30 settembre 2019

Presadiretta – il vizio di Stato

Nel servizio di Sabrina Giannini abbiamo imparato che la prevenzione, ovvero mangiare bene sin da bambini, fa risparmiare soldi da adulti e fa vivere bene.
Poca carne, un uso moderato di latticini, molta verdura, ovvero la vera dieta mediterranea: ma la lobby delle industrie farmaceutiche fa valere il suo peso e così mangiamo male e poi dobbiamo comprare medicine per curarci dalle malattie.
Le aziende farmaceutiche fanno molte campagne di marketing, comprano studi da parte di finti scienziati, giornalisti che fanno carriera raccontando palle sull'alimentazione, sulla falsariga di quello che fa l'industria del tabacco.

Il vizio di Stato (link al sito di Presadiretta)

107 miliardi di euro sono raccolti dal gioco d'azzardo legale: noi italiani siamo un paese di scommettitori, i più grandi in Europa.
88 miliardi di questi sono vincite: ma gli italiani che giocano non sono milionari, anzi.
Il gioco è un vizio, si gioca fino all'ultimo euro, le vincite non appagano: si gioca da soli e si perde da soli, ma così non se ne esce anche perché si è attorniati dalle scommesse e dal gioco online.

Anche all'Aquila si è usato il gioco online per la ricostruzione: le slot machine sono diffuse in questa città che è ancora un enorme cantiere.
Ci sono più slot machine qui che nel resto dell'Italia (dati del 2015): gli aquilani hanno speso 287 milioni l'anno.
Il gioco è sempre più una malattia, come testimoniano i lavoratori del SERT: ci sono persone che vogliono essere curate ma che ammettono di non poter fare a meno di giocare.
Sono persone dipendenti da slot, in un numero in crescita sin da dopo il terremoto, che ha fatto perdere identità a l'Aquila.
Nelle New Town di Berlusconi sono ospitati 20mila sfollati, una soluzione provvisoria diventata definitiva: non ci sono punti di ritrovo per gli adulti, si mangia e si sta a casa, nemmeno un posto per giocare a carte.
Tante sale scommesse e slot, però: si torna sempre a Berlusconi, che garantiva tempi certi per la ricostruzione, ma usando il gioco d'azzardo, che ha liberalizzato le slot in Abruzzo.
Licenze facili hanno di fatto moltiplicato le concessioni statali nel gioco: ma quanti soldi sono poi finiti nei cantieri?
Solo 500 ml, nei cantieri: il resto è finito nelle casse dello Stato, spiega il governatore Chiodi.
Si è usata l'emergenza per liberalizzare il gioco d'azzardo, una vigliaccata.
L'intero Abruzzo è stato occupato dalle slot: da l'Aquila a Pescara, dove si sono spesi 295ml di euro per le slot, la somma più alta in Italia.

Una volta ho giocato solo tre giorni, racconta un signore alla giornalista, ho perso quasi 7000 euro .. ma un giocatore non ammetterà mai di essere malato.
Le slot machine dovrebbero essere lontano dalle scuole, ma in realtà sono ovunque: in Abruzzo si spendono 2235 euro pro capite per il gioco d'azzardo, sono numeri pericolosi, ma lo Stato non sta facendo nulla per contrastare questo che sta diventando un problema sociale.
Quello del gioco è un settore che non conosce crisi, anzi della crisi si nutre: negli anni di crisi la raccolta di soldi è aumentata, nessun governo finora ha ridotto il gioco d'azzardo perché lo Stato fa cassa.

Oggi ci sono solo delle toppe, un osservatorio presso il ministero della salute: di questo ne fa parte il dottor Fiasco, che parla proprio di abuso di massa.
Si parla di 1,5 milioni di giocatori con una dipendenza, i nuovi casi sono due volte i casi delle vecchie dipendenze, nel giro di qualche anno avremo parecchie decine di milioni di persone in carico al servizio sanitario nazionale.

Il banco vince sempre, dice la scienza: più gioco e più aumenta la probabilità di perdere. Ma nonostante questo l'abuso del gioco d'azzardo è in crescita, ma non siamo attrezzati ad affrontare questo problema.

Il criminale d'Aosta: Raffaella Pusceddu è andata ad Aosta per raccogliere la testimonianza di un ex giocatore che, per la disperazione per il gioco, ha rapinato una banca.
Bruno Trentin è oggi responsabile dell'associazione Mi Ripiglio, oggi: ha scontato la pena e oggi si occupa di ludopatia.
Per trovare soldi da spendere nel gioco ha fatto una rapina, truffe, tutto pur di avere quei soldi per giocare alle slot: non ragionava più, l'obiettivo della giornata erano i soldi.

Bruno è passato anche per due tentativi di suicidio ma alla fine ne è uscito.
Ad Aosta si trovano slot machine vicino alle scuole, ci sono sale giochi per bambini, dove i genitori possono giocare e lasciare i figli a giocare a mini slot.
Macchinette per i più piccoli, dove il bambino si abitua a giocare, proprio per mano degli adulti che dovrebbero posti qualche domanda in più.
Il gioco diventa una cosa innocua, non capiscono che è un gioco d'azzardo: bingo, gratta e vinci online, sono percepiti come giochi qualsiasi.

Da anni si parla di una legge che regolarizzi l'azzardo e la sua distribuzione ma non se ne fa niente, perché gli interessi della lobby sono forti.

Onofrio Casciani è un medico della ASL 1 di Roma: la dipendenza dal gioco è difficile da curare come quella dalle sostanze psicotrope.
Però un tossicodipendente si riconosce, mentre un giocatore compulsivo non tende a riconoscersi come malato, tende a non mostrarsi.
Non è un vizio, ma una malattia: una malattia che non si va a cercare, scattano degli automatismi che portano ad una dipendenza vera e propria, per fattori che hanno a che fare con la vulnerabilità della persona. Distorsioni cognitive, si creano relazioni magiche con la macchina, quasi delle superstizioni.

E' un fenomeno in aumento, racconta il dottor Casciani, perché l'offerta attorno a noi sta aumentando.
La sanità pubblica è pronta ad affrontare questa epidemia? Da qualche tempo si sta facendo qualcosa, prosegue Casciani: adesso almeno c'è la consapevolezza, la regione Lazio ha messo dei soldi nel gruppo del prof. Casciani, per fare un piano di formazione per i 650 operatori, molti dei quali assunti con contratto co co pro, non è un buon inizio per affrontare il mostro della dipendenza, di una epidemia nascosta.

Le slot machine come l'eroina

Le slot machine peggio dell'eroina? Una provocazione?
Andrea Vignali ha mostrato come funziona una sala di un casinò, ricostruita per spiegare alle persone i meccanismi psicologici e i trucchi dietro le macchine.
Una stanza accogliente, una sedia comoda.
Il denaro che è smaterializzato, si parla di crediti.
Il tempo che passa tra una giocata e l'altra è ridotto al minimo, per non distrarre il giocatore.
Il ruolo della musica che è fondamentale.
L'illusione di avere il controllo della macchina, falsa.

