03 settembre 2019

Quei diritti di cui parlava Dalla Chiesa

L'Italia è cambiata, da quel 3 settembre 1982: la prima Repubblica è finita, siamo passati alla seconda (attraversando anni di stragi, bombe e trattative) e ora stiamo forse per approdare ad una traballante terza repubblica.
Sono finiti i grandi partiti di massa, sostituiti da partiti liquidi, personali, con pochi valori, molto populismo, tanto opportunismo una visione programmatica a breve termine (cosa mi conviene fare in base ai sondaggi?).

Nel frattempo anche la mafia è cambiata: i corleonesi e i loro alleati sono stati sconfitti, sostituiti da una nuova generazione di mafiosi che non sparano, capaci di entrare dentro l'economia, dentro la politica, dentro la finanza, rendendosi quasi indistinguibile dall'imprenditoria sana.
La storia di Antonello Montante, il presidente di Confindustria arrestato lo scorso anno con l'accusa di aver manovrato nomine, spostato appalti, ci dovrebbe aver insegnato quanto sia difficile distinguere la vera antimafia  da quella di facciata.

Sono cambiate tante cose rispetto a quegli anni terribili della mattanza in cui la mafia uccideva presidenti di Regioni, procuratori, commissari, boss delle famiglie perdenti e perfino il super prefetto mandato a Palermo a combattere la mafia, dopo aver sconfitto il terrorismo rosso. Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Ma una cosa è rimasta pressoché identica, dal 1982 ad oggi: lo stato al sud ancora deve tornare ad essere Stato e a garantire quei servizi riconosciuti dalla Costituzione a tutti i cittadini.
Il diritto ad una casa, alle cure, ad un lavoro dignitoso.
Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo voleva fare una rivoluzione: far funzionare la macchina dello Stato in tutte le sue funzioni, togliendo di mezzo quelle zone grigie di clientelismo, dentro cui sguazzava la mafia.
Far diventare i cittadini le prime linee della lotta alla mafia, condotta secondo una visione diversa:
Mi fido della mia professionalità, sono convinto che con un abile, paziente lavoro psicologico si può sottrarre alla Mafia il suo potere. Ho capito una cosa, molto semplice ma forse decisiva: gran parte delle protezioni mafiose, dei privilegi mafiosi certamente pagati dai cittadini non sono altro che i loro elementari diritti. Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla Mafia, facciamo dei suoi dipendenti i nostri alleati.(dall'ultima intervista al giornalista Giorgio Bocca)
Oggi vediamo ministri combattere le mafie a colpi di numeri (dei sequestri, degli arresti) per poi scoprire che gli stessi politici non si erano accorti dei legami tra loro collaboratori ed esponenti della zona grigia mafiosa (e ogni riferimento alla vicenda Siri - Nicastri - Arata non è casuale).
Vediamo ancora politici in rapporti con mafiosi, quel filtro che ci si aspettava dai partiti e dalle segreterie ancora manca.
E al sud, il sud che si spopola, il sud che emigra, ancora aspettano quei diritti di cui parlava Dalla Chiesa.

Nessun commento: