gaza, per si scrisse che Santoro era antisemita).
A Travaglio, esponente di quei giornalisti (ancora credibili) che vogliono raccontare i fatti, tutti i fatti, di modo che poi le persone si possano fsare una sua opinione.
A Gaspare Spatuzza, per il suo percorso verso il riscatto, dopo il pentimento. Riscatto che avverrà solo se racconterà tutti fatti a sua conoscenza.
Buon Natale a tutti gli organi di controllo dell'informazione (AGCOM ad es.), perchè fanno un brutto lavoro, dovendo dire agli altri quello che non possono fare.
E, infine Buon Natale a Cicchitto, che in aula e a Porta a Porta ha detto il falso su Annozero.
Nella precedente puntata, a proposito di Spatuzza e delle rivelazioni disse "se pensiamo che Berlusconi e Dell'Utri hanno messo le bombe siamo nella fantapolitica".

E dopo questi ringraziamenti, la puntata. Tema: l'aggressione durante la manifestazione a Milano, al presidente del Cosniglio.
Sottotema, il clima d'odio, i fischi per disturbare la manifestazione, e le parole di accusa dal palco contro Santoro-Vauro-Annozero.

Da una parte persone come Piero Ricca, che ritengono la contestazione in pubblico come l'unico strumento per fare sentire il loro dissenso, dall'altra coloro i quali ritengono grave (e da vietare per legge) disturbare i politici.

In studio il clima si è tenuto abbastanza cauto: Maurizio Lupi, Antonio Di Pietro e Pierluigi Battista.
Lupi è voluto partire dai fatti: i fatti sono la violenza contro il premier, frutto del clima politico di odio, delle accuse contro di lui alcentro delle cronache da mesi).
Di Pietro rispondeva che se c'è un clima d'odio dobbiamo anche chiederci chi lo ha causato.
E se, come indicava Lupi, ci sono tanti arresti contro la criminalità organizzata, è anche grazie ai magistrati e alle forze dell'ordine: le stess persone attaccate dal premier, le stesse persone costrette ad arrangiarsi per benzina, carta, materiale informatico.
In questo giorni ci sono persone costrette a salire sui tetti delle aziende per difendere il posto di lavoro. E anche questo è frutto dell'inazione del Parlamento e del Governo.

Il clima da anni '70: Battista non è convinto che stiamo tornando alla violenza di quegli anni "evocare il fantasma degli anni 70 non serve a nessuno".
Se c'è un clima pesante, questo è frutto del bipolarismo italiano, costruito come un modo per fare una guerra civile, di scontro, per abbattere il nemico.
Berlusconi diventa un nemico "antropologico", su di lui si abbatte la contrapposizione personale, una ossessione estrema contro.

Tutto vero.
Peccato che questa ossessione forse è anche frutto della personalizzazione del suo partito e del suo governo.
Quale partito ha come inno uno come "Meno male che Silvio c'è"?
E in merito ai fischi, Travaglio ha ricordato, poi anche nella sua rubrico sul "Partito dell'amore", i fischi a Prodi nel 2006-2007.
Come a Bologna, dove Schifani commentò che era colpa di Prodi stesso e della sua finanziaria.

Ruotolo ha ricostruito gli ultimi istanti, per mettere in luce eventuali manchevolezze della scorta e della security: troppa folla, poco spazio, il voler cercare il contatto con le persone, nonostante la velina dei servizi su possibili gesti isolati.
La scorta che non ha guardato davanti e M.T. che prendeva la mira per 3 secondi.

"serve un bilanciamento tra esigenze di contatto con la gente e la sicurezza" spiegava Nativi, esperto in difesa e intelligence.

Dopo il punto di Travaglio, sulle varie affermazioni dei giornalisti e degli esponenti del PDL, Lupi parlava di ipocrisia.
E' stata una parola ripetuta più volte: ipocrisia, irresponsabilità.
"L'ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù" La Rochefoucauld (e non Chesterton).
"L'ipocrisia indica l'incoerenza voluta tra azioni svolte e valori enunciati tacitamente o esplicitamente": si può dire alla Corte costituzionale che è organo di partito, che chi manifesta è dalla parte di Spatuzza, che la sovranità non è del Parlamento ma dei giudici di sinistra e poi uscirsene con la scusa dell'attacco.

