Una puntata dedicata all'industria
dell'abbigliamento e alla sua sostenibilità ambientale: non basta
lavare gli abiti per renderli puliti, il servizio di Presadiretta
racconterà dell'impatto sull'ambiente (l'aria, l'acqua) delle
industrie che producono i capi che indossiamo. Se vogliamo veramente
salvare l'ambiente, dobbiamo iniziare a convertire queste aziende,
sostenendo anche nuovi costi per riconvertire gli impianti, andando
ad erodere i profitti di queste imprese.
Preoccupa che debba essere una
ragazzina di tredici anni a ricordarci tutto questo: se non
abbattiamo le emissioni del 50% in dieci anni scateneremo una
reazione irreversibile, di cui tutti saremo responsabili.
Bene: dopo l'industria petrolifera,
quella della moda è la più inquinante al mondo “con
98 milioni di tonnellate annuali di risorse non rinnovabili
utilizzate, 93 miliardi di metri cubi di acqua e 1,2 miliardi di
tonnellate di CO2 emessa”.
Una t-shirt in acrilico è quella che
impatta peggio come impatto climatico, per la sua produzione si
emettono 8,5 kg di co2: lo dice il professor Iraldo, docente di
Management della sostenibilità alla Sant'Anna di Pisa.
Equivalgono a 74 km percorsi con
un'auto di media cilindrata.
Oltre a queste t-shirt, c'è poi il
problema delle microplastiche liberate dai lavaggi domestici dei capi
sintetici: sono i frammenti di plastica inferiori ai 5 mm racconta
alla giornalista Giuseppe Ungherese di Greenpeace, che derivano dalla
frammentazione di pezzi di plastica più grandi, ma anche dai vestiti
che indossiamo.
Dalla lavatrice ai nostri mari dunque:
il CNR di Biella è l'unico centro specializzato nel tessile, qui i
ricercatori hanno fatto un test speciale per Presadiretta, con
l'obiettivo di misurare quante microplastiche escono dal lavaggio di
una copertina di pile e i risultati saranno mostrati nel corso della
puntata.
Ma nel mare, in superficie e anche in
profondità, lontano dai nostri occhi, non ci sono solo i frammenti
di plastica: sulle spiagge troviamo buste, bicchieri, posate e altri
oggetti abbandonati. Il robot di Greenpeace si è immerso nelle acque
dei nostri mari per raccontarci cosa si trova nei fondali.
Il servizio dei giornalisti di
Presadiretta racconterà degli inquinanti (contenuti nei capi) che
finiscono in mare, di come solo l'1% degli abiti può essere
riciclato (e che fine fa il restante 99%): ma esiste anche una moda
sostenibile, non meno bella e Presadiretta racconterà anche di
questa.
La seconda parte del servizio sarà
dedicata alla qualità dell'aria: una buona parte degli italiani
vive in un contesto dove l'aria è avvelenata da inquinanti che
provengono sia dai riscaldamenti domestici e dai mezzi di trasporto.
Facciamo fatica a riconvertire i
riscaldamenti e ancora più fatica a cambiare le abitudini degli
italiani quando si devono spostare (e le amministrazioni pubbliche
fanno poco per invogliare ad usare mezzi pubblici o addirittura le
bici).
Ma cambiare si deve e si può fare:
l'avvelenamento della Pianura Padana (causa di malattie alle vie
respiratorie) non è qualcosa di irreversibile.
Sul Fatto
Quotidiano di oggi, Riccardo Iacona da alcune anticipazioni del
servizio
Anatema sull’industria!Dagli elettrodomestici ne viene fuori la plastica, si sa: così dalle lavatrici come dalle lavastoviglie; Panni sporchi è il titolo del servizio, la puntata di stasera avrà questo tema – l’industria tessile – ma il pezzo emozionante che abbiamo in serbo è su Prato.La città toscana le cui celebri manifatture sono adesso in mano cinese.Questo è quello di cui parlano tutti, Presadiretta, invece, racconta la straordinaria realtà di Prato dove l’industria tessile rimette in circolo l’economia; hanno saputo chiudere il ciclo senza sversamenti tossici; ci sono chilometri di condutture per raccogliere i liquidi di lavorazione e riconsegnare poi l’acqua chiara; un progetto di riconversione Green di “alternativa ai rifiuti” messa in atto da Fabrizio Tesi e che l’amministrazione della città ha fatto proprio.Un esempio positivo.Un bellissimo esempio positivo; un fatto politico da sostenere, ed è quello di prendere una città inquinata e restituirla pulita ai suoi cittadini. Ma parliamo anche di aria. Prato è la prima realtà urbana a mettere in campo la forestazione. Ci si propone di far respirare. È l’idea dell’Urban jungle di Stefano Mancuso, il teorico scienziato che ha collaborato con Stefano Boeri, l’artefice del Bosco verticale di Milano….
