11 gennaio 2006

Venticinque anni di mafia di Saverio Lodato

Venticinque anni di mafia. C'era una volta la lotta alla mafia
La storia della lotta alla mafia, dalla fine degli anni 70 fino ai giorni nostri. Una lotta portata avanti da poliziotti, carabinieri, magistrati e giudici. Ma anche da esponenti della "società civile" come preti di quartiere, giornalisti e del mondo politico. Tutte persone convinte che la mafia andava affrontata, denunciata e combattuta, decisi a non voler convivere con questo cancro.
La storia della lotta alla mafia, almeno nella prima parte, fino ai primi anni 90, è una storia di morti: la mafia non perdona coloro i quali si mettono ad investigare sui loro affari, coloro che li denunciano apertamente. La mafia ama il silenzio.

La prima parte del libro copre gli anni 70, 90: dalla morte del vicequestore Boris Giuliano alle condanne del primo maxiprocesso alla mafia, quando per la prima volta i padrini vennero condannati per il reato di mafia all'ergastolo.
Negli anni 60 la mafia era antrato nel ramo della speculazione edilizia, col sacco di Palermo; negli anni 70 si era lanciata nel business della droga dall'oriente. Ma sono anche gli anni della seconda guerra di mafia: il colpo di stato dei "corleonesi" di Liggio, Riina, Bagarella e Provenzano, che in modo micidiale eliminano gli esponenti dei clan rivali.
Ma a finire nella mattanza (quasi 2000 morti nella provincia di Palermo) finirono anche gli investigatori che iniziarono ad indagare sul sistema finanziario colluso coi mafiosi (le banche che riciclavano il denaro); finirono anche i giudici come Pio La Torre, che per primi pensarono di introdurre il reato di associazione mafiosa (perchè prima degli anni 80 non esisteva il reato di mafia e esistevano guidici e politici per i quali la mafia non esisteva). Ma soprattutto La Torre capì che bisognava colpire i mafiosi nei loro beni patrimoniali.Lodato mette in evidenza il grave ritardo col quale il mondo politico rispondeva agli attacchi della mafia: solo dopo le morti, per rispondere all'esigenza emotiva delle persone.
Come avvenne dopo la morte del superprefetto Dalla Chiesa, nel 1982: mandato in Sicilia con pieni poteri che non ebbe mai.

Dopo la morte e il grido di dolore ai funerali della Palemo sana, fu varata la legge Rognoni-La Torre: confisca dei beni per i mafiosi e introduzione del 416 bis, reato di associazione criminale di stampo mafioso. Ci volle la morte del giudice Rocco Chinnici, ucciso da un'autobomba ("Palemo come Beirut" titolavano i giornali) nel 1983, per l'istituzione del pool antimafia (sulla base del pool antiterrorismo che aveva funzionato con le BR): entrano in scena giudici come Caponnetto, Falcone , Borsellino, Guarnotta e Di Lello.
Il pool portò alla sbarra, col maxiprocesso del 1987, il vertice della mafia, grazie anche alle rivelazioni del primo pentito, Tommaso Buscetta. Per la prima volta le tigri erano in gabbia: Michele Greco, Riina, Bagarella, Liggio, Pippo Calò .... per la prima volta, nel 1987, arrivarono le condanne all'egastolo, confermate dalla cassazione nel 1992.


La seconda parte del libro parte da quella che Lodato chiama Apocalisse: le bombe della mafia contro Falcone e Borsellino. Altri funerali di stato, pianti e lutti. E ancora lo stato (inteso come mondo politico) che, tardivamente, diede la sua risposta: la legge 41 bis per i mafiosi, i soldati in Sicilia a presidiare il territorio. Ma fu solo un'impressione.

Se la prima parte poteva essere sottotitolata "la guerra che lo stato può ancora vincere", la seconda si dovrebbe sottotitolare "la guerra che lostato non ha voluto vincere": già al termine del maxi sui giudici del pool iniziarono a piovere le critiche, perchè si iniziava ad arrivare al famoso legame mafia-politica. Falcone dovette andarsene da Palermo, così come Borsellino. E iniziò, prima col governo Berlusconi, poi col governo Prodi il processo di normalizzazione. Se la prima metà è quasi una cronaca di indagini, processi, morti e stragi, la seconda è quasi uno sfogo per quanto non è stato fatto per chiudere definitivamente la partita con la mafia, sulle cui vicende sembra calato un enorme silenzio.
Anzi: nel corso della trattativa tra lo stato e la mafia, nella stagione delle bombe del 1993, Riina tirò fuori il famoso "papello": le sue richieste erano:

  • togliere il 41 bis
  • modificare la legge sui pentiti
  • togliere la legge La Torre, sulla confisca dei beni
  • revisione dei processi per mafia

Riina nel 1993 non fu accontentato dai carabinieri del Ros di Mori: nel libro si fa anzi l'ipotesi che Riina sia stato merce di scambio per proteggere altri mafiosi. Come il superlatitante Provenzano, uccel di bosco dal 1963.
Ma può essere soddisfatto di quanto è stato fatto da questo governo ("governo dei cani"):

  1. il 41 bis è stato fatto diventare legge in via definitiva da questo governo: ma il carcere duro è stato tolto a molti mafiosi
  2. la gestione dei pentiti è molto più difficile ora di quanto non fosse ai tempi di Falcone
  3. con la legge Ghedini il governo vorrebbe rivedere le norme di confisca previste dalla legge La Torre
  4. revisione dei processi: l'ultimo grande inquisito alla sbarra è stato lo zio, il divino, Belzebù, Andreotti: condannato, assolto e infine parzialmente assolto. Perchè la sentenza afferma che Andreotti ebbe rapporti con mafiosi come Bontade.