Di Pietro "Contesto B. perchè da quando è in Parlamento non ci fa lavorare .. Il Parlamento è finalizzato a lui" per lavorare sui suoi processi: legittimo impedimento, lodo, immunità, processo breve.
E alla fine, si costretti dalle minacce, a scegliere li male minore: come in questo caso, con l'apertura di D'Alema al legittimo impedimento.
Ma non chiamiamolo inciucio.
Suona male.
Technorati:

17 dicembre 2009

Bologna permettendo

È incredibile come Bologna riesca a rendere plausibili le storie più straordinarie.
All’ombra dei portici, che proteggono e nascondono allo stesso tempo, tra le mille contraddizioni di una città che riesce sempre a dare il meglio e il peggio di sé, in questa storia si muovono serial killer
di punkabbestia, sette esoteriche, inquieti e inquietanti criminologi, professori, studenti e studentesse, extracomunitari e artisti.
Carlo Lucarelli
Bologna: un serial killer uccide uno dopo l'altro dei punkabbestia.
Se ne accorge un commissaro di polizia, napoletano ma trasferito per punizione dopo i fatti di Napoli prima del G8.
Il poliziotto chiede l'aiuto a Cornelio Corvo, criminologo, per tracciare il profilo del killer.
Un'indagine a due, in cui si svela l'anima nascosta della "dotta" Bologna: l'anima esoterica cui si ispira anche l'assassino, rivelata da una trama costruita mettendo assieme dei punti di un piano regolatore simbolico, costruito nel medioevo.

- Quindi stiamo parlando di che periodo? Domandò curioso il Questore.
- Circa il dodicesimo secolo. Si tratta di uno sforzo immane, sia dal punto di vista economico che da quello progettuale. Al termine dei lavori, durati decine di anni, i padri costruttori di Bologna hanno impresso nel tessuto cittadino, come se la volessero imbrigliare, l'energia generata dai quattro elementi base della natura: acqua terra, aria e fuoco. Un triangolo, simbolo di perferzione e conoscenza, per ogni elemento, un edificio significativo per ogni vertice e baricentro dei trangoli. Se poi accettiamo la concezione astrologica secondo la quale l'intersezione tra cardo e decumano crea una divisione nello zodiaco corrispondente agli equinozi e ai solstizi, ci accorgeremo come Bologna sia divisa in dodici case, divisione ripresa anche dalle dodici porte delle antiche mura cittadine.
Feci una pausa e bevvi un sorso d'acqua.
- Evidentemente il killer, nel voler raccontare la sua storia, ha preferito iniziare dal triangolo del fuoco, forse per un intento purificatore o per creare un rimando al concetto dell'ordine, la cui allegoria è, appunto, il fuoco.
- Conosciamo il perchè di tale sforzo? In altre parole, cosa volevano, cosa cercavano di ottenere questi padri costruttori?
Aiello centrò subito la domanda delle domande.
- Nessuno lo sa. Possiamo affidarci alle ipotesi, poche in verità, elaborate dagli storici che accettano l'interpretazione urbanistica che vi ho appena esposto. Tra le tante, credo che la più calzante l'abbia formulata una mia amica. Che interpreta lo sforzo dei padri costruttori come una sorta di discorso, di preghiera scolpita nella roccia e nel marmo per attrarre le forze che governano il Tutto e per elevare la città stessa a parlare la lingua di Dio, il fine ultimo di una società che considerava il viaggio terreno dell'uomo come una fase di transito e non di arrivo.

