LA BANALITÀ DEL MARE
Bisognerà pur finirla con questa stronzata del mare in inverno. Non c’è nessun fascino in una cosa cattiva che resta sola, senza amici. Vale per le persone, vale per una striscia d’acqua e sabbia lunga cinquanta chilometri. Durante i mesi invernali la riviera è come una di quelle vecchie donne che non hanno trovato marito: odia i giovani, non cura la propria igiene e aspetta la morte nutrendosi delle disgrazie altrui.
Un commissario di polizia di Bologna, Carlo Vento, leggermente sovrappeso e che odia il mare, odia i commissari in TV e il
cinema moderno, anzi quasi tutto quello che suona come moderno
Il cinema è morto con la chiusura dei cinema. La letteratura con la sparizione del libro. La musica con la scomparsa del vinile. Il giornalismo con la fine della carta.
Un commissario
molto abitudinario, Carlo, con un grande rimpianto alle spalle,
per quella relazione con Silvana, l'unico amore, finita anni prima.
E con una sorella,
Paola, che è monaca di clausura, una Clarissa, che però nel passato
è stata DJ in una radio locale, radio Alaska, a fine anni novanta.
Per poi diventare
suora, ma una di quelle che prendono i voti e soprattutto i vincoli
della vita di clausura con una certa flessibilità. Perché entra e
esce dal convento quando ne ha bisogno, perché ha un linguaggio non
proprio incline alla tonaca.
C'è un
investigatore e c'è anche un caso su cui indagare, come in tutti i
gialli che si rispettino: una ragazzina di quindici anni scappata di
casa, da denuncia dei genitori. L'ultima volta è stata vista assieme
ad una sua amica, stavano prendendo l'autobus assieme per andare a
seguire delle lezioni, in due istituti diversi.
Una scappatella?
Forse, anche se Martina non è una figlia come gli altri, dicono i
genitori. Ma forse non è solo una scappatella quando, andando a
prendere proprio quell'autobus, il commissario Vento scopre che
Martina era assieme al suo vicino di casa, Sergio Lividi. Stesso
pianerottolo, una persona gentile, vedono da pochi anni per la
tragedia che ha colpito la sua famiglia ..
Non è mai l’assassino il personaggio più inquietante. Simenon lo aveva capito perfettamente. Quando in una faccenda di morte la persona che farà più paura sarà l’assassino, potremo finalmente stare tranquilli.
C'è qualcos'altro
di strano nell'aria: qualcuno sta scrivendo sul breviario del
convento, dedicato a Santa Chiara delle invocazioni dal tono
leggermente inquietante:
Se i tuoi miracoli non arriveranno, arriverò io. Li prenderò uno per uno, esattamente come avevo chiesto a te di fare. Di fronte al mare.
Il commissario
viene così spedito dal Questore, che forse assomiglia ai Questori
delle serie TV a Cervia e poi a Milano Marittima, sulle tracce dei
due fuggiaschi, cercando di capire se è un rapimento o altro e
cercando anche di capire se sono loro i responsabili di una strana
morte in riviera, una influencer stecchita, Nora, una istituzione sui
lidi.
Come è stata
uccisa Nora?
E che rapporto c'è
tra Martina e Sergio, di cinquant'anni più vecchio?
Sembra che la
coppia voglia instaurare un rapporto di complicità con i due
investigatori, Carlo e Paola.
Chi è la preda e
chi i cacciatori?
Paola, che di fatto
è quella comanda tra i due, decide di tornare a casa e a lasciare
che sia Martina, che forse non è veramente come le altre figlie, a
condurre il gioco.
“Ehi… Paola… svegliati, lo sai, si torna a casa…” le dico con lei ancora mezza addormentata, “seguiremo la tua strategia.” Lei sorride con gli occhi ancora chiusi. “La strategia della clarissa…”.
Ecco, gli spunti
sono molto interessanti: due personaggi principali fuori dal comune
che si troveranno a dover compiere un viaggio che è anche
esistenziale, un prendere coscienza della propria vita e del proprio
destino.
L'ironia che in
questo romanzo è stata gettata tra le righe a piene mani.
E poi gli altri
personaggi, alle prese con un dolore che può essere lenito solo con
la vendetta. La voglia di “regnare” sulle vite degli altri,
controllarli. Il grande desiderio di comunicare e la noia nel vivere
una vita, quella di tutti i giorni, che sembra sempre la stessa.
Peccato che
l'autore di questo giallo abbia però commesso un errore: quando si è
arrivati alla fine della scrittura, si dovrebbe capire se c'è modo
di togliere, snellire, rende più scorrevole la storia.
A parte la poca
verosimiglianza di alcune sue parti, ho trovato la lettura de “La
strategia della Clarissa” un po' pesante. Ed è un vero peccato.
La scheda del libro
sul sito di Bompiani
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