Tutto costruito per non renderti conto che stai perdendo i soldi, tanti soldi: tutto scritto in un algoritmo realizzato per spremere soldi.
Chi le realizza pensa ai suoni, alle combinazioni di colore, devono essere stimolanti, non devono stancare: le macchine di nuova generazione, le VLT, promettono vincite alte, ma con esse si giocano puntate più alte.

In Italia ci sono 265mila slot machine: esistono macchine con dei limitatori, che spezzano la partita, che hanno una fessura per la tessera sanitaria (e capire se si è maggiorenni).
Sono macchine potenti da casinò, sotto casa, dove lo stato potrebbe decidere di inserire queste limitazioni per limitare i danni della ludopatia.

Il subdolo gratta e vinci

Nato col governo Ciampi, è oggi il gioco preferito dagli italiani: è il gioco preferito dagli italiani, in media in Italia in un anno vengono grattate 60 schedine al minuto.
I gratta e vinci li trovi ovunque, dal bar al supermercato, dal tabaccaio all'edicola: ce ne sono alcuni che costano di più ma che non portano a maggiori probabilità di vincita, solo il premio è più alto.
Su alcuni la probabilità è di 1 su 2 milioni (per le quote più importanti), per altri di 1 su tre milioni: è più facile essere colpiti da un fulmine che vincere un premio importante, racconta Fabio Pellerano (educatore professionale).
I gratta e vinci sembrano innocui ma invece possono sviluppare dipendenza: ci sono persone che arrivano a spendere 800-1000 euro in una giornata al gratta e vinci; con questo gioco ci si può ammalare. La giornalista ha intervistato una persona che viveva coi gratta e vinci, fin dalla colazione al mattino: questa persona si creava degli spazi in cui, isolato dal resto del mondo, passava il tempo a grattare e a sperare in una vittoria. Giocandosi tutto quello che aveva, sperperando tutto quello che aveva in casa, “a quel punto non mi interessava dove andavo a prendere i soldi, l'importante è che ci fossero”.

Queste persone hanno raccontato perfino dei particolare imbarazzanti: quando hanno chiesto i soldi ai figli, pur di giocare.
Anche coi gratta e vinci ci sono meccanismi psicologici che tendono a far pensare che sei tu che controlli il gioco, ma non è così.
Lotterie nazionali è il gestore unico dei gratta e vinci: una parte è di Lottomatica, parte dell'associazione dei tabaccai e parte di una multinazionale americana.
Concessione che è stata pagata 800ml e che consente guadagni per miliardi di euro: concessione rinnovata per altri 7 anni, senza gara dal governo Gentiloni.

La deputata Ricchiuti in Parlamento ha denunciato la concessione senza gara: ha parlato di amici, favoriti dal governo, in cui ci hanno rimesso gli italiani e le casse dello Stato.
Oggi questa concessione è nelle mani della Corte Europea: la giornalista ha intervistato il sottosegretario Baretta, che ha tirato in ballo una norma che di solito si usa per concessioni in cui è presente un interesse comune.
Perché non si è fatta una gara?
Per fare cassa subito, ha risposto l'ex sottosegretario.

Simona Neri è sindaca di Laterina Valdarno: sta girando l'Italia per spiegare come contrastare l'epidemia del gioco e limitare le slot machine.
Un giorno incontrò Mario, un padre di famiglia con difficoltà economiche: partendo da questo caso scoprì che la raccolta per il gioco d'azzardo era superiore al reddito del comune (circa 2ml di euro).
Si spendeva più della media italiana, circa 1700 euro pro capite, per il gioco d'azzardo.

C'è un quadro normativo regionale che cambia da regione a regione, ma i sindaci si possono trovare, possono scambiarsi delle pratiche.
Servirebbe una legge quadro per limitare le slot machine, come era emerso dalla conferenza stato regioni del 2017.
In Toscana si sono individuati luoghi sensibili, dove si dovrebbero regolare la chiusura di queste strutture.

Dove ci sono leggi restrittive, come in Piemonte, i giocatori problematici sono la metà della media nazionale: limitare la malattia si può, dunque.
In Toscana non c'è una legge simile: le regioni non ci guadagnano, ma hanno in capo il problema sanitario.

Come fanno in Francia?

In Francia hanno messo nel mirino le slot machine: a Parigi non ne esistono, nemmeno a Pigalle. A dettare le regole del gioco non ci sono solo politici, avidi di soldi, ma anche esperti della materia, osservatori del gioco: le slot machine sono presenti solo nei casinò.
Il personale dei casinò è formato per limitare i danni dei giocatori, ci sono psicologhi che possono consigliare il personale: i giocatori a rischio non sono allontanati, come succede in Svizzera, ma devono essere accolti.
In ogni caso il gioco deve rimanere un piacere, non una malattia: così in Francia la spesa pro capite per questi giochi è di soli 200 euro, lo stato incassa solo 6 miliardi di euro.

In Italia incassiamo 10 miliardi, è vero: ma spendiamo qualcosa come 14 miliardi tra spese sanitarie e altre spese legate all'usura e ad altre problematiche correlate.

A Roma si sono mossi i cittadini: quelli di Tor Pignattara del gruppo +Vicini hanno bloccato una slot machine che doveva sorgere al posto di un negozio.
Hanno fatto una richiesta di accesso agli atti, perché la nuova sala era troppo vicina ad una scuola: il 5 municipio è pieno di sale giochi, dunque un funzionario del comune ha semplicemente misurato le distanze da altri siti e ha bocciato il progetto.
Oggi queste persone vogliono far chiudere le altre sale: al comune chiedono di far applicare il regolamento (che blocca solo le nuove sale se vicino a ospedali e scuole) a tutte, faranno degli esposti a l'AGCOM per bloccare la pubblicità.

L'universo del gioco online

Gli italiani hanno speso 31 miliardi nel gioco online nel 2018: la digitalizzazione ha contribuito alla crescita, ma anche la crescita delle licenze senza controllo.
Si può giocare al gratta e vinci, si può fare bingo, alle slot: giochi dove si perdono migliaia di euro in pochi minuti.
Ci sono poi le scommesse sportive, su partite, su eventi in tutto il mondo, in tutti gli sport.
Anche eventi finti, che non esistono nel mondo reale: l'unica cosa reale sono i soldi che stai perdendo.

In Italia ci sono circa 400 siti legali, attorno a ciascuno ce ne sono altri venti illegali, a cui da la caccia l'agenzia delle entrate: ma i siti di giochi sono anche un mezzo usato dalla criminalità per riciclare soldi.
Presadiretta ha raccontato una inchiesta della DDA di Catanzaro, legata ad un giro di scommesse illegali, a Crotone: 1,3milioni di euro in nero che finiva nelle disponibilità del clan ndranghetista di Isola di Capo Rizzuto.