Un noir in cui, oltre ai due investigatori su cui l'autore ha messo un pò troppi clichè (il professore inqueto e donnaiolo e il poliziotto all'antica), compare come protagonista una Bologna, patria del giallo, cupa e misteriosa.
Piena di misteri e segnali dalla sua storia passata, ma anche capace di spiazzare chi cerca dei riferimenti, per la globalizzazione moderna: un kebab in gestito da un siciliano trapiantato e una pizzeria in mano a degli egiziani.
Il link al sito di Fazi editore e su internetbookshop, per ordinare il libro.

Prospero Prosperini


Diceva l'assessore:
«Non rispetti le leggi e i valori italiani? Camel e barcheta e te turnet a cà».

Ma anche: «Ciapum el camel, ciapum la barca, ciapum quel che voerun e turnen indrè».

Ecco, dopo l'arresto per tangenti, viene da chiedersi che valori si debbano rispettare.

Il patto tra gentiluomini

La maggioranza tende la mano all'opposizione: "scurdammoce 'o passato", dimentichiamoci le traversie giudiziarie di qualcuno e iniziamo la stagione di riforme.
«Abbandono di ogni scorciatoia giudiziaria, premessa per una stagione di riforme costituzionali»
Come se dipendesse da maggioranza e opposizione il potere giudiziario.
A meno di non intendere l'accordo in termini di un'amnistia.

L'aggressione di domenica al premier.
Il clima di odio nel paese (a
senso unico).
La bomba, all'università Bocconi, col volantino di rivendicazione a firma anarchica.

Torno gli incubi degli anni '70, quando nacque l'idea del partito armato, sulle idee della rivoluzione possibile e dei partigiani traditi.
Ma sono anche gli anni in cui qualcuno, identificato poi nell'immagine del grande vecchio, pensò di mettere una bomba in una banca per spostare il baricentro della politica.
Anche allora erano anni di tensione sociale e politica.
Anche allora si cercarono negli anarchici i responsabili.
Il cardinale
Bagnasco afferma che "Si rischia ritorno dei mostri del passato".
Solo che oggi i presunti "cattivi maestri" giornalisti di cronaca giudiziaria che spesso incrociano le loro strade con politici pescati in situazioni poco chiare.
E, fino a prova contraria, M.T. a Milano ha agito da solo.

E in Italia la gente muore dopo che si
ammala per l'asbestosi (amianto), sul lavoro, dopo i terremoti (in Abruzzo), dopo le frane (a Messina).
Non è forse allora anche questo terrorismo?
Un pò di cronaca:
- l'arresto del "paciarotto" assessore Prosperini.
- le candidature in Piemonte e Veneto alla Lega. Qualcuno, il nome di Zaia e Cota, lo aveva già fatto.
Aggiunta dell'ultimo minuto: della serie "ma non si doveva abbassare i toni?", Sallusti su Il giornale:
Il Comitato di liberazione nazionale, riesumato dall'asse Casini-Bersani-Di Pietro per abbattere il governo Berlusconi, ha un nuovo socio. Dopo Massimo Tartaglia, il mattacchione che ha preso alla lettera l'invito dei nuovi partigiani, si sono infatti arruolati tra i resistenti anche i componenti della «Federazione anarchica informale» che l'altra notte hanno messo una bomba di due chili all'interno dell'Università Bocconi a Milano. L'attentato è fallito solo per un problema tecnico: è esploso il detonatore, non il tritolo contenuto in un tubo di ferro.
Il passo dalla statuetta all'esplosivo è stato più veloce del previsto.

