17 dicembre 2009

Bologna permettendo

È incredibile come Bologna riesca a rendere plausibili le storie più straordinarie.
All’ombra dei portici, che proteggono e nascondono allo stesso tempo, tra le mille contraddizioni di una città che riesce sempre a dare il meglio e il peggio di sé, in questa storia si muovono serial killer
di punkabbestia, sette esoteriche, inquieti e inquietanti criminologi, professori, studenti e studentesse, extracomunitari e artisti.
Carlo Lucarelli
Bologna: un serial killer uccide uno dopo l'altro dei punkabbestia.
Se ne accorge un commissaro di polizia, napoletano ma trasferito per punizione dopo i fatti di Napoli prima del G8.
Il poliziotto chiede l'aiuto a Cornelio Corvo, criminologo, per tracciare il profilo del killer.
Un'indagine a due, in cui si svela l'anima nascosta della "dotta" Bologna: l'anima esoterica cui si ispira anche l'assassino, rivelata da una trama costruita mettendo assieme dei punti di un piano regolatore simbolico, costruito nel medioevo.

- Quindi stiamo parlando di che periodo? Domandò curioso il Questore.
- Circa il dodicesimo secolo. Si tratta di uno sforzo immane, sia dal punto di vista economico che da quello progettuale. Al termine dei lavori, durati decine di anni, i padri costruttori di Bologna hanno impresso nel tessuto cittadino, come se la volessero imbrigliare, l'energia generata dai quattro elementi base della natura: acqua terra, aria e fuoco. Un triangolo, simbolo di perferzione e conoscenza, per ogni elemento, un edificio significativo per ogni vertice e baricentro dei trangoli. Se poi accettiamo la concezione astrologica secondo la quale l'intersezione tra cardo e decumano crea una divisione nello zodiaco corrispondente agli equinozi e ai solstizi, ci accorgeremo come Bologna sia divisa in dodici case, divisione ripresa anche dalle dodici porte delle antiche mura cittadine.
Feci una pausa e bevvi un sorso d'acqua.
- Evidentemente il killer, nel voler raccontare la sua storia, ha preferito iniziare dal triangolo del fuoco, forse per un intento purificatore o per creare un rimando al concetto dell'ordine, la cui allegoria è, appunto, il fuoco.
- Conosciamo il perchè di tale sforzo? In altre parole, cosa volevano, cosa cercavano di ottenere questi padri costruttori?
Aiello centrò subito la domanda delle domande.
- Nessuno lo sa. Possiamo affidarci alle ipotesi, poche in verità, elaborate dagli storici che accettano l'interpretazione urbanistica che vi ho appena esposto. Tra le tante, credo che la più calzante l'abbia formulata una mia amica. Che interpreta lo sforzo dei padri costruttori come una sorta di discorso, di preghiera scolpita nella roccia e nel marmo per attrarre le forze che governano il Tutto e per elevare la città stessa a parlare la lingua di Dio, il fine ultimo di una società che considerava il viaggio terreno dell'uomo come una fase di transito e non di arrivo.

Un noir in cui, oltre ai due investigatori su cui l'autore ha messo un pò troppi clichè (il professore inqueto e donnaiolo e il poliziotto all'antica), compare come protagonista una Bologna, patria del giallo, cupa e misteriosa.
Piena di misteri e segnali dalla sua storia passata, ma anche capace di spiazzare chi cerca dei riferimenti, per la globalizzazione moderna: un kebab in gestito da un siciliano trapiantato e una pizzeria in mano a degli egiziani.
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