La Centurium Bet, la società coinvolta dall'inchiesta, operava in Italia solo grazie ad una licenza ottenuta a Malta: il giro d'affari solo nel 2014 era di 114 ml di euro. Dopo l'inchiesta la licenza è stata revocata.
Col gioco online si ha uno strumento utile da usare per il riciclaggio: nonostante le inchieste che parlano di mafia, anche in questo settore stiamo aspettando una legge per controlli più stringenti, non solo in Italia ma anche a Malta, dove la Centurium Bet è ancora attiva.
Malta è l'isola dove è stata uccisa la giornalista Daphne Caruana, che aveva indagato sui rapporti dell'isola e dei suoi governanti con le mafie.

Le mafie italiane.

Le inchieste di Presa diretta: il vizio di stato


Anche per cercare di raggranellare qualche soldo in più, questo governo ha intenzione di mettere una piccola tassa sulle bevande zuccherate e sulle merendine industriali.
Proposta che ha subito suscitato delle reazioni, alcune solo strumentali, contro l'idea di uno stato “etico” che ti impone cosa devi mangiare.
Come se bastassero poche decine di centesimi in più a cambiare certe abitudini alimentari sbagliate (e che comportano anche rischi cardiovascolari importanti, se non se ne tiene conto).
Ma state tranquilli: altro che stato etico, il nostro stato guadagna dal fumo delle sigarette, dal gioco d'azzardo. Se nel passato si sono usati i fumatori come obiettivo per tasse da alzare, beh sul gioco di Stato è proprio difficile cercare di limitarne la diffusione o addirittura, bloccarla.
Siamo un paese di grandi giocatori: il gratta e vinci viene addirittura proposto nei supermercati, nelle ricevitorie si vedono sempre file di persone che cercano la fortuna raschiando simboli stampati sulla scheda.

Siamo un popolo di giocatori e di vittime del gioco: la cronaca racconta di persone rovinate dal gioco, da quella malattia che ti costringe a stare ore davanti la slot machine (o altre macchine).


Persino nella città de l'Aquila, dove è andata la giornalista Raffaella Pusceddu: nella città che è ancora un cantiere ovunque vai ne trovi tante, troppe di sale gioco e di slot machine.
Gli aquilano nel 2017 avrebbero speso 289 ml per il gioco d'azzardo, 1980 euro pro capite: se succede questo in una città che ancora deve essere ricostruita, immaginate che succede altrove.
Nel corso del servizio la giornalista ha raccolto le testimonianze di persone che soffrono di questa vera e propria malattia, la “ludopatia”: “ho iniziato a giocare a 14 anni, poi più andavo avanti e più non mi bastava. Allora erano diecimila lire, poi sono diventate centomila lire .. finché non mettevo l'ultimo euro non ero soddisfatto. Quello che mi colpisce di più è la grandissima solitudine che avevo”.

Il gioco è sempre più una malattia se si tiene conto del numero di persone che si rivolgono al Sert, il servizio per le dipendenze patologiche del capoluogo abruzzese.
“Ci ha contattato una signora che ha circa 55 anni, una giocatrice di slot, da una parte chiede di essere aiutata, però dall'altra parte dice che lei non ne può fare a meno” - racconta una responsabile del Sert.

Smettere di giocare non è facile, specie se cerchi di fare tutto da solo: se vai a fare spesa c'è il supermercato dove mi chiedono se vuoi il gratta e vinci, su internet ci sono tanti giochi online di cui vedi in televisione tante pubblicità. “E' il sistema che è così” - l'amara conclusione di questa persona, alle prese con la dipendenza dal gioco.

Ma nemmeno i bambini sono risparmiati da questo problema: le sale gioco si trovano pure vicino alle scuole, costruite apposta vicino alle scuole, dove si trovano anche giochi per bambini piccoli, alcune propongono giochi di abilità, se sei bravo vieni premiato, altre sono come le slot degli adulti, si basano sulla fortuna.
Il bambino si abitua a giocare non per il divertimento o per imparare – racconta Matteo Iori responsabile del centro sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia: i loro genitori pensano che siano giochi simili a quelli che c'erano un tempo, invece dovrebbero porsi qualche domanda in più quando portano i loro figli in queste strutture, come quando dicono loro gratta tu che hai la manina fortunata.
Li si abitua al gioco.

E il gratta e vinci è un gioco, all'apparenza innocente che però crea dipendenza: è il gioco preferito dagli italiani, in media in Italia in un anno vengono grattate 60 schedine al minuto.
I gratta e vinci li trovi ovunque, dal bar al supermercato, dal tabaccaio all'edicola: ce ne sono alcuni che costano di più ma che non portano a maggiori probabilità di vincita, solo il premio è più alto.
Su alcuni la probabilità è di 1 su 2 milioni (per le quote più importanti), per altri di 1 su tre milioni: è più facile essere colpiti da un fulmine che vincere un premio importante, racconta Fabio Pellerano (educatore professionale).
Eppure ci sono persone che arrivano a spendere 800-1000 euro in una giornata al gratta e vinci: con questo gioco ci si può ammalare con questo gioco, la giornalista ha intervistato una persona che viveva coi gratta e vinci, fin dalla colazione al mattino.
Questa persona si creava degli spazi in cui, isolato dal resto del mondo, passava il tempo a grattare e a sperare in una vittoria. Giocandosi tutto quello che aveva, sperperando tutto quello che aveva in casa, “a quel punto non mi interessava dove andavo a prendere i soldi, l'importante è che ci fossero”.

Col gioco d'azzardo lo stato raccoglie 107 miliardi e ne guadagna 10: a chi conviene allora il gioco? Non agli italiani a rischio di questa nuova epidemia da gioco.

Oslo – la città senza auto

In Norvegia, nella capitale, ci sono riusciti: vivere senza auto, sposarsi senza auto, con altri mezzi.
Mentre in Italia si fa fatica ad allargare le ztl, a costruire piste ciclabili che siano sicure per i ciclisti, la capitale norvegese è diventata un esempio di città senza auto, che erano responsabili una volta del 70% delle emissioni.
Oggi in centro ci si sposta coi mezzi pubblici, coi monopattini elettrici o con le bici, perché le strade appartengono a tutti, non solo agli automobilisti.
“Ci dicevano che chiudendo il traffico avremmo ucciso il commercio” - racconta Sirin Stav assessore ai trasporti - “che i negozi avrebbero chiuso uno dopo l'altro, invece è tutto il contrario”.
Tutta la città è stata pensata per la rivoluzione elettrica a partire dai bus, le cui stazioni sono anche punti di ricarica, dove un bus si ricarica in 7 minuti, a 400kwatt.
Sono stati fatti investimenti importanti per avere una flotta ad emissioni zero, devi iniziare ad investire oggi: anche i traghetti si muovono con motori elettrici, come lo saranno i taxi, entro il 2023.
In Oslo si trovano parcheggi gratuiti per auto elettriche dove viene offerta anche la ricarica gratis: bisogna agire ora perché non esiste un piano B, ti raccontano qui.