16 dicembre 2009

E' tutta colpa dei comunisti

Alla fine vien fuori che è tutta colpa dei comunisti.
Se c'è il clima d'odio, se c'è la crisi, se fa freddo e i treni arrivano in Italia.
I travaglio-annozero-ilfatto-santoro-dipietro-bindi ...
Leggo il giornale, che ieri indicava in Bindi e Di Pietro i mandanti dell'aggressione al premier:
C’è invece un’enorme differenza tra il Cav e i suoi avversari. Berlusconi non ha mai indicato una persona come bersaglio. Se l’è presa con istituzioni e specifici comportamenti. Alla Consulta ha rimproverato di avere tenuto un atteggiamento ambiguo. Bocciando nel 2004 il Lodo Schifani non aveva detto che ci voleva una legge costituzionale. Ne ha invece eccepito la mancanza respingendo l’analoga norma contenuta nel Lodo Alfano del 2009. Un cambio di giurisprudenza che ha sorpreso il Parlamento e lo stesso Quirinale. Berlusconi ha stigmatizzato l’inganno con parole forti ma secondo normale dialettica tra istituzioni. Idem le critiche al Csm che da organo di controllo della magistratura si è trasformato in paravento dei suoi errori, parzialità e omissioni. Non se ne deve parlare? Il Cav invece lo fa ed è nel suo pieno diritto. Lo stesso vale per gli attacchi ai magistrati. Strepita che ce l’hanno con lui e porta le prove: decine di processi alle sue aziende, migliaia di accessi, centinaia di udienze.
Conclusione. Mentre le grida del Cav non mettono in pericolo nessuno, quelle dei suoi avversari sono una reale minaccia per lui. Non si è mai sentito che la Digos sia preoccupata per Di Pietro, la Bindi o un qualsivoglia tizio dell’opposizione. Lo è invece, eccome, per il premier. Segno che le invettive delle pretese vittime della prepotenza del Cav sono più perfide, insidiose e allarmanti delle intemerate del preteso prepotente. Se c’è qualcuno che, in questo strano Paese, aizza, non è il tiranno ma i sinceri democratici. Infatti, chi si prende il duomo in faccia è Berlusconi, non Bersani.
Capito? Dare al magistrato dell'eversore, del vulnus, è nei suoi diritti.
Dire che Napolitano e la Consulta sono di parte e comunisti, è in sui diritto.
Non importa se poi le inchieste hanno anche accerta delle infrazioni (poi finite nel nulla per testimoni corrotti, per prescrizione o perchè il reato non esiste più).
Ieri a Ballarò, la ministra Gelmini cercava di dettare l'agenda politica al Partito Democratico: se volete dialogare dovete sciogliervi dall'accordo con Di Pietro.
Non solo fanno la maggioranza, anche l'opposizione.
Si diceva una volta, di non voler morire Democristiani. Ma magari ...
E mentre qui si parla sempre delle solite cose, alla Camera passa la finanziaria con l'ennesima fiducia.


E la Cina (se non la Grecia, col rischio default) si avvicina.
Cercate su Google le immagini "B. aggredito". Nella democrazia dell'immagine, la cura di questa è fondamentale.
Ultim'ora: non è vero, è Google che indicizza le immagini con un processo più lungo.

Lo scandalo delle intercettazioni Wind

Se ne parla poco sui quotidiani che, nel passato, hanno dedicato ampio spazio ad altri fatti di cronaca (penso al presunto caso Genchi).
Si tratta dell'arresto del dottor Salvatore Cirafici, direttore della security Wind, sicurezza Wind, per una inchiesta portata avanti dal pm di Crotone Pierpaolo Bruni.
Una inchiesta in cui tornano alla ribalta vecchi protagonisti delle inchieste Why not e Poseiodone.

Ne parla Il fatto quotidiano:

Lo scandalo Wind s’allarga. Entrano in scena i servizi segreti, con il vice-direttore dell'Aisi Paolo Poletti e vecchie conoscenze delle indagini Why Not e Poseidone, come il senatore calabrese del Pdl Giancarlo Pittelli.

L’arresto di Salvatore Cirafici, direttore della security Wind, ora rischia di diventare un ciclone. Parliamo dell’uomo che, per conto di Wind, ha gestito le richieste di intercettazioni avanzate dalle procure di tutta Italia: è agli arresti domiciliari dall'11 dicembre. È stato arrestato su richiesta del pm di Crotone Pierpaolo Bruni, che lo indaga per concorso in rivelazione del segreto d'ufficio, favoreggiamento, falso e induzione a rendere false dichiarazioni. L'inchiesta, che all'inizio si concentra sulle centrali energetiche del crotonese, vira sulla Wind quando il pm scopre un fatto strano: un maggiore dei carabinieri, Enrico Grazioli, sul quale stava indagando, sapeva di essere intercettato. Secondo l'accusa, glielo aveva riferito proprio Cirafici, ma questo è soltanto il primo passo.

