E' bene che il buon Di Maio (né Conte) non si monti la testa.
L'esito del voto sulla piattaforma Rousseau non è un punto di arrivo ma solo un punto di partenza e nemmeno può essere usato ad esempio per parlare di democrazia diretta.
Quando si è trattato di espellere mica si sono consultati gli iscritti, quelli che solo un anno fa avevano detto si al contratto di governo con la Lega.
Il trasformismo e l'ambiguità (destra o sinistra non esistono più) non sono proprio caratteristiche positive.
E non è che il m5s abbia sempre trasmesso in streaming le sue riunioni interne, quelle con Casaleggio e Grillo, a proposito di segrete stanze.
Certo, meglio la piattaforma gestita da una società privata da chi nemmeno consulta gli elettori o da chi fa primarie taroccate (e gli esempi non mancano).
Ma ora viene il difficile: i punti in programma andranno dettagliati e vederemo se saranno veramente in discontinuità.
Sulle grandi opere come si procederà? Si penserà anche al trasporto locale o solo all'alta (e remunerativa) velocità?
Sulla giustizia si riuscirà a mettere in pista un nuovo modello di processo penale con meno burocrazia? Le procure verranno potenziate con nuovi magistrati e nuovo personale?
Si discuterà delle morti sul lavoro, un argomento che mette assieme sicurezza, formazione e tutela della persona?
E che dire dei roghi nei siti di stoccaggio rifiuti al nord?
C'è poco da ridere, questo governo avrà addosso tanta pressione, non solo dagli italiani.
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