Qui hanno pensato pure alle api, per la protezione della biodiversità: sono investimenti che si ripagano sulla spesa sanitaria, tornando tutti a respirare aria pulita.
Perché in Italia, a Milano, Roma, Torino, Napoli, non facciamo lo stesso?
La scheda del servizio: VIZIO DI STATO
Italiani, popolo di giocatori. Siamo quelli che giocano di più in tutta Europa, 1 milione e mezzo sono i giocatori a rischio. Slotmachine, gratta e vinci, lotto e lotterie, scommesse sportive, bingo. Ma chi ci guadagna davvero?
Con l’inchiesta “Vizio di stato”, PresaDiretta entra nel mondo del gioco d’azzardo legale. Un giro di affari da 107 miliardi di euro all’anno e lo Stato ne mette in tasca 10,3. E quanto resta invece, nelle tasche dei giocatori?Quali sono i costi per lo Stato della ludopatia? A PresaDiretta l’allarme dei medici che denunciano un fenomeno in crescita costante, una vera e propria epidemia non raccontata. Come fronteggiarla?PresaDiretta ha fatto un viaggio nel mondo del gioco, non solo in Italia ma anche in Francia e a Malta. Il boom dei guadagni, gli algoritmi che decidono chi vince e chi perde, le inchieste della magistratura e le infiltrazioni mafiose nel business del gioco d’azzardo. E infine le storie esemplari di chi ha sconfitto la patologia e si batte per un gioco misurato e consapevole.Nello Studio di PresaDiretta gli ospiti di Riccardo Iacona: il dottor Onofrio Casciani e la sua equipe che formano gli operatori sanitari ad affrontare la ludopatia. Simona Neri, sindaco toscano che da anni gira l’Italia per informare sui rischi del gioco patologico. Filippo Torrigiani, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia che ha realizzato il report sui legami tra criminalità organizzata e gioco d’azzardo.
I cittadini di Tor Pignattara a Roma, che hanno impedito l’apertura di una Sala Giochi h24 nel loro quartiere.E poi l’appuntamento con “Futuro Presente”, le inchieste dedicate al mondo che verrà, con OSLO SENZA AUTO. Oslo, la prima città al mondo che ha deciso di liberarsi del tutto dalle auto. Come si fa a ridisegnare radicalmente una capitale e trasformarla in una città a emissioni zero?VIZIO DI STATO” e “OSLO SENZA AUTO” Sono un racconto di Riccardo Iacona con Raffaella Pusceddu, Andrea Vignali, Alessandro Macina, Fabrizio Lazzaretti, a cura di Raffaele Marco Della Monica.

29 settembre 2019

La nostra memoria – a 50 anni da Piazza Fontana

Milano dicembre 1969 - i funerali alle vittime della strage della banca dell'Agricoltura

Chi scrive la storia, è stato osservato, per certi versi può essere paragonato a colui che compie un gesto simile a quello della sepoltura: da cioè pace alla memoria mentre ne rivitalizza il ricordo.Permette il sereno congedo dal passato per aprire una nuova pagina nella propria vita.Per parla di ciò che è avvenuto in Italia tra gli anni sessanta e settanta, è dunque arrivato il momento di passare dall'uso del condizionale all'uso dell'indicativo; dalle ipotesi a ciò che si sa per certo. In effetti le inchieste della magistratura si sono spinte molto più avanti di quanto l'opinione pubblica abbia percepito. Se non sempre sono riuscite a trovare le prive definitive per individuare i singoli colpevoli, hanno però identificato con precisione gli ambienti politici da cui la strategia eversiva è nata: i gruppi neofascisti e neonazisti, e in particolare Ordine Nuovo.Gruppi che hanno intrecciato la loro attività con settori dei Servizi segreti italiani e stranieri, delle fore armate, delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e di organizzazioni a cavallo tra la dimensione nazionale e internazionale come la P2, nei suoi ulteriori oscuri intrecci con il mondo della criminalità organizzata.Angelo Ventrone – introduzione del libro L'Italia delle stragi, Donzelli editore

Ma come, siamo ancora qui a parlare di Piazza Fontana, di Italicus, di Piazza della Loggia e delle altre stragi fasciste degli anni settanta?
Certo, siamo ancora qui a ricordare, perché la memoria è un valore da conservare ed è dunque un bene se non ci si dimentichi di cosa è successo negli anni settanta, la strategia della Tensione, i tentativi di colpo di Stato, quelli reali e quelli intentati, la democrazia a sovranità limitata, i gruppi neofascisti usati come manovalanza per interessi superiori.

Quest'anno celebriamo i 50 anni dalla strage di Milano, la bomba messa dai fascisti di Ordine Nuovo all'interno della banca dell'Agricoltura, 17 morti e decine di ferite.
La bomba che è stata la perdita dell'innocenza per questo paese che si illudeva ancora di vivere nel boom economico.
Ricordare significa avere gli anticorpi necessari per difendere la nostra democrazia dai nemici che si nascondono al suo interno: pare strano, ma ancora dopo 50 anni siamo ancora alle prese con movimenti neofascisti che condizionano la vita del paese, con politici che inneggiano all'uomo forte al comando, ai pieni poteri.
Se l'Italia di ieri era condizionata dagli accordi di Yalta, in un mondo spaccato in due, oggi questi vincoli sembrano più sfumati. L'unione europea stenta a definirsi un'unica entità politica che possa sedersi attorno al tavolo alla pari con la Russia, la Cina, l'America. Il mondo sembra ancora attraversato da venti di guerra, per colpa di governanti che usano l'interesse nazionale come arma per guerre che si combattono con eserciti diversi.
Guerre elettroniche, dazi commerciali, inquinamento dell'informazione.

Se siamo sopravvissuti alla stagione delle stragi, delle bombe e del terrorismo nero e rosso - nonostante queste abbiamo condizionato la vita politica del paese (destabilizzare per stabilizzare verso il centro) – è grazie agli istituti democratici di questo paese, i sindacati, la magistratura che ha continuato le indagini, e anche i partiti.

Sono usciti, e usciranno successivamente, diversi libri su Piazza Fontana e sugli anni settanta e cercherò di leggerli tutti, per tener viva quella memoria e affinché, come scrive il professor Ventrone, si possa dare un sereno congedo al passato.

- L'Italia delle Stragi, di Angelo Ventrone, Donzelli
- Piazza Fontana Il processo impossibile Benedetta Tobagi, Einaudi
- La bomba, Enrico Deaglio Feltrinelli
- Piazza Fontana, il primo atto dell'ultima guerra combattuta in Italia, Gianni Barbacetto Garzanti

28 settembre 2019

La strategia della clarissa di Cristiano Governa



LA BANALITÀ DEL MARE
Bisognerà pur finirla con questa stronzata del mare in inverno. Non c’è nessun fascino in una cosa cattiva che resta sola, senza amici. Vale per le persone, vale per una striscia d’acqua e sabbia lunga cinquanta chilometri. Durante i mesi invernali la riviera è come una di quelle vecchie donne che non hanno trovato marito: odia i giovani, non cura la propria igiene e aspetta la morte nutrendosi delle disgrazie altrui.