Il pm scopre che Cirafici è in grado di sapere, praticamente in tempo reale, che la procura di Crotone sta avviando accertamenti anche su di lui. Quando il pm Bruni chiede di accertare l'intestatario di un numero Wind, la società risponde che si tratta di un numero “disattivo”. Il pm insiste. Sa bene che quel numero è attivo: ha intercettato una conversazione, che il maggiore Grazioli intratteneva proprio con l'intestatario di quel cellulare, quindi non ha dubbi. Il pm insiste e la Wind, finalmente, risponde che quell'utenza, in realtà, non è disattiva: appartiene proprio a Cirafici. Nasce così un sospetto ulteriore: che esistano utenze “criptate”, “disattive” soltanto in apparenza, mentre in realtà sono operative. Il sospetto è grave. Il “sistema” potrebbe eludere qualsiasi indagine. S'era forse messo in moto un sistema, basato su utenze “criptate”, che poteva consentire di depistare le indagini? È presto per dirlo. Ma è proprio il maggiore Grazioli a rivelare, durante un interrogatorio, d'aver saputo, dallo stesso Cirafici, che aveva “la disponibilità di schede telefoniche Wind non intestate e non riconducibili ad alcuno: erano quindi delle schede coperte, pertanto di pressoché impossibile riconducibilità a un soggetto, qualora fosse stata inoltrata specifica richiesta di intestatario da parte dell’Autorità Giudiziaria”. Non solo. “La tipologia di schede Wind di cui sopra”, continua Grazioli, potrebbero essere state “consegnate e date per l’uso anche a soggetti ricoprenti ruoli istituzionali di primo piano”.

Nella richiesta d'arresto, poi disposta dal gip di Crotone Gloria Gori, si leggono nuovi, importanti retroscena. Grazioli aveva seguito, come investigatore della polizia giudiziaria, le indagini Why Not e Poseidone. Tra gli indagati all'epoca, poi archiviato, anche il senatore del Pdl Giancarlo Pitelli. Interrogato da Bruni, Grazioli rivela: “Ritengo che Pittelli e Carchivi (nessuno dei due è indagato) volessero utilizzarmi come strumento per colpire appartenenti alle istituzioni che, secondo un loro distorto giudizio, compivano e compiono attività investigativa nei confronti di soggetti a loro vicini”. Poiché Grazioli e Pittelli entrano in contatto dopo Why Not e Poseidone, il riferimento è da intendersi a indagini successive, ma sono interessanti gli ulteriori passaggi dell'interrogatorio. Grazioli è interessato a un'assunzione nei servizi segreti. Cirafici mostra di volergli dare una mano. Ed è proprio per questo motivo, secondo l'accusa, che il direttore della Security Wind avvisa il maggiore che è sotto indagine: una pendenza pena-le, infatti, avrebbe compromesso l'operazione. Durante le intercettazioni, però, il pm sente nominare un certo “Paolino”.

Di chi si tratta? Di Paolo Poletti, vice direttore dell'Aisi, e a spiegarlo è sempre Grazioli, che conferma l'interessamento di Cirafici, attraverso Poletti (non indagato, ndr), per un posto nei servizi. Ma in un altro passaggio Grazioli rivela: “Cirafici mi chiedeva di attivarmi al fine di conoscere il contenuto dell'investigazione di cui, io e lui, eravamo oggetto (quella di Bruni, ndr). Mi disse che avrebbe interessato Pittelli e Poletti per ricevere informazioni”.