Lo stesso Boeri che dei tronchi del Friuli travolti dall’alluvione ne ha fatto una vertiginosa scenografia al Teatro Greco Antico di Siracusa, qui il progetto politico è chiaro: la bellezza salverà il mondo.Molto più semplicemente, la buona amministrazione; sarà naif dirlo ma fosse per me, farei un nuovo partito: il partito dei sindaci. La politica ha un tempo di realizzazione molto lento. Quella che parla con le conferenze stampa deve assecondare il mood del venghino siori, venghino; deve vendere il proprio prodotto – la patata al prezzo migliore – e guadagnare compratori. Ecco, tutto questo no, si dovrebbe stabilire un patto laico con la clientela e dire “questo è ciò che si può fare”; la politica non è religione, non reclama il fideismo, se Milano gestisce bene il ciclo delle acque bisogna investire su questo preciso fatto e senza preclusioni ideologiche perché poi, a Savona, Ilaria Caprioglio, la brava sindaca di centrodestra, non sta seguendo il copione degli altri del suo schieramento – togliere le panchine da sotto il culo degli immigrati – ma sta lavorando a un progetto qualificante fatto di asili nido e di una precisa visione urbanistica: sta avvicinando la città al mare; farei il partito di quelli che hanno fatto cose buone, di quelli che hanno trovato il metodo. Io ho una piccola trasmissione di 16 puntate e con le telecamere racconto la realtà ma se fossi direttore di un telegiornale confezionerei i servizi sulle cose che funzionano, sui posti dov’è resa facile la vita delle mamme, dove le strade sono a misura di bambino, dove le amministrazioni – come a Bolzano – istituiscono un patto per la natalità….
La scheda
del servizio:
Puntata dedicata all’impatto ambientale del sistema moda.L’industria dell’abbigliamento infatti, è la seconda industria più inquinante al mondo dopo quella del petrolio. Consuma 98 milioni di tonnellate all’anno di risorse non rinnovabili, 93 miliardi di metri cubi di acqua e soprattutto, emette circa 1.2 miliardi di tonnellate di CO2. E dei 100 miliardi di pezzi prodotti ogni anno, meno dell’1 per cento viene riciclato in nuovi vestiti.
Che fine fa allora la spazzatura tessile? Le falle nel sistema di raccolta degli indumenti usati nei cosiddetti cassonetti gialli e il costo dello smaltimento degli scarti tessili per le industrie del settore. PresaDiretta si è messa sulle tracce degli sversamenti illegali nella già martoriata terra dei fuochi.E ancora, cosa c’è negli abiti che indossiamo?In esclusiva per PresaDiretta, i risultati delle analisi sulla composizione dei tessuti e sulle sostanze chimiche presenti. L’industria della moda infatti, utilizza nella fase di produzione più di 2000 sostanze chimiche e alcune di queste possono essere tossiche. La Campagna Detox promossa a livello internazionale da Greenpeace per eliminare le sostanze pericolose dalla filiera produttiva.E cosa fare per contrastare le microplastiche liberate dai lavaggi domestici dei nostri capi sintetici? L’esempio virtuoso di un’azienda italiana che ha trovato il modo di rigenerare il nylon, come quello delle reti da pesca abbandonate, e trasformarlo in un nuovo tessuto.
E infine il distretto tessile più importante d’Europa, quello di Prato, dove si fa economia circolare da 170 anni. Qui si ricicla tutto, anche l’acqua. E sui 5 miliardi di fatturato dell’intero distretto, ben 1,5 derivano dal settore del riciclo. Perché grazie alla tradizione e all’innovazione anche la moda può essere sostenibile.
Nello studio di PresaDiretta, ospiti di Riccardo Iacona, Orsola De Castro opinion leader della moda sostenibile e fondatrice di Fashion Revolution, campagna globale per una moda etica; gli studenti dell’Istituto Europeo del Design, i giovani stilisti impegnati a progettare e realizzare abiti a impatto zero; Fabrizio Tesi, imprenditore del riciclo tessile e presidente di un’associazione che riunisce ben 130 aziende del settore; lo scienziato del CNR Vito Felice Uricchio un grande esperto di sostanze inquinanti.E poi l’appuntamento con “Futuro Presente”, con le inchieste dedicate al mondo che verrà. Nella seconda puntata PresaDiretta affronta il problema dell’aria che respiriamo, con ARIA PULITA. Il 90% della popolazione mondiale vive in territori avvelenati dagli agenti chimici e in Italia la Pianura Padana resta al secondo posto come area più inquinata d’Europa. Ma invertire il trend negativo è possibile. A PresaDiretta gli esempi virtuosi delle Amministrazioni che puntano sul verde per restituire ai cittadini aria pulita da respirare.
“PANNI SPORCHI” e “ARIA PULITA” Sono un racconto di Riccardo Iacona con Teresa Paoli, Alessandro Macina, Paola Vecchia, Djamila Borra, Andrea Vignali, Fabrizio Lazzaretti.
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