Un commissario di polizia di Bologna, Carlo Vento, leggermente sovrappeso e che odia il mare, odia i commissari in TV e il cinema moderno, anzi quasi tutto quello che suona come moderno
Il cinema è morto con la chiusura dei cinema. La letteratura con la sparizione del libro. La musica con la scomparsa del vinile. Il giornalismo con la fine della carta.

Un commissario molto abitudinario, Carlo, con un grande rimpianto alle spalle, per quella relazione con Silvana, l'unico amore, finita anni prima.
E con una sorella, Paola, che è monaca di clausura, una Clarissa, che però nel passato è stata DJ in una radio locale, radio Alaska, a fine anni novanta.
Per poi diventare suora, ma una di quelle che prendono i voti e soprattutto i vincoli della vita di clausura con una certa flessibilità. Perché entra e esce dal convento quando ne ha bisogno, perché ha un linguaggio non proprio incline alla tonaca.

C'è un investigatore e c'è anche un caso su cui indagare, come in tutti i gialli che si rispettino: una ragazzina di quindici anni scappata di casa, da denuncia dei genitori. L'ultima volta è stata vista assieme ad una sua amica, stavano prendendo l'autobus assieme per andare a seguire delle lezioni, in due istituti diversi.
Una scappatella? Forse, anche se Martina non è una figlia come gli altri, dicono i genitori. Ma forse non è solo una scappatella quando, andando a prendere proprio quell'autobus, il commissario Vento scopre che Martina era assieme al suo vicino di casa, Sergio Lividi. Stesso pianerottolo, una persona gentile, vedono da pochi anni per la tragedia che ha colpito la sua famiglia ..
Non è mai l’assassino il personaggio più inquietante. Simenon lo aveva capito perfettamente. Quando in una faccenda di morte la persona che farà più paura sarà l’assassino, potremo finalmente stare tranquilli.

C'è qualcos'altro di strano nell'aria: qualcuno sta scrivendo sul breviario del convento, dedicato a Santa Chiara delle invocazioni dal tono leggermente inquietante:
Se i tuoi miracoli non arriveranno, arriverò io. Li prenderò uno per uno, esattamente come avevo chiesto a te di fare. Di fronte al mare.

Il commissario viene così spedito dal Questore, che forse assomiglia ai Questori delle serie TV a Cervia e poi a Milano Marittima, sulle tracce dei due fuggiaschi, cercando di capire se è un rapimento o altro e cercando anche di capire se sono loro i responsabili di una strana morte in riviera, una influencer stecchita, Nora, una istituzione sui lidi.
Come è stata uccisa Nora?
E che rapporto c'è tra Martina e Sergio, di cinquant'anni più vecchio?
Sembra che la coppia voglia instaurare un rapporto di complicità con i due investigatori, Carlo e Paola.
Chi è la preda e chi i cacciatori?
Paola, che di fatto è quella comanda tra i due, decide di tornare a casa e a lasciare che sia Martina, che forse non è veramente come le altre figlie, a condurre il gioco.
Ehi… Paola… svegliati, lo sai, si torna a casa…” le dico con lei ancora mezza addormentata, “seguiremo la tua strategia.” Lei sorride con gli occhi ancora chiusi. “La strategia della clarissa…”.

Ecco, gli spunti sono molto interessanti: due personaggi principali fuori dal comune che si troveranno a dover compiere un viaggio che è anche esistenziale, un prendere coscienza della propria vita e del proprio destino.
L'ironia che in questo romanzo è stata gettata tra le righe a piene mani.
E poi gli altri personaggi, alle prese con un dolore che può essere lenito solo con la vendetta. La voglia di “regnare” sulle vite degli altri, controllarli. Il grande desiderio di comunicare e la noia nel vivere una vita, quella di tutti i giorni, che sembra sempre la stessa.

Peccato che l'autore di questo giallo abbia però commesso un errore: quando si è arrivati alla fine della scrittura, si dovrebbe capire se c'è modo di togliere, snellire, rende più scorrevole la storia.
A parte la poca verosimiglianza di alcune sue parti, ho trovato la lettura de “La strategia della Clarissa” un po' pesante. Ed è un vero peccato.

La scheda del libro sul sito di Bompiani
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


Onda verde

Libero 27-09

Il Tempo del 27-09

Repubblica del 28-09

Bella la marea verde che ieri ha occupato le piazze.
Qualcosa di nuovo, non più universitari o operai, ma adolescenti e studenti che rinfacciavano agli adulti il mondo che lasceranno loro un giorno.

Tutto bello, ma che farà la politica, che farà il governo, che faranno le imprese, cosa faranno le banche quando dovranno decidere sugli investimenti da finanziare?
I giornali di oggi sono monotematici, tutti pro Greta, pro ambiente, eccetto i giornali di destra ai cui giornalisti rivolgo l'augurio di non dover sperimentare di persona i cambiamenti.

Il decreto sul riciclo dei prodotti di consumo verrà annacquato? Il bonus per mettere da parte l'auto verrà confermato (2000 euro per rottamare le auto inquinanti)?
E le grandi catene della distribuzione? Venderanno ancora frutta e verdura impacchettata con la plastica?
Siamo green eppure a Milano si parla di costruire un mega stadio (con tanto verde attorno ma solo nel rendering), si stanno preparando le opere per le Olimpiadi invernali e c'è ancora aperto il capitolo della riqualificazione degli scali ferroviari (che si sta trasformando in un'opera di speculazione immobiliare).
Anche a Roma si parla di un nuovo stadio, i mezzi pubblici stentano a funzionare, come anche la raccolta dei rifiuti.

Non è che domani ci dimentichiamo tutto? Che fine ha fatto la grande opera pubblica per la messa in sicurezza del territorio?
E gli investimenti nel trasporto pubblico? Ad oggi registriamo l'aumento dei biglietti a Milano e il cambio delle tariffe (peggiorativo) in regione Lombardia.

Cari signori, non fate voi i cretini.

26 settembre 2019

Morte di un giornalista - Mauro Rostagno

La storia della mafia trapanese si intreccia a diversi segreti della storia italiana: Gladio, il traffico di armi e rifiuti tossici vero l'Africa.
Una mafia che ha avuto e ha rapporti con la massoneria, con uomini dello Stato e dei servizi.

Dopo Giancarlo Siani, oggi ricordiamo un altro giornalista italiano morto perché voleva fare il suo mestiere: raccontare i fatti di cui veniva a conoscenza, metterli assieme, analizzarli e raccontarli ai lettori.
Stiamo parlando di Mauro Rostagno, giornalista e sociologo ucciso una sera di 31 anni fa.

Di questo omicidio oggi conosciamo solo il nome di uno dei mandanti: sappiamo che Rostagno aveva filmato un aereo, all'aeroporto di Chinisia, da cui erano state scaricate alcune casse e caricate altre.
Da qui era partita l'indagine che legava assieme servizi, mafia e traffici illegali verso la Somalia.