Off side - Moggi in fuorigioco

Chi dice che le fiction non servono a raccontare la realtà?
Dopo aver visto la docufiction sul sistema Moggi, lo penseranno in pochi.
L'inchiesta dei giornalisti de La7, andata in onda dopo la sentenza di primo grado sul caso Calciopoli, ha ricostruito il sistema messo in pista da Luciano: le amicizie con i giornalisti, con i disegnatori arbitrali (Bergamo e Pairetto), con dei poliziotti che facevano le scorte non autorizzate in servizio.
Telefonini Svizzeri non intercettabili, le amicizie con giornalisti (Sposini, Cucci, Aldo Biscardi), le amicizie con generali della finanza e altri funzionari dello stato che informavano Moggi delle indagini in corso su di lui (il capitano Lasco).
E poi tutte quelle telefonate: dai politici come Pisanu (che cercava rassicurazioni per la Torres), a Siniscalco (per raccomandare un generale della finanza Aielli amico dell'ex DG della Juventus).

Le telefonate per spingere la designazione di Carraro alla presidenza contro Abete; le telefonate tra Lotito e Innocenzi per commenare le partite.

Tutto un sistema che avrebbe condizionato il sistema calcio, con tutti gli interessi economici dietro. In che mondo abbiamo vissuto, viene da chiedersi.

Capisco, dopo aver visto questa inchiesta, perchè tutta l'emergenza sulle intercettazioni.
Perchè le ricostruzioni tramite fiction di inchieste siano poco gradite: perchè mostrano il re nudo e indifeso: penso che ad esempio al pianto di Moggi, che rimmarrà nella storia per molto.

15 dicembre 2009

Speriamo che la Cina non si avvicina

Non è un gioco di parole: è solo l'augurio che, l'aggressione al premier, non sia usata come pretesto per un blocco o una chiusura della rete e delle piazza.
Perchè, nonostante tutto e io ne so qualcosa ahime, anche su internet esistono delle leggi.

Se qualcuno ha diffamato, ha incitato all'odio, deve essere condannato.

Per la cronaca, alcune ricerche su FB:
Antonio Di Pietro
Marco Travaglio
Beppe Grillo

I funerali dell’anarchico Pinelli di Enrico Baj


Da milano.repubblica:

Il quadro su Pinelli censurato per quarant'anni
È un’icona del '900 milanese, ma anziché essere esposta in un museo è nascosta in una cantina. Colpa del soggetto, "I funerali dell’anarchico Pinelli", capolavoro di Enrico Baj, che all’epoca suscitò violente polemiche e ancora oggi provoca più imbarazzo che emozione. Realizzata nel 1972, la monumentale installazione doveva essere esposta a Palazzo Reale, ma l’assassinio del commissario Calabresi, nello stesso giorno della prevista inaugurazione, portò alla sospensione della mostra e alla "censura" dell’opera, chiusa da allora in un deposito della Fondazione Giorgio Marconi. Potrebbe finalmente trovare spazio nel nuovo Museo del Novecento all’Arengario. Il propriatario è disposto a cederla al Comune. E l’assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory, è interessato all’operazione.

La campagna d'odio

Come era prevedibile, in una società videocratica, l'atto criminale contro il presidente del Cosniglio (da condannare senza se e senza ma), è diventato anche evento mediatico, occupando tutti le trasmissioni televisive.Trascuro ciò che è andato in onda nel pomerggio: in serata l'editoriale di Minzolini, in cui si è rititato fuori l'argomento dei "cattivi maestri" degli anni di piombo. Quelli almeno, sosteneva il direttote, erano animati da ideali.Quelli di oggi, si lascia intendere, i vari Di Pietro, Bindi, e i giornalisti che scrivono contro, sono animati solo da odio.
Poi è toccato a Otto e mezzo, Porta a Porta e L'infedele continuare la serata.In prima serata ho assistito al processo mediatico contro la "povera" Rosy Bindi, rea di aver fatto una infelice, ma onesta, uscita nei primi istanti dopo l'evento criminale. Intervista poi titolata in modo scorretto da La Stampa.
La colpa? Aver sostenuto che il governo, coi suoi ministri e col presidente è correo del clima politico.
Ma eri ho scoperto una cosa: dopo conflitto di interessi, corruzione, mafia dei colletti bianchi, un'altra parola è diventata tabù.
Mangano.