Che dire: una mafia che non spara, che non ha più la coppola e la doppietta a tracolla non fanno più paura: cosa possiamo sperare? Falcone diceva che la mafia eran una cosa umana, e come tutte le cose umane aveva un inizio e una fine. Rimaniamo in attesa di questa fine.
Pregio di questo libro è il riportare le testimonianze dei protagonisti della lotta alla mafia, che Lodato conobbe personalmente: Dalla Chiesa, Borsellino, Falcone, Caponnetto. Leggendo le loro interviste si comprende il clima nel quale erano costretti a lavorare: le accuse, il clima di solitudine, lo sconforto per una sentenza "ammazzata" dalla cassazione di Roma (fino a quando c'era il giudice Carnevale),la frustrazione di dover combattere ad armi impari ... sapere di essere nel mirino della mafia, di avere già una condanna addosso, ma continuare comunque, per dovere, spirito di servizio, a fare il proprio lavoro.

I link su bol e ibs
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo blogger,
ti comunico che il tuo post l'ho segnalato all'interno di Aggregator.ilcannocchiale.it
Nel caso tu fossi contrario ti prego di segnalarmelo chiedendo la rimozione del tuo post. Procederò immediatamente.
Cordiali Saluti

Anonimo ha detto...

da http://domenico-schietti.blogspot.com/2006/12/il-primo-esemplare-di-motore-di.html

Un importante testimonianza raccolta alcuni mesi fa che aiuta a capire come lavorano i nemici dell’umanità

Avendo lavorato in modo inconscio per i nemici dell’umanità più o meno so come funzionano alcuni meccanismi attraverso cui viene controllata la società. Nel caso di persone come Schietti nel momento in cui entrano in contatto con qualcuno, viene avvertito un loro uomo che agisce nel settore di esistenza che a sua volta contatta la persona in questione e gli fornisce dati ai quali non sa dare spiegazioni che lo mettono in conflitto esistenziale ( per esempio che la persona è un ex carcerato che aveva ammazzato due persone, oppure che è un truffatore che estorce denaro).
Questo avviene perchè i nemici dell’umanità, uso il termine schiettista, non abituano ad usare il sistema scientifico esperimentale. Per esempio un insegnante a scuola trasmette la conoscenza ed insieme a migliaia di dati giusti facilmente verificabili (2+2 fa 4, poi la parola scritta “casa” che coincide con la parola intesa come suono “casa”, l’aria del triangolo base per altezza diviso due e così con migliaia di altre
informazioni giuste) finchè ad uno studente sembra scontato che tutto quello che insegnano
sia giusto e non mette più in discussione quello che gli viene insegnato. Verso la terza elementare cominciano a venire insegnate falsità assurde che non sono più verificabili in nessun modo. E procedendo gli studi aumentano in maniera esponenziali i dati che bisogna imparare mnemonicamente senza che possano essere verificati. Miliardi di presunte conoscenze sulle quali la mente non compie lavoro critico e che vengono accettate con il FAMOSO METODO: PAROLA DI DIO. Il metodo parola di Dio consiste in questa cosa, una persona accreditata con lauree, titoli, posizioni di prestigio, riconoscimenti internazionali e folta schiera di proseliti, afferma degli studi o dei semplici dati, a cui viene dato grande risalto senza nessun retroaccertamento. E tutti credono a cose senza senso. Per dirne una famosa di tanto tempo fa, si credeva che la terra fosse piatta, e tutti lo asserivano convinti, ma nessuno aveva una prova che fosse piatta, eppure guardando l’orizzonte al mare si vedeva chiaramente la sfericità del globo
e sin dai tempi dei fenici, dei greci e degli egizi, si sapeva che la terra fosse rotonda ed era conosciuto il diametro della sfera terrestre, l’asse di inclinazione e la velocità di rotazione.
Quindi ci soo due metodi di azione. In casi estremi entra in azione il loro uomo nel settore esistenziale di sua competenza, in casi più semplici agiscono attraverso schemi mentali che impartiscono a scuola o
in televisione o nelle varie chiese di ogni parte del mondo. Gli schiettisti direbbero l’ideologia diffusa con la propaganda. Sta di fato che tantissimi in buona fede, in base a convinzioni morali di tipo dogmatico, non riescono a ragionare e capire e danno per scontato che le cose in un certo modo siano in un modo definito e non possano essere
diversamente. Per impedire l’amore, per esempio, varie volte sono stato direttamente chiamato ad agire inculcando facilmente in donne il tarlo della pazzia intesa in senso negativo. Infatti un maschio che ama in genere si comporta da folle ed è facile far credere ad una donna che sia un pazzo e non un innamorato, impedendo in questo modo che l’amore si potesse dare per vie semplici e naturali e quindi succedesse che le donne per paura di accoppiarsi con folli malgiudicati socialmente scegliessero persone predisposte all’odio invece che all’amore, creando grandi crisi alla base sociale a livello esistenziale. Per fare questo percepivo un lauto stipendio senza però sapere per chi lavorassi effettivamente e quale fosse lo scopo reale delle mie azioni. Spesso in ambiti di riunioni mi veniva data una parola segreta attraverso la quale riconoscere altri nemici dell’umanità in modo da sostenere ed approvare qualsiasi cosa dicessero ed ostacolare invece tutti gli altri anche se le cose sostenute dai nemici dell’umanità erano evidentemente false. Pensavo di agire per il bene poi mi accorsi di lavorare per i nemici dell’umanità