“Rostagno mi disse che si era appartato vicino ad un vecchio aeroporto militare in disuso, a Trapani, e aveva visto atterare un aereo militare .. Aveva iniziato le sue indagini e appreso che l'aereo era destinato a portare viveri e medicinali in Somalia dive invece venivano esportate armi”Sergio Di Cori, amico di Mauro Rostagno, pagine 301, 302 (Dal libro 1994, l'anno che ha cambiato l'Italia)

A questo serve l'informazione libera e i giornalisti: andare a cercare le storie e raccontarle, anche quelle scomode che nessuno vorrebbe far conoscere (magari nascondendosi dietro l'ipocrisia del segreto di Stato, quello opposto dal Sismi ai magistrati).

Il paese dei paradossi

Ciò che altrove è normale, in Italia è considerato sbagliato, immorale, inconsueto.
No, non è solo la questione delle merendine. Pochi centesimi che metteranno in crisi le famiglie italiane, dicono (a settembre le bollette della luce aumenteranno del 3% quasi) ..
E non è nemmeno l'accanimento contro Greta, la sedicenne svedese colpevole di essere una donna, di puntare il dito contro l'inerzia dei governanti e di prendersi la scena (cosa che irrita molti opinionisti e giornalisti da talk show). Nemmeno se dovesse sciogliersi tutto il ghiacciaio del Monte Bianco si ricrederebbero.

No, mi riferisco alle reazioni di molti (la CEI, le associazioni che si dicono per la famiglia) che di fronte ad un diritto che viene concesso (e mi riferisco alla decisione di ieri della Consulta), si sentono depredati di qualcosa.
La Consulta non impone nulla a nessuno, non parla di eutanasia di Stato, ma si riferisce solo a specifici casi.
Viene da pensare che questi (parte del mondo cattolico, i vescovi, Gandolfini) si sentano depredati del diritto di far soffrire le persone inutilmente.
Quello che da fastidio è aver dato la possibilità a persone come Fabiano Antoniani di poter decidere su sé stessi, nelle condizioni in cui era, alla luce del sole.
Se lo avesse fatto di nascosto, nessuno avrebbe avuto nulla da dire.

25 settembre 2019

La lotta all'evasione

Di lotta all'evasione ne sento parlare da decenni.
Ci sono i governo che la combattono a colpi di condoni, come i governi berlusconiani.
Ci sono quelli di centro sinistra che la combattono con le voluntary disclorure e con il rilassamento dei controlli.
E poi c'è questo governo che, tanto per cambiare, ripropone la lotta al nero con le novità sul contante (il cui uso vorrebbe scoraggiare) e sulle manette agli evasori (l'anno scorso il m5s ci aveva già provato).

Siamo un paese strano: strilliamo per la tassa contro le merendine, poi non abbiamo nulla da dire contro l'evasione (in tutte le sue forme, da quella piccola a quella più chic delle grandi società del web).
Come i capponi di Renzo (quello di Manzoni), ce la prendiamo con gli immigrati, i ladri di welfare, con la sinistra che mette le tasse, con Greta che rinfaccia ai grandi della terra di non preoccuparsi dell'ambiente (di tutti, non solo di Bolsonaro). Tutto pur di non alzare la testa e cercare di capire le cose.

Chi evade, grande o piccolo, sottrae risorse per scuole, bus, ospedali, per far funzionare la macchina dello Stato.
Se organizzassimo meglio la macchina della sanità pubblica, eliminando sprechi, recupereremmo soldi per assumere nuovi medici, per snellire le code per gli esami..

Significa mettere mano alle piccole rendite parassitarie di questo paese, che coinvolge le regioni e il governo centrale.
Il mondo delle imprese, quello che chiede riforme e infrastrutture (e che aveva come paladino dell'antimafia in Sicilia Antonello Montante), il mondo delle banche e dei professionisti ..

24 settembre 2019

Presadiretta – guerra alle Ong

Indovina chi viene a cena – il pesce

Sabrina Giannini è andata al mercato del pesce di Milano, dove ha incontrato il professor Malandra, che qui ha il ruolo di contro di controllo sul pesce che arriva sulle nostre tavole.
Il 70% del pesce che mangiamo arriva da fuori del Mediterraneo, è pesce di taglie inferiori a quelle che mangiavamo una volta.
Abbiamo depredato i nostri mari e ora stiamo depredando il pesce davanti ai mari africani: il pesce più pregiato viene venduto agli europei, il resto rimane in quei paesi.

I grandi bastimenti europei fanno pesca intensiva, prendono il pesce e lo congelano, non viene lavorato nei paesi d'origine: non creano posti di lavoro, in Africa, portano via il pesce e basta.
Grazie agli accordi bilaterali tra questi paesi e cinesi, spagnoli, francesi.
E poi ci sono i pescatori pirata, bracconieri del mare, contro cui combattono associazioni no profit come Sea Sheperd.

I caschi blu non arriveranno mai qui per proteggere i paesi africani dai predatori europei, cinesi, russi, che stanno causando col loro operato la scomparsa di intere specie, come il calamaro o il pagello.

E dove andranno gli africani quando non avranno più pesce da pescare? Andranno in Europa dove troveranno i sovranisti che dicono che dobbiamo aiutarli a casa loro.
E che in Italia mangiano pesce congelato, trattato con polifosfati per farli pesare di più e più a lungo.
Così il dottor Malandra deve fare i suoi controlli: sui fosfati, sui solfiti (che possono causare allergie, tanto che devono essere dichiarati).

I pesci che arrivano a Milano sono piccoli, una volta si sarebbero scartati e ributtati in mare: la sogliola viene pescata solo dopo 20 cm, potrebbe crescere molto di più se fosse lasciata crescere, per la riproduzione.

Nei tempi gli esperti del ministero hanno ridotto le dimensioni dei pesci da pescare, in un gioco di scambio tra la politica e i pescatori di tipo intensivi.
E se poi il mare si impoverisce, a chi importa?

É stata una inchiesta di Report che aveva denunciato una frode di pescatori calabresi, che pescavano con reti a strascico, vietate dalla legge.
A Bagnara Calabra la situazione qual è oggi? Le reti si usano ancora, come hanno testimoniato le telecamere, appostate nella notte per beccare i pescatori di frodo.

Tra pesca illegale e sfruttamento del pescato oggi siamo costretti a mangiare pesce d'allevamento.
Salmoni cresciuti a crocchette, a soia, ad olio di colza: pesci che prendono il colore rosa grazie ad un colorante, naturale, dicono.

In questo allevamento delle Faer Oer non usano antibiotici, ma in altri allevamenti?
Gli allevamenti non solo la soluzione: in questi i pesci soffrono di parassiti, che li fanno soffrire e che poi entrano a contatto con il mare aperto.


A Dakar c'è un allevamento che non usa pesticidi e dove il mangime dato ai pesci è vegetale: in questo allevamento, che potrebbe essere un modello, responsabili della FAO sono venuti solo una volta e poi non si sono fatti più vedere.