"da ieri sera sentiamo dirci che siamo mandanti morali dell'attentatore" ripeteva con molta calma l'onorevole Bindi.
Putroppo, dall'altra parte si trovava di fronte gente poteva permettersi di negare la realtà.
Negare dell'esistenza delle parole di Brunetta su una sinistra che deve andare a morire ammazzata.
Negare i fucili di Bossi.
Gli attacchi a Napolitano (e alla Bindi stessa).

Va aggiunto come, putroppo, questa spirale del rinfacciarsi le cattive parole uno in faccia all'altro, non porti bene comunque.
Se si devono abbassare i toni, si devono abbassare per tutti. Altrimenti si continuerà a parlare sempre e solo delle solite argomentazioni senza fare un passo avanti.E questo, piaccia o non piaccia, il paese non lo permetterà.

Il problema non è Facebook (altrimenti per lo stesso motivo andrebbe abolita anche la televisione da cui si lanciano accuse peggiori).
Il problema non è la manifestazione del No B Day (il centrodestra ne organizzoò una analoga contro il governo Prodi nel 2007).
Il problema non è essere appesi alle parole di un pentito (per le commissioni Mitrokhin e Telekom Serbia, siamo rimasti appesi alle parole di Igor Marini e Scaramella).
Il problema è che questa non è politica.
Paradossale poi, che dopo i giorni di Piazza Fontana, si tiri fuori l'espediente del terrorismo rosso, perchè torna comodo, per i propri fini politici.

14 dicembre 2009

Come piante tra i sassi di Mariolina Venezia


Iniziamo col dire che questo non è un giallo, sebbene nel racconto sia presente alcuni elementi da libro noir (il morto, l'investigatrice nei panni di un magistrato): dico questo non per sminuire il valore del libro, ma per mettere in guardia il lettore.
Che magari si aspetta di trovarsi di fronte un libro in cui è presente il mistero e la tensione per la ricerca della soluzione del caso: un ragazzo trovato morto in un paese della provincia di Matera.
C'è anche questo: ma il baricentro del racconto non è la soluzione dell'enigma, ma bensì il punto di vista della protagonista, il procuratore Imma Tataranni, per cui la soluzione del caso di omicidio e la scoperta della collega assenteista hanno la stessa importanza.
Un giallo anomalo, per una investigatrice anomala: alle prese con i colleghi, la famiglia (il marito senza troppo carattere, la figlia adolescente e ribelle). Una donna ostinata, che magari non ha troppa inventiva, troppo talento, ma tanta tenacia, nel cercare di perseguire la giustizia.

"Non si sentiva particolarmente fiera di averlo assicurato alla giustizia. Non era quello il caso che voleva risolvere. Lei voleva far saltare fuori quelle alleanze di cui era certa, anche se non aveva tutti gli elementi per provarle, quelle connivenze politiche, quella corruzione, quel male che si irradiava capillarmente da un'impegnata assenteista a un politico colluso, e faceva sì che poi la gente fosse travolta via e spazzata dalla storia".
Una donna ostinata e dura, come la sua terra, come i Lucani: nel libro, il mistero principale si intreccia con altre storie (vere) a questo legate.
Un traffico di scorie nucleari interrate in campi coltivati da contadini compiacenti.
Per fame e per soldi.
La protesta contro la scelta di Scanzano Ionico come sede di un deposito per le scorie nucleari (novembre 2003).
Ragazzi in cerca di fortuna (anche se non a norma di legge) in una terra che non da possibilità, immigranti che proprio in quella terra cercavano un riscatto:

"intanto erano arrivati a Scanzano. La gente era scesa per strada [..]
Nella strada stavano ammucchiando i falò. Imma li guardò. Non era gente che aveva caratteristiche particolari. Non erano persone molto allegre, né avevano grande talento per il commercio, erano testardi, suscettibili, grugneri, a volte logorroici, però quando si mettevano non mollavano, come certe piante abituate a crescere in terreni impervi. Come lei."
La scheda del libro sul sito di Einaudi.

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