Al vertice a La Valletta, sulla ripartizione dei migranti, il presidente Conte ha cercato di ottenere dai paesi europei un aiuto finora non arrivato: l'Italia potrebbe non essere più sola, forse riformeremo l'accordo di Dublino, ma gli accordi con la Libia rimangono e non ci sarà nessuna rotazione dei porti.

Sono arrivate critiche da sinistra e destra, per ragioni opposti, al vertice mancavano sia la Grecia che la Spagna: forse non è una svolta, solo un timido passo in avanti.
La proposta fatta oggi arriverà a Bruxelles il giorno 8 ottobre e vedremo chi aderirà a questa.

Le ONG e i loro volontari sono osservatori attenti di questa proposta: in pochi anno sono passati da angeli del mare a taxi, complici dei trafficanti.

Così oggi in quel tratto di mare tra Italia e Libia ci sono meno navi, sia quelle delle Ong (perché alcune sono in stato di sequestro), sia quelle della marina.
Operare nel mar Mediterraneo è sempre più difficile: fino al 2016 tutto quel tratto di mare era presidiato dalle navi dell'operazione Mare Nostrum.

L'UE ha rimpiazzato Mare Nostrum con Triton, che però era solo una operazione di controllo dei confini, non di salvataggio: così entrano in gioco le Ong, per il soccorso dei naufraghi nel 2017.

Ad aprile 2015 è avvenuto il più drammatico naufragio: in una settimana si sono perse più di mille vite, racconta un responsabile di MSF. Nei TG erano chiamati gli “angeli del mare”, volontari che salvano vite umane.

Nel 2017 la musica cambia, per tutti i partiti.
Renzi, allora segretario PD "che qualcuno tra le ong non si stia comportando bene, è possibile "
Di Maio: "se si devono fare operazioni di salvataggio in mare le devono fare le navi della marina e non le ong, che in questo caso sono accusate di essere dei veri e propri taxi del mare".
Salvini: "c'è qualcuno che fa volontariato, c'è qualcuno che fa scafismo .. con la complicità dell'Italia e dell'Europa, questo qualcuno deve finire in galera. E' in corso una sostituzione etnica".

Gli attacchi avevano come obiettivo fermare l'operazione delle ONG: una guerra, la chiamano i volontari, cominciata nel dicembre 2016, quando il Financial Times pubblica un rapporto che parla di rapporti tra Ong e i trafficanti.
I trafficanti darebbero ai migranti dei numeri telefonici di alcune delle Ong: i sospetti di Frontex rimangono tali e non avranno seguito.

Nel febbraio 2017 arrivano i dubbi del procuratore Zuccaro: sospetti di fini non umanitari e di finanziamenti da parte di trafficanti, accuse pesanti ma senza alcuna prova.
Solo sospetti: ma dalla primavera del 2017 le Ong diventano taxi del mare, per giornali e politici di destra.

Le navi di fronte alle coste diventano un fattore di attrazione, racconta un giornalista de Il giornale.
Luca Donadel, blogger di 26 anni, in un video accusa le Ong di complicità coi trafficanti, per una logica di business.

Francesca Totolo a proposito delle Ong parla di business dell'accoglienza, perché favoriscono la tratta dei migranti. Le torture? Secondo la giornalista di Casa pound non esistono, perché i libici non sono fessi.
“Lasciamoli vivere a casa loro” dice.

Come è potuta cambiare l'opinione sulle associazioni non governative?
"Credo che questo passaggio sia il frutto di una campagna di delegittimazione e di criminalizzazione costruita in modo sapiente" - racconta Marco Bertotto di MSF. "Il loro obiettivo era chiaro, togliere di mezzo le Ong, impedire che svolgessero la loro attività nel mare, perché quella attività era intanto una testimonianza. Si era creato un sentimento di supporto, di sostegno all'azione delle Ong, quel sentimento non poteva aiutare quello che era il vero intendimento del governo italiano ed europeo. Cioè bloccare quel flusso a tutti i costi: anche a costo di perdere delle vite umane, anche a costo di respingere quelle persone indietro nei centri di detenzione da cui scappavano".

Insomma, si è indagato più sulle ONG che sui trafficanti: senza ONG i decessi si sono ridotti, certo, ma la percentuale dei morti, rispetto a chi parte, è molto più alto.
Continuano gli sbarchi e le morti dunque: esiste l'obbligo di salvare le vite umane, ma a chi interessa ancora?

Di certo non a chi spaccia disinformazione sui migranti, come il sito Il primato nazionale.

A che punto sono arrivate le indagini?

Il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina è stato contestato a diverse ONG e prevede una pena per 20 anni: le prime inchieste sono nate dal dossier dell'ex poliziotto Gallo, imbarcato su una nave di una Ong come addetto alla sicurezza.
Dopo aver visto delle irregolarità, decide di scrivere al responsabile della comunicazione dei servizi: secondo alcuni video, i gommoni della ONG restituiscono le navi coi migranti agli scafisti, come se fossero in combutta.

Non avendo ricevuto risposte dai servizi, Gallo decide di inviare i video vengono inviati alla polizia, da cui nasce l'inchiesta con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Collusioni negate dai volontari della Iuventa: si occupano di salvare persone, non avevano interesse a trattare coi trafficanti, non avrebbe messo a rischio la vita di volontari per trattare con i trafficanti che avrebbero potuto essere armati.

Non è loro compito distruggere le barche – questa la difesa: non sono forze di polizia né l'esercito.
Secondo i magistrati, di questa organizzazione faceva parte anche un sacerdote eritreo, colpevole di aver dato il suo numero a migranti e Ong: segnalava i naufragi alle Ong, dopo aver ricevuto le telefonate da parte dei naufraghi.

La procura di Trapani ha indagato anche MSF, premio nobel nel 1999: se l'attività di soccorso delle ong favoriscono il business, lo si può dire anche della politica del governo italiano, perché favorisce il traffico illegale, non avendo aperto alcun canale legale.

L'ex poliziotto ha contattato anche Salvini e il suo staff: Salvini gli avrebbe chiesto dell'altro materiale, una registrazione in cui venisse fuori che le Ong facevano quel lavoro solo per soldi.
Una distorsione della realtà, dunque, una criminalizzazione del loro lavoro: Salvini (che all'epoca non era ministro ma che usò queste inchieste e i video per la sua campagna elettorale) non ha, ovviamente, accettato l'intervista di Presadiretta.

Juan Jill è uno dei volontari di Medici senza Frontiere: le immagini dei salvataggi che sono state mostrate sono carne e sangue, sono momenti di dramma e di felicità.
MSF ha salvato la vita a 15mila persone in mare, nessuna messa in scena, nessuna consegna di migranti, nessun accordo tra trafficanti e Ong.

Ma quante persone sono morte e quante continueranno a morire: questa è la cosa che indigna di più persone come Jill, perché non ci sono vie legali, corridoi umanitari per consentire ai migranti di arrivare sicuri qui in Europa.

L'inchiesta di Trapan ha segnato un punto di svolta per le organizzazioni che si occupano di soccorso in mare: da lì in poi è stato tutto un susseguirsi di inchieste, indagini, sequestri.
Catania, Trapani, Palermo, Ragusa, Siracusa, Agrigento.
Mentre le procure mettevano sotto accusa le Ong, decine di volontari venuti da mezza Europa rischiano fino a 20 anni di carcere per aver salvato delle vite umane.

I ragazzi della Iuventa, della Sea watch, i ragazzi della Open Arms (una squadra di bagnini): persone criminalizzate solo perché vogliono aiutare a salvare vite umane.
Alcune inchieste sono archiviate, altre sono in corso: due volontari sono stati rinviati a giudizio e dovranno difendersi in un processo.

Ma la guerra alle Ong le ha colpite anche dal punto di vista economico: dal 2017 hanno perso molte donazioni, soldi che servivano a gestire le crisi dimenticate, non solo per i salvataggi in mare.
Meno soldi, meno possibilità di salvarli a casa loro, è stata attaccata la logica della solidarietà – commenta Marco Bertotto di MSF.

Marco Lotta di Vis è uno dei volontari che lavora a progetti di aiuto nei paesi africani: uno di questi si chiama “Stop tratta”, raccontare cioè ai più poveri che non devono fidarsi dei migranti, di non affidarsi ai trafficanti di esseri umani.
Altri progetti riguardano serre dove realizzare agricoltura sostenibile, per aiutare la popolazione locale a rimanere nei loro paesi.

Bisogna reinvestire in cooperazione, dove noi italiani investiamo sempre meno, dal 2013: dovevamo investire circa lo 0,40% del PIL in cooperazione, ma siamo allo 0,21%.
Demonizziamo le ONG e nemmeno investiamo nei paesi africani, si smantella il sistema degli Sprar che serviva ad integrare i migranti: sembra un attacco politico contro l'immigrazione.

Maria Grazia Giammarinaro – relatrice all'ONU, in una lettera al governo italiano ha criticato i decreti Salvini: queste politiche criminalizzano le operazioni di soccorso nel Mediterraneo, creano un clima contro i migranti, applicano sanzioni contro chi effettua i soccorsi, si equiparano i volontari coi trafficanti.
I profughi non devono entrare in Italia a nessun costo: non si chiama xenofobia questa?
I decreti Salvini vanno abrogati e anche le sanzioni contro i comandanti delle navi.

A Pontida Salvini ha trattato la questione dei migranti come una guerra: da una parte le idee della Fallaci e quelle della “viziatella” Carola Rackete, se cancellano i decreti sicurezza, attaccano gli italiani, i colonialisti stanno a sinistra …

Raccoglieremo 5 ml di firme per difendere i sacri confini del paese, come han fatto i nostri nonni …

A Pontida i tifosi di Salvini e i suoi ras parlano di taxi del mare, di Ong colluse coi trafficanti, di un business dell'accoglienza favorito dalle Ong.
Eppure i porti non erano chiusi, i migranti sbarcavano prima e sbarcano adesso e, a detta del ministro Lamorgese, gli accordi con la Libia non verranno rivisti.

I migranti? Portano via il lavoro, spacciano, stuprano le donne..
Hanno cellulari che noi non abbiamo, le donne arrivano incinta (perché c'è la sanità)..
I migranti arrivano a frotte ora ..
Le Ong sono dei delinquenti .. è solo un business di quattrini … è dimostrato .. (quale? Da quale inchiesta?)

Padre Camillo Ripamonti è un gesuita del centro Astalli, fa parte di una associazione a difesa dei diritti umani: i diritti delle persone salvate nel Mediterraneo.
Assieme ad altre associazioni cattoliche e laiche hanno aderito alla campagna “Io accolgo”, chiedono al nuovo governo di abrogare i decreti sicurezza, perché discriminano i migranti, rendendo difficile la possibilità di accedere alla richiesta di asilo, generano dei migranti precari, potenziali clandestini.

L'accoglienza non va strozzata, vanno attuate politiche di integrazione per fare in modo che anche loro contribuiscano al futuro del nostro paese.
Lo stesso pensiero condiviso dal papa di fronte alla comunità di Sant'Egidio: vanno creati ponti, va creato del dialogo coi migranti, con le altre religioni. Dallo scontro non nasce niente, dal sovranismo nascono solo le guerre.

La cultura dell'accoglienza si crea sin dalle scuole, dove si fa comprendere la cultura dell'altro: questo fanno i volontari della Astalli.
La guardia costiera libica.

Ora il controllo del mare è in mano alla guardia costiera libica: hanno motovedette fornite dal governo italiano che, in base ai pochi video delle Ong, più che salvare vite umane, ha il compito di effettuare dei respingimenti, bloccare i migranti che cercano di scappare dalla Libia.
La guardia costiera e le milizie hanno minacciato i volontari delle ONG, anche con spari, per farsi consegnare i migranti appena salvati.

Dal 2018 esiste una zona SAR davanti la Libia: ma di fronte alle richieste di soccorso di migranti non risponde – testimonia uno dei volontari.
La Libia non controlla la sua zona Sar per fare soccorso – spiega il senatore De Falco: sono i nostri che coordinano i soccorsi davanti le coste libiche.

Ufficialmente il coordinamento è dei libici: il soccorso sarebbe coordinato dagli italiani, dunque è di fatto un respingimento illegittimo.
LA Libia non è tecnicamente in grado di coordinare soccorsi in mare: nonostante questo l'Italia ha firmato accordi con la Libia, dopo la morte di Gheddafi.

Gentiloni e Minniti hanno firmato un memorandum con Al Serraj, impegnandosi a contenere il fenomeno migratorio in accordo con l'UNHCR, in cambio di soldi, per un totale di 3 ml di euro.

C'è poi un fondo europeo, da 4 miliardi di euro, da cui escono dei “rivoli” di denaro dall'Italia alla Libia: fondi per appalti di navi, mezzi, minibus richiesti dalla Libia e che l'Italia ha concesso.
Consegniamo ad un governo in guerra dei mezzi per fare la guerra: su questi mezzi e finanziamenti non è previsto alcun monitoraggio, diventando di fatto complici dei violazioni dei diritti umani.

Foraggiamo le milizie, che gestiscono parti della guardia costiera, che poi sono complici dei trafficanti: ma l'ex ministro Minniti ancora oggi è convinto della sua scelta.
L'accordo serviva a controllare meglio le condizioni dei migranti: era un problema complesso e questa operazione serviva a salvare vite umane.

Sono stati spesi, nella gestione Salvini, un terzo dei 49ml del fondo specifico per la Libia, per il controllo di quel tratto di mare: si chiama esternalizzazione del controllo della frontiera.
L'Italia e l'Europa non hanno, ad oggi, alcun interesse ad aiutare i migranti, a bloccare i traffici dei criminali, ad aiutarli a casa loro (come dicono).
Sono tutti appalti (in cui a guadagnare sono anche aziende italiane ed europee) con soldi nostri usati in modo opaco.
Come in modo opaco sono stati usati i soldi per aiutare i migranti nei campi in Libia.

No, il vero business sui migranti non lo fanno le Ong.